critica distruttiva

Non è detto che se un'idea sia buona ed innovativa la prima volta, riproporla una seconda sia proficuo. Nel cinema infatti spesso è così. Peccato, perchè dopo aver visto Doppia ipotesi per un delitto la sensazione di déjà vu è fortissima, si percepisce qualcosa di trito che lascia l’amaro in bocca. Ma cosa?
Diciamolo subito: la campagna pubblicitaria che accompagna la proiezione nelle sale di quest’opera è il vero passo falso, infatti si cerca di attirare lo spettatore dicendogli: “se vieni a vedere questo film, ti sembrerà di assistere a I soliti sospetti”. Grosso errore questo. Lo spettatore più attento allora si presenta al cinema pensando immediatamente di fare il confronto e questo risulta impietoso. Poche parole: una copia sottotono. Per il resto il film è costruito passo passo sui flashback, sull’idea di mettere poco a poco insieme i pezzi del puzzle fino al completamento finale, di farti credere una cosa per poi portarti su tutt’altra strada, nonostante il tentativo di confondere lo spettatore, al minuto 50 si riesce a chiudere il cerchio capendo tutto quello che c’è da capire.
Gli elementi che il film ci consegna sono: un morto, un’entità paragonabile a Kaiser Sose, agenti di cui sospettare e moventi da ricercare.