Creato da ElettrikaPsike il 17/12/2012

ElettriKaMente

Dillo, bella strega...se lo sai, Adorabile strega…Dimmi, conosci l’irremissibile? (I fiori del male, C. Baudelaire)

 

 

« TUTTO DIPENDE DA COSA SI...DIGRESSIONE NON PREVISTA »

MISTIFICANDO CHARLES

 

Se l’amore non chiede nulla, basta a se stesso e ci restituisce una quasi legittima divinità; è, però, la passione a farci vivi in questo mondo.

Il consunto e impavido movimento che ci permette di respirare in apnea e restituisce tutta la follia che la sacralità non contempla.

Ed è propriamente questo entusiastico e persistente delirio - che non preferisce luci al buio e non conosce il bene né il male - a macchiarsi di ogni colpa e di ogni spasimo. E a ricordarci di quanto siamo umani.

 

Per questa pregevole e ignobile afflizione, quindi, mistifico e circuisco, ora, stravolgendole, parole stillate dai fiori maledetti.

 

 

 

O GRANDE TACITURNA, ADORABILE STREGA, DILLO, SE LO SAI...

 

                                                                     

Dillo, bella Strega, oh, dillo,

a questo spirito carico d'angoscia…

 

 

 

Insolita divinità,

confidente del mio sogno infinito, sorgi dal nero degli abissi

o discendi dagli astri? 

Dillo...


 

Danzatrice gelida e folle,

rapita in un sorriso;

muschio misto all’avana,

opera di qualche obi,

tu diffondi profumi

come una sera di tempesta.

I tuoi baci sono un filtro in cui stilla la pioggia

ed io tanto più t'amo quanto più mi sfuggi,

al pari della volta notturna.

                                     

 

 

Adorabile strega, ornamento delle mie notti,

quando tu, mia bella tenebrosa, starai dormendo,

chi potrà mai illuminare il cielo?

 

 

Angelo di bellezza,

Strega dai fianchi d’ebano,

lungo le case, nel buio,

la solennità notturna si sgretola, furtivamente,

come un fiume:

Tu hai imperio su tutto, qui,

eppure non rispondi di nulla.

 

Vieni, dunque, dal cielo più profondo

o sorgi, forse, dall’abisso

che separa queste mie braccia

dalle azzurrità infinite?

 

 

Ho visto teatri infiammati dal suono di un'orchestra,

ho visto fate accendere in un cielo infernale

miracolose aurore

e poi ho visto la freddezza

che ti fa, ai miei occhi,

anche più bella.

                                                         

 

 

Una volta, una sola, al mio braccio, il tuo si appoggiò.

 

Era tardi, le orecchie tese, come care ombre

ci accompagnavano lentamente

sul fondo oscuro dell'anima.

La luna piena si stagliava come una medaglia nuova e lucente

ed io, a soddisfare i minimi tuoi desideri,

accorsi,


dai confini del mondo.


                                  

 

Spesso lungo lugubri muri ho rievocato quella luna incantata,

un essere tutto luce, oro e velo: 

silenzio e languore hanno per me

quel misterioso incanto

dell’Infinito adorato che non ho mai conosciuto.

 

Ma preferisco all’oppio, alle notti, alla costanza

il liquore della tua bocca, in cui trionfa l’amore.


La farfalla, abbagliata, verso di te danza amorosamente,

ed il Destino, incantato, segue i tuoi fianchi illanguiditi

mentre tu semini, a caso,

gioie e disastri. 

 

 

 

 

 

 

 

Angelo di bellezza,

Faust della savana,

dimmi,

conosci tu il rimorso dai dardi avvelenati,

conosci tu l'irremissibile?

 

Dimmi, adorabile Strega,

padiglione di tenebre distese, figlia della notte buia,

tu che forte venisti,

ornata del mio spirito,

li ami tu i dannati?

Dillo...

Ed io tufferò il mio corpo ebbro e innamorato in questo nero oceano

che già il lupo fiuta e che il corvo sorveglia.

                      


 

Tu sai dispensarmi l’azzurro dell’immenso cielo ricurvo;

il mio spirito sottile crepita, fiammeggia

e da questi grandi occhi neri, spiragli della tua anima,

saprà ritrovarsi.

                                                

 

 

Venga tu dal cielo o dall'inferno,

dunque,

che importa?

Se a te,

bruna come le notti,

fata dagli occhi vellutati,

i miei desideri si volgono in carovana...

 

 

Angelo o Sirena, che importa,

se i tuoi occhi insidiosi che brillano nel pianto

hanno per me l'incanto dei cieli imbronciati,

soli infradiciati,

cisterne che dissetano i miei tormenti.


 

Ho chiesto allora, orgoglioso,

alla fulminea spada

di conquistare la mia libertà…

 

Al cuore essa parlerà la sua lingua natale

ed impedirà al cuore tuo

di battere e di volere.

 

Mi porto all'attacco,

m'arrampico all'assalto,

come in esilio,

muovendo muto le labbra

ed amo...

 

con segreta dolcezza.

 

 

LIBERAMENTE RICOMPOSTO DA LES FLEURS DU MAL


 
 
 
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