Creato da mcalise il 13/05/2013

Civis

Discussione sulla democrazia, cittadinanza e partecipazione

 

 

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Elezioni amministrative 2017. Il futuro dell’Italia è nelle liste civiche?

Con i ballottaggi si sono concluse le elezioni amministrative del 11/25 giugno 2017. Il dato più evidente è la sconfitta del PD che sembra aver imboccato una strada in discesa ma emerge altresì un dato più strutturale, la conferma di una tendenza in atto da anni: la scomparsa, nelle elezioni locali, dei partiti nazionali sostituiti dalle liste civiche. Il dato risulta particolarmente marcato nei comuni con una popolazione fino a quindicimila abitanti.

A titolo di esempio, e a conferma di questo fenomeno nazionale, consideriamo alcuni dati della Campania: nella regione si è votato in 88 Comuni e solo una decina dei sindaci eletti sono espressione di coalizioni che comprendono i partiti nazionali. La crisi di quest’ultimi ha avviato un movimento centrifugo che esalta i localismi ma essi non sembrano preoccuparsene e badano soprattutto ad assicurarsi i pacchetti di voti che i notabili locali procurano in occasione di elezioni regionali e politiche. Risulta paradossale che, in alcune località, si scontrino liste i cui principali esponenti aderiscono allo stesso partito nazionale, e non mancano politici regionali e nazionali che si prodigano per sostenere una lista civica. Questi comportamenti dovrebbero essere considerati autolesionistici, come segare il ramo su cui si è seduti. È evidente, direi naturale, che qualsiasi formazione si candidi a elezioni comunali ponga i problemi locali in primissimo piano; il punto è se quest’ultimi possano essere inquadrati e risolti  solo dall’ente locale o se la loro reale soluzione non richieda progetti con un dimensione territoriale più ampia. Ancora: se le risorse messe a disposizione dall’Europa, dal Governo o dalla Regione debbano essere oggetto di contesa o investite con un’equa e lungimirante concertazione.

Indubbiamente i partiti nazionali hanno, o dovrebbero avere, una maggiore capacità di inquadrare problemi e soluzioni in un contesto più ampio e ,oltretutto, anche dal punto di vista simbolico, contribuiscono ad una maggiore coesione nazionale.

È difficile spiegare il generale disinteresse per il fenomeno che potrà essere diversamente considerato ma di cui difficilmente si potrà affermare la positività. Infatti se da una parte la rinuncia dei partiti appare poco lungimirante, d’altra parte è arduo ritenere che una comunità di poche migliaia di persone pensi di trovare esclusivamente in se stessa le risorse, la progettualità e gli strumenti necessari per ricercare il benessere collettivo.

Al sud in particolare hanno trovato rinnovato vigore i notabili che, da l’unità in poi, hanno gestito il potere locale basandosi sul familismo e le clientele; un “eterno passato” che sopravvive pressoché incontrastato. Un notabilato che ha spesso tenuto un atteggiamento questuante che non ha mai prodotto benefici duraturi per le popolazioni così mortificate.

Le liste civiche, oltretutto, possono contare su un “parco” molto ampio e non sono pochi a pensare che quasi ottomila comuni sono troppi! Rappresentano un peso, non solo economico, che non possiamo permetterci. Questa frammentazione, che è territoriale, istituzionale, amministrativa, politica e sociale, dovrebbe essere una delle principali preoccupazioni di una politica seria e lungimirante.

Gli strumenti per porvi rimedio ci sono; il più importante, a mio parere, è l’istituto della Fusione dei Comuni (articolo 15 del Decreto Legislativo 267/2000 TUEL “Testo unico delle leggi sull'ordinamento degli enti locali”). Una soluzione strutturale che, in alcune parti d’Italia, incomincia a farsi strada. Si consideri che l’85% dei Comuni ha meno di 10.000 abitanti e ben il 25% ne ha meno di 1000!

In mancanza di un energico risveglio continueremo a vivere il paradosso di avere, da una parte, i partiti nazionali depotenziati e distanti dai bisogni reali dei cittadini e, d’altra parte, le liste civiche che nel localismo miope trovano i motivi della loro esistenza. Fra queste due dimensioni vi sono i problemi veri: il lavoro, le migrazioni, la lotta alla povertà, le reti infrastrutturali, la lotta alla criminalità organizzata e alla corruzione, ecc. ecc.. Problemi seri ed urgenti che non si affrontano alimentando questo movimento centrifugo di liste civiche di ogni colore, in un gran calderone dove prosperano populismo, localismo e improvvisazione. Tutti sparpagliati verso le rispettive mete.

Un orizzonte ristretto che non aiuta, anzi, è il contrario di ciò che serve per governare la complessità in cui viviamo. Questa frammentazione, non solo politica,  costituisce un fardello che pesa e rende oltremodo incerto il futuro del nostro Paese.

 
 
 
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