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Post n°117 pubblicato il 21 Settembre 2009 da cucinavistamare
 

 

LA RACCOLTA DEL RISO: LE MONDINE

 

 

Dalla risaia al web, risuona l’eco dei canti delle mondine

La raccolta del riso è stata una prerogativa - fino ai primi anni Sessanta del secolo scorso-di gruppi di donne provenienti dai territori circostanti, dal Piemonte, dalla Lombardia, dal Veneto e dall’Emilia Romagna, che raggiungevano la pianura del riso ogni anno ai primi di maggio, per la “stagione della monda”. Le mondine svolgevano un lavoro faticosissimo con le gambe nell’acqua, la schiena curva, le mani sporche di fango, tormentate da zanzare e tafani. Erano perlopiù giovanissime (alcune avevano appena dodici, tredici anni); quelle che avevano già compiuto i trent’anni, venivano chiamate dalle altre “le anziane”. Per fare le mondine molte giovani donne lasciavano la propria casa e la famiglia, andando a stabilirsi per un tempo indefinito in una zona sconosciuta, dove le uniche relazioni sociali erano quelle che si stabilivano tra loro; si trattava di contadine, provenienti dalla dimensione storico-sociale della pianura padana, caratterizzata dalla seconda metà dell’800 da una forte crescita demografica con eccedenza di manodopera nelle famiglie mezzadrili. Immerse nell’acqua fino al ginocchio, con le braccia e le mani bagnate, nei mesi di giugno e luglio le mondine dovevano poi sopportare il caldo e i miasmi. Le condizioni di lavoro rendevano le risaiole precocemente vecchie e deperite, molte si ammalavano e restavano segnate a lungo da questa esperienza di sfruttamento.  Il lavoro fianco a fianco, la condivisione degli spazi di ristoro e delle rivendicazioni per migliori condizioni di lavoro contribuirono allo stabilirsi di un sodalizio forte e duraturo; le donne iniziarono ad intessere narrazioni e storie legate alla vita di risaia, e il paesaggio delle colture allagate risuonava per alcuni mesi dei loro canti. Su melodie notissime - dal coro alpino a quello contadino, dalla canzone di tradizione anarchica a quella socialista - si cantavano non solo il lavoro spossante o la malinconia per la distanza da casa, non solo gli amori e la vita quotidiana - ma anche l’odio per i potenti, di solito rappresentati dal padrone e dal parroco, e la consapevolezza di una propria forza ed alterità rispetto al mondo maschile. I canti delle mondine rielaboravano i classici canti del lavoro o di lotta sindacale, di marcette militari, con elementi di satira e di ironia . Negli anni Settanta, in pieno revival folkloristico, i canti delle mondine divennero oggetto di studio di musicologi, antropologi, studiosi della cultura orale. Ma furono le stesse mondariso a mantenere vive le tradizioni legate alla propria esperienza: il gruppo ” Mondine di Valle Lomellina“, ad esempio, si dedica ancora oggi alla memoria storica e culturale dell’epopea della coltivazione del riso. Il coro delle mondine di Novi, invece, è attivo da circa trent’anni: hanno un sito web in cui si definiscono gruppo di “canterine”, perché senza conoscere la musica cantano in modo spontaneo, interpretando se stesse, ed organizzano spettacoli e concerti per raccontare storie ed esperienze anche personali. E ancora, è in corso un progetto multimediale e collettivo dal titolo ” Mondine - di madre in figlia” con l’intento di raccontare una storia abbattendo il confine tra autori e pubblico. Si tratta di un’occasione per capire quanto sia ancora viva l’energia delle mondariso e per partecipare attivamente alla ricostruzione di un pezzo di memoria.

 

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