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Pitigrilli. Mahler, 'Das Lied von der Erde'

Post n°1173 pubblicato il 26 Luglio 2023 da giuliosforza

 

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   Leggo in Pitigrilli (“Le donne di 30,40,50,60 anni”, Casa Editrice Sonzogno, Milano 1967, pp. 49-62, inaspettatamente riemerso dallo sgombero della cantina: cinquantotto brevi variazioni giornalistiche di circa 3 pagine l’una dedicate ad argomenti diversi sempre gradevolmente curiosi) di varie superstizioni e pratiche magiche, tipo anche quelle  vaudouiste dello spillo, alle quali io ho sempre poco creduto, se si eccettuano il malocchio e quella che i francesi chiamano choc en retour, colpo di ritorno, Ho avuto modo di verificar più volte in vita fenomeni di questo tipo: spesso ho visto tornare la maledizione come un boomerang su  chi l’aveva lanciata; se la  maledizione non aveva raggiunto il maledetto, si era ritorta tale e quale sul maledicente. L’ho verificato più di una volta, lo giuro, anche su me. Fate attenzione. 

*

Su rai5 Mahler, Das Lied von der Erde. Finalmente.

  Si tratta, come ben sanno i patiti delle musiche post e tardoromantiche, di una delle ultime composizioni del Genio viennese morto a 51 anni nel 1911, nella quale voce per contralto tenore e grande orchestra si rincorrono e compenetrano scambiandosi, in un ricco gioco dialogante, i ruoli per poi fondersi in unico evento musicale di grande suggestione in cui  il meglio si rivela del suo animo tormentato. Egli non riuscì a sentirne l’esecuzione essendole premorto ad appena 51 anni di ritorno dall’America. Quirino Principe, il dotto critico musicale e musicologo suo storico goriziano, in un suo volume ha scandagliato come nessun altro (vedi Mahler, Rusconi, Milano i983) l’animo sensibilissimo di questo post-wagneriano sui generis, mai come nel Lied von der Erde rivelantesi.

  Cito qui, dei sei brani che lo compongono, il primo e l’ultimo. Sono quelli che, a mio avviso, rendono meglio lo stato d’animo del compositore al momento della loro creazione. La traduzione è mia.

DAS TRINKLIED VOM JAMMER  DER ERDE

Schon winkt der Wein im gold'nen Pokale,
Doch trinkt noch nicht, erst sing' ich euch ein Lied!
Das Lied vom Kummer soll auflachend n die Seele euch klingen.
Wenn der Kummer naht, liegen wüst die Gärten der Seele,
Welkt hin und stirbt die Freude, der Gesang. Dunkel ist das Leben, ist der Tod.


Herr dieses Hauses!
Dein Keller birgt die Fülle des goldenen Weins!
Hier diese Laute nenn' ich mein!
Die Laute schlagen und die Gläser leeren.
Das sind die Dinge, die zusammen passen.
Ein voller Becher Weins zur rechten Zeit
Ist mehr wert als alle Reiche dieser Erde!
Dunkel ist das Leben, ist der Tod.


IL BRINDISI DEL DOLORE DELLA TERRA

Il vino già ammicca dal boccale d'oro, ma ancora non bevete: prima vi canto una canzone. La canzone del dolore deve risuonarvi nell’anima come un riso. Quando il dolore s’avvicina il deserto invade i giardini dell’anima. Gioia e canto avvizziscono e muoiono. Buio è il vivere, è un morire.

Padrone di questa casa!
La tua cantina nasconde una grande quantità di vino dorato! Qui invoco il mio flauto! Pizzicare il liuto e vuotare i bicchieri. Queste sono le cose che stanno bene insieme. Un bicchiere colmo di vino al momento giusto val più di tutti i regni di questa terra. Buio è il vivere, è un morire!

DER ABSCHIED

Die Sonne scheidet hinter dem Gebirge.
In alle Täler steigt der Abend nieder
mit seinen Schatten, die voll Kühlung sind.
O sieh! Wie eine Silberbarke schwebt
der Mond am blauen Himmelssee herauf.
Ich spüre eines feinen Windes Weh'n
hinter den dunklen Fichten!
Der Bach singt voller Wohllaut durch das Dunkel.
Die Blumen blassen im Dämmerschein.

Die Erde atmet voll von Ruh' und Schlaf.
Alle Sehnsucht will nun träumen,
die müden Menschen geh'n heimwärts,
um im Schlaf vergess'nes Glück
und Jugend neu zu lernen!
Die Vögel hocken still in ihren Zweigen.
Die Welt schläft ein!

Es wehet kühl im Schatten meiner Fichten.
Ich stehe hier und harre meines Freundes;
ich harre sein zum letzten Lebewohl.
Ich sehne mich, o Freund, an deiner Seite
die Schönheit dieses Abends zu geniessen!
Wo bleibst du? Da lässt mich lang allein!
Ich wandle auf und nieder mit meiner Laute
auf Wegen, die von weichem Grase schwellen.
O Schönheit! O ewigen Liebens,
Lebenstrunk'ne Welt!

Er stieg vom Pferd und reichte ihm den Trunk
des Abschieds dar. Er fragte ihn, wohin
er führe und auch warum es müsste sein.
Er sprach, und seine Stimme war umflort: «Du mein Freund,
mir war auf dieser Welt das Glück nicht hold!
Wohin ich geh'? Ich geh', ich wandre in die Berge.
Ich suche Ruhe für mein einsam Herz.
Ich wandle nach der Heimat, meiner Stätte.
Ich werde niemals in die Ferne schweifen.
Still ist mein Herz und harret seiner Stunde!
Die Liebe Erde allüberall
blüht auf im Lenz und grünt
aufs neu! Allüberall und ewig
blauen Licht die Fernen!
Ewig... ewig...».

L'ADDIO

Il sole tramonta dietro la montagna.
Scende la sera per ogni valle
con le sue ombre, colme di frescura.
Oh, guarda! Come una barca argentea la luna dondola su lago azzurro del cielo. Io sento l’alito di un vento leggero tra gli oscuri abeti! Il ruscello armoniosamente canta nell’oscurità. I fiori sbiancano nel Crepuscolo.


La terra respira piena di quiete e di sonno, tutta pace e sonno. Ogni brama vuole ora sognare, gli uomini, stanchi, rientrano per ritrovare nel sonno giovinezza e felicità dimenticate. Gli uccelli tacciono sui loro rami. Il mondo sprofonda nel sonno.

Fa fresco all’ombra dei miei abeti. Io sono qui in attesa ansiosa del mio amico. Lo aspetto per l’ultimo addio. Amico mio, desidero godere al tuo fianco la bellezza di questa sera! Dove sei? E mi lasci così a lungo solo! Io faccio su e giù col mio liuto per sentieri solitari, su un tappeto di erba morbida. Oh Modo, ebbro d’amore e di   vita eterna!

Scese da cavallo e gli porse il bicchiere dell’addio

Egli scese da cavallo, e gli offrì il bicchiere
dell'addio. Gli chiese dove fosse diretto e perché. Parlò e la sua voce era velata; “Amico mio, a me su questa terra la fortuna non ha sorriso! Dove vado allora? Vago tra i monti. Cerco pace per il mio cuore solitario. Torno a casa, alla mia patria. Di lì mai più mi muoverò per vagare lontano. Il mio cuore tace e ansiosamente aspetta la sua ora. L’amata terra ovunque rifiorisce e rinverdisce a primavera! Ovunque e in eterno luce e orizzonti si colorano d’azzurro. Per sempre…per sempre!


  

   Più in consonanza col tempo nel suo trascorrere e nel suo mistero  è il Lied von der Erde, e con esso il suo autore Gustav, vittima del Destino e di …Alma Schindler Mahler (poi Gropius poi Werfel,) femme fatale  che, con la sua bellezza la sua intelligenza la sua arte (fu anche discreta musicista e compositrice di Lieder) condite di non poca civetteria, ebbe la sua non piccola parte nella  prematura scomparsa  del follemente innamorato e geloso marito. Con evidenza traspare la mia antipatia nei confronti della Musa ispiratrice di non pochi famosi artisti tra cui Klimt e l’amante Oscar  Kokoschka. Gli è che Alma mi ricorda Clara Wieck Schumann, un'altra straordinaria creatura, che ho odiato per non aver reso felice Robert. Alle mie amiche femministe in questo, solo in questo, non ho ceduto: nel convincimento che al Genio, femminile o maschile che sia, si deve esser pronti a sacrificare tutto, anche la vita.

   L’ispirazione cinese del Lied, nel riadattamento del poeta Hans Bethge, mi piace particolarmente. Fin da giovane ho frequentato autori cinesi, miti e leggende e canti di quella terra in ogni senso smisurata. Questa mia grande passione l’ho voluta fissare anche su uno dei miei bastoni etnici, quello appunto cinese. Vi ho scritto: “…et me iterum puerum draconis terra habuit viatorem et Kung Fu Tzu humanas  Lao Tsu coelestes me docuerunt Regulas

                  Nel  Lied von der Erde l’animo di Mahler si placa, quasi presago del sereno Addio che l’attende.

__________________                            

  

   Chàirete Dàimones!

   Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

 

 
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