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Post n°460 pubblicato il 11 Ottobre 2019 da Hanahr

Ultimamente mi sento particolarmente sola.
Non che sia una novità, non sono mai stata una compagnona. Ma anche quando mi trovo con qualcuno mi sembra di non essere ascoltata, capita o apprezzata.
Credo di essere sempre stata una persona molto supportiva, la classica amica con cui si può parlare e a da cui si può ricevere un consiglio.
Mi è sempre piaciuto questo ruolo e forse incosciamente l'ho sempre ricoperto in ogni circostanza.
Non lo dico per ottenere chissà quale gratificazione o dei complimenti, penso che sia un dato di fatto.
Eppure occupare questo posto ci mette spesso nella situazione di essere quelli che ascoltano, ma quasi mai quelli che vengono ascoltati.
Di solito non lo vivo come un problema, sono una persona per natura introversa e da sempre per me è molto difficile parlare apertamente di ciò che mi fa soffrire.
Ora mi sono accorta che anche se volessi farlo, non avrei quasi nessuno con cui farlo.
Non è che mi manchino gli amici, non sono molti, ma li ho, ma tra questi non mi viene in mente quasi nessuno che davvero si potrebbe mettere seduto lì per ascoltare, ascoltare davvero, ciò che mi fa soffrire, ciò che mi tormenta, ciò che mi angoscia.
Oltre a ciò, ho sempre più la sensazione di essere invisibile, inutile, e per nulla valorizzata.
Non sono il tipo di persona che anela apprezzamenti e complimenti, quanto meno nel 90% dei casi, ma ogni tanto sarebbe bello riceverli, soprattutto da coloro che ritengo siano tra le persone più care.
Proprio ieri è capitato un episodio che mi ha fatto riflettere. Una mia amica mi aveva chiesto delle informazioni su come effettuare un certo tipo di lavoro. Ovviamente mi sono attivata per aiutarla, dopodiché siamo andate a pranzo insieme e lei per ringraziarmi mi ha offerto il pranzo.
Niente di strano direte voi, è in effetti è così, ma quando siamo arrivate alla cassa e lei ha detto che mi avrebbe offerto il pranzo come ringraziamento io ero davvero sorpresa, perché per me quello che avevo fatto non era certo qualcosa che meritasse un ringraziamento, era naturale, l'ho fatto in pochi minuti e volentieri.
Così ho colto l'occasione per riflettere. Possibile che io ritenga così ovvio aiutare gli altri e così immeritorio ciò che faccio da sembrarmi strano e sorprendente se qualcuno mi ringrazia?
Sono così abituata a sentirmi scontata, a vivere ciò che faccio come qualcosa di scontato, da non riuscire a riconoscere che ciò che faccio ha un valore? Come sono arrivata al punto da svalutarmi tanto da non comprendere che ho un valore anche io?
Come sono arrivati gli altri a dare tanto per scontato quello che faccio, tanto da non comprendere che anche io ho bisogno di sentirmi gratificata?
Vivo ogni attimo della mia vita con un tale senso del dovere inculcato in testa che ogni cosa che faccio per me è banale, dovuta, obbligata e quando capita che qualcuno mi ringrazi, o mi faccia un complimento, semplicemente non ci credo, non lo accetto o addirittura mi sorprendo.
Sono così tanto incapace di vedere le mie qualità che per la maggior parte delle volte trovo del tutto naturale non essere ringraziata, non essere gratificata, non essere apprezzata.
E a volte questo bisogno di riconoscimento diventa spasmodico, doloroso, agonizzante.
A volte non diamo abbastanza importanza a quello che fanno gli altri per noi, lo troviamo scontato. Siamo spesso troppo egoisti, troppo centrati su noi stessi per capire quanto anche gli altri abbiano bisogno della nostra considerazione.
A volte l'angolo maligno e cattivo della mia anima ha solo voglia di rinfacciare ogni singola volta che mi sono asservita agli altri, sacrificando i miei bisogni per andare incontro a quelli degli altri, ogni tanto vorrei sputare tutto il mio veleno, poi rinsavisco e seppellisco.
Ma fa male.

 
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