ElettriKaMente
Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)
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AVVISO AI NAVIGANTI...
Tutti i passanti sono gentilmente invitati a lasciare fuori da questo blog:
incontinenze di ogni genere e tipo,
pratiche onanistiche finalizzate alla pubblicazione
e manie persecutorie-vittimistiche,
grazie.
Anche se il blog é moderato, ogni intervento pervenuto viene pubblicato.
Qualora il vostro non risulti, invece, visibile tra gli altri è semplicemente perché, presentando tracce delle sopracitate (incontinenze, pratiche onanistiche o manie persecutorie-vittimistiche)
vergognandosi di se stesso e di chi l'ha messo al mondo, si è autoeliminato.
Capisco che il nome del blog potrebbe trarre in inganno, ma qui non troverete il supporto psichiatrico che andate cercando.
Cordialmente,
Elettrikamente,
EleP.
« TUTTO DIPENDE DA COSA SI... | DIGRESSIONE NON PREVISTA » |
Se l’amore non chiede nulla, basta a se stesso e ci restituisce una quasi legittima divinità; è, però, la passione a farci vivi in questo mondo.
Il consunto e impavido movimento che ci permette di respirare in apnea e restituisce tutta la follia che la sacralità non contempla.
Ed è propriamente questo entusiastico e persistente delirio - che non preferisce luci al buio e non conosce il bene né il male - a macchiarsi di ogni colpa e di ogni spasimo. E a ricordarci di quanto siamo umani.
Per questa pregevole e ignobile afflizione, quindi, mistifico e circuisco, ora, stravolgendole, parole stillate dai fiori maledetti.
O GRANDE TACITURNA, ADORABILE STREGA, DILLO, SE LO SAI...
Dillo, bella Strega, oh, dillo,
a questo spirito carico d'angoscia…
Insolita divinità,
confidente del mio sogno infinito, sorgi dal nero degli abissi
o discendi dagli astri?
Dillo...
Danzatrice gelida e folle,
rapita in un sorriso;
muschio misto all’avana,
opera di qualche obi,
tu diffondi profumi
come una sera di tempesta.
I tuoi baci sono un filtro in cui stilla la pioggia
ed io tanto più t'amo quanto più mi sfuggi,
al pari della volta notturna.
Adorabile strega, ornamento delle mie notti,
quando tu, mia bella tenebrosa, starai dormendo,
chi potrà mai illuminare il cielo?
Angelo di bellezza,
Strega dai fianchi d’ebano,
lungo le case, nel buio,
la solennità notturna si sgretola, furtivamente,
come un fiume:
Tu hai imperio su tutto, qui,
eppure non rispondi di nulla.
Vieni, dunque, dal cielo più profondo
o sorgi, forse, dall’abisso
che separa queste mie braccia
dalle azzurrità infinite?
Ho visto teatri infiammati dal suono di un'orchestra,
ho visto fate accendere in un cielo infernale
miracolose aurore
e poi ho visto la freddezza
che ti fa, ai miei occhi,
anche più bella.
Una volta, una sola, al mio braccio, il tuo si appoggiò.
Era tardi, le orecchie tese, come care ombre
ci accompagnavano lentamente
sul fondo oscuro dell'anima.
La luna piena si stagliava come una medaglia nuova e lucente
ed io, a soddisfare i minimi tuoi desideri,
accorsi,
dai confini del mondo.
Spesso lungo lugubri muri ho rievocato quella luna incantata,
un essere tutto luce, oro e velo:
silenzio e languore hanno per me
quel misterioso incanto
dell’Infinito adorato che non ho mai conosciuto.
Ma preferisco all’oppio, alle notti, alla costanza
il liquore della tua bocca, in cui trionfa l’amore.
La farfalla, abbagliata, verso di te danza amorosamente,
ed il Destino, incantato, segue i tuoi fianchi illanguiditi
mentre tu semini, a caso,
gioie e disastri.
Angelo di bellezza,
Faust della savana,
dimmi,
conosci tu il rimorso dai dardi avvelenati,
conosci tu l'irremissibile?
Dimmi, adorabile Strega,
padiglione di tenebre distese, figlia della notte buia,
tu che forte venisti,
ornata del mio spirito,
li ami tu i dannati?
Dillo...
Ed io tufferò il mio corpo ebbro e innamorato in questo nero oceano
che già il lupo fiuta e che il corvo sorveglia.
Tu sai dispensarmi l’azzurro dell’immenso cielo ricurvo;
il mio spirito sottile crepita, fiammeggia
e da questi grandi occhi neri, spiragli della tua anima,
saprà ritrovarsi.
Venga tu dal cielo o dall'inferno,
dunque,
che importa?
Se a te,
bruna come le notti,
fata dagli occhi vellutati,
i miei desideri si volgono in carovana...
Angelo o Sirena, che importa,
se i tuoi occhi insidiosi che brillano nel pianto
hanno per me l'incanto dei cieli imbronciati,
soli infradiciati,
cisterne che dissetano i miei tormenti.
Ho chiesto allora, orgoglioso,
alla fulminea spada
di conquistare la mia libertà…
Al cuore essa parlerà la sua lingua natale
ed impedirà al cuore tuo
di battere e di volere.
Mi porto all'attacco,
m'arrampico all'assalto,
come in esilio,
muovendo muto le labbra
ed amo...
con segreta dolcezza.
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