Creato da EnricoDC_gallery il 15/12/2006
ma porca miseria, è mai possibile che bisogna urlare in questa casa?!? appunti di un artista vicentino

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Ultimi Commenti


 
Egure
Egure il 28/05/10 alle 16:54 via WEB
In fondo, Enrico, è un po' come se stessi facendo un puzzle..già. L'arte è cambiata perchè è cambiato il suo significato produttivo, secondo me. Un processo lento e secolare; ma l'arte è nata come espressione e organizzazione della società e dei mestieri medievali, rinascimentali per poi autocelebrarsi e legittimarsi come efficace referente dei sostrati alti, e quindi la cultura e la connessione "arte-meccanica e teoria del pensiero" si è formata. Così è nato il sovrappiù economico dell'oggetto artistico. Nel tempo si è evoluto anche questo di concetto e credo che dall'illuminismo in poi la coscienza della società abbia portato al concetto di arte popolare, prezzabile, categorizzabile e riproducibile. Nella nostra epoca l'arte è affiliata ad ogni altro mezzo comunicativo, ed è politica, viva, sociale, strumento di propaganda, ma sempre secondo me, non si può intendere sia arte come un quadro pittorico. Sono mondi e necessità differenti. Penso sia un mio limite comunque, con l'arte contemporanea..perchè anche le lettere sono produzione artistica. Vorrei chiarire che l'arte può essere tale anche se immateriale, non intendo sia quello il discrimine. un saluto E. da E.
 

 
Egure
Egure il 28/05/10 alle 16:44 via WEB
Effettivamente concordo; in fondo esprimere l'arte è un po' fare amicizia con se stessi, gli altri e ciò che si ha intorno. Personalmente l'amicizia non ha valore economico, quindi attribuire prezzo ad un sentimento quale quello artistico è difficile e sorge un umano imbarazzo. A presto, E.
 

 
EnricoDC_gallery
EnricoDC_gallery il 03/05/10 alle 16:11 via WEB
ecco vedi, è proprio questo il punto. Secondo me un conto sono le influenze che determinano il percorso artistico di un soggetto, un'altra cosa sono le potenzialità dell'artista che vengono fuori comunque. Nel senso che forse un Van Gogh ai giorni nostri non avrebbe fatto il pittore di girasoli ma sarebbe stato un personaggio altrettanto estroso, cioè comunque sarebbe emersa la sua capacità artistica.. Io dico sempre che se uno ha una Ferrari in garage... è impossibile non usarla. Poi la notorietà che regalano le coincidenze della storia.. beh su quello non ho niente da dire..
 

 
EnricoDC_gallery
EnricoDC_gallery il 03/05/10 alle 11:58 via WEB
eh, succede anche a me. E' normale. Nel senso che non sai mai quanto chiedere. E qualsiasi cifra sembra fuori luogo. Per un semplice motivo, cioè che l'arte insita nell'opera non si misura col tempo perso e nemmeno col costo dei materiali e quindi spesso non può essere capita. Regalarla può essere giusto, ma solo se l'opera è desiderata dall'altra parte. Altrimenti è un po' un rischio. Oggigiorno esiste un solo modo per far circolare l'opera ed è quello della compravendita. Ma se ci pensiamo potrebbe essere utilizzata un'altra moneta probabilmente più valida. Uno scambio di arte alla pari come facevano i pittori nell'800. Tu mi offri vitto e alloggio o altro e io ti regalo un quadro.. sarebbe più bello, no?
 

 
fossing
fossing il 01/05/10 alle 14:03 via WEB
All'inizio dici che, vendere una propria opera d'arte e' gioia grande. Forse sarò anormale, ma per me e' sempre stato traumatico: al punto da sentirmi quasi un ladro, un truffatore. E proprio per questo, ho deciso di non vendere piu' nulla. Credo, che la gioia più grande, sia il fatto che qualcuno apprezzi la tua opera: molte volte ho provato un senso di profonda gioia regalando i miei quadri, piuttosto che venderli. Molto interessante il tuo blog...Ciao.
 

 
Egure
Egure il 30/04/10 alle 21:10 via WEB
Ammesso che l'idea di Vincent programmatore pazzo di photoshop è mirabolante e geniale.. non stai pensando quadrimensionalmente alle intenzioni della storia. Scherzi a parte: Van Gogh non sarebbe stato chi è, oggi, vivendo e assorbendo i costumi del nostro tempo, si sarebbe sviluppata un'altra personalità, non riferibile all'artista sperimentatore di luce, colore e prospettive che abbiamo conosciuto. Ogni tempo conosce i suoi artisti nella misura in cui il suo tempo permettere di definirli tali. Ma..mi riservo di scrivere altro, magari ci penso su..di mattina che si ragiona meglio. Saluti carissimi e vivissimi,E. buon primo maggio!
 

 
habral
habral il 27/03/10 alle 00:44 via WEB
complimenti enrico. hai visto il mio nuovo blog wripainter.wordpress.com
 

 
Egure
Egure il 16/03/10 alle 19:27 via WEB
E c'era un articolo anche su di lui, sullo scorso Venerdì, l'hai visto?
 

 
Egure
Egure il 13/03/10 alle 12:56 via WEB
La tua idea di arte, caro Enrico, è stupendamente democratica e a mio avviso riassume in sè il significato stesso dell'opera d'arte: l'urgenza del pittore, artista, scrittore, poeta di comunicare e comunicarsi. Penso che all'artista interessi in primis questo dialogo d'intenzioni dirette con gli altri, offrire il suo punto di vista e mettersi in comunicazione con il resto. La soddisfazione materiale della compravendita è un atto aggiunto, necessario per sostentarsi, ma collaterale all'esperienza e bisogno primario di comunicazione che porta l'artista ad essere tale ed esprimersi con questi mezzi. Altrimenti avrebbe potuto fare il panettiere, l'impalcatore, il bigliettaio, bibliotecario (con tutto rispetto parlando per ogni altro mestiere,sono esempi) e stare altrettanto al pubblico. Invece ha scelto l'arte perchè questa è mezzo per scommettere su di sè e rendersi pure assai vulnerabili col prossimo. L'artista è un gran rischiatore, per come la vedo e la vivo io..è un giocatore d'azzardo incallito, impellente il suo bisogno di conoscersi e per farlo la fiche che punta è sempre se stesso. Riguardo il discorso copia, non c'è niente di male ad averne, perchè sul loro valore materiale e morale si può discutere e ad oggi lo si fa, a livello idealistico (vedi L'era della riproducibilità tecnica di Walter Benjamin). Ma penso vadano distinti i due fronti: dalla copia si ricava la stessa soddisfazione, colori, forma, soggetto sono identici - seppure c'è più interesse che nel comprare un cuscino dell'Ikea - ma l'aspetto che rende intrinsecamente necessario il legame con l'orginale, secondo me passa dall'aver direttamente partecipato o addirittura stimolato il processo di creazione dell'opera nell'artista. Quando si crea un legame, c'è uno scambio proficuo, a volte anche sentimentale..è chiaro che il possesso dell'opera acquista un altro valore, senza il quale sarebbe come possedere l'oggetto senza la sua anima. O più concretamente parlando, senza la sua "ragion d'essere", che appunto è entrata nella nostra storia, ci ha coinvolti, cambiati, fatto riflettere. Non è come vedere opere in un museo, delle quali ci si può invaghire, ci possono cambiare, come tu dicevi -uscendo da una mostra scopriamo un nuovo modo di pensare e abbiamo bisogno di testarlo, qualcuno o qualcosa interiormente ci ha lanciato una sfida e noi dobbiamo puntare ancora.- Il legame che si sviluppa con una mostra è comunque indiretto, però: una finestra su un passato di vita di qualcun'altro. Siamo solo silenziosi spettatori di passaggio. Il possesso dell'originale è giustificato dal rapporto artista committente, così com'era in passato. In cui tra i due si sviluppava un mutuo scambio e muto rispetto. In fondo, E., è un po' quello che mi dicevi anche tu: tu stesso non hai voglia di omaggiare qualcuno di una tua opera se non per un motivo interiore? Dimmi se ho capito male. Bello questo tuo intervento, ti ringrazio di avermi stimolato a fare queste riflessioni. Una buona giornata, ad E. da E.
 

 
EnricoDC_gallery
EnricoDC_gallery il 17/02/10 alle 16:10 via WEB
è proprio questo il punto. Tutti possono avere un'opera di Picasso in casa (una copia), tutti ne possono godere sebbene l'originale ce l'abbia solo una persona al mondo. Non è bella questa cosa questa? Per questo mi verrebbe da dire che lo scopo dell'artista non è quello di vendere il "pezzo" al prezzo più alto, ma semplicemente di far passare la propria arte attraverso il maggior numero di utenti possibile..
 
 
 
 

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