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I miei corsi di Educazione all'ascolto musicale

Post n°1164 pubblicato il 10 Maggio 2023 da giuliosforza

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   Quando conobbi Maria Teresa Luciani, sorella del compositore Antonino Riccardo Luciani professore al Conservatorio ‘Cherubini’ di Firenze e alla Scuola di Musica di Fiesole, subito ebbi l’idea di sfruttarne la  competenza e la sensibilità musicali ai fini dei miei corsi accademici di Pedagogia Generale nei quali trattavo essenzialmente di Filosofia dell’Educazione e di Educazione Estetica. Come per me, per la Luciani la musica non rappresentava un puro ébranlement nerveux, ma strumento supremo della Ragione partecipativa, via privilegiata all’esperienza dell’Essere. Per questo i suoi cicli di Educazione all’Ascolto non rappresentavano qualcosa di giustapposto ai miei Corsi, ma erano ad essi perfettamente complementari.

   Pur condividendo le considerazioni di quanto i cultori del tema in oggetto, da Adorno a Manzoni, hanno affermato, noi si andava oltre, ritenendo che al di là delle sue pure premesse e finalità tecniche ogni educazione all’ascolto debba rappresentare una totale immissione nell’evento sonoro come nel più profondo di se stessi donde ogni evento, anche l’evento sonoro, prende origine e senso. Solo l’ascolto, costante e paziente, diuturno e illuminato è in grado di far sì che il fruitore “indifferente” adorniano risalga i gradini che lo conducono all’ “esperto” passando per “colui che ascolta per passatempo”, per “l’ascoltatore risentito”, per “l’ascoltatore emotivo”, per il “buon ascoltatore” e il “consumatore”, secondo la singolare classificazione del Francofortese.

   L’argomento del mio Corso Accademico del 1983 fu L’Educazione Estetica, da intendere nella mia accezione di dis-educazione estetica (dilatazione della sensibilità, de-gregazione come liberazione dal gregge -de grege-, contro un’educazione intesa quale aggregazione -ad gregem-). Nessun autore meglio di Beethoven si prestava per il commento e l’approfondimento musicali dei concetti offerti alla riflessione dei miei discepoli. I numerosi brani beethoveniani proposti per l’ascolto in quella occasione (una illuminata cernita fra le sonate per pianoforte, le sinfonie e la musica da camera) consentono di meglio intendere la natura e le finalità di un’educazione come quella estetica che miri alla liberazione, al recupero, al potenziamento del to-aestheticon mediante il long, immense et raisonné dérèglement de tous les sens  che è nella provocatoria proposta dis-educativa di Arthur Rimbaud.

   Il 1984 fu l’anno de L’Educazione “religiosa” nel suo senso latissimo di avvertimento del legame fra gli esseri  e coscienza del recupero prima intellettuale poi mistico dell’unità cosmica. La direzione monistico-panteistico-immanentistica da me privilegiata ci permise di proporre per l’ascolto autori nei quali la potenza dell’emozione lirica travalica la concezione più o meno fideistica del reale. Ci potemmo rivolgere così senza ambagi e sensi di colpa al Bach delle Passioni, al Beethoven della Missa solemnis, all’Haendel del Messia, ai numerosi Mottetti di Palestrina, al Pergolesi dello Stabat Mater, al Brahms del Deutsches Requiem, al Verdi e al Perosi delle relative Messe da requiem.

   Dedicai il 1985 all’L’Educazione Morale. L’argomento ci suggerì spontaneamente per l’ascolto quell’aspetto dell’attività musicale che Platone considerava non immorale: il coro. Se noi quasi del coro abusammo non fu certo perché condividessimo le incondivisibili opinioni musicali platoniche in generale, ma perché freschi delle emozioni ed incursioni nei territori orffiani e kodàlyani e da sempre privilegiatori della voce come supremo strumento fra gli strumenti, ci si sentiva nel coro a casa nostra. Vastissimo fu l’excursus: dal coro nell’antica Grecia a quello cristiano di ogni tempo e latitudine, ai Carmina Burana , alla produzione sinfonico-corale da Banchieri a Antonino Riccardo Luciani.

   Il 1986 fu dedicato jn maniera specifica al tema generale Musica ed Educazione. Attraverso Wackenroder, Schopenhauer, Hoffman, Tolstoi, Marcel, si studiarono i rapporti tra educazione e cultura, cultura-ritmo e aritmia, educazione e conoscenza, conoscenza e noumeno, musica e noumeno. Per l’ascolto si scelsero autori da Bach a Stravinskij nella cui opera è più facilmente rinvenibile l’elemento “demonico” positivamente e negativamente inteso: affermazione e negazione, purezza e colpa, salvezza e dannazione.

   1987. Nel corso di quell’anno si trattò l’aspetto pedagogico dell’attualismo gentiliano. L’Educazione all’ascolto ebbe un tema diverso: l’immaginario, il fantastico, il mondo della fiaba nella musica, lo stesso che trattai in quell’anno al Convegno Internazionale di Oslo dedicato a La dimensione del meraviglioso. Da Oberon a Giselle fu presentato il meglio della produzione fantastica.

   1988. Iniziò il ciclo dedicato alla pedagogia dei “grandi libri” con la proposta del Bagavadgīta: occasione unica per l’ascolto della musica orientale, soprattutto indiana e di quella russa, dalla nascita delle Scuole Nazionali al realismo socialista.

   1989. Pedagogia dei “grandi libri”. La Bibbia. Per l’ascolto, da Palestrina a A. R. Luciani, si ebbe modo di deliziarsi con la migliore musica traente ispirazione da testi o episodi biblici (oratori, mottetti, brani da camera) e di approfondire la conoscenza della musica ebraica.

   1990. Fu l’anno del Corano, e l’Educazione all’ascolto trattò doverosamente della musica araba e di quelle altre, soprattutto la spagnola, che motivi e influssi della cultura araba accolgono.

   1991. Tema del Corso: Goethe e Novalis: due metafore educative per il tempo presente. Nell’Educazione all’ascolto dal Beethoven dell’Egmont e dei Lieder di ispirazione goethiana al Wolf del Lied der Mignon gran parte della produzione musicale traente ispirazione dalle opere di Goethe e di Novalis ebbe modo di essere da noi rivisitata.

   1992. Se negli anni precedenti nei miei Corsi mi ero proposto di alternare la ricerca sui fondamenti filosofici dell’attivismo pedagogico con la riflessione sulle fonti perenni della Saggezza, dalla quale pare non possa se non con sommo pericolo dissociarsi, soprattutto in educazione, la scienza, in quell’anno intesi spingermi oltre trattando de La provocazione dannunziana: nascita, formazione, morte e trasfigurazione dell’uomo estetico. In Maia, in Alcione, ne Il trionfo della morte, ne Il fuoco, ne Il Notturno ci calammo, come in un baudelairiano  gouffre per cogliere il sentimento dell’abisso donde ogni mito estetico scaturisce. Per l’ascolto avevamo solo l’imbarazzo della scelta, tali e tanti sono gli interessi musicali del Pescarese e tale e tanta è  dal Martyre debussyano alla Francesca  dello Zandonai la produzione contemporanea su testi di D’Annunzio e dal D’Annunzio nei suoi scritti evocati (dal Bach della Missa in mi  minore al Beethoven del Trio degli spiriti e ad altri).

   1993. Inizia il ciclo inconcluso dei grandi “dis-educatori”, nel mio positivissimo senso inteso, del genere umano e il privilegio di aprirlo tocca al caro folle di Röcken: F. Nietzsche o della gaia Scienza del farsi un’opera d’arte. Anche in questo caso grande fu l’imbarazzo della scelta, ma soprattutto grande fu la gioia di far conoscere agli ignari studenti, e non solo ad essi, il musicalischer Nachlass nicciano.  Ascoltammo naturalmente molto Wagner e l’Also spracht Zarathustra di R. Strauss.

   1994. Intermezzo al ciclo appena iniziato fu l’argomento del Corso del 1994 dedicato a L’universo come mio corpo. Le premesse immanentistiche dell’educazione ecologica. Dal cosmismo bruniano al panismo dannunziano vivemmo le più alte emozioni  filosofiche e letterarie che la contemplazione stupefatta della Casa dell’Essere può suscitare. Anche in questo caso, come è facile immaginare, numerosissime furono le possibilità di ascolto offerteci della infinita serie di composizioni evocanti immagini, sentimenti, impressioni, descrizioni (o invenzioni) della Natura. Privilegiate fra di esse furono le meno ligie a una riproduzione superficiale ed epidermica degli aspetti sensibili più immediati dei fenomeni naturali. D’Annunzianamente si direbbe che ebbero il privilegio quelle che, come ogni grande arte, più che descrivere il mondo lo sforzano ad essere.

   1995. Si torna al tema con una impegnativa e complessa proposta: Dal Teilmensch della Provincia Pedagogica al Ganzmensch della Provincia Estetica. Hölderlin, Goethe, D’Annunzio, Hesse, o della nascita,morte e trasfigurazione dell’uomo estetico. Per l’Educazione all’ascolto scegliemmo il tema del Wanderer  soprattutto per l’evocazione in esso contenuta delle tensioni, delle curiosità, degli entusiasmi e dei disincanti di cui l’Homo Viator alla ricerca della sua totalità come dilatazione di sensi e di desideri  (Homo aestheticus) si nutre.

   1996. Due furono i temi principali del Corso di Pedagogia: Fondamenti di una pedagogia dell’immanenza e Particolare e Universale in musica. Il seminario di educazione all’ascolto trattò di autori del ‘500 contemporanei di Giordano Bruno, da Banchieri a Willaert attraverso Marenzio, Di Lasso e Monteverdi. Pier Luigi Palestrina come musicista della trascendenza assoluta sarebbe stato fuori luogo in un Corso    sull’immanente pedagogico.

   1997. L’educazione del Superuomo. Un’educazione per tutti e per nessuno. Il seminario fu dedicato naturalmente ad alcuni Lieder nicciani  e ad altre sue produzioni, alla sua opera prediletta, Carmen, al Parsifal  wagneriano che fu l’occasione della definitiva rottura di Nietzsche con Wagner, e allo Also sprach Zarathustra di R. Strauss, la cui “seriosità”  controbilanciammo con Till Eulenspiegels lustige Streiche  dello stesso autore.

   Fu l’occasione questa per la presentazione, nel seminario, oltre a Le devin du village  di Rousseau, dell’opera buffa di Cimarosa, Hasse, Paisiello, Pergolesi, Piccinni, D. Scarlatti. Tutti autori dal ginevrino tenuti in grande considerazione.

   Negli anni dal 1999 al 2001  i Corsi furono dedicati soprattutto alla lettura pedagogica di Byron, D’Annunzio, Goethe, Hesse, Mann, ed i seminari di educazione all’ascolto presero spunto da riferimenti musicali presenti nella loro opera. Attenzione massima fu data al ciclo wagneriano de L’anello del Nibelungo, ad ognuna delle cui giornate fu dedicato un anno accademico.

   2002. Il Corso fu dedicato a: Il teatro per l’educazione: TeatroVita-VitaTeatro, e il seminario prese in considerazione le più note musiche di scena da Schumann al Bizet dell’Arlesiana, da Beethoven a Debussy.

   2003. Il Corso ha riproposto il romanticismo pedagogico, ed il seminario i più famosi  Lieder di Schubert, Schumann,  Beethoven, Wagner e Mahler.

Ha scritto Elias Canetti della musica:

   “Anche quando accompagna le parole, la sua magia prevale ed elimina il pericolo delle parole (…).

  Verrà un giorno in cui essa soltanto permetterà di sfuggire alle strette maglie delle funzioni, e conservarla come possente e intatto serbatoio di libertà dovrà essere il compito più importante della vita intellettuale futura”. Citazione dalla tesi di laurea della mia allieva Maria Clotilde Nera.

   Ed altrove: “Inventare una musica in cui i suoni siano in moltissimo contrasto con le parole, e in questo modo mutare le parole, ringiovanirle, colmarle di nuovo contenuto”.

   Tra i fini propostici con l’assunzione di un seminario musicale a commento e sostegno di un Corso accademico di ricerca pedagogica era anche quello della restituzione all’Isi velata dell’altissimo ruolo che le compete: rivelazione e liberazione dell’Essenza a sé medesima, celebrazione suprema per essa dell’autogenesi dello spirito.

   Speriamo di non averlo in tutto fallito.

 
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