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In Italia prostitute da 60 paesiGiro d'affari da un miliardo l'anno

Post n°694 pubblicato il 29 Maggio 2008 da giromapa

Da Repubblica.it
Sono alcuni dei numeri della prostituzione nel nostro paese
Convegno della Caritas in occasione del 50° della Merlin
ROMA - Donne provenienti da oltre 60 diversi paesi mondo. Sono
quelle che si prostituiscono sulle strade italiane, o nel chiuso di
locali notturne e case di appuntamento. In tutto 70mila prostitute (50%
straniere, 20% minorenni) per 9 milioni di clienti. Con un costo medio
per prestazione di 30 euro: un giro d'affari di 90 milioni al mese,
oltre un miliardo l'anno. Dietro non c'è più lo sfruttatore o la mafia
locale. A 50 anni dalla legge Merlin a gestire la prostituzione in
Italia sono diventate le mafie internazionali.



I nuovi scenari italiani dello sfruttamento sessuale sono stati
tracciati in un convegno organizzato da Caritas, Cgil, Cisl e Uil, che
si è svolto alla Camera del Lavoro di Milano. A fornire i dati più
allarmanti, Don Luigi Ciotti del Gruppo Abele. "Sono cambiati l'epoca e
il contesto, ma le storie si ripetono - ha detto Don Ciotti -. Oggi il
negozio si è trasformato in mercato e la proprietà dei corpi in mano a
cartelli criminali, le mafie internazionali, alle quali hanno lasciato
spazio le nostre mafie dopo aver scoperto il più redditizio commercio
di droga".



La prostituzione infatti è gestita dagli stessi trafficanti
internazionali (soprattutto di origine est-europea, balcanica e
nigeriana), che organizzano la tratta di essere umani. Da prostitute a
schiave. Con meccanismi diversi, a seconda della nazionalità. I più
crudeli sembrano essere i nigeriani che ricorrono a brutalità, ricatti,
ritorsioni verso i familiari. Gli albanesi invece si sono allontanati
dalle pratiche più violente, che portavano alla fuga delle prostitute e
al rischio di essere scoperti. Ora tendono a lasciar loro più libertà e
più guadagni. Le cinesi, ultime arrivate, vengono fatte prostituire
solo nelle case private e diventano quindi vittime invisibili.



Un'emergenza che rende necessari interventi dello Stato. "Bisogna fare
di più: chiediamo al legislatore di fare un passo ulteriore - dice don
Ciotti -. Dobbiamo offrire altre vie di fuga alle ragazze prostituite,
dare loro un'opportunità di lavoro e di dignità".
(26 maggio 2008)

 
 
 

Programmi linux in Windows senza virtualizzazioni o partizioni ma con un software gratis da scaricare. Ecco come funziona Ulteo

Post n°693 pubblicato il 29 Maggio 2008 da giromapa

Da Web Master Point
a cura di Levysoft
Grazie alla tecnologia Cooperative Linux, la quale permette di far diventare il kernel Linux un processo di Windows, è stato creato un software per utilizzare i programmi Linux sotto Windows.

Tutto ciò, in pratica, rende possibile avere grandi performance, vicine a quelle di un'installazione nativa sul PC, poiché avendo pieno accesso all'hardware, sarà possibile avviare applicazioni con una velocità del tutto paragonabile a quella offerta nativamente sui sistemi Linux .

Questo almeno in teoria. In realtà l'applicazione è molto onerosa in termini di prestazioni, in quanto richiede molta memoria RAM e un buon processore : con un Pentium IV e 512 MB di RAM ci ha messo un paio di minuti ad avviarsi, mentre lo switch delle varie applicazioni, a volte, si freezava. Gli autori, comunque, raccomandano, se si vuole godere di una esperienza migliore, di avere una CPU DualCore e almeno 1GB di RAM.

Ulteo Virtual Desktop è stato testato con successo sotto Windows XP e Windows Vista (solo 32-bit, per ora).
In ogni caso, ho avuto modo di apprezzare gli sforzi degli sviluppatori, nel realizzare un software davvero alla portata di tutti . Infatti, Ulteo Virtual Desktop è una vera e propria distribuzione di Linux , ma invece che far girare su Windows un desktop Linux, non farà altro che installare, nella parta alta del desktop, solamente una toolbar che permetterà l'avvio delle applicazioni Linux come se fosse un componente di Windows .
L'utente può anche avvalersi dell' aggiornamento automatico delle applicazioni e sincronizzare i documenti tra tutti i sistemi Ulteo utilizzati.

Inoltre, dalla barra, si possono aggiungere nuove applicazioni , come programmi desktop aggiuntivi, giochi e, in futuro, anche programmi di sviluppo, il tutto lasciando sempre il sistema pulito .
Ciascuna applicazione Linux lanciata da Ulteo Virtual Desktop gira in una separata finestra di Windows, e come tale può essere ridimensionata, minimizzata o chiusa utilizzando i normali comandi del sistema operativo host. Le applicazioni possono accedere alla cartella Documenti di Windows, e sono inoltre in grado di supportare l'audio e la stampa .

Il vantaggio nell'usare questa applicazione, è indubbiamente enorme: sarà possibile avere due sistemi operativi funzionanti contemporaneamente sullo stesso desktop, che possono accedere agli stessi documenti (tra quelli disponibili in “My Documents” sotto Windows).

In realtà, dalla mia esperienza, Ulteo Virtual Desktop è utile se si usano pochi programmi magari specifici del mondo linux (uno fra tutti, l'ottimo media player Amarok ), perché il rischio di avere due SO sullo stesso desktop è quello di trovare l'ambiente di lavoro un po' confusionario (considerando anche il fatto che, nativamente, Windows non ha gli spaces che potrebbero dare una ordinata, magari assegnando un workspace a sistema operativo).

Inoltre, per molti aspetti, non ha molto senso virtualizzare software Linux di cui esiste già una controparte per Windows (come per Firefox, Thunderbird, Gimp e Skype).

Rispetto ad una soluzione tipo VMware, Ulteo Virtual Desktop non ha il vantaggio di essere portabile (io di solito conservo sempre le immagini VMWare di Ubuntu e Windows 2000 su un hard disk esterno che monto all'occasione sui vari pc), ma ha certamente la prerogativa, lavorando nello stesso ambiente, di poter condividere gli stessi documenti in uso su Windows (senza dover condividere cartelle o memorizzarli su un supporto esterno di memoria).

Interessante l'implementazione del terminale da Linux (Konsole) , anche se è ancora non è previsto una integrazione con l'ambiente Windows, in modo da poter aprire una shell che possa operare sia in ambiente Linux che Windows.

 
 
 

Trovare aziende italiane e informazione su di esse: nuovo portale con 6 milioni di imprese

Post n°692 pubblicato il 29 Maggio 2008 da giromapa

Da Web Master Point
RegistroImprese è il nuovo portale dedicato alle aziende italiane.

InfoCamere ha realizzato un nuovo portale dedicato alle imprese, che
consente di utilizzare tutti i servizi telematici nazionali delle
Camere di Commercio e accedere ai dati pubblici di oltre 6 milioni di
imprese.


Si chiama RegistroImprese e l’obiettivo generale è quello di promuovere lo sviluppo locale, la trasparenza e la regolazione del mercato.


Nello specifico, il nuovo portale permette di inviare anche pratiche
telematiche verso le stesse Camere, tra cui la nuova Comunicazione
Unica, in sperimentazione, creata per la nascita d’impresa e valida
anche per l'Agenzia delle Entrate, l’INPS, l’INAIL e l’Albo Artigiani.

Basta seguire la guida messa a disposizione sul sito e scaricare tre software necessari per portare a termine le operazioni richieste: Comunica Impresa, Fedra Plus e AA7-AA9.

È necessario anche possedere una firma digitale e una posta elettronica certificata.

Poi bastano 5 steps per aprire un’impresa: compilare la richiesta di attribuzione di partita IVA / Codice Fiscale; compilare la pratica per il Registro delle Imprese; completare la pratica di Comunicazione Unica, inserendo eventualmente i moduli INPS e INAIL; firmare digitalmente i documenti della pratica; inviare la pratica al Registro Imprese.

«Rendere facilmente fruibili, concentrandoli in un unico sito, i servizi informativi e telematici delle Camera di Commercio» ha affermato Alessandro Barberis, presidente InfoCamere «è il nostro contributo alla semplificazione dell’attività lavorativa di imprenditori e professionisti».

 
 
 

Quel robot ha asportato un tumore cerebrale

Post n°691 pubblicato il 26 Maggio 2008 da giromapa

Da Punto Informatico

NeuroArm è un robot neurochirurgo con arti in
grado di compiere spostamenti precisi al centesimo di millimetro. La
sua paziente torna a casa dopo due giorni. Nuove speranze per i malati

Roma - C'è un nuovo compagno d'avventura per AccuRobAs, il robochirurgo presentato
in Italia in questi giorni. Alcuni medici di Calgary (Canada) hanno
rimosso con successo un tumore al cervello di una paziente di 21 anni
grazie all'intervento di NeuroArm, il nuovo robot specializzato in neurochirurgia.

operatori al lavoroArmati
di monitor e controlli remoti non dissimili da quelli dei videogame, i
dottori hanno guidato il robot, dotato di due particolari "braccia" e
lo hanno guidato sulla massa cerebrale di Paige Nickason in
un'operazione durata nove ore, durante la quale hanno asportato un tumore a forma di uovo. La notizia si è rapidamente sparsa tra i pazienti in attesa di intervento e l'Università di Calgary ne ha già in lista numerosi.

Pur
non potendo sostituirsi del tutto alla "destrezza" umana, NeuroArm dà
la possibilità di calibrare le manovre di intervento in maniera
estremamente precisa. La mano umana è in grado di compiere
microspostamenti non inferiori a 1-2 millimetri, mentre NeuroArm può dosarli compiendone di molto più piccoli: 50 micron
(0,05 millimetri) e questa capacità - secondo i ricercatori - offre
all'operazione chirurgica un'invasività nettamente inferiore rispetto
alla mano umana.

Il robot è stato progettato e costruito da MacDonald Dettwiler and Associates, la stessa società che ha prodotto Canadarm e Canadarm2, la tecnologia per braccia robotiche impiegate in missioni spaziali.

Secondo
Garnette Sutherlan, professore di neurochirurgia dell'Ateneo,
"l'operazione rappresenta il raggiungimento di un nuovo traguardo,
quello dell'uso di tecnologia robotica assistita da risonanza
magnetica". Il NeuroArm, infatti, viene descritto come il primo robot
al mondo a poter operare nonostante i forti campi magnetici prodotti da
uno scanner RMN.

operatori al lavoroNickason,
mamma di un bimbo di due anni, è chef professionista e il tumore di cui
era affetta colpiva il senso dell'olfatto, essenziale per il suo
lavoro. Dopo le nove ore di intervento, svoltosi lunedì scorso, è
tornata rapidamente a casa lo stesso mercoledì. Affetta da neurofibromatosi,
non è il primo intervento che subisce: due mesi fa i medici le avevano
asportato un tumore delle stesse dimensioni nella parte posteriore del
cervello. Stavolta, la proposta dell'intervento con robot: "Avevo
paura, all'inizio - dice la paziente - ma ho fiducia nei miei dottori e
so che mi avrebbero tenuta al sicuro". Purtroppo la patologia da cui è
affetta la paziente provocherà una continua insorgenza di nuove
formazioni tumorali - spiega Times Colonist - ma il rischio è limitato se le nuove formazioni sono individuate e rimosse per tempo.

I
genitori e in particolare il padre della paziente, Rob Nickason, sono
felici. "Tutto questo ha il potenziale per aiutare centinaia di
migliaia di persone", ha detto il padre della giovane: i genitori sono
stupiti per l'intraprendenza dimostrata dalla ragazza ma sono
raggianti, sia per il successo dell'operazione che per il fatto che la
figlia sarà ricordata nella storia della medicina.

"Per anni
abbiamo sperato che la robotica assumesse un ruolo di rilievo nella
neurochirurgia", ha detto in un comunicato il dottor Peter Black,
professore di di neurochirurgia presso la Harvard Medical School. "Speriamo vivamente nell'adozione di questa tecnologia anche in altri campi".

Marco Valerio Principato

(fonte immagini)

 
 
 

Usare il telefonino quando si è incinta può fare male al bebè

Post n°690 pubblicato il 26 Maggio 2008 da giromapa

Da Repubblica.it
Secondo uno studio condotto della University of California (UCLA) su oltre 13.000 bimbi, le donne in gravidanza che utilizzano regolarmente il cellulare hanno più probabilità di avere figli con problemi comportamentali.



Il tabloid britannico Daily Mail scrive che le mamme cellulari
dipendenti hanno il 54 per cento di probabilità in più di avere figli
con problemi di sovraeccitazione e difficoltà relazionali con i
coetanei.

La percentuale dell’insorgenza di queste complicazioni sale all’80% tra
i bambini muniti di cellulare in età prescolare. In particolare i
problemi riscontrati risultano essere legati alla sfera emotiva (il 25
per cento), di relazioni interpersonale (34 per cento), di iperattività
(35 per cento), di condotta (49 per cento).

Utilizzare un telefonino due o tre volte al giorno è stato sufficiente
ad aumentare il rischio di problemi comportamentali nei bambini, e
lasciare che i bambini di età inferiore ai sette anni usino un
cellulare potrebbe metterli in pericolo, rileva lo studio.



Il professor Leeka Kheifets della UCLA, che in
precedenza era stato scettico nel rilevare possibili correlazioni tra
l'uso del telefono cellulare e i disturbi comportamentali dei bambini,
ha concluso con i suoi tre co-autori che di fatto sembra esserci una
associazione tra le due cose.

Tuttavia, aggiungono i ricercatori, le radiazioni potrebbero non essere la causa.
Secondo i ricercatori ci possono essere molte altre possibili
spiegazioni per l'aumento dei problemi comportamentali. Ad esempio le
madri cellulari dipendenti che sono state spesso al telefono durante la
gravidanza potrebbero continuare ad avere lo stesso stile di vita anche
dopo la nascita del bebè, e di conseguenza potrebbero spendere meno
tempo con i loro bambini.

 
 
 

YouTomb: il sito dove finiscono tutti gli «scarti» di YouTube

Post n°689 pubblicato il 26 Maggio 2008 da giromapa

Da Corriere.it
YouTomb: il sito dove finiscono
tutti gli «scarti» di YouTube
Un progetto del Mit archivia tutti i video banditi dalla piattaforma di condivisione video










(http://youtomb.mit.edu)
BOSTON (Stati Uniti) - Dove finiscono i video
banditi da YouTube? Su YouTomb, l’archivio web realizzato
dall’autorevole Massachusset Institute of Technology (Mit). O meglio,
su YouTomb ci finiscono i dettagli e la descrizione di quanto – in
media ogni due minuti – viene rifiutato dalla piattaforma di
condivisione video di proprietà di Google per motivi legati al diritto
d’autore. In una pagina in costante aggiornamento vengono mostrati
alcuni fermo immagine tratti dai video censurati, il motivo della
censura, l’autore della richiesta di oscuramento e il numero di giorni
in cui il contenuto è stato visibile (e quante volte è stato visto)
prima di essere estromesso dal sistema.



QUESTIONE DI DIRITTI - YouTube non è mai andato molto d’accordo
con le leggi sul copyright. Benché formalmente le rispetti, sono
moltissimi i video caricati dagli utenti sulla piattaforma che
riprendono senza autorizzazione materiale protetto dal diritto
d’autore. Negli Usa il rispetto formale della legge prevede che chi
eroga un servizio come quello di YouTube non sia direttamente
responsabile dei contenuti ivi reperibili, non si debba cioè curare di
impedire che contenuti non in regola vengano ospitati, quanto di
rimuoverli una volta che il detentore dei diritti d’autore ne faccia
richiesta. Il motivo legale e pratico addotto dai responsabili del sito
è che anche volendo non è possibile passare in rassegna tutti i
contenuti pubblicati dagli utenti alla ricerca delle infrazioni del
copyright.



FILTRO AUTOMATICO - Viste però le ire dell’industria del cinema
e della tv – e all’indomani di una causa da un miliardo di dollari
intentata contro YouTube dalla tv via cavo Comcast – l’estate scorsa
anche il più popolare strumento di condivisione video ha deciso di
venire incontro alle richieste degli studios, onde evitare di avere a
che fare ogni giorno con uno dei loro legali. Ha così realizzato un
meccanismo automatico che permette ai detentori dei diritti di
controllare i video generati dagli utenti e di intervenire in caso di
abusi. L’iniziativa del Mit è nata proprio per verificare il
funzionamento del sistema di riconoscimento automatico approntato da
YouTube, e la casistica che sta ordinando servirà per controllare che
non ci siano abusi da parte dei detentori dei diritti ai danni degli
utenti.

Gabriele De Palma

 
 
 

«Abbiamo vinto occupiamo la Rai»

Post n°688 pubblicato il 26 Maggio 2008 da giromapa

Da Corriere.it
Parla Luca Barbareschi, attore, produttore e deputato del pdl


Vittorio Zincone per il Magazine in edicola

«Come
ha fatto prima il centrosinistra. e per la direzione generale
Cominciamo a guardare anche fuori dall’italia...» così parla l’uomo che
disse: «An, in viale mazzini, ha portato solo mignotte»


 









Luca Barbareschi, 51 anni, star riempi-teatri col
Gattopardo, importatore delle opere di David Mamet in Italia, pioniere
della tecnonavigazione informatica, nonché ballerino e cantante nei
musical londinesi, ora è anche deputato del Pdl: in quota Fini, con
liaison berlusconiane. Quando ho pensato per la prima volta di
intervistarlo, l’attore-regista-manager-produttore era uno dei nomi
papabili per il ministero dei Beni Culturali. Quando ho contattato il
suo assistente, aveva ridotto le aspettative ed era in lizza per un
semplice sottosegretariato. Nel momento in cui abbiamo fissato la data
dell’incontro, la partecipazione al governo era sfumata, ma restava la
possibilità di un assessorato alla corte del sindaco Gianni Alemanno.
Quando gli ho citofonato per raggiungere il suo attico romano (zona
Ghetto), il Campidoglio ormai era un miraggio. A fine intervista, l’ex
conduttore del Grande Bluff, mi ha comunicato che anche la presidenza
della Commissione Cultura sarebbe andata a qualcun altro. Barbareschi,
veterano dello showbusiness, neofita del Teatrone della politica: «Ho
rinunciato al film di Ron Howard perché pensavo di poter dare una mano
a riformare il Paese. Ma non mi stupisco di nulla, ci ho scritto un
film (Il Trasformista), su come funzionano certe cose, quindi...».


Sembrano funzionare come il gioco delle tre carte.
«Durante tutta la campagna elettorale, Alemanno mi ha presentato come il futuro assessore alla Cultura di Roma».



Poi ha scelto Umberto Croppi, amico antico, nonché “spin doctor” dell’ultimo trionfo.
«Croppi è bravo. Chapeau. Ma insomma, ha lavorato pure con Rutelli».



Sgarbi potrebbe atterrare sulla Capitale...
«Sì, sì, dopo essere stato cacciato da Milano».



Il sottosegretario alla Cultura, invece...
«È questo Giri».



Si chiama Francesco Giro.
«Uomo del cardinale Camillo Ruini. Mi chiedo se si voglia seguire il modello Sarkozy o sarkofaghy».



Si dia una risposta.
«Mi pare sarkofaghy. Si annunciano grandi cambiamenti, ma alla fine sale in cattedra il Gattopardo: per non cambiare nulla».



Forse, non avendo una militanza di partito alle spalle, lei ha pagato le molte dichiarazioni poco allineate degli ultimi mesi?
«Quando mi hanno candidato sapevano chi ero».



Lei si è detto favorevole alle adozioni da parte delle coppie omosessuali.
«In
Europa esistono. Questo è il governo con meno persone che rappresentano
il cattolicesimo. Non mi pare Berlusconi sia un baciapile».



Ma al Cavaliere nessuno può sfilare la poltrona da sotto al sedere. A lei, sì.
«Magari
dirò cose sconvenienti, ma insomma... i leader principali del Pdl, Fini
e Berlusconi, sono separati e hanno figli da mogli diverse».



Lei si è anche detto contrario al giannilettismo. Sembra autolesionismo.
«Con
Letta ho un buon rapporto. Ma il Paese rischia di morire di accordi
bipartisan. Il centrodestra ha vinto? E allora mettiamo i nostri uomini
nei ruoli chiave e proviamo a governare».



Un’altra sua sparata di un paio di anni fa: «An in Rai ha portato solo mignotte».
«In pratica ho fatto da Cassandra».



Di Cattaneo, uomo vicino al centrodestra, ha detto: «Un poverino».
«Mi
dovrebbero ringraziare. Ho chiarito prima di altri che non aveva le
competenze adatte per guidare la macchina della Rai. L’anno scorso,
poi, dissi che la Rai non avrebbe dovuto permettere a Endemol di fare
banchetto con il budget della tv di Stato. Ricevetti una lettera di
richiamo etico da parte del direttore generale Cappon. No dico,
richiamo etico! Ora è Cappon a beccarsi i richiami... ma bipartisan,
per il caso Travaglio-Schifani».



A proposito di etica. La sua difesa di Saccà, intercettato mentre
parlava con Berlusconi di attrici da raccomandare, era spericolata.

«Quelle intercettazioni erano una trappola».



Saccà...
«È una risorsa che non va bruciata».



... non ha fatto una bella figura.
«Telefonate di quel tipo, in cui si segnalano attrici e attricette, le fanno e le ricevono tutti».



Questo non vuol dire che sia una bella cosa.
«Quando dirigevo
il teatro Eliseo, a Roma, mi chiamavano da destra e da sinistra. Vado
fiero del fatto di non aver mai favorito un raccomandato».



Secondo lei il centrodestra dovrebbe occupare con nomine fresche la Rai?
«Certo. Come ha fatto il centrosinistra».



Un nome per la direzione generale?
«Cominciamo a guardare
anche in Europa, come fanno tutti: in Spagna l’italiano Paolo Vasile
sta facendo grandi cose con TeleCinco».



A parte i possibili outsider europei?


«Molti manager tv, italiani e bravi, ormai si sono messi in proprio o lavorano per i privati».



Parla di Giorgio Gori e Marco Bassetti?
«Loro sono parecchio in gamba. Ma non amo il totonomine».



Non è che spera di rientrare nella prossima infornata di incarichi Rai?
«No. Non mi pare ci sia il clima per una nomina come la mia. E a destra la lealtà non viene ripagata come a sinistra».



Che cosa intende dire?
«Che la sinistra con tutti i vari attori militanti come Claudio Bisio o Paolo Rossi è stata generosa».



Si lamenta? Vorrebbe più generosità nei suoi confronti?
«Ma
no, guardi. Io ho parlato con i numeri uno: Berlusconi e Fini. Gli ho
messo in mano i miei progetti per la Cultura in Italia».



Fine del finanziamento pubblico al cinema.
«Certo, per
evitare che spariscano soldi e che il cinema sia legato ai partito.
Vedremo come va a finire. Sono abituato a portare a casa risultati: a
diciott’anni risparmiavo i cents facendo il cameriere in America, ora
ho: la casa dove vivo, quella di Filicudi, il mio studio. Una società,
la Casanova, che fattura 20 milioni di euro e produce una decina di
film l’anno. Non ho debiti, sono trasparente e ho fatto una fondazione
contro la pedofilia».



Un tema che le è caro. Anche lei ha subito una violenza da bambino.
«Sono
stato violentato, da un prete. Al di là dei danni ai singoli esseri
umani, si deve capire che la pedofilia è un danno di macroeconomia:
tanti bambini molestati, fanno una generazione che cresce con una
struttura debole. Ora su questo argomento si è svegliato pure Papa
Ratzinger».



La sua infanzia?
«I miei si separarono quando ero
piccolissimo. Io ho vissuto con mio padre a Milano e ho girato molti
anni per i Paesi del Medio Oriente dove lui costruiva strade. A
diciotto anni...».



Parliamo del ’74, la Milano delle occupazioni...
«Quelli del
Movimento mi stavano un po’ sulle palle. Ricordo alcune riunioni
maoiste in una villa in Engadina. Roba senza senso. Comunque a 18 anni
mio padre mi disse che se volevo fare l’università mi aiutava, se
volevo fare l’attore mi dovevo arrangiare. Mi arrangiai».



Come?
«Cominciai a lavorare gratis con Virginio Puecher. Gli
facevo da assistente alla regia nell’Enrico V. Il 20 agosto dell’anno
della maturità, ho venduto la Vespa e sono partito per Chicago, sempre
con Puecher. Poi mi sono trasferito a New York. Facevo il cameriere e
contemporaneamente collaboravo con Frank Corsaro al Metropolitan e con
Lee Strasberg dell’Actor’s studio».



Era una New York parecchio swinging.
«I sei anni più belli
della mia vita. Il re era Oliviero Toscani. Per un po’ ho dormito a
casa sua e lui mi portava a queste cene pazzesche con Lou Reed, Mick
Jagger, David Bowie...».



Chi più ne ha più ne metta. In quel periodo c’era anche Isabella Rossellini a New York.
«Con
lei ho avuto un flirt durato una sera. Io ero pazzo di lei, anche a
causa del suo cognome. Mi dichiarai, mi disse che ero troppo ambizioso.
Allora collaboravo con la Rai e Gianni Minà».



Quando rientrò in Italia?
«All’inizio degli anni Ottanta.
Poco più che ventenni, con Massimo Mazzucco realizzammo Summertime e al
Festival di Venezia vincemmo la sezione “De Sica”. In America ero
andato a trovare pure Spielberg. Lo avevo beccato che giocava a scacchi
da solo. Un’illuminazione. Incontrare uno che a trent’anni aveva già
fatto così tanto, mi aveva spronato. Pensai: “Perché lui sì ed io no?”».



È una lezioncina per i giovani dell’Italia gerontocratica?
«A
me non piace la retorica filo-giovani. Sono per recuperare tutte le
intelligenze vive fino a 90 anni. Soprattutto quando poi i cosiddetti
giovani sono rappresentati da persone come la deputata del Pd, Marianna
Madia. Ad ascoltarla a Porta a porta qualche giorno fa, mi è venuto
naturale difendere il veterano Ciriaco De Mita. Detto ciò, sì, i
giovani si dovrebbero svegliare».



I giovani più bravi nel cinema?
«Mi piacciono Elio Germano e Matteo Garrone».



Le giovani?
«Io stesso ne ho lanciate parecchie. Con Roman
Polanski scegliemmo Nicole Grimaudo per un Amadeus teatrale. Ma poi
anche Gabriella Pession e Bianca Guaccero».



I sopravvalutati?
«In questo momento Toni Servillo mi pare
sovraesposto. È bravo e serio, in teatro e mi pare un po’ di maniera. A
me non piace nemmeno il linguaggio filmico di Nanni Moretti».



E l’attore Moretti?
«È inesistente. Non ti dimentichi mai che
hai davanti Moretti. Io sono per la mimesi. Come attore ho dato il
meglio quando ho fatto il Grande Bluff. Truccato e travestito, mi
intrufolavo nelle trasmissioni altrui: nella prima serie non mi hanno
beccato mai».



Reputa se stesso un buon attore?
«In teatro non mi batte nessuno. Il Gattopardo del Quirino ha il record d’incasso degli ultimi anni».



Le fiction che produce e che interpreta non sono sempre dei successi incredibili, però. La Rai sospese Giorni da leoni 2.
«Quella fiction la uccisero. Capita anche che chi pensa i palinsesti faccia scelte sbagliate».



Morando Morandini, il critico cinematografico, ha detto che lei, come attore... ha sbagliato mestiere.
«Morandini
ha cominciato ad odiarmi all’inizio degli anni 90. Eravamo a Mosca, io
producevo un film del russo Galin. Nella prima scena si diceva: “Lenin
è peggio del re dei Tartari”. I critici de sinistra, tra cui Morandini,
si alzarono e se ne andarono. Diciamo che sono sempre stato socialista.
Ma i radical chic non mi hanno mai adottato».



Questo sembra anche il motivo per cui si è buttato a destra. Perché secondo lei non l’hanno adottata?
«Sarà
che a differenza di altri mi sono dichiarato socialista fino all’ultimo
giorno di vita di Bettino Craxi. Molti hanno rinnegato...».



Di chi parla?
«Quello che mi ha fatto più impressione è stato
Gabriele Salvatores. Claudio Martelli, che ama il teatro, trovò un
miliardo per il suo Elfo. Lui sembra essersi scordato l’appartenenza al
Psi. Voglio bene a Gabriele e negli anni Ottanta abbiamo fatto molte
cose insieme, ma insomma...».



I socialisti le chiesero mai di fare politica?
«Ai tempi di
Mani pulite. Ricordo lunghe discussioni sul mio terrazzo con De
Michelis e i repubblicani La Malfa e Cisnetto sul da farsi».



È vero che lei è uno dei primissimi frequentatori dell’Ultima spiaggia, lo stabilimento vippissimo dalle parti di Capalbio?
«È
vero. Ci andavo prima che la sinistra chic se ne appropriasse. Chissà
se chi va lì oggi sa che i proprietari sono di destra?».



Lei ha un clan di amici?
«Pochi, poco noti, ma decennali: Beppe, Fabrizio, Susanna e Aureliano».



Nessun politico?
«Gianni De Michelis. Ma dai socialisti non ho mai avuto un favore».



Come è il suo rapporto con Fini?
«Ottimo».



Con Berlusconi?
«Gli parlo da amico. Una volta è venuto a trovarmi in camerino al teatro Manzoni...».



Lo sa che è così che ha incontrato la moglie Veronica Lario?
«La sera siamo stati a cena fino alle 4 di notte».



A cena col nemico?
«Goffredo Bettini».



Alemanno dovrebbe mantenere Bettini alla direzione della Festa del Cinema di Roma?
«Alemanno valuti bene quali alternative proporre a quel che ha fatto Veltroni».



Lei la abbatterebbe la famosa teca dell’Ara Pacis di Meier?
«Non la amo. Ma prima di spendere un euro per distruggere un muretto, mi preoccuperei di fornire mezzi pubblici sicuri».



L’errore più grave nella carriera di Barbareschi?
«Parlare troppo».



La svolta che le ha cambiato la vita?
«Decidere di affrontare con le sedute di gruppo i miei problemi di fragilità interiore».



La canzone della vita?
«Little wing di Jimi Hendrix. Una delle prime canzoni che ho provato a suonare con la chitarra».



Il film?
«Otto e mezzo di Fellini, su tutti».



Cultura generale. “Dolente fulgore/ mite regina/ misteriosa malia/ polvere di stelle”, chi l’ha scritto?
«Non ne ho idea».



Sono versi del ministro della Cultura, Sandro Bondi. Quanto costa un litro di latte?
«Prendo quello di soia. Tre euro».



Che cosa si intende per podcast?
«Un file scaricato in Rete».



I confini dell’Afghanistan?
«A Nord... la Russia».



No.
«Vabbè... ci sono quelle repubbliche ex sovietiche»












È vero che da molti anni tiene un diario quotidiano?
«Sì. Ci appunterò anche queste ultime domande del cavolo».


Vittorio Zincone

21 maggio 2008

 
 
 

Scajola: "Nuove centrali nuclearicostruite entro cinque anni"

Post n°687 pubblicato il 26 Maggio 2008 da giromapa

Da Repubblica.it
Tra gli applausi di Confindustria il ministro annuncia tempi stretti per il ritorno all'atomo
"Le prime pietre degli impianti saranno poste entro questa legislatura"
L'Enel: "Noi siamo pronti a partire". Realacci: "E' ideologia, finirà come l'articolo 18"



Il ministro Scajola alla tribuna di Confindustria
ROMA - "Entro questa legislatura porremo la prima pietra per la costruzione nel nostro paese di un gruppo di centrali nucleari di nuova generazione". Lo ha detto il ministro dello Sviluppo Economico, Claudio Scajola, intervenendo all'assemblea di Confindustria. "Non è più eludibile - ha aggiunto tra gli applausi - un piano di azione per il ritorno al nucleare", chiarendo che non si tratta di affermazioni di principio ma di un "solenne impegno assunto da Berlusconi, con la fiducia, che onoreremo con convinzione e determinazione".

"Solo gli impianti nucleari consentono di produrre energia su larga scala, in modo sicuro, a costi competitivi e nel rispetto dell'ambiente", ha detto ancora il ministro rivolto alla platea degli imprenditori, ribadendo quindi la necessità di "ricostruire competenze e istituzioni di presidio, formando la necessaria filiera imprenditoriale e tecnica e prevedendo soluzioni credibili per i rifiuti radioattivi".

Parlando più in generale di energia, Scajola ha ricordato che "l'obiettivo della crescita non può essere conseguito senza affrontare con estrema risolutezza e senso di responsabilità" la questione, anche alla luce della "particolare vulnerabilità dell'Italia". Il Paese ha bisogno di energia "a costi competitivi, in quantità adeguate e in condizioni certe: la bolletta energetica pesa per 60 miliardi di euro e rende negativa la nostra bilancia commerciale".

Il ministro ha detto anche che "bisogna agire con forza lungo tre direttrici: diversificazione, infrastrutture e internazionalizzazione". Per raggiungere gli obiettivi e "rilanciare gli investimenti semplificheremo gli iter autorizzativi, promuoveremo il dialogo con il territorio, premiando con incentivi e iniziative di sviluppo le popolazioni interessate ai nuovi insediamenti". E in questa azione, ha anticipato, sarà consentita anche la possibilità di "estendere l'uso dei termovalorizzatori per la produzione di energia, ottimizzando il ciclo dei rifiuti".

"Ereditiamo inefficienze e ritardi, accumulati negli ultimi 20 anni dall'ultimo piano energetico nazionale: è ora di voltare pagina", ha proseguito annunciando una "strategia energetica nazionale" che "sarà sottoposta a pubblica consultazione e dibattito attraverso una Conferenza nazionale per l'energia e l'ambiente".

L'annuncio del ministro ha suscitato subito reazioni contrastanti. Tra gli entusiasti, l'amministratore delegato dell'Enel Fulvio Conti, che ha dato subito la disponibilità della sua azienda a fare la sua parte. "Siamo pronti ed effettivamente la durata della legislatura, pari a cinque anni, può essere un percorso realizzabile", ha spiegato. Simile la posizione espressa da Edison. "E' particolarmente condivisible
l'apertura del nuovo governo al nucleare, e più in generale alla diversificazione del mix energetico", ha osservato l'amministratore delegato Umberto Quadrino. "Edison - ha proseguito - è pronta a fare la sua parte e a lavorare con il governo alla realizzazione del piano". Di segno opposto il commento di Ermete Realacci, ministro ombra dell'Ambiente. "Non si può tornare al nucleare - ha sostenuto - perché è una scelta costosa e ideologica. E' come l'articolo 18, e sappiamo com'è finita quella battaglia".

Sempre in tema energetico, Scajola davanti alla platea di Confindustria ha affrontato anche la questione del caro petrolio. "Utilizzeremo detassazioni mirate dei carburanti per le forme di trasporto che più incidono sui costi dei principali beni e servizi", ha annunciato. I rialzi, ha detto ancora il ministro, "si combattono in un solo modo: con un'iniezione di maggiore concorrenza" e in questa direzione "renderemo più efficace il monitoraggio per segnalare all'Antitrust i comportamenti lesivi a danno dei cittadini".

(22 maggio 2008)

 
 
 

"Impossibile l'atomo in cinque anniil nemico è il mercato, non i verdi"

Post n°686 pubblicato il 26 Maggio 2008 da giromapa

Da Repubblica.it
Silvestrini, ex consulente di Bersani, spiega perché non crede al piano Scajola
"Costi e problemi troppo grandi, il nucleare è destinato a diminuire di peso"
Il caso Usa: "Il bando indetto da Bush senza incentivi è andato deserto"
Resta aperta poi la questione scorie: "Nessun paese l'ha ancora risolto in via definitiva"
di VALERIO GUALERZI




B
ROMA - Da ambientalista è estremamente realista e pragmatico sul fatto che la lotta al riscaldamento globale non può essere fatta in punta di fioretto, ma altrettanta coerenza Gianni Silvestrini la pretende dai sostenitori del ritorno all'atomo. "Se la situazione climatica dovesse precipitare nei prossimi decenni l'umanità finirebbe con l'utilizzare tutte le armi disponibili incluso il nucleare, superando ogni preoccupazione", ammette l'ingegnere, ex consulente del ministro Bersani, che da anni coordina attraverso il Kyoto Club gli industriali che hanno sposato la validità e la filosofia del Protocollo internazionale per la riduzione dei gas serra.

Ingegner Silvestrini, malgrado la premessa, lei però sembra scettico sull'utilità del piano annunciato dal ministro Scajola.


"I cinque anni a cui fa riferimento Scajola mi sembrano improponibili,
le procedure in realtà sono lunghissime: si tratta di individuare il
sito, ottenere i permessi necessari, stringere accordi internazionali,
far approvare i progetti, senza parlare dell'indispensabile consenso
sociale. Ma oltre al metodo c'è un problema di merito. Penso che in
realtà si tratti di una risposta controproducente. Malgrado l'enfasi
data dai media al possibile rinascimento nucleare,
la percentuale di elettricità nucleare è destinata a ridursi, secondo
la Iea, dal 15 al 9% entro il 2030 a causa della chiusura delle vecchie
centrali".






Il ministro parla però di impianti di nuova generazione.



"Se effettivamente i reattori di quarta generazione daranno i risultati sperati in termine di
riduzione dei costi e dei rischi, il nucleare potrebbe dare un
contributo più significativo, ma solo nei decenni successivi".






Scajola, tra gli applausi di Confindustria, ne ha parlato invece come di una soluzione attuale.


"Resto dell'avviso che in Italia, anche in presenza di un improbabile
consenso politico e sociale, la produzione non potrebbe iniziare prima
del 2020, come del resto ammette la stessa Edison fissando la data al
2019. In effetti, il principale nemico dell'energia atomica non sono
gli ambientalisti ma la liberalizzazione dei mercati elettrici. In una
realtà concorrenziale, l'incertezza sui costi, sui tempi di costruzione
e sulle dinamiche della domanda penalizzano fortemente questa
tecnologia. Secondo un recente studio Usa condiviso dall'industria
atomica (il Nuclear Power Joint Fact-Finding)
l'elettricità di una nuova centrale nucleare è destinata a costare il
doppio (8-11 centesimi di dollaro per kWh) rispetto alla media.





Non a caso la gara per la costruzione di nuove centrali indetta da un
nuclearista convinto come Bush è andata deserta fino a quando
l'amministrazione non ha introdotto un incentivo di 1,8 centesimi di
dollaro al chilowattora, la stessa cifra prevista per l'eolico.
Sostenere che il ritorno al nucleare riduce la bolletta è falso, questo
lo ammettono anche sostenitori "seri" dell'atomo come Clò. In Europa
l'impianto in costruzione in Finlandia è in ritardo di due anni e
presenta extracosti per 1,5 miliardi di euro, tanto che la Siemens,
fornitrice della tecnologia, nel 2008 ha perso in Borsa un terzo del
suo valore. In sostanza, c'è un conflitto insanabile tra l'imperante
mercato liberalizzato dell'energia e la rinascita del nucleare".






Eppure continuiamo a guardare con una certa invidia alla Francia.


"La situazione è diversa in presenza di un forte ruolo dello Stato, ma
Scajola non ha precisato se pensa ad aiuti del Tesoro. Ci sono infatti
Paesi in cui il nucleare può essere considerato un successo come la
Francia appunto, anche se un bilancio completo potrà essere effettuato
solo tra qualche decina - o meglio migliaia - di anni. E altri, invece,
in cui il ricordo è negativo, come gli Usa dove aziende fallite e
decine di miliardi di dollari buttati al vento ne fanno il più grande
disastro industriale del Paese, senza parlare della Russia, dove
l'incidente di Chernobyl ha causato significativi danni sanitari ed
economici".






Scajola ha garantito che si terrà conto della questione sicurezza.


"Ma nessuno dei problemi connessi con il nucleare - sicurezza, scorie,
proliferazione - è stato ancora risolto. A 55 anni dall'inizio
dell'avventura nucleare i problemi aperti sono ancora molti. I lavori
per il deposito di Yucca Mountain negli Usa continuano a slittare nel
tempo e nessun paese ha attivato un cimitero definitivo per le scorie.
Lo smantellamento delle centrali esistenti è un'altra incognita. Le
previsioni di costo della chiusura del ciclo nucleare nel Regno Unito
sono in continua crescita e l'ultima stima è di 100 miliardi di euro".






Ma
se il risultato è la possibilità di avere energia ad emissioni zero a
tempo indeterminato si tratta di rischi e costi che si potrebbe
decidere di voler correre.




"In realtà un tema generalmente sottovalutato riguarda proprio la
disponibilità di materiale fissile. In effetti negli anni scorsi si era
in presenza di una sovrabbondanza di uranio anche per l'utilizzo del
materiale proveniente dal programma di disarmo nucleare. Questa
situazione è destinata a cambiare e le difficoltà ad aprire nuove
miniere stanno già facendo lievitare il prezzo, sestuplicato negli
ultimi 5 anni.






(22 maggio 2008)

 
 
 

«Da Viadana a Manduria: ecco i siti dove potrebbero costruire le centrali»

Post n°685 pubblicato il 26 Maggio 2008 da giromapa

Da Corriere.it
L'esperto: «Serve un deposito per raccogliere l’eredità del vecchio nucleare e per le scorie future»

 


ROMA — «Se dovessi dare un parere sulla capacità dell'Italia di
tornare al nucleare, sarebbe negativo. Solo per un motivo: l'assenza di
un deposito nazionale per le scorie». È severo il giudizio
dell’ingegner Raffaello De Felice, ultimo responsabile del settore
«Impianti nucleari» dell'Enel alla fine degli anni '80, e consulente
per le iniziative dell'Enel nella costruzione di impianti nucleari
all'estero.



Le nuove centrali ora preannunciate dove potrebbero sorgere?
«Prima
del referendum era stato fatto un gran lavoro per selezionare i siti
del vecchio programma nucleare. Si erano indicate località come Leri
Cavour e Alessandria (provincia) in Piemonte, Viadana e San Benedetto
Po in Lombardia, Manduria e Nardò in Puglia. Si potrebbe cominciare col
riverificarne i requisiti geologici, che allora apparivano idonei e che
tali dovrebbero essere. Potrebbe essere cambiata la popolazione: una
centrale nucleare ha bisogno di un’ampia zona di rispetto disabitata».



Perché punta l’accento sulla necessità del deposito?
«Il
deposito è indispensabile sia per raccogliere l’eredità del vecchio
nucleare, oggi sparsa in diversi siti, sia per mettere in sicurezza le
scorie future. Non è possibile — e parlo a titolo personale — avviare
un nuovo programma senza risolvere questo problema».

Come e dove dovrebbe essere realizzato il deposito?

«Non in profondità, come si voleva fare a Scanzano, dove ci fu la
rivolta popolare, ma in superficie, dove costa molto meno. E non al
Sud, ma al Centro-Nord, per facilitare il trasporto delle scorie».


F.F.M.

23 maggio 2008



 
 
 

Farmaci truffa, è "disastro colposo"Ventidue specialità sotto controllo

Post n°684 pubblicato il 26 Maggio 2008 da giromapa

Da Repubblica.it
Nuovo filone nell'inchiesta sull'Agenzia per i farmaci. Istituita commissione ministeriale
Silvio Garattini: "Fuori i nomi". Ma per il ministero della Salute "non c'è pericolo"

TORINO - Disastro colposo per la messa in commercio di farmaci non perfetti. Si apre un nuovo filone nell'inchiesta piemontese sull'Agenzia per i farmaci. Ventidue medicine in commercio sono sospettate di essere dannose per la salute dell'uomo. Il farmacologo Silvio Garattini chiede che siano resi nomi i nomi delle specialità: "E' da incoscienti lasciare in giro farmaci a rischio per i cittadini e non dire quali siano".

Il ministero: "Non c'è pericolo". Ma il ministero della Salute getta acqua sul fuoco: "Sono specialità conosciute nel mondo, testate da anni. Non c'è pericolo alcuno" ripetono. Ammettono che su alcuni "bugiardini", i foglietti illustrativi contenuti nelle medicine, qualche controindicazione era stata soppressa per rendere più facile ottenere la licenza di vendita, "ma è stato messo già tutto in ordine". Temono la psicosi a Roma e non vogliono che nei cittadini si diffonda l'idea che in commercio ci siano farmaci che possono far male. "Non c'è pericolo", si ostinano a ripetere al ministero.

Soldi in cambio di omissis. Nell'occhio del ciclone, un antinfiammatorio che, nonostante potesse provocare "gravi danni al fegato" non è stato sospeso dal commercio, "dimostrazione - dice la Procura - che c'è stata una corruzione". Altro caso è quello che riguarda la commercializzazione di un anestetico locale "che - come scrivono i giudici - presenta un difetto a causa del quale due fiale diverse non sono distinguibili tra loro, con evidenti conseguenze per la salute pubblica". Anche questa volta sembra che i funzionari infedeli dell'Aifa abbiano chiuso un occhio in cambio di laute mance. Secondo il gip, "la gravità del comportamento di certuni che non esitano a tutelare gli interessi commerciali della società produttrice dei farmaci a scapito delle conseguenze per la salute dei pazienti, è emblematica".
Dossier compicenti. E poi ci sono psicofarmaci, antibiotici, diuretici, antipertensivi, antiasmatici a base di principi attivi che, scaduti i canonici dieci anni del brevetto, dovevano essere nuovamente sperimentati con tutti i crismi, ma che sono stati proposti con modalità poco convincenti. Si parla di società che hanno svolto le analisi preparatorie all'estero, in Ucraina, con modalità poco sicure; di pratiche sbrigate dall'Aifa troppo celermente; di dossier piuttosto compiacenti.

Istituita commissione ministeriale. Una speciale commissione d'inchiesta composta da tre saggi istituita dal sottosegretario alla salute Ferruccio Fazio affincherà i magistrati piemontesi nell'inchiesta. Agli arresti da un paio di giorni sono finiti in otto: due i corrotti, alti dirigenti dell'Agenzia per i farmaci; sei i corruttori, dipendenti di case farmacautiche o di agenzie di intermediazione.

"Niente contro la salute dei cittadini". In questi mesi ci sono stati pedinamenti, intercettazioni telefoniche e ambientali, la documentazione video del passaggio di una mazzetta. Le prime ammissioni, infine, sono arrivate. Il procuratore di un'azienda farmaceutica indagato per corruzione ha confessato di aver passato dei soldi ad un presunto dipendente dell'Aifa per rendere più facile l'iscrizione nel prontuario. "Ho ricevuto regali - ha detto l'imputato - ma non ho fatto niente contro la salute dei cittadini".

(24 maggio 2008)

 
 
 

Tangenti, le scuse della Vincenzi alla città

Post n°683 pubblicato il 26 Maggio 2008 da giromapa

Da Corriere.it
Genova Il presidente dell'ospedale Bambin Gesù di Roma porta «Il processo»
di Kafka all'interrogatorio con il gip

Il sindaco resiste e punta al rimpasto. Francesca: mai preso soldi. Profiti: Bertone non c'entra

Il cambio di assessori potrebbe non riguardare solo i due che sono stati indagati per l'inchiesta sugli appalti delle mense

DAL NOSTRO INVIATO
GENOVA
— I politici del centrosinistra l'hanno messo in conto: martedì
prossimo sarà un giorno difficile. La giunta di Marta Vincenzi riunirà
il consiglio comunale per chiedere scusa alla città proprio poche ore
dopo che il giudice delle indagini preliminari Roberto Fucigna avrà
deciso se rimettere o no in libertà i cinque arrestati (quattro in
carcere, uno ai domiciliari) per lo scandalo sugli appalti pilotati
delle mense scolastiche. Dall'una cosa dipende il futuro politico di
Genova, dall'altra la sorte di un'inchiesta che sembra dilagare ogni
giorno di più. Ieri gli ultimi due interrogatori di garanzia: per
Stefano Francesca (pd, ex ds in cella), portavoce del sindaco Vincenzi,
accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, e
per Giuseppe Profiti (ai domiciliari per turbativa d'asta), l'uomo
voluto dal segretario di Stato Vaticano Tarcisio Bertone alla guida
dell'ospedale Bambin Gesù.



«Ho sbagliato a partecipare a certi incontri. Ma
quello che ci dicevamo erano solo parole, cose dette in prospettiva. Mi
hanno offerto soldi per la campagna elettorale ma ho capito che non era
opportuno prenderli. Non ho mai intascato un euro». Un dettaglio che in
realtà nemmeno l'accusa gli contesta. Perché secondo il pm Francesco
Pinto il braccio destro del sindaco avrebbe accettato la promessa (e
non intascato) di 20 mila euro l'anno dall'imprenditore della
ristorazione Roberto Alessio. Contropartita: fargli ottenere l'appalto
da 29 milioni di euro delle mense scolastiche a Genova quando sarebbe
diventato capo di Gabinetto dell'amministrazione, progetto poi andato
in fumo a favore della carica di portavoce. ù



Davanti alle contestazioni più dure, ieri,
Francesca avrebbe scaricato le responsabilità sull'amico ds Massimo
Casagrande, ex consigliere comunale ds, arrestato con le stesse accuse
di Francesca. Avrebbe fatto parte del gioco, secondo la procura, anche
un altro ex consigliere comunale ds e tutto il gruppo sarebbe stato in
contatto con Profiti, «uomo di garanzia», stando alla definizione dello
stesso imprenditore Alessio, per un altro appalto (che Alessio ha vinto
e che poi è stato annullato dal Tar): quello delle mense della Asl 2 di
Savona, diretta dall'amico di Profiti Alfonso Di Donato, a sua volta
indagato per turbativa d'asta. Il presidente del Bambin Gesù, sostiene
il pm Pinto, avrebbe commesso il reato di turbativa d'asta quando era
dirigente regionale. Ma lui ieri ha negato ogni coinvolgimento. Si è
presentato all'interrogatorio con «Il processo» di Kafka fra le mani,
ha scherzato con i giornalisti e al gip ha spiegato di aver «sempre
fatto tutto nella trasparenza e nella legalità. Mai — ha fatto mettere
a verbale — il cardinale Bertone mi ha detto una parola né sulla gara
né sui partecipanti ».



Alessio lo indica come garante di un'operazione illecita?
«Alessio è convinto di aver subito un torto dal Tar», dice. «Non si è
mai rassegnato a perdere la gara». Anche Marta Vincenzi non si
rassegna. Ieri, in un vertice di giunta allargato a tutta la
maggioranza e ai segretari di partito ha prima annunciato di voler
gettare la spugna («mi presento martedì in consiglio dimissionaria») e
poi si è lasciata convincere a non mollare («chiederò scusa alla città
per il danno alla sua immagine e alla credibilità, ma me la sento, vado
avanti»). Un rimpasto, a questo punto, è per tutti «inevitabile». E lo
stesso centro sinistra annuncia: «Probabilmente non riguarderà solo i
due assessori indagati».

Giusi Fasano

 
 
 

I Rockefeller contro la loro creatura Exxon

Post n°682 pubblicato il 26 Maggio 2008 da giromapa

Da Corriere.it


LA RIVOLUZIONE CREA SCALPORE IN USA

Un secolo e mezzo dopo gli eredi dei fondatori vogliono rifondare il colosso petrolifero: «Tuteli l’ambiente»

WASHINGTON – Sembra uno sceneggiato alla “Dinasty” o “Dallas”, le
saghe televisive delle grandi dinastie industriali americane. Vede i
Rockefeller scagliarsi contro una loro creatura, la Exxon, il colosso
petrolifero. Nel 1870, John Rockefeller fondò la Standard Oil, di cui
la Exxon è il successore. Ma quasi un secolo e mezzo dopo, i suoi
pronipoti e i loro congiunti, ben 73 persone, vogliono riformare la
compagnia. Capeggiati da Neva Goodwin Rockefeller, una economista di 63
anni, chiedono la rimozione del presidente Rex Tillerton e una
inversione di rotta: la Exxon, sostengono, deve aiutare i poveri,
cercare fonti alternative di energia e tutelare l’ambiente.

LA RIVOLUZIONE
- La rivoluzione promossa dal clan all’apice della crisi petrolifera ha
destato scalpore in America, soprattutto a Wall street. La Exxon è una
delle società più ricche del mondo, nel 2007 realizzò profitti di 40
miliardi di dollari, una cifra enorme. Ma i Rockefeller, tuttora una
potenza anche se frammentati, l’accusano di ignorare la volontà degli
azionisti, di cui fanno parte, e di non pensare a un “futuro diverso”.
Mercoledì a Dallas nel Texas, alla loro assemblea annuale,
presenteranno cinque mozioni per il totale cambiamento della politica
aziendale. Una battaglia campale che tiene l’industria e la finanza
americane con il fiato sospeso. Per Wall street, trovare i Rockefeller
compatti è una rarità. Da decenni, i membri della dinastia non vanno
d’accordo tra di loro. Ma lo sdegno contro quelle che considerano la
cecità e ingordigia della Exxon li ha cementati. Per la prima volta,
hanno scelto un portavoce, Peter O’ Neill, un cugino di Neva Goodwin
Rockefeller, e operato in pubblico, non in segreto.

«SERVE CAMBIAMENTO»
- Peter Johnson, lo storico della dinastia, sospetta che il loro
obbiettivo sia di riformare non solo la Exxon ma l’intera industria
petrolifera. «E’ gente con un impegno ambientale e sociale preciso»
spiega. «Mirano alla riduzione delle emissioni di gas nel mondo e al
sostegno delle comunità meno abbienti». I “rivoltosi Rockefeller”, come
li chiama il Wall Stret Journal, hanno
l’appoggio popolare. Ma il presidente e amministratore delegato della
Exxon, Rex Tillerton, non intende cedere: «Noi siamo una ditta
petrolifera e petrolchimica» ha dichiarato «e resteremo tale. Siamo la
più forte della storia come dimostra il nostro bilancio».

«FALLIRANNO» -
Secondo Tillerton, la rivoluzione dei Rockefeller fallirà «perché non
hanno nemmeno l’1 per cento delle azioni». Ma Peter O’ Neill ribatte
che il pacchetto azionario della dinastia è molto superiore, «difficile
a calcolarsi perché messo in vari trust», e che molti altri azionisti
si sono schierati con essa. La guerra dei Rockefeller contro la Exxon,
accusata dal pubblico americano, assieme alle altre compagnie, di
approfittare della crisi petrolifera a danno dei consumatori,
incominciò nel 2004, ma venne alla luce solo l’autunno scorso. Stando al Wall Street Journal,
la dinastia avrebbe il consenso del 40 per cento degli azionisti. E lo
storico Peter Johnson riferisce che la loro rivoluzione ha un grosso
precedente: nel 1896, la promosse lo stesso John Rockefeller, che
rinunciò a fare l’amministratore delegato. Rimase presidente fino al
1911, quando la Standard oil venne smembrata in seguito alle misure del
presidente Teddy Roosevelt contro i monopoli.

Ennio Caretto

 
 
 

A Eni esclusiva trattativa acquisto Distrigaz da Suez

Post n°681 pubblicato il 26 Maggio 2008 da giromapa

Da Yahoo! Notizie
ROMA (Reuters) - La utility francese Suez ha annunciato oggi di aver concesso all'italiana Eni l'esclusiva per le trattative sulla vendita del 57,25% di Distrigaz, operatore belga del gas da essa controllata. Lo dice un comunicato stampa in francese pubblicato sul sito della società di servizi idrici ed energetici.

Il periodo di esclusiva dura fino al prossimo 29 maggio, dice la nota, per "permettere di procedere a delle verifiche finali da parte di Eni".

Suez ed Eni, dice il comunicato, si sono date l'obiettivo di arrivare a siglare l'accordo definitivo di vendita entro quella data.

La realizzazione dell'accordo è però soggetta alle condizioni della fusione tra Suez e Gaz de France, del non-esercizio del diritto di prelazione di Publigaz e e del via libera della Commissione europea.

 
 
 

Cinema: Da Moore Complimenti a Madonna Per Film Su Malawi

Post n°680 pubblicato il 26 Maggio 2008 da giromapa

Da Yahoo! Notizie
(AGI) - Cannes, 25 mag. - Bel colpo di Madonna nella promozione del
film-documentario sul Malawi, cui la popstar si e' dedicata con tutta
se stessa dopo aver visitato uno dei paesi piu' poveri e piu' devastati
dall'aids di tutta l'Africa: il progetto infatti ha ottenuto un
giudizio piu' che positivo da parte del vero 're' del docufilm
statunitense, vale a dire Michael Moore, che l'ha invitata a presentare
'I am because we are' ('io sono perche' noi siamo', da un detto
popolare africano) al Traverse City Film Festival, da lui organizzato,
il prossimo 2 agosto. "Mi ha molto colpito - ha detto Moore riguardo al
film - Quando l'ho visto ho pensato wow, e' come se per anni Madonna
non avesse fatto altro che fare documentari". -

 
 
 

Più solare e fabbrica d'avanguardiaaccordo Enel-Sharp sul fotovoltaico

Post n°679 pubblicato il 19 Maggio 2008 da giromapa

Entro il 2011 impianti per dare energia rinnovabile a oltre 80 mila famiglie
Nel patto anche la nascita di uno stabilimento per produrre moduli ultra moderni


Siglata un'intesa tra l'azienda elettrica e la multinazionale giapponeseDa Repubblica.itROMA - Crescita delle fonti rinnovabili e aumento dell'occupazione vanno a braccetto. La conferma arriva da un importante accordo tra Enel e Sharp ufficializzato oggi a Roma. L'azienda energetica italiana e la multinazionale giapponese hanno siglato un'intesa che prevede due punti essenziali. Il primo è l'installazione entro il 2011 di nuovi campi fotovoltaici per un totale di 161 MW in grado di produrre l'energia di cui hanno bisogno oltre 81.500 famiglie.

Il secondo punto riguarda invece la realizzazione in Italia di un impianto industriale per la produzione integrata di pannelli fotovoltaici basati sulla tecnologia di Sharp, un avanguardistico film sottile a tripla giunzione. Rispetto ai moduli tradizionali in silicio cristallino si tratta di un procedimento che consente un minore utilizzo di silicio, con evidenti risparmi economici, garantendo però prestazioni di efficienza simili a quelle dei moduli tradizionali.

"E' un'alleanza che consideriamo abbastanza unica a livello mondiale", ha commentato Francesco Starace, direttore Divisione Mercato di Enel nel corso della presentazione: "Due società che definiscono una strategia comune, con Sharp che entra con noi nella produzione di energia elettrica e noi che entriamo nella produzione di pannelli fotovoltaici".

La scelta di collaborare nasce infatti anche dalla necessità di sopperire a un inaspettato freno alla crescita del fotovoltaico. "Siamo in una situazione paradossale - ha osservato Starace riferendosi al coinvolgimento dell'Enel - perché siamo molto avanti per la costruzione di una rete di installatori capace di cogliere la domanda e abbiamo invece una strettoia dovuta alla scarsezza dell'offerta di pannelli. Su questo il ritardo non è nostro ma di tutti".

Ritardo che non ha comunque impedito al fotovoltaico di registrare in questi ultimi mesi nuove cifre da boom. Il Gestore dei servizi elettrici ha infatti appena rivisto i dati sul 2007, fissando a 69,9 MW la potenza installata, mentre, per il solo anno in corso, risultano in esercizio 3.064 nuovi impianti per una potenza di 33,6 MW. Dati che se da un lato parlano di un boom eccezionale, con una potenza installata nel solo 2007 pari a quanto è stato realizzato complessivamente in quasi 30 anni, dall'altro certificano dell'ambizione rappresentata dai 161 MW previsti dall'accordo Enel-Sharp.

I dettagli dei due progetti sono ancora tutti da definire, ma l'idea di massima è quella di distribuire i campi fotovoltaici sul territorio, senza concentrarli in una zona precisa, mentre resta ancora da verificare dove far sorgere lo stabilimento di produzione dei pannelli. Al momento l'unica certezza al riguardo sembra essere la scelta di una località costiera, dove è possibile sfruttare i servizi portuali. "La produzione - ha sottolineato infatti Starace - non sarà esclusivamente destinata verso l'interno ma verrà indirizzata anche alla crescita del fotovoltaico negli altri paesi del Mediterraneo".

(16 maggio 2008)
di VALERIO GUALERZI

 
 
 

Bassolino, mano tesa a Berlusconi"Deve farcela, o qui affondiamo"

Post n°678 pubblicato il 19 Maggio 2008 da giromapa

Il governatore della Campania: "Finora ha vinto il no
Ora bisogna far nascere un partito trasversale del sì"


La guerriglia dei cassonetti e l'assalto ai campi rom dimostrano la caduta
di spirito civico. L'unica possibilità che abbiamo è collaborare col governo
Da Repubblica.itNAPOLI - "L'unica possibilità che abbiamo è legata alla collaborazione con il governo. Io non penso "Vediamo se ora loro ce la fanno"". Napoli è allo stremo, la popolazione butta la spazzatura per strada e caccia i rom, ma Antonio Bassolino rilancia la sua strategia di collaborazione con Berlusconi: "Si deve puntare a una forte collaborazione, far nascere un partito trasversale del sì, che finora è stato più debole di quello del no. Io mi muoverò in questo schema di collaborazione e lealtà. Sono fiducioso che il governo farà lo stesso, neanche a Berlusconi interessa una destabilizzazione della situazione a Napoli".

Ne avete già parlato qualche giorno fa a Palazzo Chigi?
"Ho riscontrato un clima giusto. Senza questo giusto clima di collaborazione non ce la facciamo, nessuno".

Al di là del clima però si spettano le soluzioni.
"Il governo è appena nato. Ora vengono a Napoli. Vedremo i primi orientamenti. Ma lo spirito è giusto, lo stesso che torna utile al paese col dialogo fra Berlusconi e Veltroni".

Intanto la spazzatura è ancora per strada.
"Ho detto con chiarezza come muoversi: completare i termovalorizzatori, migliorare la differenziata, aprire le discariche".

Quali?
"Non è compito mio indicarle. Ma credo che si debba dar seguito a leggi e ordinanze".

Intanto è il suo assessore Claudio Velardi a punzecchiare il sindaco Iervolino e ribadisce che la città è senza guida.
"Dico che al grande partito del sì dobbiamo aggiungere a Napoli la fermezza delle istituzioni contro chi soffia sul fuoco. Perché nei fatti di questi giorni non c'è solo la camorra, ma c'è anche la camorra".

L'immagine di Napoli è però quella, una città in cui stanno saltando le norme di convivenza civile.
"Che ci sia una caduta di spirito civico è indubbio. Ma riguarda anche altre città, a causa di fattori generali: la globalizzazione rende difficile il governo di alcuni processi, l'immigrazione per certi versi tumultuosa pone difficoltà a integrazione e sicurezza".

Mal comune mezzo gaudio?
"Un momento. Detto dei fattori generali, senza i quali non capiremmo la portata culturale dei problemi che abbiamo di fronte, ci sono poi aspetti peculiari: noi il risveglio civico lo avevamo avuto, poi però non ha incontrato un cambiamento economico e strutturale. Questo deve indurre a riflettere tutte le istituzioni e le forze economiche, a livello locale e nazionale".

La Lega penserà che ancora una volta chiedete aiuto.
"Allora parliamo di Ponticelli. Quello che è avvenuto è gravissimo. Un segnale di allarme democratico. Napoli era nota per avere un Dna più disponibile al dialogo e alla accoglienza. Se certe cose succedono qui, vuol dire che si stanno rompendo corde profonde nel sentire umano e nello spirito di solidarietà. È un campanello d'allarme forte, che suona per tutti".

Lo stesso vale per l'economia?
"Napoli e il mezzogiorno saranno banco di prova per tutti. E sarà importante che il governo si muova in modo giusto su alcuni temi. Penso ai rifiuti, ma anche al federalismo fiscale".

Lei ha ammesso in passato le sue responsabilità su quanto accaduto. Poi ha deciso di giocarsi ancora la partita. Quando trarrà un bilancio?
"Lasciamo perdere gli orizzonti personali, qui è in gioco il futuro di una grande regione. E allora dobbiamo pensare a quella situazione nuova, che indicavo come partito del sì. Altrimenti la crisi si aggrava a livelli inimmaginabili. E la partita si gioca nelle prossime settimane, per ridar fiato anche alle tante forze positive di Napoli. Abbiamo appena presentato il progetto per la ristrutturazione del Teatro San Carlo, in città si terrà il festival del teatro: oltre i fuochi e gli incendi c'è una vitalità culturale, una creatività, altre facce della città da tirar fuori".

(18 maggio 2008)

di ROBERTO FUCCILLO

 
 
 

Romani (FI)delinea la sua televisione"Travaglio incompatibile in Rai"

Post n°677 pubblicato il 19 Maggio 2008 da giromapa

Dichiarazione di intenti del sottosegretario con delega alle Comunicazioni di Forza Italia
Dalla par condicio ("da abolire") a Saccà che "deve tornare al suo posto"


Spostare Primo Piano "fa male al servizio pubblico". "Troppe" serate di intrattenimento
No alla proposta di "un unico amministratore". Sì a un direttore generale "forte"
Da Repubblica.it



BRomani delinea la sua televisionebr

Marco Travaglio











ROMA
- "Marco Travaglio è inammissibile, a mio avviso, come figura
inquadrata in un servizio pubblico". Suona come una sentenza anticipata
quella del sottosegretario con delega alle Comunicazioni Paolo Romani
sul caso del giornalista Marco Travaglio e delle sue accuse al
presidente del Senato Renato Schifani durante la trasmissione Che tempo che fa.






"Contesto il suo modo di fare informazione. L'intervista in cui
attribuiva a Schifani frequentazioni mafiose è stata solo un esempio di
come la concepisce", dice Romani in un'intervista a Klaus Davi su You
Tube (Klauscondicio). Travaglio, prosegue il sottosegretario "ha detto
che Schifani avrebbe frequentato dei mafiosi. Mentre, come ormai tutti
sanno, queste persone furono indicate come mafiose solo diciotto anni
dopo l'incontro con Schifani. Questa precisazione, non proprio
secondaria, andava fatta. Travaglio spesso dà informazioni che sono
corrotte dalla pura passione politica. Non va bene per il servizio
pubblico".





Nella stessa intervista Romani definisce invece "corrosivo" e
"pungente" il modo di fare giornalismo di Santoro. E Giovanni Floris
"un bravissimo giornalista: un po' targato, ma non importa, perché
riesce a scavare nell'intimo dei propri ospiti molto più di quello che
abitualmente si possa fare". Lucia Annunziata, invece, "a volte pare un
po' prevenuta".





Romani parla di Rai e di tutte quelle che posono essere le prossime
scadenze e decisioni. L'idea, ad esempio, di spostare Primopiano
a notte fonda è, secondo Romani, "sbagliata": "Significherebbe
rinunciare a una fascia di pubblico fidelizzata e sostituire un
contenitore di informazione con quattro programmi della Dandini e due
di Fazio. Immaginare sei serate tutte quante dedicate alla satira
politica, con un preciso orientamento, non fa bene al servizio
pubblico".
Idee molto chiare anche sulla proposta di un amministratore unico per
la Rai. Per il sottosegretario è sbagliato ipotizzare un solo
amministratore: "Il meccanismo di nomina del cda Rai è stato condiviso
dalla sinistra - dice Romani - Il servizio pubblico deve essere sotto
il controllo del Parlamento, non è immaginabile che sia una sola
persona a decidere tutto". Inoltre il "servizio pubblico deve
rappresentare il Paese politicamente, socialmente e culturalmente, in
tutte le sue articolazioni e differenziazioni". Questo non vuol dire
che non serva chi decide in fretta sulle questioni spinose. "In questo
senso - aggiunge Romani - occorre un direttore generale forte e
autorevole".





Infine basta con la legge sulla par condicio "pur salvaguardando gli
equilibri tra le forze politiche". E il via libera ad Agostino Saccà,
l'ex direttore di Rai Fiction indagato
dalla procura di Napoli che deve tornare a fare quello che faceva. Nel
pieno rispetto dei tempi della magistratura che deve fare il suo corso.
Ma nella certezza che "tutto si risolverà nel migliore dei modi".
Ultimo consiglio: stop ai reality. O meglio, una giusta dose perché
quella attuale è eccessiva.





(19 maggio 2008)

 
 
 

Violante giudice della Consulta?/ Governo diviso.

Post n°676 pubblicato il 19 Maggio 2008 da giromapa

Da Libero.it
La proposta del
ministro Ignazio La Russa di votare Luciano Violante giudice della
Corte Costituzionale trova un alleato all'interno dell'esecutivo
.
"E' un argomento che lascio ai giuristi del Centrodestra. E' una
valutazione che chiede riflessioni principalmente giuridiche per le
quali non ho i titoli. Personalmente ho stima di Violante, con il quale
intrattengo anche buoni rapporti personale", afferma ad Affaritaliani.it
il ministro per l'Attuazione del Programma Gianfranco Rotondi. Il
segretario della Dca ed esponente di spicco del Popolo della Libertà
spiega: "Non sono contrario a votarlo ma non sono in grado nemmeno di
dire se sia la proposta più adatta. Dal punto di vista dei rapporti personali, naturalmente, sarei lieto di votarlo.
Ma è solo una valutazione personale che richiede un supplemento di
istrutturia di carattere giuridico e per il quale il Centrodestra ha
validi istruttori".

La Russa, neo-ministro della Difesa, intervistato da Lucia Annunziata per la trasmissione In Mezz'oraaveva confermato la sua stima per Luciano Violante.
"Lo voterei alla Corte Costituzionale; alla Commissione Affari
Costituzionali abbiamo lavorato bene ed è stato l’unico politico della
sinistra che ha cercato di mettere a punto un testo condiviso".
Durissima la reazione della Lega Nord, con il sottosegretario Roberto Castelli che ha definito l'ex presidente della Camera "imparziale". Contattati da Affaritaliani.it, diversi esponenti di Forza Italia (anche ministri e sottosegretari) non hanno voluto commentare l'uscita del reggente di Alleanza Nazionale.







 
 
 

Studio choc/ I biocombustibili causano gravi danni ambientali. Lipu: producono più gas serra

Post n°675 pubblicato il 16 Maggio 2008 da giromapa

Da Libero.it



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La
diffusione delle colture energetiche per produrre biocarburanti sta
causando gravi disastri ambientali in tutto il mondo e non contribuisce
alla lotta contro i gas serra, suscitando anzi in molti casi l'effetto contrario. Sono sei gli esempi a livello mondiale riportati nel nuovo dossier di BirdLife International, la rete di associazioni di cui LIPU è rappresentante per l'Italia, pubblicato oggi sul sito www.lipu.it.
Sei casi dalla Malesia al Brasile, dal Kenya all'Europa e Stati Uniti,
dove foreste, zone umide, savane e altri habitat importanti per specie
animali e vegetali devono far posto alle ben più redditizie
coltivazioni di soia, olio da palma, canna da zucchero, ricino. I
risparmi nell'emissione di gas serra in atmosfera che i biocarburanti -
sottolinea la LIPU - permettono di ottenere rispetto ai carburanti
fossili sono in diversi casi inesistenti a causa delle elevate quantità
di fertilizzanti azotati necessari per la coltivazione. Addirittura la quantità di emissioni di gas serra causate dall'intero ciclo di coltivazione e utilizzo dei biocarburanti risulta maggiore di quello dei combustibili fossili. In Europa una proposta della Commissione europea fissa al 10%
entro il 2020 la percentuale che i biocarburanti dovranno rappresentare
sul totale dei carburanti impiegati nel settore dei trasporti.

Una proposta insostenibile e irrealizzabile spiega la LIPU perché implicherebbe l'utilizzo di enormi estensioni di terreno in Europa,
con conseguente utilizzo e distruzione degli habitat e della
biodiversità. Inoltre, pur ammettendo l'ipotesi di coltivare tutti i
terreni ad oggi disponibili, l'Unione Europea riuscirebbe a soddisfare
questo obiettivo solo per un terzo. E ciò inoltre a grave discapito
dell'ambiente, perché nelle proposte della Commissione Europea c'è la
cancellazione del setaside obbligatorio, ossia la messa a riposo di
terreni agricoli divenuti un rifugio importante per molte specie di
uccelli selvatici tipici degli ambienti agricoli e da anni in grave
declino, proprio per far posto a mais e colza.


La Commissione Europea, inoltre, non dà garanzie di sostenibilità nemmeno per quei biocarburanti
che arriveranno dall'estero, cui sarà costretta a rivolgersi essendo
la propria produzione interna insufficiente per raggiungere il target
del 10%. Infatti la Commissione pone insufficienti attenzioni agli effetti negativi indiretti della produzione di biocarburanti
su numerosi habitat naturali presenti in varie parti del mondo, come
le foreste primarie del Sudamerica o del Sud-est asiatico, veri e
propri serbatoi di biodiversità e preziosi serbatoi di carbonio.

"Chiediamo all'Unione Europea - dichiara Patrizia Rossi,
reponsabile Agricoltura LIPU-BirdLife Italia - di abbassare
l'insostenibile target del 10% di biocarburanti e di introdurre un
sistema di certificazione obbligatorio e il rispetto di standard
ambientali minimi, che tengano conto degli impatti diretti e indiretti
che la realizzazione di colture energetiche comporta sull'ambiente e
sulla biodiversita'"
 
 
 
 
 

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