Creato da giuliosforza il 28/11/2008
Riflessione filosofico-poetico-musicale

Cerca in questo Blog

  Trova
 

Area personale

 

Archivio messaggi

 
 << Settembre 2024 >> 
 
LuMaMeGiVeSaDo
 
            1
2 3 4 5 6 7 8
9 10 11 12 13 14 15
16 17 18 19 20 21 22
23 24 25 26 27 28 29
30            
 
 

FACEBOOK

 
 
Citazioni nei Blog Amici: 3
 

Ultime visite al Blog

CarmillaKgiuliosforzafamaggiore2gryllo73pino.poglianidiogene_svtPisciulittofrancesco_ceriniper_letteranorise1fantasma.ritrovatom12ps12patrizia112maxnegro
 

Ultimi commenti

Chi può scrivere sul blog

Solo l'autore può pubblicare messaggi in questo Blog e tutti possono pubblicare commenti.
 
RSS (Really simple syndication) Feed Atom
 
 

 

« L'Arcangelo Coclite in ...Una 'favola bella' »

MicroMega a Scienze della Formazione (Roma Tre). Voltaire, Romanzi e racconti.

Post n°1020 pubblicato il 01 Dicembre 2019 da giuliosforza

Post 941

  

   Povera e nuda vai Pedagogia…

   L’Aretino-Arquatense scrive Filosofia. Ma per un cultore, non necessariamente pedissequo, dell’Attualismo, non fa differenza.

   Leggo perciò con piacere di un interessante evento creato dal Dipartimento di Scienze dell’Educazione di Roma Tre (che ne va lodato) previsto per il 9  Dicembre nella sede di via del Castro Pretorio 20, e dalla nota rivista “MicroMega. Per una Sinistra illuminista” (espressione che mi suona tautologica, come se sinistra, pensiero critico e pensiero divergente non dovessero esser sinonimi - al qual riguardo mi permetto di rimandare al mio e di Ettore Laurenzano Educazione e Sinistra tra conformismo e liberazione, Bulzoni 1977 -) che presenterà per l’occasione il suo Almanacco della scuola: un pomeriggio dedicato al tema della  scuola qual è e quale in futuro dovrebbe essere: un argomento il più delle volte, sicuramente non questa, abusato se non vano, consunto e frusto (aggettivo che, se avvicinato all’avverbio latino frustra dal quale, sia ben chiaro, non discende, acquisterebbe un significato ancora più realistico) al quale ci si dedica forse per affrancarsi dalla fatica del pensare attuosamente (in  senso gentiliano dico) il presente, fuor del quale nulla è, e de nihilo, è risaputo,  nulla quaestio. Insomma  si ama consolarsi dei guai del presente fantasticando, ‘utopizzando’ (il verbo non esiste, ma  è in questo caso efficace) su quel nulla cui si dà il nome di futuro. A disquisire, sicuramente questa volta non invano, di scuola oggi e soprattutto domani al Castro Pretorio son chiamati eminenti intellettuali del momento, principi del ‘foro’ mediatico come Paolo Flores D’Arcais, Ernesto Galli della Loggia, Tomaso Montanari, che si confronteranno con gli interni Covato Bocci Corsini  e con l’urbinate Baldacci. Moderatori saranno Russo Spena e Cinzia Sciuto di MicroMega. Ad inaugurare e introdurre l’evento il rettore di Roma Tre Luca Pietromarchi e il direttore del Dipartimento Massimiliano Fiorucci. Invitato anche il ministro della pubblica istruzione.

   Se questo pazzo tempo meteorologico, così ben adeguato a quello storico, mi consentirà di portare a spasso il mio consistente mucchio di ossa antiche, mi voglio concedere il piacere di partecipare. Che il pensiero (la Pedagogia come, soprattutto – fremano le genti - scienza filosofica), fugato dagli attacchi talvolta feroci del neopositivismo scientista, stia per rialzare il capo e rivarcare le vietate soglie del Castrum? Nelle Pedagogia filosofica è posto per ogni sapere. Nei singoli saperi troppo spesso non è posto per essa. Micromega mi dovrebbe rassicurare, la rivista …per una sinistra illuminista!

 

*

   Due pensieri lugubri novembrini.

   I vivi non servono ai morti. I morti servono assai bene ai vivi e al loro mammona d’iniquità. Soprattutto se Santi ed Eroi conclamati.

   Davvero da invidiare il credente verace e coerente, di ogni fede, che esorcizza il timore e l’angoscia della morte con la speranza-certezza, (in quanto paolino-dantesca sostanza, parola forte, di cose sperate ed argomento, altra parola forte, delle non parventi – sperandarum substantia rerum et argumentum non apparentium) d’una vita imperitura post mortem. D’una vita personale, naturalmente, e non di quella impersonale, ridissolvimento nell’energia cosmica che tutte le cose sono. Ho pensato questi pensieri alle esequie di un amico, una di quelle persone ostinatamente credenti, ma che ebbero la ventura  di vivere in continuo turbamento di fronte a quel naturalissimo evento che è la morte, in totale incoerenza coi loro conclamati principi.

 

*

   Micromega  mi riconduce alla lettura di  Voltaire al quale, se non con minore maturità, certo con minor critico disincanto, avevo dedicato, come agli altri due illuministi così simili, così diversi, Rousseau e Diderot, molto tempo della mia giovinezza. I pregiudizi della mia formazione  e lo spirito meschinamente calunniatore, diffamatore e pettegolo  che fu ed è dei cronachisti - non oso dire storici - appigionati (un recente esempio ce lo offre Lucio Villari col suo libello su D’Annunzio e l’impresa fiumana, di cui per fortuna ben altre voci han celebrato in questo anniversario l’unicità e l’originalità) che ebbi a disposizione, avevano creato in me visioni distorte che dovetti in seguito molto faticare a raddrizzare, soprattutto nei confronti di monsieur Arouet de Voltaire. L’occasione d’un approfondimento, se non di una palinodia, si presentò quando nel 1988 dalla nuova Armando, la casa editrice succeduta, dopo la morte del suo creatore, alla gloriosa Armando Armando di via della Gensola, fui chiamato a introdurre e commentare per la scuole un Candido non tradotto da me, nel quale, pur  essendosi nel frattempo la mia visione allargata, qualcuno di quei pregiudizi sopravvive, minimi per la verità, soprattutto nei confronti della questione leibniziana (si Deus non est unde bonum, si Deus est unde malum?) e di altre opinioni degli scritti filosofici e storici, ai quali mi ero quasi esclusivamente in gioventù dedicato. Ora ho invece deciso di …sollazzarmi coi Romanzi e i racconti,  ove in progressione ironia, satira, sarcasmo, cachinno, caratteristiche voltairiane, sono essenziali al godimento sì, ma soprattutto all’approfondimento del pensiero di Colui del quale da Roland Barthes è stato felicemente  scritto (citazione dalla quarta di copertina): “Nessuno meglio di lui ha dato alla lotta della Ragione il ritmo di una festa”. L’edizione che ho tra le mani è quella della Biblioteca Mondadori del 1981, tradotta da par suo da Riccardo Bacchelli, l’infaticabile scrittore morto in povertà nel 1985, cui l’immensa produzione letteraria non aveva evidentemente molto fruttato, o per l’avarizia degli editori  o per aver egli avuto  le mani bucate; e come è noto fu proprio il suo caso a dare origine alla Legge Bacchelli, voluta  da Craxi, sì quello dell’”intellettuali dei miei stivali!” urlato dagli scanni del Parlamento, che prevedeva contributi vitalizi per personaggi più o meno illustri e meritevoli - uno dei quali, l’ultimo cronologicamente parlando, sarebbe stato l’Alda Merini nazionale. Anche nella mia curatela del Candido armandiano naturalmente qualcuno degli antichi pregiudizi velatamente faceva capolino che forse sarebbe svanito se avessi avuto l’opportunità di lavorare sulla traduzione bacchelliana e non su quella di una tal Maria Moneti. Scorrendo il Candido oggi nella interpretazione (ché di ciò, e non di una semplice resa alla lettera, si tratta) bacchelliana, mi riconfermo nell’opinione che dello scrittore m’ero fatto leggendo l’interessante studio dedicatogli da Jean Orieux nel suo Voltaire, uscito in Italia per la Lonanesi nel ’71:

   “Voltaire lo conoscono tutti. Ciascuno si è fatto una propria opinione di lui, pro o contro: è lo stesso. Quando ci si avvicina a lui tutto è chiaro, le piroette del personaggio, le sue grandi contraddizioni, i suoi giochi di prestigio danno la vertigine. Ogni gesto è nitido eppure il personaggio sfuma in piena luce. Scintilla da tutte le parti  ma esiste soltanto in riverberi…”.

   E più sotto:

   “La vita di Voltaire è un balletto. Il meno languido che si possa immaginare. E’ danzato assai spesso più da un fuoco fatuo che da un uomo: il primo ballerino è inafferrabile. Come si possono captare e fermare i riflessi di uno specchio danzante, di un diamante che si fa brillare sotto un lampadario? D’Alembert nel definire Voltaire ha riconosciuto che è indefinibile, lo chiamava il ‘Signor Multiforme’. Come far uscire da quella sbalorditiva molteplicità un personaggio unico, il signor Voltaire?”.

   Ho iniziato la lettura del volume mondadoriano col racconto breve Micromegas (sic, con la esse finale) e l’altrettanto breve Le crocheteur borgne, il facchino guercio. Esilaranti.

______________

   Chàirete Dàimones!

   Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 

 
Condividi e segnala Condividi e segnala - permalink - Segnala abuso
 
 
Vai alla Home Page del blog
 

© Italiaonline S.p.A. 2024Direzione e coordinamento di Libero Acquisition S.á r.l.P. IVA 03970540963