DarkSoulLa mia vita dopo la tossicodipendenza |
L'abuso della droga non è una malattia, ma una decisione, come quella di andare incontro ad una macchina che si muove. Questo non si chiama malattia, ma mancanza di giudizio. (Philip Dick, da “Un oscuro scrutare”, 1977)
Comprare droga è come comprare un biglietto per un mondo fantastico, ma il prezzo di questo biglietto è la vita.
ORA SONO LIBERO
Il mio passato ed il mio errore sono sepolti senza nome e senza ricordo.
PENTIMENTO
Io rimpiango
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Post n°107 pubblicato il 05 Febbraio 2011 da mygangsta
Dal giorno dell'incidente, sua madre non era più stata la stessa. Era uscita dall'ospedale che non si reggeva in piedi, invalida per tutta la vita, sospinta mestamente dalla sorella; aveva insistito per non tornare subito a casa ed era andata a vivere da un'amica che aveva la fama di "nascondere qualcosa". Lui non aveva ottenuto il permesso di andarla a trovare perchè "Non voglio che tu mi veda in queste condizioni" ripeteva ogni volta la madre al telefono; e così erano passate almeno tre settimane. Una sera, qualcuno bussò alla porta: il ragazzo (che viveva solo dopo il divorzio dei genitori), dopo un attimo di esitazione, andò ad aprire e quasi gli venne un colpo: sulla soglia stava la madre, in piedi, sicura di sè e sorrideva. Subito, gli si avvicinò e lo abbracciò con trasporto ma le sue mani non erano calde come una volta e il suo sorriso era ermetico su quel volto troppo pallido. Entrò in casa con naturalezza, cominciò a rassettare, disfò i bagagli, il tutto senza dire una parola ma con quel sorriso distante sulle labbra increspate. Il figlio la guardava meravigliato e non osava quasi respirare dinnanzi a quel, come chiamarlo, miracolo? Quando la madre parlò la sua voce risuonò, per un solo e probabilmente ingannevole istante, diversa, come ovattata. O no? Si congedò per la notte ma dalla sua camera la luce non venne spenta fino alle prime luci dell'alba, quando lei scese in salotto e iniziò a vedere la tv, più sveglia che mai. "Tesoro, mangia pure quello che vuoi" disse poi al figlio senza staccare gli occhi dallo schermo. "Sono io che non aspetto te o sei tu che non hai aspettato me a pranzare?" chiese lui, guardando la madre con diffidenza. Lei ebbe una risata isterica, poi scosse la testa: "Io non ho aspettato te" disse con una lieve incertezza nella voce e si girò dall'altra parte avvolgendosi nel pile preferito. Il ragazzo non la degnò più di uno sguardo e iniziò a mangiare senza accorgersi che lei rimase voltata soltanto per la durata del pasto. Infatti, poco dopo, si girò di nuovo verso il figlio e, minacciosa ma distante, chiese: "Hai smesso con quella roba??". "Non sperarci" fu la risposta accompagnata dalla porta del salotto che sbattè con violenza. Uno strano bagliore balenò per un istante negli occhi della donna... O era un riflesso del sole? Impossibile perchè, fatto strano, le serrande erano ancora abbassate all'una del pomeriggio. Fine prima parte. Continua... |
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