ElettriKaMente
Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)
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incontinenze di ogni genere e tipo,
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e manie persecutorie-vittimistiche,
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Anche se il blog é moderato, ogni intervento pervenuto viene pubblicato.
Qualora il vostro non risulti, invece, visibile tra gli altri è semplicemente perché, presentando tracce delle sopracitate (incontinenze, pratiche onanistiche o manie persecutorie-vittimistiche)
vergognandosi di se stesso e di chi l'ha messo al mondo, si è autoeliminato.
Capisco che il nome del blog potrebbe trarre in inganno, ma qui non troverete il supporto psichiatrico che andate cercando.
Cordialmente,
Elettrikamente,
EleP.
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IL NON SPAZIO DEL NON RITORNO...(e del déjà vu)
Post n°110 pubblicato il 14 Ottobre 2014 da ElettrikaPsike
OGNI NOSTRA CONCEZIONE HA INIZIO DAI SENTIMENTI -Leonardo Da Vinci- E A VOLTE IL POST 108 DIVENTA IL 110
Virtuale: Ciò che esiste solo in potenza; che non è o non è stato ancora posto in atto. Sinonimi: potenziale, teorico, ipotetico. Effettuabile. Simulato. Ricostruito. Ciò che appare come se fosse reale. Si è detto che il virtuale sia una sottospecie della realtà, un surrogato periferico per i poveri di spirito, i reietti, gli impotenti, i frustrati, gli esuli, i paurosi. Poi, però, si è anche detto che il virtuale sia un piano inaudito di una realtà composta da tre dimensioni spaziali ed una temporale accreditate, tralasciando quelle ipotetiche aggiuntive di alcune teorie che ne stimano poco meno di una trentina. Una dimensione riprodotta, evocata ed evocativa per chi ha deciso di spegnere almeno quattro tra i cinque sensi riconosciuti, d'innamorarsi dell’interazione con le minuscole lettere digitate dalla portata enorme di chilometri, e di mandare avanti solo la mente… D’altra parte, anche la realtà a quattro dimensioni, abitata con tutti e cinque i sensi, non è altro che l'effetto di uno stimolo, facilmente sgretolabile. C’era una volta il mondo reale e dall’altra, per i poveri di spirito, i reietti, gli impotenti, i frustrati, gli esuli ed i paurosi l'irrealtà con tutto l'immaginario vagheggiato. E tra loro anche i poeti e le fanciulle in fiore, chiuse nelle fredde stanze a guardare le stelle tremule di luce e di speranze. Ma a parte il fatto che le tecnologie digitali si sono ora perfettamente inserite nella realtà "della concreta efficienza", tanto da essere diventate come i dipinti della pittura fiamminga e olandese, più vere del vero, c’è anche da riconoscere che il "non luogo" che ci ammalia attraverso il portale dello schermo è davvero l’illimitata fucina di Efesto (o un informe pozzo di San Patrizio, tanto per pareggiare i conti tra mitologia greca e agiografia), predisposta a qualsiasi connessione e delirio di onnipotenza. E di salutare e liberatoria doccia di potenzialità in un universo integrato. Divieni ciò che vuoi? Divieni ciò che sei. Il mito del sogno americano a portata di click. Il punto, però, semmai è un altro: quando si può dire che il virtuale sia un guardare nell’anima senza distrazioni di abbagli colorati e/o ombre devianti, e quando, invece, solo una totale elargizione di spazio alla solipsistica necessità mentale di generare qualcosa/qualcuno a nostra immagine e somiglianza (o secondo nostra richiesta ed aspettativa)? Il virtuale diventa psychocyberspazio, come scrive Antonio Teti, dove la psiche umana diventa l’assoluta interprete della scena teatrale, affiancata ed assistita da tutti quegli eventi che hanno caratterizzato la sua vita fino ad allora, adesso relegati esclusivamente a ruoli di attori minori. Noi stessi siamo trasparenti all'interno della realtà virtuale e non possediamo più nemmeno un’ombra, affermava Jean Baudrillard; nel mondo virtuale non ci sono né apparenze né essere, non esistono ombre giacché l'essere stesso è trasparente, comunicativo e interattivo. Qualcuno definì liquido il virtual amore, in sintesi, facilmente estinguibile: Zygmunt Bauman descriveva le relazioni virtuali come rapporti molto più facili da instaurarsi ma altrettanto facili da troncare. Sosteneva che si può sempre premere il pulsante "cancella" per liberarsene, e senza conseguenze. Così, in un attimo, il rapporto liquido di Bauman, molto più di un corrispettivo "reale", diventerebbe un game over. Io non lo credo. Si, si può premere il tasto cancella, ma poi…? A chi crede all’assoluta santità delle “relazioni vere”, confidando in una completa conoscenza del termine “vero”, verrebbe da rispondere quello che uno scrittore (non tanto tempo fa) scrisse riguardo alla non presenza fisica: Se desiderate essere accanto a qualcuno che amate, forse non ci siete già? E chi ha anche solo un minimo di conoscenza informatica sa perfettamente che con un click non si cancella nessuno e niente. Neppure un file dall'hard disk di un pc. Talvolta qualcuno si è chiesto se il rifiuto di una concretizzazione all’interno dei cinque sensi, per un qualsiasi tipo di rapporto/interazione virtuale, svelasse una paura e la necessità di proteggere una o più menzogne riguardo al proprio essere. In alternativa si è pensato che fosse una sorta di presa di distanza dal rapporto e conseguentemente dalla persona con cui si interagiva, come se questa non fosse meritevole di compiere quel salto di qualità che l’avrebbe gettata dall’angolino dei reietti direttamente tra le braccia del mondo a quattro dimensioni. Forse, per alcuni, queste sono le risposte. Ma io non credo che il motivo che spinge qualcuno a non portare fuori un rapporto, una persona o anche se stesso, dalla propria Isola che non c’è, sia un fatto discriminatorio. Penso invece più semplicemente, come ha scritto perfettamente una mia amica tempo fa, riferendolo a se stessa e proprio qui, in un contesto virtuale, che queste persone non vogliano privarsi della potenzialità infinita della dimensione non corporea e non vogliano rendere umano qualcosa o qualcuno fino a quando, e laddove, questi possano continuare ad essere divini…(http://blog.libero.it/MISTEROPAGANO/?nocache=1392454896) E c’è poco da nascondere del nostro essere, dopo il virtuale. Forse solo un nome, un timbro di voce, la forma del naso. Perché ciò che siamo è inconsapevolmente o meno espresso, nudo e senza dispersioni, in ogni più piccola scelta effettuata dal momento in cui ci siamo immersi, senza corpo, in questo spazio; fossero soltanto le pause di silenzio tra una risposta e una domanda o anche lo spazio utilizzato tra una battitura e l’altra. Nel virtuale o nel tridimensionale, cosa vogliamo conoscere di una persona? E cosa vogliamo sapere?
Non m'interessa conoscere che lavoro fai, voglio sapere cosa ti fa spasimare e se osi sognare l'incontro con l'anelito del tuo cuore. Oriah Mountain Dreamer
Il quadro utilizzato per il post è di Edward Burne Jones, "The Soul Attains,Pygmalion" |
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