Creato da giuliosforza il 28/11/2008
Riflessione filosofico-poetico-musicale
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Riflessioni varie
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Appena riprecipitato nell'inferno romano, un guaio appresso all'altro. Non solo il mio nuovo cellulare non squilla o lo fa a piacimento, ma l'acqua dello sciacquone discende placida come un ruscello e non precipita ad uragano come sarebbe suo compito. Di più, ho passato tutta una notte a discutere con Goethe, adagiati (!) su una ferrea panchina del parco Talenti, sulla fallacia del suo Femminino Eterno, l''Ewigweibliche' che ' zieht uns hinan', ci trae all'alto, con cui si conclude il "Faust".
Che faccio, mi impicco?
Torna al Frainile
"Professo' me sa che era meglio se te stii agliu Juaru"!
Paul Robin:
Caro Professore per le questioni filosofico esistenziali non saprei dire, ma per lo sciacquone basta dare un colpo secco al pulsante (se è una Geberit o similari)... Ma forse, ripensandoci, la soluzione all'acqua che scorre incessantemente può valere anche come riflessione filosofica... chissà
No vivi
Lascia che lo sciacquone fluisca con calma e goditi Goethe.l
Per il cellulare, prova a spegnerlo, lascialo un po' riposare e poi riaccendilo. E' umano (o quasi) e ha bisogno di riposo. Risvegliandosi si aggiorna e forse squilla di più. Il caso dello sciacquone è all'opposto, l'hai fatto riposare troppo. Sollecitalo, come ti suggerisce Paul Robin. Quanto a Goethe, sapete voi che fare, e infatti lo fate egregiamente
Goethe vincerà i fastidiosi disturbi della infuocata e orrida città , forza maestro!
Caro Giulio, i rientri a Roma sono sempre tragici, non funziona niente, l'anno scorso mi si è allagato il bagno... chissà quest'anno?!?! Perché non sei rimasto ancora un po' al fresco della fonte Nocchia? Salutoni
Coraggio Maestro!!! Il ritorno crea sempre problemi…ma per un geniaccio come te… avranno paura !!!! Un abbraccio con tanto affetto!!!
Direi di no! Per carità! Mi porrei,ancora e comunque, in attesa osservante . Né uscirà di certo fuori qualcosa di bellissimo ,come sempre .
No, leggi anche Aleksandr Blok sull'Eterno Femminino
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Chiosa al dibattito notturno Goethe-Sforza al parco Talenti sul 'Femminino eterno', 'das Ewigweibliche,' che chiude il "Faust". Vinse, incredibile dictu, Sforza con la maschilista trapassatissima tesi dell''hinab.' Non 'hinan', in alto, trae , 'zieht uns', 'das 'Evigweibliche', ma 'hinab', in basso, ci trascina.
Il Francofortese convenne sull'urgenza di una riscrittura del 'Faust'.
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E vai, Sforza! Che vuoi di più? Hai fatto ancora in tempo a iniziare, sdraiato sulla tua poltroncina di plastica traforata nell'angusto ma fresco terrazzino che dà sul Parco delle Tartarughe, nonostante il caldo assassino, la lettura del primo e unico romanzo di Elias Canetti (1936) che da sempre avresti voluto leggere, sempre rimandando, preso da più immediati interessi: "Auto da fé". Esulto come al mio primo libro. Mi sento il bambino protagonista Franz Metzger e il professor Kien insieme.
Buon viaggio, fanciullo Giulio!
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A proposito di primo libro, ecco in breve la storia del mio.
Era l’ottobre del 1935/36, io avevo due tre anni, papà era appena partito ‘volontario’ per l’Africa, mamma aveva appena ‘liberamente’ donato il suo oro alla Patria e per mano a lei mi recavo al negozio dello zio Amedeo per ritirare i libri dei fratelli più grandi, e urlavo piangendo con la mia bella voce argentina (quella che avrei conservato tutta la vita) lo voglio anch’io, lo voglio anch’io, e pestavo i piedi tanto da destare l’attenzione del “Maestro”, il maestro per antonomasia, il maestro unico per la scuola unica quale era stata anche al mio paesello quella elementare fino alla Riforma Gentile. Perché piange? chiese il Maestro a mamma. Perché dice di voler anche lui il libro, mamma rispose. Aspetta Savina, disse ‘il Maestro’, ci penso io. E dopo un poco si ripresentò sulla porta di casa (quella che ora è del Municipio, da qualche anno amministrato da una certa signora che alle grane dell’insegnamento, per scontare i suoi peccati ha voluto unire quelle dell’amministrazione, che in un borgo quale quello, ridotto una decina di mesi l’anno quasi a città-fantasma, non son poche) con un bel Sillabario tra le mani sulla cui copertina campeggiava una magnifica Lupa romana nell’atto di allattare due ‘Figli della lupa’, come venivano detti i bimbi della prima età scolare. Ricordo i miei salti e le mie grida di gioia, strappai il sillabario dalle mani di mamma e lo tenni stretto fino al ritorno a casa. Purtroppo io che conservo tutto, fra i miei primi libri scolastici non ritrovo più quel Sillabario, che mi iniziò alla Conoscenza, anche se non a quella vera, non guidata, non incanalata, quella che fa, nonostante e contro la volontà degli indottrinatori, degli uomini liberi. La mia innata brama di Conoscenza crebbe con gli anni, e ancora adesso mi divora. e una parte del merito, sarebbe immorale negarlo, va anche al sillabario della lupa che allatta i suoi figli. “List der Fernunft”, “Astuzia della Ragione”! Con l’avanzare della vecchiezza non s’attenua, direi invece si vada accrescendo coi giorni (non oso più parlare di anni), tanto da corroborare in me l’ipotesi (popperianamente fallibilissima) che da anni vado maturando circa la possibile esistenza di una immortalità dell’anima personale, ipotesi (postulato, lo direbbe Kant) da Kant collegata alla necessità che l’uomo avverte di dare un senso alla tensione morale che lo anima. Ecco, all’ansia di Conoscenza prima che alla tensione morale io amo collegare l’ipotetica esistenza della mia immortalità personale: non avrebbe senso la mia sete di Conoscenza se fosse destinata a spegnersi.
Semplice postulato. Non certezza. Ma Aliud mihi scire non datur. Se non per fede.
P. S.
Se avessi incontrato il parroco, don Vincenzo, mi sarebbe stato regalato il …“Catechismo di Pio X”. Tanto passava il convento!
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Chàirete Dàimones!
Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)
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