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"QUALCUNO HA MORSO IL CANE"

Post n°404 pubblicato il 18 Novembre 2008 da diversity84
Foto di diversity84


E' USCITO "QUALCUNO HA MORSO IL CANE" RACCONTI DI DOPPIA VITA




Che fatica la doppia vita!



Ma chi volesse provare potrà
seguire parole e storie degli autori di questa antologia. Scrittori
affermati, emergenti, esordienti, "insospettabili" del mondo del cinema
e del fumetto forniscono la loro ricetta di "doppia vita", in un
campionario divertente, irriverente, intrigante, a volte agghiacciante.

Un
vero e proprio catalogo di istruzioni per giochi segreti, da mettere in
atto in modo lento o repentino, semplice e indolore: tante maniere per
e di essere doppi (ma anche tripli e quadrupli), almeno finché non
arriverà una seria ed efficace "Società di protezione per i cani morsi
dagli uomini".



Racconti di:



Renzo Paris
Mario Castelnuovo Dora Albanese Luca Giachi Fabiomassimo Lozzi
Gianfranco Franchi Silvana Pedrini Gabriele Dadati Carmine Amoroso
Maria Sole Abate Fernando Acitelli Filippo Scòzzari Stefania Scateni
Claudio Marrucci Gianluigi Mattia Antonio Veneziani Riccardo Reim
Roberto Nobile Tiziana Rinaldi Castro Giorgio Gigliotti Franco Grillini
Carlo Bordini Anna Segre Paolo Di Orazio Chiara Marchelli Giulio
Laurenti Geraldina Colotti Stefano Fugazza Maurizio Gregorini Michela
De Muro Fabrizio G. di



L’Intermediario



di Franco Grillini



Di
tutto avrei pensato tranne dover far visita in piena estate a Cesare
Ragazzi. La mercedes nera del comune con dentro il sindaco e il
sottoscritto sta per lasciare la tangenziale di Bologna, uscita numero
sette, via Stalingrado. I vetri sono fumé, perché il sindaco non vuole
assolutamente essere riconosciuto. In effetti, dopo l’apertura del
quartiere a luci rosse a Rimini è diventato uno di personaggi più noti
e gettonati del momento dall’intero sistema mediatico. Per fortuna che
è estate. Per strada poche macchine. Via Stalingrado praticamente
libera. Superato quel mostro in costruzione al centro della strada, ci
avviciniamo al ponte sulla ferrovia. Sì, perché l’impero del tricologo
più famoso del mondo, sta esattamente di fianco a questo ponte e
chiunque vi passi sopra può vedere il cartello del zazzeruto eroe della
rinascita pilifera, che invita a frequentare il proprio centro.
Arriviamo puntuali, e ci infiliamo subito nell’ufficio di Cesare, che
ci riceve compiaciuto. Da questo ufficio è passata una pletora di nomi
più o meno famosi, qualcuno dice persino Berlusconi. In effetti Settimo
Casadei, sindaco della più nota cittadina della riviera adriatica, è un
berlusconiano di ferro, che è riuscito a strappare la città dopo
sessant’anni di amministrazione “catto-comunista”, non tanto per merito
suo, quanto per demerito degli avversari politici che si erano
presentati divisi. Settimo Casadei è completamente calvo dall’età di
venticinque anni. Calvizie giovanile, di origine familiare. Mentre
Cesare Ragazzi lo osservava con sguardo assolutamente clinico, pensando
che il sindaco sarebbe diventato l’ennesimo testimonial perfetto della
sua azienda, Settimo Casadei stava scegliendo con cura le parole con
cui attaccare discorso.



“Vede, dottor Ragazzi, io avrei bisogno di un po’ di pelo, in questo cranio eccessivamente lucido”.



“Non
c’è problema”, gli risponde Ragazzi, attaccando un pippone sulle varie
possibilità dal trapianto al più frequente infoltimento, fissato
direttamente sulla pelle. “Io consiglierei”, prosegue Ragazzi, “la posa
di un bel capello moro, liscio, con la riga in mezzo, che ritengo
particolarmente adatto alla sua bella testa e alla forma del suo viso.
Sarebbe per lei un’immagine nuova, e potrebbe modificare in modo
permanente il suo appeal”. “No, no, no”, sibila Settimo Casadei, “non
ci siamo capiti”. E avvicinandosi con la seggiola alla scrivania, con
fare guardingo e circospetto, il sindaco più famoso della riviera
adriatica quasi sussurrando, praticamente dentro l’orecchio teso di
Cesare Ragazzi, gli dice che non ha bisogno di cambiare la sua
immagine, ma soltanto di mascherarsi di tanto in tanto, con una bella
parrucca, maschile, capace però di renderlo irriconoscibile.



“Non le sto a spiegare il perché, dottore…”



Ma io ovviamente lo so, visto che di me Settimo Casadei si fida come di se stesso.



Mentre
ascolto i due che si parlano fittamente quasi sottovoce, ripenso a
quanto sia duro essere il depositario dei segreti di un uomo pubblico,
perché Settimo Casadei, uomo di destra a tutto tondo, sindaco famoso,
padre di quattro figli, marito modello, in realtà, come tanti, ha una
doppia vita. E io sono quello che gliela organizza.



Che faccio?



Semplice:
sto attaccato tutto il giorno a internet, scavo nelle chat, aro i siti,
per uomini, o per meglio dire, per incontri omosessuali, spedisco
annunci, attacco conversazioni, insomma, in una parola, cerco la
“selvaggina” per chetare gli ormoni del Sindaco. Il più delle volte
riesco a trovargli “compagnia” dicendo la verità, o perlomeno una parte
della verità; vale a dire che cerco ragazzoti tra i venti e i
trent’anni, preferibilmente sportivi, con poderose cosce da calciatore,
di aspetto rigorosamente maschile, meglio se ben forniti da madre
natura. Poi gli dico che la cosa non è per me, purtroppo, ma per un
personaggio che non può permettersi di cercare in prima persona. Spesso
mi rispondono con vaffa, altre volte mi chiedono com’è il tizio che
dovrebbero incontrare, qualche altra volta più brutalmente mi dicono il
prezzo della marchetta.







Mi sono sempre
chiesto perché il Casadei non faccia come tanti altri, procurandosi un
amante come si deve, magari una brava persona, affidabile, che gli
voglia persino bene, per quanto si possa voler bene a un sindaco con la
doppia vita, anziché spendere una parte non irrilevante del proprio
tempo e dei propri soldi a cercare nuove avventure, facendo bene
attenzione a non farsi beccare dal partito, dalla moglie, dai figli
ormai grandicelli e soprattutto dai media locali che si butterebbero
voracemente su questa seconda verità.



D’altra parte,
se così non fosse, non avrei da ben sette anni questo lavoro, che tutto
sommato è ben pagato e nemmeno troppo faticoso.



Mentre
mi passavano per la testa questi pensieri, i due si erano finalmente
capiti. Al Sindaco serviva una specie di parrucca, da mettersi e
togliersi in determinate circostanze in modo tale da non essere
riconosciuto, o perlomeno da non essere riconosciuto immediatamente. Sì
perché accadeva spesso che il ragazzotto di turno, procurato
dall’intermediario, si spaventava per l’eccesso di notorietà del
personaggio e scappava a gambe levate. Nascondere la calvizie con una
vistosa protesi pilifera poteva essere un buon modo per rimuovere
momentaneamente l’ingombrante popolarità. E naturalmente non ci voleva
un parrucchino qualsiasi, anche per non incorrere nel tragico incidente
di qualche anno prima. Settimo Casadei, infatti, prima di assumere
l’intermediario, frequentava una sauna bolognese (sempre meglio stare
lontanucci dalla città natale) specializzata negli incontri tra uomini
maturi e ragazzotti di belle speranze.



E’ capitato
così che nel bel mezzo dei vapori dell’hamam partisse un urlo
disperato, e coloro che assistettero increduli alla fuga precipitosa di
un ragazzo sulla trentina (niente male per la verità…) ricordano ancora
l’immagine di uno scalpo esibito con orrore che il malcapitato credeva
fosse cuoio capelluto vero, strappato nell’acme dell’orgasmo. In realtà
era un banalissimo parrucchino, che Settimo Casadei si ostinava a
portare persino sotto la doccia. Ecco perché ci trovavamo da Cesare
Ragazzi. Il sindaco non voleva più correre certi rischi, e desiderava
finalmente un prodotto a prova di strappo.







Il
ritorno verso la riviera fu tranquillo e particolarmente silenzioso. Io
pensavo all’uomo che avrei incontrato quella sera stessa (un bel tipo
sulla quarantina, un pescatore del porto “insospettabile”; a me, a
differenza di Casadei, piacevano decisamente più grandi). Il sindaco
guardava nel vuoto piuttosto assorto nei suoi pensieri e sono pronto a
scommettere che per il momento nella sua testa la questione “ragazzi”
(con la r minuscola) e il problema parrucchino erano accantonati fino
al prossimo incontro. Dal sorriso che gli si era stampato strada
facendo sulla sua bella faccia di cinquantacinquenne un po’ appesantito
ma sempre affascinante, potevo intuire tutta la soddisfazione di una
vita perfetta: Berlusconi lo portava in palmo di mano perché era
riuscito a “trombare” la sinistra in una delle sue roccaforti (e che
roccaforte, era l’immagine del turismo rivierasco a livello nazionale),
quando si incontravano era tutto un gigioneggiare dapprima sui racconti
delle proprie avventure con questa o quella ragazzotta e subito dopo la
solita gara a chi si racconta la barzelletta migliore. E non basta.



L’attività
amministrativa gli va a gonfie vele; la sua idea rivoluzionaria del
parco a luci rosse ha sì spiazzato tutti – si sono schierati contro la
chiesa cattolica locale, particolarmente legata a Comunione e
Liberazione, e i benpensanti di ogni risma, un pezzo della sinistra e
persino un pezzo del suo schieramento; insomma, è stato una specie di
uno contro tutti - ma la cosa ha funzionato: perfettamente. la
prostituzione è scomparsa dalle strade, gli affari del quartiere a luci
rosse sono alle stelle, lui stesso si è rifatto l’immagine passando per
libertario e persino per laicista.



Ma quel che più
importava è che la città risplende ora di nuova luce, è piena di
turisti, ed è tornata ai fasti di un tempo. L’unico neo, in tutto ciò,
è la sua doppia vita, quella pulsione che lo porta a incontrare di
nascosto, e cercando di non farsi riconoscere, quei ragazzi per una
storia di un’ora o due e, se proprio gli va bene, di una notte.







Quanto
poteva durare ancora senza che nessuno se ne accorgesse? O meglio,
senza che tutti coloro che lo sapevano o che se lo immaginavano prima o
poi vuotassero il sacco. Per fortuna esiste Cesare Ragazzi, mi dico.



Ma
alle porte della capitale del divertimento marino, prima dell’arrivo e
del congedo, il sindaco mi guarda e dice: “Allora, la famiglia come
va?” “Bene”, dico io, “stanno tutti bene”. “Fantastico, mio caro”,
dice. “Salutami tanto tua moglie”.







Ci
conosciamo da sette anni, forse sono la persona che gli sta più vicino
in assoluto, forse sono anche addirittura quello che al mondo gli vuole
più bene, perché so tutto di lui e lo apprezzo per quello che è e non
per quello che sembra. E nonostante tutto, fa finta di non sapere che
sono un cercatore di uomini esattamente come lui. Sa perfettamente che
io sono solo al mondo. I genitori non ci sono più, mio fratello è morto
di cancro, ma soprattutto, ed è quel che più conta in questo momento
esatto, che di moglie e figli in casa mia non c’è finora stata, né
presumibilmente ci sarà mai, alcuna traccia. Non so dire quando l’ho
deciso, o se la cosa è venuta semplicemente così. So solo che Settimo
Casadei lo sa benissimo. E io so che lui sa. E allora?



Allora lo guardo nello specchietto retrovisore, e vedo che lui abbassa gli occhi quando su mia moglie non rispondo niente.



“Sì, salutamela tanto” sospira.



Io continuo a tacere.



Lui pure. Alla fine mormora: “stasera ho una cena di famiglia, sai, coi miei figli e coi suoceri”.



Poi
scende dalla macchina e se ne va verso la sua recita in attesa
dell’arrivo della meravigliosa capigliatura che lo renderà ancora più
invisibile.



Io, stranamente, sono di buon umore. Mi
viene persino da sorridere e tranquillamente mi allontano verso la mia
strada vivendo nella speranza, o forse nell’illusione, che il pescatore
non faccia altro che desiderarmi.

 
 
 
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Rosario Capaldo - Cieli sporchi

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Oliviero Toscani; Jack Lang. Gay Pride: history.

Massimo Consoli; Maria Cristina Gramolini. Independence gay: alle origini del Gay pride.

Ginevra Brandi; Donne.

Julie Anne Peters; Tra mamma e Jo.

Rosanna Fiocchetto, L'amante celeste - La distruzione scientifica della lesbica.

Cesar Tripp, La questione omosessuale.

Stefano Bolognini, Breve storia del matrimonio gay.

Daniela Danna, Matrimonio africano.

Daniela Danna, Matrimonio omosessuale.

Giovanni Dall'Orto, Manuale per coppie diverse.

Giovanni Paolo II, Le unioni omosessuali non sono una realtà coniugale, in "La Famiglia".

Alicata, Cristiana "Quattro", Edizioni il Dito e La Luna, Milano 2006. Romanzo, storia di una famiglia omogenitoriale raccontata da uno dei figli.

Bonaccorso, Monica, Mamme e papà omosessuali, Editori Riuniti.

Bottino, Margherita e Daniela Danna, La gaia famiglia. Che cos'è l'omogenitorialità, Asterios.

Danna, Daniela, Io ho una bella figlia. Le madri lesbiche raccontano, Zoe, Forlì 1998.

 

 

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