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IL 25 MARZO VISSUTO DA MARIA C.

Post n°50 pubblicato il 02 Aprile 2017 da corosursumcorda

 

Ciao a tutti.Tralasciando il perché sono andata a Monza e il tragitto dell andata e ritorno , un giorno se vorrete ridere ve lo racconterò  ( se sarò in vena).
Mi sono trovata nell 'ala destra del palco in una moltitudine di gente;
mi sono sentita persa,ma mi sono ritrovata subito con le sorelle del gruppo con cui ero (comunita'),con pranzo a sacco condivedendo frutta dolce e riconoscendo abitudini con chi si era già fatto ,esperienze simili. 
Il coro ha incominciato a cantare invitando ad aprire le porte del nostro cuore a CRISTO.
E già  un un tuffo a cuore aperto nel  ricordo di Papa Giovanni Paolo ll (non abbiate paura aprite le porte a Cristo).
Tutti insieme abbiamo cantato seguendo il coro che ci ha introdotto nel clima della giornata.
Eccitazione di vedere passare Papa Francesco,scattare foto,condividerle  tra noi e spedirle .
Il video lo vedevo ma  era molto sbiadito a causa della luce del sole ma sapevo che la presenza del nostro Pontefice era lì. 
Non ricordo il susseguirsi delle cose ma dal chiasso si è  passato al silenzio.
La voce di DIO l' abbiamo ascoltata col cuore e con la mente;poi si è  sentito l'affaticamento dell'uomo ed eravamo tutti col fiato sospeso nell'ascoltarlo.
Molto forte è  stata la professione di fede;il popolo numeroso si è  inginocchiato davanti all 'opera dello Spirito Santo, incarnato in Maria vergine e fatto uomo,mentre il coro cantava.
Grande il Padre nostro:l 'i la moltitudine di gente è  raddoppiata alla mia veduta e riuscivo a vedere anche una collina con gente piccolissima. Tutti Uniti per mano.
Questo è  il popo di DIO.
HO SIGNORE NON SON DEGNO CHE TU ENTRI NELLA MIA CASA
MA DI SOLTANTO UNA PAROLA
E L'ANIMA MIA SARÀ GUARITA.
Gesù è entrato  in noi .In Me.Terra,erba,alberi,acqua e cielo e 
lo luce dello Spirito creatore ci ha circondato della sua presenza viva.
LODE ALLO SPIRITO CREATORE
LODE AL PADRE
LODE AL FIGLIO
LODE ALLA S.S.TRINITÀ
DIVINA TRINITA 
PERFETTA CARITÀ 
AMEN
Maria
 
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25 MARZO 2017

Post n°49 pubblicato il 29 Marzo 2017 da corosursumcorda

25 marzo 2017

Papa Francesco a Milano

 

 

Sapete cosa significa avere la sensazione di essere la sola o una dei pochi che vivono in un certo modo, con certi ideali?

A me è successo spesso. Quando ho saputo che il Papa veniva a Milano non sono partita in quarta per organizzarmi e proporlo ad altri. Sapevo che una giornata del genere è faticosa (l’avevo già vissuta con Papa Giovanni Paolo II al quartiere Gallaratese) e questo mi frenava.

Poi in parrocchia organizzavano solo l’appuntamento a San Siro per i cresimandi, ma raccoglie-
vano i nomi di chi fosse interessato a partecipare alla Santa Messa a Monza che poi avrebbero aggre-
gato ad altre comunità parrocchiali.

Ero indecisa. Non avevo osato chiedere a nessuno se avesse intenzione di andare, neanche alle persone che condividono con me il servizio comune con il nostro coro. E questo mi dispiace...

Quando ho visto che almeno altre due persone, che conoscevo, si erano iscritte in parrocchia ho preso la mia decisione. Alla fine ci siamo ritrovati in cinque.

Così sono stata aggregata alla parrocchia dei Frati (Sacro Cuore).

La prima cosa che mi ha fatto gioire, futilmente, è stato vedere il sole dopo una settimana di pioggia. Poi arrivata a Monza, vedendo tanti pullman e tante persone che andavano tutte nella stessa direzione gioiosamente, ho cominciato a ricredermi sull’essere isolata.

Ero in uno dei settori più avanzati, sulla sinistra del palco. Poco a poco ci si rendeva conto che la gente continuava ad affluire e il campo, che quando siamo arrivati era un’immensa spianata verde, ora cominciava ad animarsi e a colorarsi.

Sapendo che alcune amiche del coro erano anche loro lì presenti ho cercato di mandare un messaggio per sapere dove fossero e se potevamo vederci, ma purtroppo i telefonini erano isolati e i messaggi non partivano. Un primo miracolo è stato il rivedere dopo tanto tempo e in mezzo a migliaia di persone, Fabrizio. Non c’è stato tempo per parlare perché stavo seguendo il gruppo a cui ero aggregata per vedere dove ci posizionavamo.

Le tre ore di attesa per l’incontro con il Papa sono passate in fretta, tra il pranzo, quattro chiac-chere e le prove dei canti. Puntuale è giunta la voce: “È arrivato!!!” e le immagini sui grandi schermi lo confermavano.

Sembrava sempre così vicino ma non lo si vedeva mai. Tutti a cercare di scoprire dove si trovava. In quel momento mi sono accorta che intorno a me c’era una moltitudine di persone. Tutti a cercare di catturare un’immagine, un gesto. Purtroppo io ero in una zona troppo centrale del settore e ho solo intravisto il Papa benedicente (mi sono sentita uno Zaccheo un po’ più sfortunata perché non c’era nessun sicomoro da quelle parti!!!).

Chissà se anche ai tempi di Gesù era così. Quando i Vangeli parlano della gente che seguiva Gesù anche solo per vederlo, si riferiscono anche a noi che seguiamo i successori di Pietro.

Quando è stato chiesto il silenzio e il raccoglimento, è stato impressionante come dal frastuono del saluto a Papa Francesco si è passati al silenzio.

Dopo un primo momento di tensione e di paura per lui, sentendolo affaticato nella prima preghiera della Messa, mi sono rilassata quando ha cominciato l’omelia.

Qui ha ribadito l’attenzione di Dio ai poveri e alle periferie con l’annuncio a Maria, nella sua casa in un paese non molto considerato, in quei tempi. Ci ha spinti ad andare verso gli altri, gli emarginati facendo memoria della nostra storia e della nostra vita cristiana, per combattere l’indifferenza e l’egoismo del nostro mondo.

Alla fine della Liturgia nel saluto del Cardinale Scola al Papa è successo un altro fatto che non mi sarei mai aspettata: nel chiedere alla Madonnina la benedizione per il Papa e per tutto il popolo ambrosiano il nostro Cardinale si è commosso e si è quasi interrotto. Per me è stata una cosa straor-
dinaria avendolo sempre visto come una persona molto distaccata e fredda...

Nel ritornare ai pullman mi sono veramente resa conto di quanti eravamo lì sui campi. Da dove ero io vedevo che c’era molta gente ma non riuscivo a valutare quanti fossimo. All’andata vedevi piccoli o grandi gruppi che si spostavano. Al ritorno era una massa uniforme, colorata nella quale non si distinguevano i vari gruppi, anche se vari cartelli cercavano di indicare la via...

Adesso sì che si vedeva un “popolo in cammino”. Oh se tutti riuscissimo a mettere in pratica quello che abbiamo ascoltato e vivessimo meno egoisticamente, forse riusciremmo davvero a cambia-
re il mondo. La cosa più importante è continuare a vivere attaccati a Colui che ci ha spinti anche a fare questa giornata, faticosa sì, ma ricaricante perché intorno a me c’è molta gente che vive o cerca di vivere questa esperienza.

Un peccato non aver potuto condividere questa esperienza con le persone con le quali vivo realmente un servizio. Questo sentimento si è un po’ attenuato quando, sulla via del ritorno, sono arrivate sul telefonino le foto che gli altri coristi sono riusciti a fare e soprattutto in momenti diversi della giornata. In questo modo ho anch’io un ricordo del passaggio del Papa, che nel caso la memoria si affievolisca possono aiutarmi a rinfrescarla.

Grazie a tutti! Anche se non ci siamo visti la voglia di condividere c’è stata. La prossima volta sarebbe bello viverla insieme...

Un grazie particolare a chi non ha potuto essere lì con noi, per vari problemi, e ci ha seguito con la preghiera e in televisione. Sicuramente voi eravate vicino a me.

 

 

Lilly

 
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ritiro aprile 2016 a Sezano

Post n°48 pubblicato il 29 Aprile 2016 da corosursumcorda
Foto di corosursumcorda

RITIRO CORO SURSUM CORDA

PRESSO PADRI PASSIONISTI

SEZANO (VR) 23-25 APRILE 2016

 

 

Un ritiro ricco di sorprese… e di calore!

 

La prima sorpresa sta proprio nel titolo di questo articolo… pur avendo sperato fino all’ultimo che le previsioni meteo avessero ancora una volta sbagliato, alla fine sono state puntualmente confermate: tempo variabile con qualche pioggia sabato e domenica e, soprattutto, tanto freddo! In effetti le temperature notturne hanno sfiorato lo zero e anche di giorno, nonostante il sole che è tornato a splendere lunedì 25, c’era un venticello tutt’altro che caldo; e, come previsto, neppure le mura del convento che ci ha ospitati sono bastate a ripararci dal gelo, anzi… In alcuni corridoi e locali sembrava di essere in un frigorifero! Ma per fortuna, grazie alle premurose raccomandazioni della nostra Sandra, ci siamo ben difesi con sacchi a pelo imbottiti e abiti caldi.

Ma allora, se il freddo si è fatto sentire, perché nel titolo si parla di calore? Forse ci si sta riferendo ad un altro ritiro???

No, vi racconterò proprio l’esperienza vissuta a Sezano dal 23 al 25 aprile, tre giorni in cui i nostri cuori sono stati riscaldati dalla gioia di cantare e pregare insieme, dall’amicizia che, come sempre succede in queste circostanze, si fa più intima e autentica, dalla presenza di persone che non conoscevamo (o conoscevamo appena) che hanno arricchito il nostro gruppo, dall’accoglienza riservataci e dalle parole di vita e speranza regalateci dai padri passionisti.

Ma si sa, non basta scaldare il cuore per dirsi davvero soddisfatti: a confortare i nostri corpi infreddoliti ci ha pensato la cuoca Luisa, preparandoci ogni giorno prelibatezze squisite, a cominciare da quella indimenticabile minestra di riso e verdure che, la prima sera, ci ha ristorati dopo una faticosa giornata di lavoro o, per i più fortunati che sono potuti partire al mattino, di giri turistici e gastronomici per Verona… Per fortuna, oltre a guardarsi in giro, hanno pensato anche agli altri facendo la spesa e non dimenticando di portare in tavola qualche dolce specialità del luogo che, nonostante qualche perplessità sul colore, è stata molto gradita!

Se per molti di noi le abilità culinarie di Luisa non sono state una sorpresa, lo stesso dicasi per la capacità dei padri, in particolare del mitico padre Antonio, di farci sentire a casa nostra e parlare dritto al cuore.

Quando ci è stato comunicato l’argomento su cui avremmo riflettuto, ovvero la parabola del Figliol prodigo, molti di noi avranno pensato: “Ma questa la conosco a memoria, ho già ascoltato tanti commenti, soprattutto in questo anno della misericordia! Non si poteva pensare a qualcosa di più originale?”

Ma ecco, subito la prima sorpresa: dopo aver letto insieme il brano evangelico e dopo una breve introduzione per contestualizzarlo, padre Antonio ci ha proposto di drammatizzarne alcune scene, mettendoci nei panni dei diversi personaggi e simulando i dialoghi che potrebbero essersi svolti in quel racconto tanto conosciuto ma, come abbiamo presto constatato, pieno di misteri e apparenti contraddizioni.

Dopo un po’ di imbarazzo iniziale, alcuni hanno accettato la sfida trasformandosi in attori e rivestendo i panni ora del figlio minore allontanatosi da casa, ora del padre che, seppure a malincuore e tentando la via del dialogo, alla fine lo lascia libero di andarsene, ora del figlio maggiore risentito per le attenzioni riservate al fratellino ribelle al momento del ritorno a casa.

Oltre a scoprire quanto sia difficile talvolta mettersi nei panni degli altri, abbiamo scovato sentimenti e messaggi che non avremmo mai immaginato.

La vera sorpresa, poi, è arrivata sul finale, diverso da quel “vissero tutti felici e contenti” che forse davamo per scontato: il padre, così buono e misericordioso, sarà certo riuscito a convincere il figlio maggiore ad unirsi alla festa ed ecco, la famigliola potrà proseguire tranquillamente la propria esistenza come se nulla fosse accaduto.

E invece, al di là del fatto che la parabola non racconta come sia andata a finire, padre Antonio ci ha aperto prospettive nuove, assolutamente spiazzanti, soprattutto su quel figlio maggiore la cui fedeltà al padre è solo formale o, addirittura, finalizzata a ricevere una ricompensa economica, per la quale forse è disposto a tutto, persino ad allearsi col fratello minore, solo in apparenza così diverso da lui; disposto forse persino a… No, questo no! A uccidere il padre? E invece sì, proprio così: se il padre misericordioso della parabola è il Padre rivelatoci da Gesù, è proprio questo che l’evangelista vuole farci capire: Dio è disposto a farsi uccidere pur di liberarci dal peccato e ridarci la piena dignità di uomini e di figli.

Una conclusione che, per essere digerita, aveva bisogno di essere meditata e soprattutto calata nella nostra vita; per fare questo padre Antonio ci ha offerto uno strumento molto utile, ovvero una lunga serie di domande che ci hanno obbligati ad entrare nella parabola per uscirne con uno sguardo nuovo sulla missione di Gesù e soprattutto sulla nostra esistenza.

Dopo la riflessione personale, lasciata agli spazi e ai ritmi di ciascuno, molto toccante è stata la condivisione conclusiva prima dei saluti: e (altra sorpresa!) molti di noi con la massima spontaneità si sono aperti regalando confidenze anche molto personali, che la nostra guida ha accolto ringraziando ed incoraggiando ciascuno a proseguire lungo il cammino che la Parola gli aveva rivelato.

Se volessi individuare un simbolo per questo ritiro, sceglierei la tavola: una tavola apparecchiata con semplicità ma con cura e calore, attorno alla quale abbiamo condiviso i nostri pasti, la nostra musica, le nostre preoccupazioni e speranze, ma anche battute divertenti che ci hanno fatto ridere di gusto… Una tavola così attraente che, per ben due sere, alcuni padri si sono autoinvitati per condividere cibo ed amicizia!

In realtà anche noi siamo stati invitati da loro ad una festa, quella per il cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale di padre Armando, un’occasione per partecipare alla gioia di questo significativo traguardo e per metterci al servizio, attraverso il canto, della comunità che ci ha ospitati.

Vi lascio immaginare quanto sia stato triste salutarsi l’ultima sera, ma il nostro è stato solo un arrivederci alla prossima volta, mentre risuonava nelle nostre orecchie il canto che, proprio per la Messa del cinquantesimo, ci è stato richiesto e che, con la flessibilità che sempre ci contraddistingue, abbiamo imparato in due giorni (o, almeno, ci abbiamo provato…): “Come tu mi vuoi io sarò, dove tu mi vuoi io andrò…!”.

Questa volta ci hai chiesto di venire ad incontrarti attraverso i passionisti e ora, ne sono certa, ci chiedi di portare nelle nostre famiglie e nei nostri luoghi di lavoro e di vita il calore e l’entusiasmo che abbiamo vissuto: non sarà facile, lo sappiamo, ma sappiamo anche che Tu sarai sempre con noi e che, se prenderemo strade sbagliate, non ti stancherai mai di aspettare a braccia aperte il nostro ritorno.

 

 

Elisabetta

 
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SEZANO RITIRO 23-25 APRILE 2016

Post n°47 pubblicato il 29 Aprile 2016 da corosursumcorda
Foto di corosursumcorda

TUTTO QUELLO CHE E’ MIO, E’ VOSTRO....

 

…E siamo a quattro! Ancora una volta il coro Sursum Corda di Busto Arsizio si è messo in viaggio. Meta: convento passionista di Sezano – Verona. Ma un viaggio non comincia se non c’è una motivazione che ti spinge a farlo: io che ho organizzato questa due giorni di ritiro ce l’ho messa tutta per creare le motivazioni: un momento di riflessione e di crescita personale; con un predicatore già conosciuto e nostro amico padre Antonio Brambilla; in una realtà conosciuta perché i passionisti li frequentiamo da due anni a Caravate; una comunità però nuova e sconosciuta da scoprire; una città a pochi minuti, Verona, da poter visitare; una situazione più disagevole di Caravate dove si è serviti e accuditi, qui ambienti più spartani e cucina da autogestire…Situazioni che invogliano alcuni e frenano altri.

Ma io che conosco i miei polli non mi sono fermata davanti ai piccoli ostacoli! Sapevo che il gregge sarebbe stato compatto, che ciascuno avrebbe trovato un suo compito da svolgere, trovato una collocazione nell’organizzazione delle cose, che nessuno si sarebbe perso d’animo e che eravamo pronti ad adattarci a qualsiasi cosa si presentasse.

Per facilitare tutti, partenze scaglionate! Qualcuno partito alla mattina del 23 aprile per visitare Verona e preparare tutta la cucina quasi fosse quella di casa; qualcuno al pomeriggio del sabato, raccogliendo gente lungo la strada con tappe intermedie, e gli ultimi partiti il 24 mattina presto per non perdersi la meditazione mattutina.

Alla fine eravamo in dodici! Otto coristi e quattro amici che però si aggregano al coro appena possono.

Un numero che mi dava soddisfazione perché in tanti avevano accolto il mio invito, ma mi faceva paura a livello culinario per la mia poca attitudine a preparare per tante persone. Ma per fortuna Luisa ha preso in mano la situazione già dal momento in cui ha accettato di venire! Un bel pensiero in meno per me che questa cosa l’avevo messa in pista sperando e contando sul suo aiuto!

E pensare che a metà marzo ero tentata di rinunciare perché avevo solo quattro persone sicure di venire al ritiro! Pensavo di aver fatto un buco nell'acqua...Invece... Mai abbandonare…

Era così forte il desiderio di andare a trovare padre Antonio che ho invitato tutte le persone a me vicine a cui avrei voluto far conoscere la realtà passionista, non limitandomi solo ai coristi!

E’ facile invitare, ma difficile diventa poi gestire persone che hanno desideri e aspettative diverse, persone che magari non conosci fino in fondo e in certe situazioni assumono comportamenti nocivi per il gruppo rovinando l’atmosfera.

 

Nonostante il freddo e l’umidità, che in questi tre giorni non ci sono mancati, nonostante le diversità di caratteri, di esigenze, di gusti, nessuno ha mai pensato neppure di lamentarsi. Anzi, si è creato subito un clima di preghiera, di collaborazione, di apertura, di accoglienza reciproca; ci siamo sentiti subito a casa, liberi di essere noi stessi e curiosi di conoscere gli altri, subito stimati e valorizzati, da subito attivi e senza alcuna pretesa, ma vogliosi di dare una mano, di sentirsi famiglia, di sentirsi comunità.

Non ci siamo spaventati la sera del sabato di dover far spazio ad un gruppo locale, a cui ci siamo uniti subito, riunitosi per vedere “L’ultima cima”, un film la cui visione, proposta da padre Antonio, ha poi permesso di mettere in comune le riflessioni di ciascuno. E dopo il film, nonostante la stanchezza e consapevoli che due giorni passano in un battibaleno, una bella tisana calda, come fosse stato un bel falò, per avviare una chiacchierata con il predicatore prima di iniziare il vero lavoro della giornata successiva.

Il fatto di non avere una guida religiosa sempre presente, non ci ha fermato dall’unirci a pregare prima di cena..segno di un gruppo che cresce e che ha voglia di farlo continuamente!

E domenica mattina, arrivato anche l’ultimo gruppetto, lodi insieme, e poi ci siamo messi in attesa del predicatore che ci ha annunciato il testo su cui avremmo lavorato: la parabola del padre misericordioso. E tutti noi abbiamo pensato: beh, quest’anno è l’ennesima volta che ci viene proposto questo testo, in vari ambienti, visto l’anno particolare…ma nessuno si è lamentato…

 

Invece il lavoro è stato davvero inaspettato, quasi quanto il finale! Attraverso le varie drammatizzazioni alla scoperta delle dinamiche psicologiche che muovono i personaggi protagonisti o solo comparse della parabola, ma soprattutto alla presa di coscienza delle nostre dinamiche e reazioni emotive che conosciamo davvero poco!

E pensare che quando facciamo questi esperimenti al lavoro, durante i corsi di formazione, non mi presto mai perché non mi piace mettersi in mostra!! In questo caso non si trattava di mettersi in mostra, ma di mettersi in gioco e questo non mi spaventa quasi mai….

E’ proprio vero che se ciò che ti spinge è qualcosa di Vero, qualcosa che senti che ti farà crescere davvero, allora sei pronta a vivere anche situazioni inaspettate. Anche chi, all'inizio, era poco propenso a fare un’esperienza del genere per timidezza o ritrosìa, alla fine si è lasciato andare! Abbiamo rispettato comunque il pudore di chi ancora fatica ad esporsi ma sono sicura che anche chi non ha tentato, un po’ se n’è pentito. Non si può essere solo spettatori in questa vita, ma si deve diventare protagonisti!

Padre Antonio ci ha accompagnato con maestrìa e senso della misura, ma con molta sicurezza, in questi sentieri alla scoperta di sè e del Vangelo!

Nonostante questo percorso quando siamo arrivati alla lettura più profonda di tutti questi intrecci psicologici dei personaggi, il finale ci ha presi alla sprovvista.

E’ calato il silenzio perchè tutti noi presenti siamo rimasti sconvolti e increduti davanti alla conclusione logica e inevitabile che si è sviluppata davanti ai nostri occhi, grazie all’interpretazione così realistica ed emotivamente coinvolgente di padre Antonio.

Siamo rimasti zitti e congelati sulle nostre sedie!

E da quell’istante i nostri cuori hanno cercato di ritrovare l’orientamento e il ritmo nuovo del battito che per un attimo si era fermato. Potremmo chiamarlo il nostro ritorno a casa....

Il quel preciso istante è iniziata la meditazione personale, l’assimilazione della lettura profonda di questo brano così tante volte letto e sezionato, ma mai così vissuto e penetrato.

Vi assicuro che è stato sconvolgente.

 

E la messa e l'adorazione eucaristica che ne è seguita sono stati momenti in cui abbiamo cercato di ritrovare l’equilibrio, di ritrovare il centro della nostra cristianità, di cercare il nuovo baricentro su cui ricominciare, ripartire, ricostruire il ”nuovo io” dopo aver preso coscienza di quanto anche io preferisca sopprimere la fonte dell’amore piuttosto che prendere coscienza e lasciarmi amare senza riserve.

Durante questi momenti lo smarrimento nostro doveva essere palese. Io lo vedevo sul volto dei miei amici e penso che anche loro hanno visto lo stesso sguardo sulla mia faccia!

Dopo cena e convivenza con padre Alessandro e padre Francesco con un sacco di musica e canti, tutti a dormire. Devo dire che le camere doppie hanno facilitato per me il confronto e il dialogo di chi stava vivendo con difficoltà e serietà il messaggio arrivato da quel brano che tante volte non ascolti più mentre viene letto perchè: “tanto lo conosco già!” Mai smettere di ascoltare, perchè non sai quando la Parola ti parlerà sul serio e ti entrerà nel cuore.....

 

Ancora immersi in questi pensieri, il lunedì mattina, 25 aprile, siamo stati coinvolti nella festa per il 50imo di ordinazione presbiteriale di padre Armando! Un tenerissimo uomo e frate di ottant’anni che ancora predica a pieni polmoni e senza paura di guardarti negli occhi, con la certezza di essere strumento di Dio.

Una festa che ci ha dato modo di conoscere la comunità d Sezano, sia laici che frati. Per l’occasione abbiamo incontrato anche alcuni confratelli passionisti di Caravate a noi già cari! Un segno della continuazione di un cammino, non di un cambio di direzione...

Dopo il pranzo comunitario abbiamo sfruttato il tempo per fare silenzio dentro di noi e ripartire con la meditazione personale. I coristi si sono dispersi nell'immenso spazio che circonda il convento, per entrare in contatto con il proprio cuore e rielaborare il testo proposto…Segno che ciascuno voleva restare solo per cercare di farsi smuovere dalla Parola e per tentare di capire ciò che avevamo vissuto e stava succedendo in noi. Non c’è stato bisogno di chiedere il silenzio! Lo volevamo tutti!

 

La condivisione è stata vivace e intensa grazie proprio alla serietà con cui si è svolto il lavoro personale…. Qualcuno è davvero riuscito ad aprire il proprio cuore agli altri raccontando momenti di vita molto commoventi e personali. E la chiusura del ritiro è stata fatta con una bella preghiera di ringraziamento in cui anche noi partecipanti abbiamo potuto esprimere i nostri motivi per ringraziare il Signore per questa esperienza!

E lì è cominciata la tristezza perché sapevamo che ciò che ci attendeva dopo, erano i saluti e il rientro a casa!

E in quell’istante ecco la fatica di ricordare come era la tua vita prima di quella esperienza!

Io faccio sempre fatica a rientrare in quella realtà dopo momenti così forti. Da quando frequento i passionisti mi succede un po’ troppo spesso! Ho provato questa sensazione anche quando ero più giovane, dopo i campi scuola con i salesiani, esperienze di gruppo di crescita spirituale e umana. Ora posso dire che questo mi capita ogni qualvolta cerco di riprendere la guida del mio tandem personale che durante quel tempo forte ho lasciato guidare allo Spirito; quando cerchi di rimetterti alla guida del veicolo è difficile toglierGli il manubrio dalle mani.....

 

Dopo la partenza dei primi tre amici, per gli altri è rimasto il tempo, importante e irrinunciabile, per l’ultima cena in comune con i padri della comunità di Sezano durante la quale abbiamo cercato di assimilare il più possibile da ciascuno di loro per riuscire a tenercelo nel profondo del cuore nell’attesa di incontrarci di nuovo.

 

Quando ho messo in piedi questo ritiro avevo un po’ paura che risultasse soltanto un ulteriore “impegno” per questa comunità passionista che non fa altro che correre e predicare per tutto il territorio di Verona e oltre. Un gruppo di persone, come il nostro, ha sempre esigente, pretese, richiede comunque tempo e attenzioni.

Ma se l'ospite non si sente solo ospitato, se il laico si sente Chiesa e non pura assemblea guidata dal clero, allora non è solo il sacerdote o il religioso che si mette a nostra disposizione, ma siamo noi che ci mettiamo al loro servizio; non è il laico ad avere pretese e bisogni, ma il laico risponde alle esigenze e ai bisogni, manifesti o no, dei religiosi. A un certo punto siamo diventati noi la comunità accogliente e abbiamo ospitato loro!

Questo però si può fare quando il gruppo diventa comunità e diventa tale quando l'obbiettivo comune è prioritario rispetto alle esigenze personali. Il coro non è un insieme di persone con il desiderio di cantare, ma è una voce a cui unisco anche la mia per pregare insieme, è fondere il mio cuore con quello degli altri e per farlo non posso rimanere arroccato nel mio “io”, altrimenti rimango una voce “fuori dal coro”, non perchè stono, ma perchè il mio cuore non è in sintonia piena col desiderio degli altri.

Ancora una volta questa comunione d'intenti ci ha permesso di vivere con grande spirito di unità questa esperienza ed è quello che ha coinvolto da subito anche chi non faceva formalmente parte del coro.

 

Quando si vivono esperienze così rinvigorenti e profonde mi spiace sempre per tutti quelli che non sono riusciti a venire con noi...sembra di fare dei passi lasciando indietro alcuni; ma il desiderio di essere con noi, di chi non è venuto, è talmente forte e il nostro desiderio di averli con noi davvero sincero che è come se lì a Sezano ci fossimo stati tutti!

 

Ringrazio padre Antonio che ci ha guidati, spinto dalla Spirito, con tanto entusiasmo in questa avventura e riscoperta; Luisa che si è presa cura della nostra “fame materiale”; padre Francesco, padre Alessandro e padre Armando che ci hanno aperto i loro cuori senza paura e ci hanno fatto respirare davvero un'aria di comunione in Cristo.

Grazie anche a tutte le persone di Sezano che abbiamo incontrato in questi giorni e che hanno pregato pazientemente con noi, adattandosi ai nostri ritmi e ai nostri gusti musicali.

Ed ora un pezzetto di cuore è rimasto anche a Sezano!

 

E smettete di leggere i miei articoli su esercizi e ritiri spirituali e venite a viverli!!!!

 

Vi aspetto!!!

 

Sandra

 

 

 

 
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ANNO VITA CONSACRATA

Post n°46 pubblicato il 01 Gennaio 2016 da corosursumcorda
Foto di corosursumcorda

Busto Arsizio, 30.12.2015

 

 

I CONCERTI: FESTA PER VOI, CON VOI E….IN LUI

 

 

Quest’anno, un venerdì di quaresima, mentre seguivo il quaresimale nella parrocchia di Sant’Anna di Busto Arsizio, mi sono inventata un concerto per celebrare l’anno dedicato allla vita consacrata. Don Franco mi ha insegnato che questo è lo Spirito che lavora e illumina; qualcuno invece ha pensato che fosse solo la voglia di esibirsi di un gruppetto di coristi, non tenendo presente la nostra retrosìa all’esibizionismo!

Mi sono subito messa al lavoro mettendo insieme un progetto che tenesse presente il percorso personale dei nostri amici religiosi incontrati in questi anni di attività e di amicizia e i brani del nostro repertorio o scritti da noi che aiutassero a meditare e a pregare con loro e per loro.

Mentre tutto prendeva vita, è arrivata anche la settimana Santa e il bisogno di un parallelismo tra brani scelti per far festa con i nostri amici religiosi e i capitoli del Vangelo di Giovanni dal 13 al 17, dove si racconta della nascita della figura del sacerdote, immagine di Gesù Cristo, sembrava così naturale!! Così il primo schema alquanto asettico si è arricchito di spunti di meditazione.

Con Lilly ci siamo messe alla ricerca di una immagine che potesse presentare e chiarire il tema del concerto sulle locandine e sul libretto dei canti del concerto: Gesù che chiama…e infine il titolo: Festa con voi, per voi …e in Lui richiamando il senso ultimo della scelta non solo dei religiosi ma anche di noi cristiani, e il finale di ogni preghiera eucaristica.

Quello che mi ha mosso sul serio è stata proprio la necessità impellente di ringraziare col canto e la preghiera i nostri amici che ci hanno o ci stanno accompagnando nel nostro cammino cristiano. Dalle suore salesiane che tante di noi già all’asilo hanno guidato, dalle suore che ci hanno istruite nella catechesi e nell’oratorio a sant’Anna e ci hanno visti diventare educatori, alleducatori e animatori; ai nostri sacerdoti, cappellani militari, cappellani carcerari, parroci, coadiutori, diaconi, frati, padri, missionari che hanno collaborato o ancora collaborano con noi o si sono messi a nostra disposizione per le nostre varie iniziative ed esigenze; un gruppo nutrito di persone che stanno sempre nel nostro cuore e che avevamo bisogno di ricordare e di ringraziare.

A fine maggio ho mandato tantissimi inviti per allestire questo concerto, a cui il coro ha aderito con entusiasmo, in tante parrocchie o realtà dove vivono ora i nostri amici festeggiati.

Purtroppo tutto il nostro entusiasmo non ha smosso come volevamo gli animi dei nostri amici. Mentre i nostri due parroci, delle comunità a noi più vicine, si sono mossi esageratamente presto, costringendoci a mettere in piedi il concerto in fretta e furia per essere in grado di farlo quando richiesto, per gli altri c’è stata la mancanza di possibilità di attuare il progetto, non voglio pensare all’indifferenza…..

Fatta la preparazione della scaletta e preparati i brani a livello vocale e avendo delegato la gestione di libretti e locandine e Liliana e avendo la certezza della presenza del nostro fonico di fiducia, Roby, ho dovuto affrontare l’ostacolo più alto: trovare i musicisti che mi affiancassero nell’accompagnare e arricchire i brani.

E’ stato un’odissea a cui hanno partecipato anche i coristi con vari amici che hanno rinunciato spacciandoci per semi professionisti dopo averci sentiti provare. Finalmente abbiamo conosciuto Roberto, grazie alla nostra amica Barbara, che ci ha permesso di avere le percussioni ad accompagnare i brani (sostituito all’ultimo concerto da Paolo che non si è lamentato di prove assillanti e delle due ore di viaggio per giungere in quel di Segrate). Con i chitarristi-spalla è stato più complicato. Purtroppo il mio braccio destro Sebastiano è riuscito ad essere presente solo a una data. Fortunatamente al primo concerto ho ritrovato un’amica di lungo corso , Claudia, e poi dopo vari tiri e molla, ho costretto Elena e la mia giovane allieva Giulia, a venire a supportarmi negli ultimi due concerti. Questo ci ha insegnato che è meglio arrangiarsi da soli perchè c’è sempre il rischio che all’ultimo qualcuno ti molli senza troppo preavviso.

Durante questa esperienza, noi, coretto liturgico e al massimo di animazione, siamo cresciuti non poco. Anche Giorgio, ultimo arrivato, ci ha lasciati di stucco all’ultima uscita! Si cresce sempre, basta lasciarsi plasmare e sapersi mettere in gioco!

Non ci ha fermato niente: né il tempaccio del primo concerto all’aperto dove abbiamo evitato un temporale; né il caldo esagerato di luglio nel teatro di Sant’Anna; né l’acustica sconclusionata e di difficile lettura della chiesa di Olgiate e neppure l’abbandono del fonico e nemmeno il traffico che ci ha rallentato in quel di Segrate: niente poteva frenarci nel nostro obbiettivo: diritti alla meta!

Quello che mi ha meravigliato non è stata la performance del coro e nemmeno dei musicisti che conoscevo od ho imparato a conoscere cammin facendo (la qualità dei miei coristi le conosco da sempre!) ma ciò che mi ha impressionato è stata la reazione di chi ha vissuto con noi queste serate. Mai un commento scontato! Mai parole solo per elogiare! Ma persone pronte a raccontarci come quella serata le avesse colpite nel profondo e sentissero l’esigenza di ringraziarci per l’energia donata e il bisogno nato in loro di aprirci il loro cuore per ricambiare quanto ricevuto.

Abbiamo incontrato gente sconosciuta o gente conosciuta da sempre o nostri amici musicisti con cui collaboriamo in vari momenti dell’anno: tutti sono rimasti impressionati e piacevolmente sorpresi di ciò che avevamo da comunicare e sul come l’abbiamo fatto.

Peccato che tanti amici non ci hanno dato modo di mostraci come realmente siamo, senza filtri, con la gioiosa voglia di coinvolgere, di far capire quanto può essere profonda l’amicizia che nasce e cresce nell’amore di Cristo!

Grazie a tutti i coristi e ai musicisti che si sono succeduti, fonici e amici (anche i miei genitori) che hanno permesso tutto questo.

Certamente da sola non avrei fatto proprio niente!

Invece mi sono ritrovata a raccontare la nostra vita ed esperienza agli altri, a coinvolgere, a guidare, ad esortare e spiegare cosa significa per noi essere cristiani.

Grazie per la fiducia che avete avuto in me e in questo progetto; grazie alla vostra capacità di lasciarvi guidare da una come me!

Sicuramente tutti noi ne siamo usciti più uniti e fortificati da queste serate e un po’ anche più malinconiche e dispiaciute per non aver potuto portare questo messaggio agli amici religiosi per cui questa cosa ha preso vita!

Troppo pochi ne abbiamo raggiunti!

Ragazzi: lo Spirito soffia, ma se non issate le vele, non si muove nulla!!!!

 

Alla prossima!!

Grazie a tutti!!!

 

 

Sandra

 
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