Creato da dottoressaFaber il 09/09/2006

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Strategie

Post n°138 pubblicato il 01 Dicembre 2007 da dottoressaFaber
 

Non vorrei vantarmi ma sto facendo carriera. 
Salgo a larghe falcate nell'organigramma aziendale; recentemente sono stata promossa da  rematore nelle galere romane a servo della gleba nei latifondi del feudo. Se continuo così rischio di diventare schiavo negro nei campi di cotone in Louisiana nel giro di 3 mesi.
Sostanzialmente mi danno più responsabilità, più stress, più lavoro da fare, più rogne e le stesse due lire di prima, ma di sti tempi chi si lamenta? E' il meraviglioso mondo della flessibilità, darlin'...

C'è di buono che dalle altezze siderali della mia posizione attuale, ho una visuale privilegiata sulle strategie aziendali.
Orbene, come spesso capita, anche nella mia azienda si suddivide il lavoro in settori.
Quindi il settore A si dedica all'attività A1, il settore B all'attività B1 e via dicendo.
Poi capitano i "periodi critici".
Dicesi "periodo critico" una fase di delirio generale derivante da situazioni di assoluta emergenza.
Capitano un paio di volte l'anno, e si protraggono per non più di sei mesi l'uno.  
Consola sapere che quando si presenta un periodo critico, i vertici aziendali si riuniscono in unità di crisi, prendono il toro per le corna, si assumono le loro responsabilità di dirigenti e sfornano una strategia di gestione dell'emergenza.
Il fatto che tutto ciò avvenga sotto massicce dosi di peyote e tequila messicana col verme è un dettaglio del tutto accessorio.
Dentro di noi sappiamo che i vertici aziendali sono pronti a venire in nostro soccorso come un Sanbernardo nella tormenta e indicarci la strada per un rifugio sicuro.
Al momento, per esempio, siamo in piena emergenza ed i vertici maximi ci hanno fornito una strategia particolarmente folkloristica. 
Funziona così: il settore A, che ha 3000 pratiche arretrate, chiede supporto al settore B, che ne ha solo 2500.
Il settore B è ben contento di andare in soccorso al settore A, ma per farlo deve trascurare le proprie pratiche che quindi salgono rapidamente a 3500. A quel punto il settore B esclama "Ohibò, siamo in emergenza! suvvia, chiediamo supporto al settore C".
Il settore C inizia di gran lena a smaltire le pratiche del settore B mentre il settore B smaltisce quelle del settore A, quindi le pratiche arretrate del settore C salgono in breve tempo a livelli calcolaboli solo con esponenziali a 3 cifre. Il settore C a quel punto constata che si sta lentamente inabissando in un mare magnum di arretrati giurassici e che necessita immantinente del supporto del settore D.
Il settore D risponde che ok, si può fare, ma solo a condizione che il settore A ci aiuti a smaltire i nostri arretrati... eccheccazzo, chi siamo noi, i figli della schifosa che dobbiamo fare tutto da soli?
(In costanza di periodo critico è un attimo passare da Ohibò a Eccheccazzo, N.d.R.)
Quindi il settore A fa il lavoro del settore B, che fa il lavoro del settore C, che fa il lavoro del settore D, che fa il lavoro del settore A, che al mercato mio padre comprò.
Va da sè che gli addetti del settore A non hanno le competenze per fare il lavoro del settore B e via dicendo, quindi tutti svolgono un'attività di cui non sanno una beata fava, smaltiscono pratiche altrui nel triplo del tempo in cui smaltirebbero le proprie, generano rogne inenarrabili che andranno ad alimentare il successivo periodo critico, e si va avanti così in uno spassoso turbillon finchè i vertici aziendali spengono la musica, tolgono una sedia e chi resta in piedi deve baciare la tazza del cesso per penitenza.
I vertici aziendali concludono il periodo critico proclamando entusiasti che il lavoro in multitasking ha prodotto grandi risultati e che in meno di due mesi siamo passati da più di diecimila pratiche arretrate a meno di dodicimila.
Gli scettici piangono la dipartita del verme della tequila, che forse, ragionandoci un attimo, una strategia un cicinin più efficace l'avrebbe trovata.

 
Rispondi al commento:
dottoressaFaber
dottoressaFaber il 05/12/07 alle 20:55 via WEB
Tanto per rendere l'idea... "Una societa'à italiana ed una giapponese decisero di sfidarsi annualmente in una gara di canoa, con equipaggio di otto uomini. Entrambe le squadre si allenarono e quando arrivò il giorno della gara ciascuna squadra era al meglio della forma, ma i giapponesi vinsero con un vantaggio di oltre un chilometro. Dopo la sconfitta il morale della squadra italiana era a terra. Il top management decise che si sarebbe dovuto vincere l'anno successivo e mise in piedi un gruppo di progetto per investigare il problema. Il gruppo di progetto scopri'ì dopo molte analisi che i giapponesi avevano sette uomini ai remi e uno che comandava, mentre la squadra italiana aveva un uomo che remava e sette che comandavano. In questa situazione di crisi il management dette una chiara prova di capacita' gestionale: ingaggio' immediatamente una societa' di consulenza per investigare la struttura della squadra italiana. Dopo molti mesi di duro lavoro, gli esperti giunsero alla conclusione che nella squadra c'erano troppe persone a comandare e troppe poche a remare. Con il supporto del rapporto degli esperti fu deciso di cambiare immediatamente la struttura della squadra. Ora ci sarebbero stati quattro comandanti, due supervisori dei comandanti, un capo dei supervisori e uno ai remi. Inoltre si introdusse una serie di punti per motivare il rematore: "Dobbiamo ampliare il suo ambito lavorativo e dargli piu` responsabilita`". L'anno dopo i giapponesi vinsero con un vantaggio di due chilometri. La societa' italiana licenzo' immediatamente il rematore a causa degli scarsi risultati ottenuti sul lavoro, ma nonostante cio` pago` un bonus al gruppo di comando come ricompensa per il grande impegno che la squadra aveva dimostrato. La societa'à di consulenza preparo' una nuova analisi, dove si dimostro' che era stata scelta la giusta tattica, che anche la motivazione era buona, ma che il materiale usato doveva essere migliorato. Al momento la squadra italiana e' impegnata a progettare una nuova canoa."
 
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