Creato da believeinyourdream97 il 09/08/2011

REASON TO BELIEVE

"Ho aspettato per molto tempo qualcosa che mi mostrasse le risposte che voglio, una ragione per credere in qualcosa di così forte. Ma non penso che questa ragione esista." Sum 41.

 

 

~ Il palloncino scoppiato;

Post n°31 pubblicato il 13 Luglio 2012 da believeinyourdream97

~ Un palloncino del nero più assoluto volava in cielo, sferzato dal vento, scaldato dal sole e bagnato dalle piogge. Stava cercando qualcosa, qualcuno, che potesse aiutarlo.
Aveva un buco, questo palloncino. Un buco minuscolo, quasi invisibile persino al microscopio, ma che lui avvertiva su di sé come un peso sempre più opprimente.
Un buco che soffiava, soffiava, buttava fuori l’aria di cui il palloncino viveva. Piangeva aria, il palloncino.
E continuava a volare, lontano e lontano, per trovare questo qualcosa che gli dicesse come fare. Si sentiva sempre più debole, e se da un lato avrebbe voluto tornare come prima, dall’altro sentiva di voler morire definitivamente, per non soffrire più.
Il palloncino era sporco e bagnato, e diveniva più piccolo ogni secondo che passava. Arrancava tra le nuvole con le ultime forze rimaste, sentendosi trascinare sempre più in basso.
Si stava afflosciando, accartocciando come un foglio da buttare nel cestino.
E pensava: quando cadrò a terra, qualcuno mi troverà? Mi raccoglierà e mi getterà nella spazzatura? O avrà pietà di me? Ha. Un povero palloncino sgonfio.
Ad un certo punto, non aveva la minima idea di quanto tempo fosse trascorso da quando il buco aveva iniziato a indebolirlo, si accorse di non riuscire più a proseguire. Si sforzava di trascinarsi ancora ma si rese presto conto che per quanto ci provasse, rimaneva sempre allo stesso posto.
Si era fermato.
E in quel momento, uno spino che svolazzava in aria lo accoltellò. Il palloncino gemette.
Quello era il segno che lui non ce l’avrebbe fatta.
Allora respirò un ultima volta, abbracciando il cielo turchese con lo sguardo.
E poi si lasciò cadere a terra, dove esplose in mille pezzetti di plastica nera. ~

Quel palloncino sono io. Io, che dopo aver sopportato tante situazioni divenute ormai insostenibili mi accartoccio sempre di più, triste e malinconica. Spenta.
Mi fermo a mezz’aria e mi chiedo: ma perché? Perché quel qualcosa che doveva aiutarmi non è qui al mio fianco?
Ma molti possono capire. Accade a tutti, prima o poi.

E io rimango qui, immobile, in attesa di un cambiamento.
O della resa dei conti finale.

believeinyourdream.


 
 
 

~ L'Amicizia;

Post n°30 pubblicato il 04 Luglio 2012 da believeinyourdream97

~ Amicizia.
Bella parola, eh? Da sola non dice molto, ma per chi la conosce è decisamente qualcosa di più di un semplice vocabolo.
Secondo me, l’amicizia è…
felicità. Una delle forme della vera felicità. Perché senza amici è difficile andare avanti, ve lo può assicurare chiunque.
E parla una che preferisce la solitudine. Quindi… vedete voi.
Io, personalmente, amo il silenzio. Amo gli scambi di emozioni reciproche che avvengono con gli occhi, senza bisogno di frasi inutili che rovinano solo l’attimo magico.
Però amo anche i miei amici. Che mi stanno accanto, mi accettano, mi sostengono. Che sono sempre pronti a darmi una mano, a spronarmi, a incoraggiarmi. A volermi bene.
E’ bello sapere di avere sempre qualcuno su cui contare, a cui appoggiarsi, qualcuno che ti sopporta in ogni situazione, anche la più critica. E’ bello scriversi per messaggio e sapere che ci sono in qualsiasi momento, leggere le loro parole, le loro frasi dolci. E’ bello pensare a quanto importanti sono effettivamente per noi, anche se uno più di un altro.
Per me è più difficile vedere l’amicizia secondo questa prospettiva perché io stessa non sono una persona semplice, ma anche io ho molti amici e anche io provo tutto questo, ogni giorno.
Un grazie enorme va ai ragazzi con cui esco quasi ogni giorno, che mi sopportano sempre anche quando rompo troppo, ai nuovi compagni di classe e a tutti gli amici sinceri che ho trovato qui in questa community.
L’amicizia è una
responsabilità, ed è uno scambio di aiuto reciproco. L’amicizia è un’opportunità di vita, qualcosa per cui lottare.
Anche questo è importante. Lottare per l’amicizia. Non temere di dare una mano all’amico che chiede aiuto, ma soprattutto salvare le amicizie dai litigi inutili.
L’amicizia vera è un legame solido che non può essere sciolto.
E’ una speranza.
La speranza che dobbiamo sempre mantenere viva dentro di noi, anche quando siamo sull’orlo dell’abisso. ~



Il brano che segue l’ho scritto io. Uno stralcio di testo per… per afferrare ancor meglio il significato di questo post. Dateci una letta se ne avete voglia, spero sia abbastanza realistico.

" - Basta, basta, BASTA! – urlò Catherine, afferrandosi la testa tra le mani.
Scivolò lungo la superficie dura e ruvida della porta della sua camera, accasciandosi al suolo. Strinse le ginocchia al petto in una presa ferrea, la mente un groviglio di pensieri offuscati dalla rabbia cieca che la stava invadendo, il cuore solo un muscolo lacerato. Uno straccio da buttare.
Cercò di reprimere le lacrime che le salivano agli occhi annebbiandole la vista, strizzando le palpebre sempre più forte fino a farsi male. Premette i palmi delle mani sul viso, digrignando i denti.
Devo essere forte. Devo essere forte. Devo essere forte…

E poi. Di nuovo quelle immagini, ricordi di un Passato troppo vicino, mescolato ad un Presente che continuava a spaventarla.
Non si era mai sentita così sola, indifesa e senza speranze.
Non si era mai sentita così debole. Così vulnerabile.
Allora è questo che si prova? Quando si sta per crollare, quando si vede il proprio mondo cadere a pezzi? Sì.
Oh, Dio.

Dietro le tenebre cupe del suo dolore, un suono familiare. Uno squillo.
Il cellulare. Alex.
Chaterine tirò su con il naso, cercando di annullare almeno per qualche minuto quell’oppressione di emozioni troppo contrastanti.
Lentamente, con gli occhi sbarrati e il cuore in tumulto (ma non era ormai morto?!) si avvicinò al letto, camminando a carponi. Afferrò con mano tremante il cellulare, che era già arrivato al terzo squillo.
Oh, Alex.

Premette il tasto del verde, portando il telefono all’orecchio.
- A…Alex? – balbettò, mentre la vista le si annebbiava di nuovo e sentiva la testa girare.
- Chaterine, sei tu? –
La sua voce. Oh.
La sua voce calda, così conosciuta, la sua voce.
- Sì. –
La stanza vorticava davanti a lei, tutto le sembrava sempre più indistinto… afferrò un lembo della trapunta, poi si aggrappò alla gamba del letto e chiuse gli occhi.
- Ti chiamavo per dirti che… - si interruppe. Forse aveva udito il singhiozzo della ragazza. - Oddio Cat, che succede? –. La voce era preoccupata, ora.
- Niente… - tentò. Oh, no. Basta fingere, ne aveva abbastanza. – Alex… - provò ancora, ma la voce le si smorzò in gola.
- Cat, che cos’hai? – mormorò Alex dall’altro capo, cercando di mantenere la calma.
- Alex… - Oh, Signore, come suonava bene il suo nome.
Se non ci fosse lui… le bastava la sua voce per ricordarle di non essere sola.
- Arrivo. Dammi due minuti e arrivo. Ti voglio bene. – Alex chiuse la telefonata, mentre le lacrime cominciavano a rigare il viso scavato di Catherine.
Ok. Calma e sangue freddo. Lui stava arrivando. Va tutto bene. Ok, no, non andava tutto bene. Ma forse…
Due minuti.
Poi sentì il rumore del cavalletto di una bici, la porta aprirsi senza il permesso di nessuno e alcuni passi affrettati farsi strada in corridoio.
- Cat. –
La sua voce. Prima dietro il cellulare, modificata dal ricevitore, ora lì, viva, vera.
La maniglia si abbassò.
Catherine trattenne il respiro, ancora ancorata al suo letto per non svenire e con le palpebre premute.
La porta cigolò.
Alex.

Il ragazzo aveva solo i jeans addosso, ai piedi le sue Nike nere consumate.
- Oh, Cat… - . Alex le corse incontro, i capelli scuri ad accarezzargli le guance, con gli occhi verdi venati dall’angoscia.
Le si sedette di fronte, e la prese fra le braccia.
Non l’aveva mai fatto prima. Non mi aveva mai abbracciato.

Chaterine gemette. Lui la stava stringendo forte, e lei era solo una pezza ormai inutilizzabile contro i suoi muscoli freschi di palestra.
La sua pelle abbronzata e così calda la stordiva, ma ancora la nuvola di pensieri che la tormentava non accennava ad andarsene.
Si fece coraggio.
- Alex… perché sei qui da me, invece che dalla tua ragazza? – bisbigliò, la faccia premuta contro il suo collo profumato di dopobarba.
- Lei non ha bisogno di me, ora. Tu sì. –. La sua voce era ferma, priva di rancore.
Chaterine deglutì.
Quel pomeriggio poteva averlo tutto per sé.
Il suo amico.
Praticamente l’unico che la capisse, o quasi.
Il solo ad essere a conoscenza della sua situazione e delle sue preoccupazioni.
Preoccupazioni che non avrebbero dovuto nemmeno sfiorare un’adolescente come lei.
- Grazie, Alex. –
Lui si scostò appena. – Per cosa? – sussurrò, scrutandola.
Catherine abbassò lo sguardo, imbarazzata. – Grazie per essere venuto. Per sopportarmi. Per…capirmi. E per tutto. –
Lui affondò di nuovo la testa tra i suoi capelli, attirandola a sè ancora.
Le accarezzò i riccioli lentamente, massaggiandole anche la schiena con l’altra mano.
Lei rabbrividì.
- Devi essere forte, Cat. –
Eh, continuava a ripeterselo pure lei. Da troppo tempo, ormai.
Eppure, incredibile ma vero, detto dalle sue labbra aveva un altro suono. Sembrava più fattibile. Meno difficile da affrontare.
- E comunque… -, Alex accostò la bocca al suo orecchio, il fiato caldo a carezzarle il collo, - E’ a questo che servono gli amici. –
Lei non fu in grado di evitare di sorridere. "

believeinyourdream.

 
 
 

~ Quando il Fato decide per noi;

Post n°29 pubblicato il 25 Giugno 2012 da believeinyourdream97

~ Il ragazzo dagli occhi spenti accarezzò le labbra tiepide di Kait, disegnando il profilo del suo volto magro. Nella mano destra stringeva convulsamente il pugnale che avrebbe dovuto ucciderla, e già lo vedeva macchiato di sangue, del suo sangue, dopo averglielo piantato nel petto.
Destino crudele.
Il ragazzo dagli occhi spenti osservò gli occhi chiusi di Kait, mentre il suo cuore batteva all'impazzata, incapace di fermarsi.
Appoggiò le labbra su quelle della ragazza, e la baciò con disperazione, mentre le lacrime gli solcavano il viso e si mischiavano alla saliva, mentre la mano con il pugnale si alzava e calava pericolosamente sui loro profili intrecciati. Il Fato stava ancora decidendo per lui, e lui non poteva fare nulla per contrastare quel volere superiore.
Kait ancora non si svegliava, sembrava già morta.
Il ragazzo dagli occhi spenti continuò a baciarla, a gustare il sapore delle sue labbra così terribilmente morbide, ad accarezzare la sua pelle liscia e vellutata, a piangere per una fine ingiusta e crudele.
Il pugnale era a pochi centimetri da lei...
Fu allora che il ragazzo decise.
Se non potevano vivere insieme, lui destinato ad ucciderla e lei ad essere uccisa da lui, potevano però morire insieme.
Il ragazzo dagli occhi spenti baciò ancora, per l’ultima volta, le labbra di Kait, pregando Dio o chi per lui di concedere a loro un posto insieme in cielo.
Perché almeno la Morte avesse potuto unirli lì dove la Vita non ne era stata in grado.
Il pugnale calò su di loro.
Il ragazzo strinse forte il corpo di Kait, mentre l’impotenza e la disperazione lo dilaniavano, mentre già sentiva la vita scivolare via dai loro corpi.
Prima ci fu dolore, un dolore atroce, poi tutto si fece rosso.
Infine una patina nera calò sugli occhi già spenti del ragazzo, che sorrise beato, finalmente libero.
Poi il buio lo avvolse. ~

believeinyourdream97


 
 
 

~ La conchiglia bianca;

Post n°28 pubblicato il 23 Maggio 2012 da believeinyourdream97

~ La bimba dagli occhi grigio tempesta era in piedi sullo scoglio a picco sul mare, la sua ombra sottile e semi invisibile nell'oscurità si stagliava netta contro il cielo burrascoso.
Il vento soffiava forte, ululava nelle orecchie della fanciulla, ma lei aveva la testa persa da un'altra parte, fissava il vuoto e seguiva il flusso di pensieri cupi e dolorosi che non si decidevano a lasciarla in pace.
La bimba socchiuse le palpebre, come per scrutare qualcosa in lontananza in un punto imprecisato dell'orizzonte disegnato dall'acqua.
Le onde si sfracellavano contro la roccia, sollevando alti spruzzi che decoravano l'aria per pochi istanti, e producevano un rombante sciabordio.

La bimba dagli occhi grigio tempesta raccolse da terra una conchiglia bianca, la rigirò tra le mani sporche dalle unghie mangiucchiate e la scagliò lontano, osservandola mentre volava e cadeva poi a picco nel mare rumoreggiante.
La bimba tirò su con il naso.
I lunghi capelli biondo stinto le danzavano intorno, lei non si muoveva.

Nella mente un'immagine sfuocata aveva preso il sopravvento su tutte le altre, riportandole alla mente ricordi, desideri, dolori, situazioni che avrebbe voluto dimenticare per sempre.
Dimenticare.
Nessun uomo può farlo. Ogni cosa torna a galla, prima o poi. Tranne la conchiglia bianca, che in quel momento stava probabilmente fluttuando verso il fondale marino senza una destinazione precisa, lasciandosi trasportare dalla corrente, più forte della sua volontà.

La bimba dagli occhi grigio tempesta sospirò.
La sua anima era ancora sottomessa all'attacco delle ombre nere provenienti da un Passato troppo lontano, ma non per questo ucciso definitivamente. ~

believeinyourdream97


 
 
 

When the Heart is Broken;

Post n°27 pubblicato il 01 Maggio 2012 da believeinyourdream97

~ Quando il cuore è gonfio, gonfio di amore e di passione repressi e mai esauditi, gonfio di emozioni forti mai esternate, di lacrime mai lasciate scorrere e sempre mandate giù, gonfio di ricordi brucianti e scottanti che rodono la carne, gonfio di paure, di sconfitte, gonfio di dolore trattenuto troppo a lungo, gonfio di strazianti urla che la voce ancora non è riuscita ad emettere, gonfio di desiderio ucciso e di speranze perdute per sempre... quando il cuore è talmente pieno e sta per straripare, arriva come si suol dire la goccia che fa traboccare il vaso. Arriva quella nota stonata, quell'accordo stridente, che si aggiunge a tutto il resto e fa esplodere il povero muscolo, ormai indifeso e incontrollabile... la ferita si apre lentamente e dolorosamente, trafitta da quel coltello che è la vita stessa, e il sangue esce a fiotti, scarlatto e liquido, scorre dentro di me senza più una via da seguire.
Veleno acido e scuro si insinua nelle mie vene, la sofferenza divenuta reale. Un lento richiamo mi ricorda che ancora sono viva, che non è tutto finito, che si può ricominciare. Ma io non voglio ascoltarlo, non ne sono in grado, io sto qui e mi vedo tutto crollare addosso, io ho bisogno del mio sogno che ormai si è spento dal tutto, fiamma esaurita di una candela distrutta. Rimane la cenere, nera e cattiva, a rammentarmi ciò che è stato, ciò che ho perso, le lacrime inutili che ho versato.
La testa scoppia dal male, le gambe tremano, e gli occhi bruciano. La gola arde, la bocca è atteggiata in un muto grido di dolore, dolore mai soddisfatto, dolore per una sciocca speranza rincorsa per troppo tempo, dolore folle ed inutile... dolore per un cuore che si spezza, e la cui ferita non sarà mai più ricucita alla perfezione.

Mai più.
Rimarrà solo una scaglia di tutto questo, scura e prepotente, che continuerà a ferirmi per il resto della mia esistenza.
Dicendomi che quel sogno che ho inseguito così disperatamente mi si è frantumato tra le mani, uccidendomi dentro. E lasciandomi come un fantasma, svuotato di tutto. ~

believeinyourdream97


 

 
 
 
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