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Ancora dei Gigli di Nola. Lang Lang, Sol Gabetta

Post n°856 pubblicato il 02 Luglio 2015 da giuliosforza

Post 799

 

Festa dei Gigli. Impresa titanica e dionisiaca. Ne esco stordito

Giorni e giorni e notti e notti di folle tripudianti per la piazze e per le strade di Nola dietro sopra attorno ai Gigli e alla Barca cui fanno corona, mastodonti di 25 metri di altezza, venticinque quintali di peso, cento ventotto portatori  ciascuno, otto fragorosissime orchestre , una per ogni pedana . E decine di migliaia di adolescenti di ambo i sessi, in canottiere dai colori diversi a seconda della corporazione; e “comitati” variopinti, la vigilia sfilanti, ciascuno con la propria orchestra e i propri cantanti, amplificati da far tremare i palazzi, da strade e vicoli e confluenti, come ruscelli al mare, in Piazza Duomo, a far rintronare, uniti, l’aria di rimbombi che sicuramente giungono a turbare la quiete della crescente Luna. E madri incoscienti con neonati fra le braccia o in carrozzella ad esporli al bombardamento sonoro incuranti delle conseguenze (penserà San Paolino a preservarne i gracili timpani?) E nella sua piazza il Nolano, minuto e pensoso sul suo orrendo spropositato plinto, assistere pensoso all’insanimento della sua gente, dai più negletto e nemmen forse notato. E un magone improvviso impossessarsi di me al pensiero di quanti, bambini adolescenti giovani adulti (dei vegliardi non ho pena, fin troppo avemmo dalla Vita) sono esclusi dal generale  tripudio, stretti nelle spire del male (malattia, povertà, guerra), vittime innocenti di un Caso o di una impersonale Wille d’iniquità.

Checché se ne pensi, a Nola nei giorni del grande baccanale (otto gigli, chiara metafora sessuale, danzanti con incalzante ritmo binario attorno alla barca -quella di Paolino reduce dall’Asia  nella leggenda, evidente simbolo sessuale femminile nella realtà) avviene senz’altro qualcosa di portentoso: si instaura una tregua ideologica,  fisica, metafisica ed etica, per la quale è sconfitta la forza di gravità, trascendenza e immanenza, sacro e profano si disposano,  proibito e lecito travalicano l’uno nell’altro oltre i propri confini, al di là del bene e del male.

Nei Gigli di Nola il napoletano Vico  vedrebbe la testimonianza di una umanità che dal sentire senza avvertire e  dall’avvertire con animo commosso si rifiuta di passare al riflettere con mente pura. Una umanità che dalla sfera del poieticòn non vuole trapassare in quella  dell’alethòn.

Nell’epoca in cui “Die Nymphen haben die goldene Wälder verlassen, la ninfe hanno abbandonato i boschi dorati; nell’epoca della trionfante razionalità “tecnologica”, dell’arida Ragione oggettivante imperatrice dei deserti, stare con Nola dalla parte della passione, della Fantasia, della Poesia, della “pagana” sacralità, è quasi d’obbligo. Ed un come me non può non starci, se pur con qualche riserva. 

*

Conosciuta a Nola, con  indicibile emozione, una donna nel cui petto pulsa da quattro anni il cuore di una giovane donatrice. Sono sul suo volto un velo di serena malinconia, un senso di “nostalgiche” lontananze, nei suoi occhi la tenue trasparenza di una arcano sentimento di  assenza-presenza, sulle sue labbra un pacato sorriso. Né mai chirurgo, né mai uomo né mai donna ne intenderemo il mistero. 

 

*

Dopo aver ascoltato un concerto di Lang Lang ho postato su fb:

 

Chi non ha mai udito, e visto, Lang Lang al pianoforte, s'è perso non poco del potere magico e ammaliatore di Frau Musika.

 

L’osservazione ha  dato luogo a un interessante dibattito, del quale alcune voci mi piace qui  riportare, a cominciare da quella discordante dell’amico italo-polacco Paolo Statuti, sempre attentissimo  (si veda il suo bellissimo blog Un’anima e tre ali) alle vicende delle arti di Calliope e d’Euterpe.

 

Scrive Paolo:

Caro Giulio, io l'ho sentito e purtroppo l'ho anche visto, e devo dirti di questo pianista osannato in tutto il mondo che è un grande incantatore, che cerca soprattutto di fare impressione, quando invece ci sono tantissimi altri pianisti e pianiste, altrettanto bravi, che conservano un atteggiamento distinto e controllato. 

Gli ho risposto

Lang Lang è bravissimo indipendentemente da come si muove. Può anche non piacere, come non piaceva a molti Glenn Gould, del quale non si può certo contestare il genio,. Quel tanto di guitteria che è in ambedue a me non dispiace affatto: è un di più che oltretutto mi diverte,. "Ihr steifen Weisen, mir ward alles Spiel", come diceva il Folle di Roecken. Chi lo dice che Frau Musika debba essere una matrona seriosa incapace di autoironia?

 

Alessandra Conti, “amica mia e non della ventura”,  intimissima di Frau Musika, a sua volta osserva:

 Lang Lang è bravissimo. Forse si può solo segnalare una sua, come dire, forte personalizzazione degli autori e dei pezzi. E forse per questo è inviso alla critica.

 

 

E Francesco Cerini, finissimo madrigalista la cui voce di basso profondo è talmente versatile da poter impunemente e con nonchalance trapassare in quella del baritono e del tenore:

Sono d'accordissimo con te Giulio trovo Lang Lang grandissimo sia come pianista che come affabulatore la qual cosa ritengo utilissima soprattutto a fini divulgativi. E' anche vero, a parer mio, che in alcune occasioni eccede in virtuosismi accelerando all'inverosimile pezzi, quasi a voler esibire una maestria che non ha bisogno di evidenziare.

 

 

Paolo Statuti  di rimando:

Che sia bravissimo nessuno lo mette in dubbio, ma io sono per le interpretazioni canoniche, quindi non approvo le "forti personalizzazioni degli autori e dei pezzi". Le ritengo un arbitrio dettato dalla presunzione e dalla voglia di distinguersi a tutti i costi.

 

 

E per concludere la voce di Donatella Squillace, imperdonata transfuga dal mio Metanoesi, ora alla diaspora, con altre transfughe, in …temerari complessi vocal-orchestrali tiburtini , pianista essa stessa ed affermata…leguleia, che scrive:

E chi lo sa quale fosse l'interpretazione canonica secondo l'autore? A meno di non avere una macchina del tempo, come si fa a sapere cosa Beethoven intendesse per presto, sforzato, con moto, ecc? L'interpretazione canonica è un arbitrio come un altro, quindi quella di Lang Lang è altrettanto canonica di quella della Argerich, per citare una pianista a caso.

 

Insomma: la mimica facciale di Lang Lang, non è artefatta, non è vuota posa dietro cui è il nulla, il vuoto estetico ed ontologico, e’ semplicemente l’espressione di chi si sente posseduto dal dio, di chi è in trance, in estasi se preferite, e tutto il suo corpo ne traluce . Perché un pianista dovrebbe essere impostato, composto, ingessato, mentre ciò non  si richiede dal grande direttore, dal grande flautista, dal grande violinista, soprattutto dal grande violoncellista? Avete mai osservato il volto di Sol Gabetta alle prese con Sostakovic sul suo Guadagnini 1759? Nulla al confronto  il volto dell’estatica Teresa del marmo  berniniano.

 

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Chàirete Dàimones!

Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)

 

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