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Bruno e Galilei. Hercules. Tradizione e innovazione, Palestrina in tablette. Stregoneria cibernetica

Post n°790 pubblicato il 08 Settembre 2014 da giuliosforza

 

 Post 746

 Bruno e Galilei.

Nella mia vita, quanto ho venerato e lodato il Nolano, altrettanto ho odiato e vituperato il Pisano, non certo in quanto Genio ( come si può vituperare un vide / sotto l’etereo padiglion ruotarsi / più mondi e il sole irradiarli immoto / onde all’Anglo che tanta ala vi stese / sgombrò primo le vie del firmamento?) bensì in quanto uomo, reo ai miei occhi di codardia e di vigliaccheria. Ora riconosco che usare gli stessi criteri di giudizio per i due casi non ha senso. Uno scienziato è Galilei che sul piano dottrinale, quello dei fondamenti etici e metafisici della fede (di fronte ai quali la questione dell’eliocentrismo  ha minimo rilievo) non ha in sostanza messo in discussione nulla. Credente è e credente rimane, prima e dopo le sue teorie astrofisiche ed il suo cannocchiale. Egli può dunque, per esser lasciato in pace e continuare tranquillamente le sue ricerche, cedere a Bellarmino, ben conscio che contra factum non valet argumentum e che la cecità mentale degli aristotelici sarà ben presto smascherata dalla evidenza scientifica. Fa dunque bene Galilei  a non intestardirsi, non ne va eccessivamente della sua dignità. E fa bene a decidere di vivere, per continuare la sua ricerca, che è la sua battaglia. Egli non ha bisogno di sceglier la morte per testimoniare la sua verità. Nuocerebbe solo alla scienza e darebbe una inutile soddisfazione all’Inquisitore.

Ben diversamente stanno le cose per Bruno. La sua visione del mondo, dell’Universo, di Dio, sconvolge alla radice i fondamenti della Vita e della fede. Egli non contesta solo una marginale affermazione biblica che ricalca la maniera rozza ed empirica di esprimersi della gente, egli contesta alla base tutto il depositum fidei, non è, non mi stancherò mai di ripeterlo, un semplice eretico, egli è un apostata totale che ad una visione teologico-metafisica, e di conseguenza etica, una ne contrappone  perfettamente contraria: alla trascendenza  l’immanenza, al pluralismo delle sostanze il monismo, al monoteismo il panteismo. Egli sconvolge le menti e le coscienze, apre ad una nuova visione intellettuale religiosa politica etica estetica, egli opera non una semplice revolutio orbium coelestium ma la globale autentica revolutio, quella  mentium  terrestrium. Egli non può cedere senza negare tutta la “nolana filosofia”, senza autodistruggersi e con sé distruggere la sua metantropologia e la sua metanoesi quae nova faciunt omnia. Egli non può pensare come un dio e vivere come un filisteo. Egli deve morire, ut testimonium perhibeat veritati, la sua verità.

 *

Hercules

Come un bambino vado a vedere il film attratto dal titolo. E dall’ambientazione (reale o immaginaria?), che è l’antica Tracia, la regione che svisceratamente amo perché ebbe l’Orpheus orphanòs, figlio di Oiagros, colui che vaga nella solitudine dei campi, che sulle rive dell’Ebro lacrimando canta Euridice per poi, sbranato dalle menadi o dissoltosi in pura melodia, essere assunto fra gli dei;  perché ebbe Tomi che ebbe la vita e la morte del primo Imaginifico, Ovidius Naso de stirpe Sabella; ed ha le belle e colte mie collaboratrici domestiche con le quali discorro di Vintila Horia e Mircea Eliade e Joan Petru Culianu ed Eugen Jonescu in arte Jonesco e Roman Vlad e Lucian Blaga.... Ed ebbe l’infame re Cotis l’usurpatore  per il quale l’ingannato semidio combatté affrontando la suprema ed ultima non prevista fatica. Mi diverto, proprio come un bambino, non facendo caso alle mille ingenuità che ne costellano sceneggiatura e scenografia. Vi condurrò i  miei tre Pan-ini,  nei quali, rinato, riconquisto la mia infanzia negata.

  *

  Un mio allievo d'università, amico di vita e di rete, uno dei tanti che alle mie provocazioni bruniane nicciane  d'annunziane, in sostanza neo pagane, reagirono rafforzando in sé la fede, dopo essersi con me laureato si è fatto prete e, pur venendo da studi tecnici, o forse proprio per questo, ha grandissime curiosità umanistiche. Conservatore in dottrina e liturgia (in quanto tale degno della più alta ammirazione da parte di un non più credente il cui principio è quello, radicale, del ‘o dentro o fuori, o tutto o niente’, poiché pretendere da una chiesa come la cattolica di sfigurarsi adattando ai gusti del tempo il proprio contenuto di fede è ridicolo, prima che insensato-), è per il resto apertissimo, da persona intelligente qual è, alle innovazioni tecnologiche, e su fb ha pubblicato una foto che lo ritrae in veste di tenore del Coro Liberiano (quello di Santa Maria Maggiore, uno dei più antichi di Roma oggi diretto dal Maestro Miserach preside dell'Istituto di Musica Sacra) mentre, con un collega, segue su una tablette la partitura del brano che si sta provando, col commento: “Tradizione e Innovazione”.

Peccato non abbia inserito la registrazione. Si trattasse di Palestrina, che in quel coro cantò e quel coro diresse?! Pensate, un Pierluigi in tablette, che provocazione per tutti i bellarmini del mondo, che goduria per tutti  i bruni, e i lulli, del mondo! Non fu forse. il diabolico  Nolano, anche un antesignano della cibernetica? Non furono e sono sue reincarnazioni i Pascal, i Leibniz, gli Schickard e tutti i moderni teorici e tecnici delle discipline virtuali? )

Accusa aggiuntiva per un secondo rogo: stregoneria cibernetica.

________________

Chàirete Dàimones!

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 

 
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