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Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)
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Capisco che il nome del blog potrebbe trarre in inganno, ma qui non troverete il supporto psichiatrico che andate cercando.
Cordialmente,
Elettrikamente,
EleP.
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Post n°105 pubblicato il 27 Agosto 2014 da ElettrikaPsike
Come mai la luna è così bassa, dentro al mio cuore? E spinge queste notti vestite di un buio non più liquido, riversa in una culla di domande ripiegate in fondo all'anima. L'aria è ferma sul riposo non voluto di un mare incapsulato: Come mai, nella sera, mi parla con voci assemblate di stanchezze lontane? E tu, Luce, al di qua della collina, non m’incanti più di storie senza bocca; e non mi tocchi, stanotte, dentro al corpo per svegliarmi ancora ad un sogno afono. Sei così bassa, Luna, sul mio cuore, stanziato in una notte di luglio ma già gonfio d’un vecchio agosto e dei suoi remi, ormeggiati in mari abbracciati e poi dimessi. Perché, Luna, sei ferma dentro al mio cuore, e non ti sento muovere qui dentro il mio sangue d'estraneo addormentato. Perché resti ferma, Luna, nel mio cuore?
LIBERE ASSOCIAZIONI E DIVAGAZIONI ESTETICHE by Elettrika Psike is licensed under a Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Unported License.
Le immagini del post sono opera di Pierflavio Gallina “Le mie terre di vigne”, acquaforte/acquatinta acquerellata, e di D. Korompai “Passeggiata al chiaro di luna”.
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Un bacio Ele mia dei Labirinti, misti^
Questa sua poesia mi trasmette un tal senso di impotenza, madame; quasi di rassegnazione. Fermare la Luna a vuol dire fermare colei che scandisce i tempi e i ritmi della vita: gli amori, le maree, le stagioni.
E forse le sembrerà strano, ma la cosa che mi angoscia di più sono quelle “domande ripiegate nell’anima”: a volte si accucciano lì perché non hanno risposta, altre, perché la certezza di quella risposta è come una sentenza e… non mi piacciono le sentenze.
È un bello scritto, madame, come quelli dei suoi poeti maledetti e anche di più, perché le donne sono sempre “più maledette” degli uomini. È un bello scritto maledetto, madame, per questo spero sia molto lontano nel tempo o, in alternativa, mi accontenterei anche di non averne carpito affatto il senso.
Come riflette la sua luce sul mare aperto, così si offre la Luna a riflesso, riflessione sulla scia delle nostre domande nell’aria ferma, nella stasi imposta, nelle onde malate, inquiete che abbiamo cercato di incapsulare.
Torna a dispiegarsi la nenia nella culla delle domande: quali voci le reca stanotte la Luna? Voci stanche, di storie “senza bocca” che conducono a risvegli da un “sogno afono”. Che scambio di canti e tormenti muti tra la nostra poetessa e la sua Luna bassa... Dovrei mettere qui un punto esclamativo... ma come potrei, se non lo mette lei, al confine del suo cuore “stanziato” e straziato tra lo svanire di luglio e un gonfiore antico sì, ma sempre più spietato d’agosto?
Io ci ho messo un punto interrogativo... ma lei, la poetessa no, non ce lo mette per i successivi cinque versi nei quali continua a domandare. Aspettate un momento: chi domanda a chi e chi risponde a chi? È la Luna che sta scrivendo direttamente versi al volto di Elek, osservandola da dietro una finestra sull’Egeo? O le due si scambiano raggi, domande e scie d’argento che vanno dal dolore aperto a quello incapsulato dentro il sangue marino di uno straniero addormentato?
Lunelek, potremmo dire... Ogni punto interrogativo è allo stesso tempo un esclamativo, anzi, un... sospirativo... Perché resti ferma, Lunelek, nel mio cuore, eppure così randagia... Non te lo sto domandando ma sospirando, e tu non rispondermi... riflettimelo con il tuo alone muto nella culla buia e ripiegata dell’anima...