Creato da giuliosforza il 28/11/2008
Riflessione filosofico-poetico-musicale
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E’ questa l’ ennesima volta che dico di Entropie armoniche su questo mio diario virtuale. Seguire le vicende del gruppo ormai ultraventenne è stato, fra i passatempi (meglio direbbesi ‘acquistatempi’) musicali della mia vita, non pochi, grazie agli dei, né volgari, uno dei più frequenti e graditi. Entropie ha qualcosa di goliardicamente e aristocraticamente diverso, la serietà della sua ricerca di perfezione, non poche volte stata lì lì per essere attinta, che l’autorizzerebbe a darsi, come suol dirsi, un tono, non si fa mai volgare seriosità, darsi arie non è nel suo stile. Eppure, ripeto, avrebbe tutti i titoli per farlo. Riconosco esserci, in queste mie parole, non poca partigianeria, ma ne ho ben donde: vidi nascere Entropie, vi ha hanno cantato e vi cantano mie familiari e mie ex allieve d’università, ha sede nel giovane quartiere col quale crebbi e che vide la mia vita, pur fra alterne vicende non sempre liete, fiorire in pienezza.
Tra le mie ex allieve coriste Una, Angela Molinari, diplomata in flauto a Santa Cecilia e laureata con me in Pedagogia con una tesi sulla didattica del suono (la seduta di laurea, di solito uno tra i più barbosi e inutili riti accademici, fu in quella occasione allietata dalle note angelicanti, -dispiace per quel moralista bigotto di Platone- dell’aulos , col quale chiesi ad Angela di illustrare i momenti salienti della suo esposizione teorica), ebbe dieci anni or sono la malaugurata idea di accedere alla nefasta volontà degli iddii che, dicunt, richiamano presto a sé i loro prediletti, E quest’anno, come da dieci anni a questa parte, Entropie ha inteso onorarne la memoria con concerto tenutosi in Santa Croce in Gerusalemme con la collaborazione dell’Orchestra Orpheus e de I Piccoli Talenti e Voci di Talenti diretti da Claudia Gili. In programma, altre a quattro interessanti brani per voci bianche di A. Basevi, L, Trentin, B. Coulais, il Magnificat vivaldiano in sol minore , RV 610 per soli, coro, violino, oboe, archi e continuo (voci soliste Martina Loi, Nora Capozio, Sabina Gagliardi, Piero Leone), e dello stesso Veneziano il Gloria in Re maggiore, RV 589 per soli, coro, oboe, tromba barocca , archi e continuo.
Che dire dell’esibizione?
Non sono un ‘critico’, non amo la categoria dei critici (la canettiana “vendetta dell’intelligenza sterile nei confronti dell’arte creatrice”), non seggo a tavola per denunciare il pelo nell’uovo ma per godere di quanto di buono mi viene pórto; e del buono, anzi dell’ottimo, è in ogni piatto che anche, spesso soprattutto, il più semplice dei deschi sa offrire. E il desco apparecchiato da Entropie era tutt’altro che semplice, tutt’altro che misero, e grande l’impegno richiesto per onorarlo. Ebbene, mi sento di dire che Entropie ed Orpheus lo hanno svolto con onore. La pacata serenità del “Magnificat” (originale e geniale lettura vivaldiana di un testo di norma inteso come un inno di gioia sfrenata) che la tonalità in minore dei versetti risolve quasi sempre in rasserenanti cadenze in maggiore, e la scontata pompa del “Gloria”, travolgente in tutto il suo splendore barocco, hanno trovato nella interpretazione dei due complessi una fine ed adeguata espressione: compito arduo, se si tiene, oltretutto, conto della non ottimale, almeno per il mio orecchio ferito, acustica della basilica, stracolma in ogni ordine di posti, e del sistema di amplificazione non dei migliori.
Enorme il successo.
Angela, aulete ormai tra gli angeli musicanti dell’Empireo, m’appariva contenta. Ma io la scorgevo, bilocata (ora è a lei concesso il prodigio), presenza anche carnale e non lucreziano simulacrum, sedere intrusa, sorridente soddisfatta e ammiccante accanto all’oboe: Vivaldi aveva nel frattempo, appositamente per Lei, modificato l’organico.
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Chàirete Dàimones!
Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)
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