Creato da giuliosforza il 28/11/2008
Riflessione filosofico-poetico-musicale
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Questi due giorni di festività, dedicati al Dio incarnato ma prima al Sole invitto, non saranno passati invano. Improvvisamente m’accorgo, io che credevo che nessuna parola, e persino nessun inespresso pensiero del Vate mi fossero ignoti, improvvisamente dunque m’accorgo d’aver, fuor che nel titolo, glissato sul Giovanni Episcopo, il breve romanzo, spero solo nelle intenzioni verista, del ventinovenne “cavalleggere” reduce da quindici mesi di torpore e di inedia nella caserma Macao. Che sia stato per l’autodenigrazione con cui egli stesso l’offre, nella dedica, alla Serao, o per l’accoglienza negativa dei critici (ah i critici, la canettiana “vendetta dell’intelligenza sterile nei confronti dell’arte creativa”!), da Croce a Capuana a Fleres, non so: sta di fatto che son certo di non averlo letto, e non d’averlo, magari solo inconsciamente, semplicemente rimosso; per cui gli dedicherò questi interi due giorni, me lo gusterò, me lo centellinerò, incurante delle autodenigrazioni e dei critici, parola per parola, a cominciare dall’esergo, così poco d’annunziano, ripreso dal Salmista (plagio esplicito dunque, tra i numerosi che gli verranno rimproverati dai soliti notomizzatori nei confronti di Tolstoi e di Dostoevskji): Ego sum vermis et non homo, opprobrium hominum et abiectio plebis. Intercalerò la lettura con l’esecuzione al mio piccolo organo di melodie natalizie tedesche, francesi, scozzesi. Delle italiane, molte delle quali ho pur elaborato per quattro voci dispari ad uso del mio coretto, ho il rigetto, a cominciare da quel Tu scendi dalle stelle che l’avvocato e vescovo Alfonso Maria de’ Liguori compose, ospite di amici, nella mia diletta bruniana Nola, città di legulei (sfottò esplicitamente diretto ai principi del foro nolano Paolino Fusco e Vincenzo Laudanno).
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Continuano i coups de théâtre di papa Francesco.
Durante la messa di Natale ha interrotto, al momento dell’Et incarnatus, la gregoriana Missa de Angelis per inserire l’Incarnatus della Messa in do minore mozartiana, che una soprano tedesca, accompagnata da una piccola orchestra, ha eseguito in maniera dopotutto impeccabile, vista l’emozione, comprensibilissima, del cantare in una tale circostanza, e al cospetto del mondo. L'avesse fatto un papa ...reazionario e melomane come Ratzinger (ma il suo zampino io ce lo vedo) i progressisti l'avrebbero sbranato. Ma questo ...”gesuitaccio” imprevedibile può permettersi tutto, anche spiazzare i suoi ammiratori progressisti che ne esaltano ogni gesto, ognuno di quei tanti gesti che gli son propri e che io trovo di puro populismo. Dicevo che la soprano è stata impeccabile nei suoi limpidissimi (mi si passa angelici, datosi che è Natale?) gorgheggi. vero pezzo di bravura non inferiore a quello della regina della notte dello Zauberflöte. Qualche amico l’ha ritenuto poco “sacro”, ed ha trovato inopportuno il suo inserimento (e con esso del massone Mozart) in una liturgia natalizia. Non io, che ritengo di per sé sacro tutto quanto è bello.
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Due cose credo d’aver capito in questi giorni, a due domande che sempre senza esito m’ero posto credo d’aver trovato le risposte dopo aver terminato le letture dai Diari romani di Gregorovius e dello Zarathushtra di Arnaldo Alberti (eruditissimo orientalista, ma approssimativo e contraddittorio allorché s’avventura nei campi a lui vietati della riflessione filosofica, e trascurato, per non dire rozzo, nello stile).
1) Perché amo tanto la musica tedesca.
In estrema sintesi: perchè essa possiede, come ben dice Gregorovius, quello che manca alla musica italiana, vale a dire la Sehnsucht nach dem Geheimnis, la Sehnsucht nach der Tiefe, il sentimento dell’abisso, la nostalgia del mistero, del profondo, del mistico isottiano versinken.
2) E che ha a che fare Zarathushtra (d’ora in poi lo scriverò, più correttamente, con la h dopo la s, per la pronuncia tedesca superflua) l’inventore del monoteismo secoli e secoli prima di Mosè, di Cristo, di Maometto, col “Distruttore”?
Perché distruttore è anche Zarathushtra, in lotta perenne, perennemente incompreso, con le caste, le prevaricazioni sacerdotali, l’ignoranza e l’arroganza del potere, e per questo motivo dell’arroganza del potere vittima predestinata; perché il suo Ahura Mazda, il dio unico, per primo comandamento impone agli umani il culto della Vita, il sì alla Vita e non la sua mortificazione; perché al centro della sua predicazione sono la santa Terrestrità e la grande Salute, il rispetto per la Madre Terra, da salvaguardare da ogni corruzione, persino da quella delle inumazioni; perché la sua religione è la religione dei pochi, degli eletti, degli spiriti forti e liberi (ancor oggi i circa duecentomila mazdeisti sopravvissuti al dilagare del musulmanesimo vivono in aristocratico isolamento e rappresentano in ogni campo, da quello politico a quello estetico -mazdaisti furono Gandhi ed il compianto Lorin Maazel- la crème de la crème).
Tanti altri temi mazdeistico-zarathushtriani sono ancora in Nietzsche che sarebbe lungo elencare, e che giustificano il titolo che egli volle per l’opera sua più nota.
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Ishqī Muḥammad Riḍā (1895-1824), uno dei più raffinati poeti persiani moderni scrisse, nello spirito dell Avesta zaratushtriano:
“Una nuova aurora
ritorna nel cielo delle terre dell’Est
che cosa significa Umanità e rettitudine.
Speriamo e preghiamo, che quando l’Est verrà risvegliato,
userà la ritrovata sua forza
per portare alla terra, provata dalle sofferenze,
il dono della Pace, della Buona Volontà e della Fratellanza.
Da qui in avanti, nessun popolo sia più in schiavitù;
tutte le nazioni vengano da Dio
siano per sempre libere le sue creature.
Humata (Buon Pensiero), Hukta (Buona Parola), Huvarshta (Buona Azione)”
(ripreso da: Arnaldo Alberti, Zarathustra, edizioni Piemme, Casale Monferrato, 1998, pag.218)
Purtroppo l’auspicio non sembra essersi realizzato, e dall’Oriente non sembrano proprio, in queste travagliate epoche, venire la Luce, la Fratellanza, la Pace. Che non sconti, l’Occidente, il fio delle sue secolari (albioniche in particolare) imperialistiche prevaricazioni?
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Chàirete Dàimones!
Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)
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