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tracce di memoria

Post n°2274 pubblicato il 15 Marzo 2022 da pettiross

E mi chiusi in un mondo tutto mio, fatto di banalità  per sfuggire al dolore dello strappo dalla mia terra, perchè tale fu, avevo 15 anni , andavo a scuola, frequentavo in quel 1973 il secondo anno del corso per assistente all'infanzia , ero brava , mi piacevano quelle materie e fare pratica con i bambini negli asili, sotto l'occhio vigile ed anche un po cattivo delle suore che all'epoca erano perlopiù gestiti da loro.Nella città in cui non sono nata, ma lo era di mio padre, sono cresciuta fino a quello strappo. Quella decisione non piaceva ne a me ne a mie sorelle, ma mio zio convinse papà a fermarsi a Torvaianica  anzichè tornare in Germania e portare tutta la famiglia, che in quegl'anni di cassa del Mezzogiorno c'erano molte fabbriche a Pomezia , c'era possibilità di vivere tranquilli. Mio padre è stato praticamente sempre emigrato, in Sardegna il lavoro era poco , spesso non pagato ed era dura tirare avanti una famiglia , così portammo un po della nostra vita nelle valigie ,ma quel viaggio fu triste e ricco di lacrime. lasciare gli amici, la scuola, la città che conoscevamo non è stato semplice per tre di noi adolescenti, solo la più piccola che aveva 8 anni non era ancora conscia del cambiamento ed infatti lei si è adattata subito o almeno così sembrava. Roma ci accolse con un vento gelido di tramontana ed una luce acceccante, non lo dimenticherò mai, aspettavamo l'autobus in quel di Castro Pretorio che ci avrebbe condotto a Torvaianica, un posto molto diverso dalla cittadina graziosa e antica che avevamo lasciato, vicina ad una mare meraviglioso dove in estate passavamo ore in ammollo a cercare patelle tra le rocce, con mio papà che pescava i ricci e ci costringeva a mangiarli, mai piaciuti. Torvaianica è nata durante la seconda guerra dai pescatori sfollati dalla costa sud laziale e campana. Crebbe sulla speculazione edilizia, che sopratutto dopo un omicidio famoso, il caso di Wilma Montesi, divenne anche posto di ristoranti di lusso , per attori e cantanti dell'epoca, ma a parte case bar e ristoranti, in inverno era il nulla. ricordo che non c'erano alberi, ma solo cespugli di bitosfero e questo a noi sembrava strano , c'era il mare ma era molto sporco, più di adesso , allora non c'erano fogne, e non c'erano depuratori, tutto finiva in mare attraverso le marane. La casa era brutta e triste, ci rimbocammo le maniche per renderla un po gradevole e pulita, ma mamma stava pure peggio di noi, non si abituava e si che lei aveva un carattere comunicativo. Speravo di finire la scuola, ma così non fu, i miei decisero che dovevo aiutare la famiglia , ero la prima di quattro sorelle, una era malata, la sua  gemella, faceva ancora le scuole medie e l'altra appena alle elementari, così mio malgrado andai a lavorare nell'unica farmacia di Torvaianica. Ero molto timida, insicura ,ingenua, le mie colleghe di lavoro avevano la mia età o poco più grandi, ma sembravano molto più grandi di me, erano già donne, un mondo diverso in cui non mi sentivo a mio agio, ma quello era e quindi non me ne sono mai lamentata con i  miei, facevo il mio dovere di figlia maggiore. Imparai il lavoro e divenni brava ,facevo 6 km a piedi , andata e ritorno per quattro volte al giorno, portavo i capelli lunghi e  ci nascondeva il viso , ricordo che camminavo a testa bassa, mi vergognavo pure di esistere. A casa mi rifugiavo nelle letture di mia madre, giornali pieni di storie d'amore , allora sognavo il principe azzurro, l'abito da sposa, mi rifugiavo in un mondo finto e di miei con me erano molto severi,( non ho mai capito il perchè , si comportassero in maniera diversa con me ) libertà zero.Insomma la mia vita di adolescente era casa e lavoro, in estate qualche bagno in quel mare fogna, ma io il mare l'ho sempre avuto dentro come papà e mi accontentavo. La gioventù di allora era più comunicativa e meno finta di quella attuale, ed una ragazzetta in spiaggia da sola veniva subito notata e circondata da mosconcelli a volte simpatici a volte fastidiosi. Ma come ho detto io ero molto timida tanto da sembrare scontrosa, credevo di essere brutta, peggio insignificante, ho capito che non era così, perchè i ragazzi mi seguivano , cercavano di conoscermi ed io sfuggivo attraverso le macchine parcheggiate. Non ero una bellezza sfolgorante, minuta, lineamenti regolari , delicati, occhi grandi e tanti capelli che mi arrivavano al sedere. Ci ho messo molto tempo a capire che non ero un cesso inguardabile, e oggi riguardo le foto fatte da mio padre e vedo una ragazzina dallo sguardo aperto , un sorriso simpatico che si stava aprendo al mondo, ero graziosa ma non lo sapevo .Ero intelligente ma mi facevano credere il contrario, grosso sbaglio dei miei che mi ha segnato la vita, ho perdonato. Ma a 17 anni , nell'unica edicola di Torvaianica, vidi un libro che mi colpì  Confesso che ho vissuto di Pablo Neruda" Era un bel tomo e costava la bellezza di 5 mila lire, che per me non erano poche visto che consegnavo tutto il mio guadagno di lavoro ai miei. Me lo feci mettere da parte e risparmiati i soldi lo comprai, il primo libro importante. Da ragazzine abbiamo sempre letto libri adatti alla nostra età, ci piaceva Salgari, Cuore di de Amicis, Piccole donne di Alcott , favole, e poi i fumetti, pur essendo femmine, non mancava Tex Willer, Zagor , i magnifici 4, l'intrepido ed il monello che in quel tempo raccontavano sempre belle storie, topolino era roba da ricchi e noi non lo eravamo, e li ad Oristano avevamo i giochi da bambini e da ragazzini, si viveva in strada nei campetti intorno casa, in estate, finita la scuola, passandolo ore a giocare tra maschi e femmine senza alcuna malizia. Insomma leggere Pablo Neruda  mi apri, un mondo ed iniziai anche a definire la mia idea politica, che poi ha abbracciato tutte noi sorelle e anche i miei genitori. Sicuramente antifascisti ma politicamente non ben definiti.  Diventammo comunisti, quel comunismo di Berlinguer appassionato , bello. Ero un cane sciolto, ma mi riconoscevo in quell'ideale sapevo che lottava per la classe operaia, e devo dire che nel tempo della mia giovinezza che ora mi sembra tanto lontano avevamo molti esempi politici ai quali fare riferimento , oggi c'è un vuoto assoluto nella politica e anche nella società. A volte penso che la mia giovinezza è stata troppo breve, troppe responsabilità, un educazione rigida ma allo stesso tempo ricca di valori , quasi una famiglia unita seppure con molte differenze. Così iniziarono ad entrare in casa nostra i quotidiani del tempo di sinistra, Paese Sera e l'Unità e poi tanti libri, tante manifestazioni pacifiste  e di donne , tante manifestazioni di lotta e quelle le ha vissute più mia sorella con mio padre, lui operaio, mia sorella studentessa, io dovevo lavorare in quella farmacia dove comunque ci sfruttavano , ma quanto avrei desiderato partecipare ad uno sciopero con le bandiere rosse, la classe operaia unita per rivendicare diritti sacrosanti, ora già svaniti, lo sfruttamento è tornato. Nonostante anche i periodi oscuri del terrorismo rosso e nero che poi era la stessa cosa, è stata un epoca bella, ricca di ideali, di utopie, quel mondo che sognavamo non siamo riuscito a crearlo , i partiti non esistono più, non quelli di allora dove si faveva politica vera, ci si credeva. Morto Berlinguer , morì il partito comunista e quell'idea bella è diventata nulla. Morì Pertini, grande Presidente partigiano, morirono tante cose: Mani pulite azzerò i partiti, ma non pulì nulla, ora è pure peggio di allora, la mafia operò varie stragi, e arrivò quello schifoso di Berlusconi, la nostra Italia bella divenne una cloaca e non ne siamo ancora fuori. Non credo che possa tornare quel mondo della mia giovinezza, ne ho un rimpianto gigantesco, perchè ora non mi sento parte di nulla, e non ho nessuno a cui lasciare i ricordi , la memoria di un tempo migliore di quello attuale. Non sognavo più l'abito da sposa, ne il principe azzurro,ma a vent' anni andai sposa a quello che credevo un compagno, in un comune in cui campeggiavano i simboli fascisti ed un sindaco che stava scappando all' arresto. Mai matrimonio fu più triste, avevo commesso un grosso errore per ingenuità ed inesperienza, e alla ricerca di una libertà mai avuta. Caddi dalla padella nella brace. "Credevo fosse amore e invece era un calesse" . E per fare un altra citazione" la libertà non è star sopra un albero, libertà è partecipazione". Ora sono libera , non esiste partecipazione , ma è in qualche modo posso essere libera.

 
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