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« ecomaratona delle madonie | come si capisce che un p... » |
Questi sono gli appunti del 2007 pochi giorni dopo l'ecomaratona
Erano passati tre
giorni dalla impresa che lo portò ad uscire dalla generosa polizzi, per
attraversare piano noce, scalare timpa di mendola, raggiungere piano
cervi, scendere alla piana di quacella costeggiando un enorme anfiteatro
carsico.
Il vallone con gli antichi abeti rimasti appena in trenta in tutto il
mondo era bordato di rocce aguzze, e in alto si stagliava il santuario
dal quale cominciava la discesa per il paese.
Erano passati tre giorni ma l'impresa e quella discesa percorsa come un
diavolo, col peso in avanti, con i piedi che cercavano appoggi tanto
veloci quanto instabili sulle pietre aguzze e malmesse, sui fossi, le
buche, i rami, si ripresentava ad ogni passo.
Erano passati tre giorni e quei passi sembravano quelli dei paladini di
francia. No, non quelli veri di carne e ossa, o di qualli immaginati
dall'Ariosto, quelli del teatro dei pupi con i movimenti legnosi eppure
eroici.
Erano passati tre giorni da quando i quadricipiti avevano attaccato con ferocia quella discesa. Ma che ora avevano il loro da fare a digerire l'immane fatica. La corsetta del
lunedì, la nuotata blanda del martedì, l'altra corsetta del mercoledì,
avevano contribuito solo in parte a permettere di scendere i gradini un
pochino meglio, ma sempre con fare da compadrito de Villa Urquiza.
Eppure verrebbe voglia di iscriversi all'altra impresa sull'Appennino Emiliano
a saggiarne un'altra di ecomaratona, per poi camminare di nuovo come un
legnoso Rinaldo, ma sempre meglio che Tano di Maganza!
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