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« Diario per dueGatti e Wisionedelmondo »

Detto tra Me e Me, Cose mie.

Post n°208 pubblicato il 04 Ottobre 2007 da clodclod
 

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Non ho voglia di parlare di me, to day. Non è il caso. Così non mi viene niente da dire , né in poesia, né in racconto…

Per questo, forse, non mi va di inventare situazioni nuove e soprattutto frizzanti per un Ugo o una Penny o una Clessidra dove c’è qualcosa di mio, che tanto frizzante non sono o non mi sento..

No finzioni. E il racconto spesso lo è o può esserlo.

Né potrei scrivere racconto intimista sulle mie schifezze di corpo e di testa. Tanto meno sui ricordi, che – puah - vorrei invece scordare. E nemmeno una storia  surreale, perché l’urgere del mio reale me lo impedirebbe..

Insomma. E’ come se nell’armadio non ci fosse nessun abito adatto a me….alle mie misure. ( già, capitano giornate proprio così)

Ancor meno probabile che io scandagli il fondo con poesie o presunte tali: non ho bisogno di altre rivelazioni o puntualizzazioni . Sono servita..

E allora?

Che fare?

Potrei parlare di un di fuori, anziché di un di dentro. Non dovrei inventare né frizzare. Ma achtung: posso affrontare solo un reale , diciamo, del disimpegno, nel senso di Non-Engagement. Troppo nerodiseppia dentro, per affrontare Destra e Sinistra, prodi e l’Innominabile, satira informazione e potere, italia paese semilibero, spettri  usciti  da Orwell o da Fahrenheit o dalla Storia recente, e poi  monaci e repressioni, mutamenti del clima,   multinazionali e potere, globalizzazione, e “mille altre cose non ancor nominate” (neruda).

Ciò non toglie che io affronti – anche se indirettamente - qualche problema degli umani, che so, parlando di tutt’altro…

O forse, ripensandoci, potrei ricredermi su quanto fin qui detto. Solo per un attimo, un minutino…. Perché ieri sera ho incontrato un ricordo piccolo , se si vuole, ma schizzato fuori come sorpresa da uovo pasquale, perché l’avevo messo via: in un cassetto, o in un vasetto, o non so. L’ho trovato nel blog di una Signora amica, una Mistress. Era infilato nel titolo del suo post.

La parola magica, il sesamo di questo remember piccinopicciò, è nientemeno che bacherozzo.

Brutti e infami bacherozzi miei: con tutte le varianti possibili, questa parola entrava  in frasi appunto più o meno diverse , a mò di appellativo malsano ma  forse…affettuoso: rivolto a un’intera classe di anime lunghe  e sciamannate, sempre lì, pronte ad aggredire come un esercito di insetti voraci. Eccoli, uno dopo l’altro o anche più di uno per volta, mi graffiano  o mi assalgono con un esercito di Prof!..prof!..prof!...Prof! e così di seguito. ma che c’èeee? la campana è suonata, devo andare. E ariprof., prof, proff… Soffoco. Faccio un urlo moderato e minacciosamente sottovoce: brutti bacherozzi puteolenti e solfatariiii!! Baaaastaaaa!

E, Prof, da che pagina a che pagina, e , prof, posdomani allora c’è compito, proprio proprio? e…Prof, ha parlato con mia mamma? prof!

Ripeto: un esercito di insettacci urlanti. Vedo anche, o così mi pare, le loro antenne sottili e vibranti.

Ma e poi lo so che ( a volte)  fanno apposta a recitare la provocazione.. Magari anche nella cartolina che mi scrivono dalla gita o dalle vacanze, firmata….  scarafaggiucci suoi della V^A… O nella rubrica rivestita in pelle rossa, con le mie variegate esternazioni verbali in ordine alfabetico…, ma anche altro... 

E quella rosa gialla, di novembre,ultima superstite di un loro giardino, …zac, recisa per un cadeau? da parte sempre di bacherozzacci. Mi spiace non averne conservato almeno un petalo tra pagg. di vocabolario. Ma no, il ricordo c’è lo stesso, e forse, come per i media di Mc Luhan,  quelli ‘caldi’ o ‘freddi’, il ricordo – senza il visibile tangibile  petalo - funziona meglio, è più vivo e partecipe..

Così, per un attimo  (solo un attimo, più o  meno) ripenso a quegli anni , a quei 'mostri' pseudosciagurati e ad altri venuti dopo, e alle corrispettive mie follie linguistiche, via via rinnovate e diverse. Non oso ripeterle, fuori dal contesto… E - incredibile – è un  contesto di cui ho – ora, per caso, ma solo perorafuggevolmente - un po’ di nostalgia. Per  quella complicità bacherozzosa non  facilmente ritrovabile in secoli successivi.., e  un inserimento in ciclovita,  in stato di  normalità. Cose facili da perdere. 

 

 
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