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Riflessione filosofico-poetico-musicale

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Da Novalis a D'annunzio al Dojo di aikido del Maestro Dionino Giangrande

Post n°981 pubblicato il 13 Aprile 2018 da giuliosforza

Post 901

Profluvie di parole al Dojo di Aikido di Dionino Giangrande. Come avviene quando si apre una diga dopo un lungo periodo di accumulo, diedi la  stura ai miei pensieri rischiando di travolgere e di annegare con essi e in essi me stesso e il mio eletto pubblico.  Lo sproloquio, perché di un vero e proprio sproloquio infine si trattò, aveva per titolo I Discepoli di Sais e il discoprimento dell’Isi velata . Un percorso mistico  dia-meta-paranoetico da Novalis a D’Annunzio, due ore di intricate redole verbali attorno a un sentiero per sé linearissimo, diretto all’illustrazione di un semplice assunto: le cose migliori del mondo non essere cose, l’essenza delle cose essere il Mistero, mistero ontologico partecipabile (dalla marceliana ragione partecipativa), non dimostrabile (dalla ragione oggettivante). E la principale strada (do) all’Essenza (ch’è armonia –ai- ed Energia –ki- del Tutto) essere, con (raramente) l’amore e (raramente) la fede, l’Arte in generale e la Poesia (Novalis: mistero sono le cose, e sta alla poesia svelarlo; D’Annunzio: l’Arte sforza il mondo a esistere) e la Musica (Marcel: La musique dit vrai, la musique seule) in particolare. Oupanishad, Tao, Zend Avesta, Bibbia, Platone, Plotino, Bruno, Pascal, Goethe, Beethoven, Novalis, Baudelaire, Rimbaud, Wagner, D’Annunzio, Onofri …chiamati a suffragare con la loro testimonianza il processo mistico che vede nell’attonimento panico, nell’estasi cosmica conseguente alla risoluzione della coscienza individuale nella Coscienza universale, nell’affogamento dell’io nell’Io assoluto, nella presa di coscienza  del proprio esserci nell’esserci di tutte le cose (tat twam asi, hae omnes creaturae in totum ego sum et praeter me aliud ens non est-), nell’oblio infine dell’arcana forma, della triste obliquità che pensa onofriane, e nel dissolvimento entro il polý pèlagos toû kaloû (il platonico ‘immenso oceano del bello’-l’isottiano ertrinken, versinken, unbewusst, höchste Lust) il suo culmine. Mistica sacra e mistica profana, cime d’Elicona e Carmelo coincidenti, amor sacro ed amor profano fusi in un atteonico bruniano  “eroico furore” umano-divino, come nell’estasi berniniana di Santa Teresa. Proposito improbo, percorso intricato. Ma in realtà nulla d’altro che pure suggestioni,  puri contagi, mi ero proposto, perché nulla di più ero e sono in grado di propormi nella mia azione didattica che concepisco tale solo SE scevra da ogni intenzione  didascalistica, non potendosi, me lo insegnò Giovanni Gentile, insegnare nulla a nessuno, un sapere non potersi trasmettere, potersi trasmettere solo un’informazione, che è come una derrata prima della sua consumazione ed assimilazione . Che se poi, contra spem,  il proposito  anche in minima parte si realizza, il merito va tutto a qualche  benevolo iddio.

Con mia grande sorpresa, gradito  dono del Maestro Dionino, memore forse delle mie passioni musicali senza pudore con altre esibite nei miei corsi universitari, un trio di piano, soprano e tenore fu chiamato a introdurre il nostro pomeriggio mistico  con l’esecuzione di due  delle diciassette romanze da Francesco Paolo Tosti composte su testi dell’amico di convento Gabriele  (il convento di Francavilla a Mare trasformato in cenacolo da Paolo Michetti, il pittore della grande tela de La Figlia di Iorio ora conservata nel palazzo della Provincia a Pescara, e  sicura ispiratrice del dramma omonimo dannunziano):  A Vucchella, un ‘divertimento’  delicato e giocosamente ammiccante, deliziosamente giocato su simbolismi tipicamente dannunziani , casti quanto sensuali; e l’ultima (Che dici, o parola del Saggio?)  delle quattro  canzoni d’Amaranta (la contessa Giuseppina Mancini,  una delle vittime, finita folle, del carnefice amoroso, coprotagonista del Solus ad Solam). Francesca Scorretti al piano. Filomena Forino soprano, Diego Caravano tenore, tutti e tre dojoisti, colmarono  delle loro note la grande sala del lasalliano Pio IX aventiniano, creando l’atmosfera più adatta all’evento e caricando il Vegliardo delle energie necessarie  per la gaudiosa … impresa. Un grazie al Maestro,  a Francesca, a Filomena, a Diego. Che le Muse continuino ad esser loro  amiche, li coinvolgano e travolgano nella loro danza, corifei l’Apollo solare,  Diòniso e Pan.

Sì comm'a 'nu sciurillo,
Tu tiene 'na vucchella,
'Nu poco pucurillo,
Appassuliatella
.

Meh, dammillo, dammillo,
È comm'a 'na rusella!
Dammillo, 'nu vasillo,
Dammillo, Cannetella!

Dammillo e pigliatillo,
'Nu vaso piccerillo,
'Nu vaso piccerillo
Comm'a chesta vucchella
Che pare 'na rusella
'Nu poco pucurillo
Appassuliatella.

 

Che dici, o parole del Saggio?

"Conviene che l'anima lieve,

sorella del vento selvaggio,

trascorra le fonti ove beve."

 

Io so che il van pianto mi guasta

le ciglia dall'ombra sì lunga...

O Vita, e una lacrima basta

a spegner la face consunta!

 

Ben so che nell'ansia mortale

si sfa la mia bocca riarsa...

E un alito, o Vita, mi vale

a sperder la cenere scarsa!

 

Tu dici: "Alza il capo; raccogli

con grazia i capelli in un nodo;

e sopra le rose che sfogli

ridendo va incontro all'Ignoto.

 

L'amante dagli occhi di sfinge

mutevole, a cui sei promessa,

ha nome Domani; e ti cinge

con una ghirlanda più fresca."

 

M'attende: lo so. Ma il datore

di gioia non ha più ghirlande:

ha dato il cipresso all'Amore

e il mirto a Colei ch'è più grande,

 

il mirto alla Morte che odo

rombar sul mio capo sconvolto.

Non tremo. I capelli in un nodo

segreto per sempre ho raccolto.

 

Ho terso con ambe le mani

l'estreme tue lacrime, o Vita.

L'amante che ha nome Domani

m'attende nell'ombra infinita.

 

E tanto per concludere con le provocazioni:

Il faut être toujours ivres (Baudelaire)

Un longue, immense, raisonné dérèglement de tous les sens (programma etico-estetico proposto da Rimbaud -ange ou démon?- al poète maudit)

P. S.

Casualità? Presentimento? Novalisiana Ahnung?

Recatomi dal fioraio qualche giorno prima dell’incontro in cerca di una pianticella  da sistemare in un angolo del pianerottolo di casa, optai per una pianta a foglie grandi e larghe, di cui non chiesi il nome. Ora lo so. Il suo nome è Amaranta, l’ ‘immarcescibile’.

 ________________

 

Chàirete Dàimones!

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 

 
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