Creato da mcalise il 13/05/2013

Civis

Discussione sulla democrazia, cittadinanza e partecipazione

 

 

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Nuje simme d'o sud, non parlateci di TTIP

Post n°106 pubblicato il 30 Maggio 2016 da mcalise
 

Sì sa, siamo legati alla nostra terra, guai a chi la critica. Se qualcuno ci offre un pretesto per protestare ci trova pronti; non per nulla Masaniello era uno dei nostri. Ma “nuie simme r'o Sud, […] buone pe' canta e faticamm' a faticà”, infatti siamo cittadini poco propensi all’impegno continuativo, a quella cittadinanza attiva che occorrerebbe per affrontare i tanti problemi seri che pur ci affliggono.

Un esempio di disimpegno è il TTIP (Transatlantic Trade and Investment Partnership) che comitati ristretti negoziano a Bruxelles e in USA. Inascoltate rimangono le voci che giudicano un probabile accordo, cosi come sembra concretizzarsi, un danno per l'Europa e in particolare il settore agroalimentare italiano. Si è protestato in molte città europee,  poi anche a Roma ma se ne parla poco.

E qui si evidenzia il primo grave problema: tutta la vicenda è  caratterizzata dalla mancanza di pubblicità, di dibattito. La cosa è sospetta, già  questa mancanza di trasparenza dovrebbe farci indignare e indurre alla protesta. Persino i parlamentari hanno limitazioni alla consultazione dei documenti.

Nel merito, quello che si sa dovrebbe preoccuparci. Un solo esempio: il principio di precauzione, che costituisce una garanzia per il consumatore europeo, impone ai produttori di immettere sul mercato prodotti per i quali non vi è alcun dubbio che possano provocare danni. Gli USA si battono per sostituirlo con la loro impostazione che trasferisce al consumatore (ormai danneggiato) l'onere della prova.

Noi dovremmo essere molto sensibili alla tutela del made in Italy, particolarmente alla tutela della qualità del nostro settore alimentare che lo fa apprezzare in tutto il mondo.

Anche il sud sarà penalizzato ma nessuno pare preoccuparsene. Nel Cilento, per esempio, tanti eventi sulla dieta mediterranea che all’estero ci invidiano e ci rende tanto orgogliosi. E allora? Via alle sagre, ai convegni con buffet; tutto commentato encomiasticamente e corredato da foto. Ma quando occorre un impegno continuativo, una lavoro scrupoloso, il discorso cambia.

I politici locali che sono sempre pronti alla passerella, a dichiararsi paladini dei loro territori, latitano e, come loro costume, non si impegnano in azioni dall’incerto ritorno in termini di consenso elettorale. Comunque, nel caso specifico, molti non intendono inimicarsi il governo "amico" che pare voglia aderire entusiasticamente al trattato condividendone il meno possibile i contenuti con i cittadini. Stiamo abituando i politici locali e nazionali alla nostra inanità che ci sta provocando, di fatto, un lento ma costante esproprio di democrazia.

Lo strombazzato amore per la nostra terra, l'’orgoglio che a volte ci rende permalosi dovrebbe concretizzarsi in un faticoso civismo organizzato. Solo con i fatti potremo affermare che se “nuie simme buone pe' canta” non è vero che “faticamm' a faticà”.

 

 
 
 
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