Creato da mcalise il 13/05/2013

Civis

Discussione sulla democrazia, cittadinanza e partecipazione

 

 

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Oblomov è vivo e abita qui.

Post n°70 pubblicato il 16 Marzo 2015 da mcalise
 

Scrivo dal Basso Cilento, territorio in cui all’evidente generosità della Natura non corrisponde una capacità d’iniziativa dei suoi abitanti, che non sembrano in grado di produrre quel benessere necessario ad una vita piena e dignitosa che non imponga l’emigrazione di tanti giovani.

Qui, infatti, gli abitanti sono affetti da oblomovismo, l’apatica e fatalistica indolenza di cui soffre Oblomov, il protagonista dell’omonimo romanzo di Ivan A. Goncarov. Si tratta di un modus vivendi che prevede un’unica volontà: tener lontano dalla propria esistenza prestabilita ed uguale ogni turbamento o novità che richieda attività, non soltanto materiale ma spirituale.

A chi prova a sollecitarli sembrano dire, e qualcuno effettivamente dice: “Voi cercate di spronare i cittadini, ma noi stiamo bene come stiamo, ci accontentiamo di quel che facciamo, ci piace il bar, il lungomare, il mare e il sole... “. Insomma non rovinate la nostra immutabile “bella giornata”, non richiamateci alle nostre responsabilità.

Tale atteggiamento è riscontrabile soprattutto fra i pigri fruitori di fortune ereditate, fra gli stanchi dipendenti pubblici e i pensionati a vario titolo. Una sorta di rassegnato fatalismo che contraddistingue anche coloro che, più sfortunati, conducono un’esistenza stentata: confidano che uno Stolz, l’intraprendente amico di Oblomov, venga a risolvere i loro problemi. Ma qui di Stolz, non ce ne sono; ci sono i notabili, i politici locali, che su questo immobilismo basano il loro consenso.

Sorprendentemente, questa diffusa ineluttabilità irretisce anche i giovani, i quali sembrano nati rassegnati. Crescono in un ambiente ristretto, anche numericamente, senza opportunità e senza esempi alternativi, in un contesto a cui si adeguano per poi, in molti casi, emigrare. A quel punto del loro paese ricorderanno, oltre agli affetti, solo il sole, il mare, il calore della gente, ecc., cartoline stereotipate che la nostalgia usa come camomilla per lo spirito.

Già Gaetano Salvemini nei suoi “Scritti sulla Questione Meridionale, 1896-1955” scriveva: “… andate un pomeriggio d’estate in uno di quei circoli di civili, in cui si raccoglie il fior fiore della poltroneria paesana; ascoltate per qualche ora conversare quella gente corpulenta, dagli occhi spenti, dalla voce fessa,  mezzo sbracata, grossolana e volgare nelle parole e negli atti, badate alle scempiaggini, ai non sensi, alle irrealtà di cui sono infarciti i discorsi …”

Era il secolo scorso ma la sostanza non è cambiata: una modernità esteriore, tutta in superficie, ha migliorato l’aspetto, ma per il resto ... .

Nella conservazione di questo status quo ha un ruolo decisivo la famiglia, ristretta o allargata che sia. Il familismo amorale di Edward C. Banfield opera tuttora e il fenomeno della raccomandazione ne è una delle principali manifestazioni. Per raccomandare occorre che il buon padre di famiglia dimostri fedeltà al patrono prescelto e tale consuetudine rimane oggigiorno, nonostante la crisi abbia accresciuto la difficoltà dei patroni di distribuire favori. Alla speranza del beneficio, divenuta abitudine, si adeguano i membri del nucleo familiare, omogeneizzando comportamenti sociali, politici ed elettorali.

Nemmeno i dati impietosi delle statistiche, anche quelle demografiche sono divenute sfavorevoli,  spingono ad un cambio di passo verso una necessaria discontinuità. Al contrario, una straordinaria capacità di conoscere i fatti e far finta di non saperli ha il sopravvento. La lagna è l’attività prevalente: cosa possiamo fare, siamo sfortunati, non è colpa nostra.

Fermi a osservare il proprio cortile non guardano neppure i segnali e gli esempi che provengono da “fuori”. Segnali ed esempi che andrebbero valutati criticamente e meglio potrebbe essere fatto da chi è abituato a confrontarsi e a discutere i problemi locali alla luce di ciò che avviene nel Mediterraneo, in Europa e nel Mondo.

Quali iniziative, quali sfide, quali progetti possono prodursi in un simile contesto?

Qualcuno potrà obiettare che quanto affermo non è sempre valido. È vero, ci sono tanti sud: c’è un sud dal vitalismo arcaico modernamente rappresentato dalla Campania disperata e feroce di Saviano e un altro, troppo tranquillo, tratteggiato, sembra ieri, da Salvemini. Quest’ultimo è poco visibile ma rappresenta una sacca, per non dire un peso, che non va trascurata. Non si può consentire che ampie parti del Mezzogiorno siano in mano alla criminalità organizzata, ma neppure che parti di esso siano pervase dall’oblomovismo.

È necessario, quindi, che qui il nostalgico amore per la propria terra si trasformi in attivo senso civico che sembra venir meno anche in altre parti d’Italia. I ritardi del Meridione, però, ci imporrebbero uno sforzo di recupero, un’accelerazione, una discontinuità.

Purtroppo la classe politica meridionale non riesce ad esprimere una visione che dia speranza. Insomma un progetto credibile e condiviso per il Mezzogiorno entro il quale, con coerenza, inserire iniziative che affrontino i problemi contingenti.

All’orizzonte si preannuncia una ripresa economica stimolata da alcuni fattori esogeni: la diminuzione del prezzo del petrolio, l’euro debole, il quantitative easing della Bce, il calo dei tassi d'intesse. I benefici attesi come si distribuiranno sul territorio nazionale? Contribuiranno alla riduzione del divario nord-sud? Sapremo cogliere al meglio l’opportunità? Interrogativi che, per ora, lasciamo agli economisti e alla responsabilità dei politici.

Qui sottolineamo il ruolo che devono avere i cittadini nel creare le condizioni affinchè i possibili benefici della ripresa trovino al sud terreno fertile che li attiri e trattenga. Quindi occorre contrastare la cultura malavitosa dove opera la criminalità organizzata; in tal senso esistono esempi positivi da parte di cittadini singoli o associati. E, nelle zone dove vige, combattere una malattia insidiosa, poco visibile, paralizzante: l’oblomovismo.

 
 
 
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