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Mezzogiorno, la questione dimenticata e le opportunità perdute
Post n°58 pubblicato il 19 Gennaio 2015 da mcalise
“Che esista una questione meridionale, nel significato economico e politico della parola, nessuno più mette in dubbio. C'è fra il nord e il sud della penisola una grande sproporzione nel campo delle attività umane, nella intensità della vita collettiva, nella misura e nel genere della produzione, e, quindi, per gl'intimi legami che corrono tra il benessere e l'anima di un popolo, anche una profonda diversità fra le consuetudini, le tradizioni, il mondo intellettuale e morale.” Così scriveva Giustino Fortunato agli inizi del secolo scorso; parole di una sconcertante attualità. Oggi, nel riproporre la questione meridionale sembra di ripetere un ritornello, un assioma che tuttavia non provoca reazioni conseguenti. È possibile che essa sia dimenticata anche dai meridionali? Il divario nord-sud cresce e ha assunto, da tempo, caratteri strutturali! Sostenere con dati statistici tale affermazione pone solo l’imbarazzo della scelta. Alcuni esempi (ISTAT 2012). Il drammatico fenomeno dei Neet (Not in Education, Employment or Training) riguarda il 23,9% dei giovani italiani compresi fra 15 ed i 29 anni. La percentuale sale al 33,3% nel Mezzogiorno; una ipoteca inquietante sul futuro. Il Pil pro capite italiano ammonta a 22.807 euro e scende di 8.835 euro nel Mezzogiorno! È evidente che occorrono iniziative che marchino una forte discontinuità che potrà aversi solo con un altrettanto forte assunzione di responsabilità da parte di tutti e con un’autocritica severa. Dovremmo interrogarci, ad esempio, sul fenomeno senza precedenti che, nel 2014, ha interessato l’Italia centro-settentrionale: ben 57 Comuni hanno deciso di fondersi formandone 24 nuovi. Vogliamo chiederci perché lo hanno fatto? Perché una opportunità prevista dalle leggi, incentivata con finanziamenti non è, almeno, seriamente discussa al Sud? I nostri politici perché non si impegnano in tal senso, allargando lo sguardo oltre le comodità o l’interesse immediato? Incapacità o meschine convenienze? O entrambe le cose? E i cittadini: perché, altrove, hanno “spinto” questa riforma dal basso? E noi cosa facciamo? La crisi è sotto i nostri occhi e il peggio lo subiscono, e ancor più lo subiranno, i nostri figli. Continuiamo a pensare a noi stessi solo come vittime mai responsabili; forse aspettiamo un improbabile “salvatore”. Non mancano coloro che sono pronti a effimere proteste, a gridare NO, a puntare il dito contro il “nemico” di turno. Ma, oggi più che mai, occorre dire SI a visioni, a progetti, fare scelte ponderate e coraggiose. Con un nuovo spirito possiamo stimolare seriamente proposte per uscire dalla crisi o, più realisticamente, mitigarne gli effetti. Occorre resistere allo scoramento ma, confesso, che spesso mi sovviene il verso di una bella canzone di Battiato: “com'è difficile trovare l'alba dentro l'imbrunire.” |
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il 26/01/2017 alle 13:10
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il 24/01/2014 alle 17:49
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il 29/11/2013 alle 13:21
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