Creato da giuliosforza il 28/11/2008
Riflessione filosofico-poetico-musicale
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Messaggi del 29/05/2024
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Dieci giorni fa davo il mio bonsai Ginseng, dono di Lilli, per definitivamente morto, Gli erano rimaste solo tre foglioline semisecche. Poi il miracolo. Bastò che lo spostassi all’ombra perché, senza altro intervento da parte mia, risuscitasse. E così, giorno dopo giorno, assisto al rispuntare di nuove foglioline con la stessa tenera emozione con cui riassisterei ai primi vagiti di neonate nella loro rustica culla.
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Riflessione mattinale stamane sotto la vasta ombra del pioppo gigante.
Il terzo trentennio della mia vita nel tempo, ancora soltanto simbolo, eikòn, dell’Eterno, sta per concludersi, e il quarto annunciarsi nel corso del quale, presumibilmente, il mio tempo da solamente immagine dell’eterno, conclusosi il percorso epistrofeico, tornerà aionio nel seno dell’Uno.
Platone e Plotino mi attendono.
(Ma ho fatto anche riflessioni meno impegnative e più leggiadre, osservando il via vai di bellissime donne coi loro cagnolini e i loro sorrisi al Vegliardo, fantasma ormai arcinoto vagante da un decennio per sentieri e prati di Casal Nei e dintorni).
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Goethe oggi, sul suo almanacco durch das Jahr 2024, mi regala questa delicatissima poesia, dedicata a colei che è Rosa delle rose, Giglio dei gigli.
Gegenwart
Alles kündet dich an! Erscheinet die herrliche Sonne,
Nota. Sonne, sole, in tedesco è significativamente femminile. Donde Schoepferin, Creatice. Mentre Mond, luna, è maschile. Questa la capisco di meno. Aboliti prima del Manifesto futurista il …chiaro di luna ed ogni altra lunare romanticheria?
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Tornato a Il Sole 24 Ore domenicale dopo anni. Non me ne son pentito. Il suo supplemento culturale domenicale è tra i migliori, se non il migliore, di tutti i supplementi dei quotidiani nostrani. Peccato (celio, naturalmente) vi scriva ancora il Cardinale Ravasi. In realtà ho sempre trovato e trovo il contributo dello studioso Ravasi preziosissimo, e Il Sole 24 Ore ne esce notevolmente arricchito.
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La nuova Euridice secondo Rilke, di Salvatore Sciarrino all’Auditorium Santa Cecilia.
A parte i singulti e i sospiri e i soffi dei flauti e di altri strumenti che una volta eran votati a emettere suoni, e la strepitosa voce del mezzosoprano Halligan, il resto …boh! Non riesco a districarmi nel generale groviglio di voci e rumori.
Segue Il Magnificat di Bach. Pappano tenta, per lo più sforzandosi di leggere la (non) partitura, un arzigogolato forzato e sgrammaticato collegamento tra il genio di Eisenach e l’ingegnoso Palermitano. Fatica sprecata, caro Sir!
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Al Liceo, non so perché, amavo e ammiravo Vico. Lo ritenevo un Kant mediterraneo. Quanto mi sbagliavo! Col teorico dei Trascendentali non aveva nulla a che fare; in sostanza a fare e a governatre la Storia ideale eterna era, nella mente del Napoletano, un Trascendente in forma di Provvidenza, all’Uomo era riservato solo il compito di capire quale fosse la volontà di Dio e starsene 'contento al quia! Bella novità davvero! C’era bisogno di scomodare tutto lo scibile umano, cosa ch e Vico straordinariamente fa? A farmi ricredere sul Vico filosofo fu anche la scoperta del Vico uomo :bigotto, oscurantista, nemico dei Lumi, dei loro teorici, del loro Secolo, negato, per meschina scelta, alla Conoscenza; un vile, in sostanza, un personaggio senza dignità, tetro e invidioso (jettatore, lo dicevano!) che passa la vita a fare inchini e ‘genuflessioncelle’ d’uso, a elemosinare senza dignità riconoscimenti e favori per sé e per i figli (al primo dei quali, mediocre, Gennaro, riesce addirittura a lasciare in eredità la sua cattedra – prassi per la verità, se si eccettuano pochi lodevolissimi casi, mai sconfessata degli Atenei soprattutto italiani ove regnarono e regnano, come in ogni campo della pubblica e privata amministrazione, il nepotismo e il favoritismo il clientelismo il portaborsismo più sfacciati che portano alla moltiplicazione degli insegnamenti i quali, se un giorno riguardarono la totalità complessa di una disciplina con i suoi agganci interdisciplinari, via via sono arrivati a riguardare un paragrafo di quella disciplina se non una parola di quel paragrafo, quel solo paragrafo, quella sola parola che gli aspiranti, per lo più pecorescamente affiliati a sette politiche e religiose di ogni colore, conoscono); che spende il suo tempo di titolare di una cattedra universitaria di retorica, per quanto ritenuta a Napoli, dico a Napoli (dio, che paradosso!) ultima nella graduatoria degli insegnamenti, a scrivere dediche epitaffi epitalami e bolse celebrazioni di ogni genere per politici, dignitari, soprattutto ecclesiastici, i loro servi figli e famigli.
Per quanto riguarda la dottrina, tutto quello che Vico dice era stato variamente e meglio detto, con più verità ed ironia (di cui Vico è totalmente sprovvisto) da Lucrezio a Montaigne e senza i piagnistei e senza i ricorsi al 'deus ex machina' di una trascendente Provvidenza chiamata all’ingrato compito di giustificare i mille non sensi, le assurdità, le malvagità, le iniquità, le atrocità, nessuno osi negarlo, di un mondo evidentemente mal riuscitole.
A salvare il salvabile di Vico e a nobilitarlo penseranno gli Hegel gli Hoelderlin gli Schelling e, da noi, i Gentile e i Croce . E ciò un pochino me lo riavvicinerà. Astuzia della …Provvidenza!
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Due pensieri consolatori ad hoc per me. L’erba cattiva non muore mai. Per uno, per una che t’odia, cento ti vogliono bene.
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Chàirete Dàimones!
Laudati sieno gli dei, e magnificata da tutti viventi la infinita, semplicissima, unissima, altissima et absolutissima causa, principio et uno (Bruno Nolano)
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