Creato da giuliosforza il 28/11/2008
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Dis-Incanti volume III. Gilberto Govi

Post n°1047 pubblicato il 20 Ottobre 2020 da giuliosforza

 

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   Si apre con questo post il terzo volume di Dis-Incanti. I primi due sono in questi giorni sotto torchio, detto in termini preistorici gutemberghiani (se ne vorranno i demoni cibernetici coi quali ormai strettamente convivo). Se ne prevede l’uscita (cofanetto di due volumi, 1200 pagine circa, cento cinquanta copie numerate non in vendita), entro la fine di ottobre. La stampa di quello che considero il mio testamento spirituale è il regalo che anticipatamente mi faccio per le feste di fine e inizio anno. Con esso chiudo la fase più lunga e determinante della mia vita, e ne apro un’altra la cui durata e la cui intensità sanno solo i benevoli Iddii. Sono contento. Frattanto prosegue il sogno del Vegliardo con i suoi vaneggiamenti, le sue dianoie, le sue metanoie, le sue paranoie, Quando si desterà dal sogno è ormai di poco conto. Visse e vivrà. Eterna è, nelle sue infinite metamorfosi, la Vita.

* 

   Negli anni Cinquanta  e i primi anni Sessanta fui a Genova e probabilmente mi capitò più di una volta di vedere qualche spettacolo di Gilberto Govi, che mi piaceva un mondo, al Politeama: le sue infinite maschere facciali, le sue inflessioni dialettali, le sue battute non avevano pari; solo forse  Eduardo era in grado di competere con lui: in ambedue maschera e volto erano intercambiabili, la maschera creava il volto, il volto la maschera. Ripenso a lui ogni volta che percorro Via delle Vigne Nuove a Roma, donde una stradina a lui intitolata (targa ormai quasi illeggibile per l’usura del tempo e l’incuria degli odonomasti comunali) scende a Val Melaina, parallela a quella intitolata ad Antonio De Curtis in arte Totò, con targa nelle stesse condizioni. Vederlo perciò riproposto in questi giorni da Rai5 mi arreca gioia, oltre che suscitarmi mille ricordi della mia permanenza nella Superba, ricordi di cui è già questo diario per altro stracolmo. Rai5, il benemerito tra gli altri canali per lo più scadenti dell’Azienda di Stato, ci offre alcune delle Commedie già dalla Rai registrate in bianco e nero e miracolosamente ancora quasi intatte, quale più quale meno. Ieri mi sono goduto  Un colpo di timone, commedia tra le più esilaranti, nella quale oltre tutto si fa riferimento ad una strada, via Casaregis, in una cui scuola privata io presi dal grande organista Giacomo Pedemonte del Conservatorio Paganini lezioni di armonia e contrappunto e che era stata frequentata, me lo narrò lui stesso durante un convegno bruniano a Nola, dal regista Giuliano Montaldo, pressoché mio coetaneo ed abitante, guarda caso, proprio in Via Giordano Bruno ad Albaro dove era il liceo in cui io avrei insegnato.

   A proposito di età debbo fare una digressione dal tema goviano e narrare di una cosa che potrebbe essere anche esilarante, ma non per me. La notte passata, trascorsa pressoché insonne, ho avuto verso le tre la malaugurata idea di accendere la tv, non ricordo  quale canale, dove uno dei mille esperti del c. che approfittano del covid per mostrare la loro bella faccia dallo schermo, pontificava su covid ed ultraottantacinquenni: nulla, naturalmente, che io non sapessi, ma l’esperto del c. noi ultra ci dava sostanzialmente già per spacciati, dicendoci cosa fare o non fare, come nutrirci e come muoverci (magari molti di noi sono allettati e immobilizzati) e il tutto col tono del terrorista psicologico che invece di sforzarsi di tranquillizzare gode sadicamente a insevire ulteriormente turbando, distruggendo quel poco di tranquillità che, stoicamente folosofando (l’abstine a noi centenari non è ormai difficile, sì il sustine) e con le residue energie lottando, faticosamente si è riusciti a raggiungere. Gli avrei sparato, all’ennesimo esperto virologo del c.! (Siamo proprio certi che i virologi, come i becchini e i preti e gli untori di ogni categoria, per evidenti ragioni, non desiderino che la pandemia duri in eterno?).

   Per tornare a Govi, il 6 scorso è stato trasmesso Un colpo di timone, una commedia di Enzo La Rosa del 1935. Trama semplice, quasi scontata (il solito errore di scambio delle lastre -oggi, come è successo a me, addirittura di risonanze magnetiche e tac) che consente a uno strabiliante Govi di esibirsi in tutta la sua verve comica, affidata soprattutto al volto e all’eloquio ora in lingua, ora in dialetto, ora in un mixtobarbaron che direi più esclusivo ed efficace di quello napoletano, al quale nuoce l’abuso, che spesso diventa sciatteria, del linguaggio plebeo naturalmente prevaricante su quello elitario dei quartieri alti (un fenomeno che per la verità riguarda tutti i dialetti: in tutte le grandi città i ceti popolari medi ed alti parlano quasi tre diversi linguaggi, quale dei quali ne renda meglio l’essenza non saprei). Molto mi è piaciuta Un colpo di timone quanto invece ho …dis-goduto Gildo Peragallo ingegnere, trasmesso oggi, che narra le vicende di un millantato ingegnere il quale, inventandosi … inventore di molti congegni fasulli, riesce ad essere reale inventore di mille situazioni comiche assai efficaci. Purtroppo, la registrazione Rai, anteriore a quella del Colpo di timone, risulta in questo caso molto scadente e perciò poco godibile: la pellicola è rovinata, le immagini sono sbiadite e sgranate, ma a risentirne è soprattutto la registrazione vocale pessimamente riuscita, sì da renderne assai faticoso l’ascolto. Ma anche questa è grazia di Dio e bisogna approfittarne. Timeo Dominum transeuntem et non revertentem. Coi tempi che corrono, la peggior cosa del ieri è sempre meglio della migliore cosa dell’oggi.      


 

 
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