EnodasIl mio mondo... |
... " Non si conoscono che le cose che si addomesticano", dissela volpe." gli uomini non hanno più tempo per conoscere nulla. Comprano dai mercanti le cose già fatte. Ma siccome non esistono mercanti di amici, gli uomini non hanno più amici. Se tu vuoi un amico addomesticami!" ...
... "Ma piangerai!" disse il piccolo principe.
"E' certo",disse la volpe.
"Ma allora ch eci guadagni?"
"Ci guadagno", disse la volpe, "il colore del grano".
soggiunse: "Va a rivederele rose. Capirai che la tua è unica al mondo". ...
... "Addio",disse la volpe. "Ecco il mio segreto. E' molto semplice: non si vede bene che col cuore. L'essenziale è invisibile agli occhi".
"L'essenziale è invisibile agli occhi", ripeté il piccolo principe, per ricordarselo.
"E' il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha fatto la tua rosa così importante".
"E' il tempo che ho perduto per la mia rosa…" sussurrò il piccolo principe per ricordarselo.
"Gli uomini hanno dimenticato questa verità. Ma tu non la devi dimenticare. Tu diventi responsabile per sempre di quello che hai addomesticato. Tu sei responsabile della tua rosa…"
Tutte le foto contenute in questo blog, se non specificato diversamente, sono mie e come tali sono protette da diritto d'autore. Rappresentano un momento, un istante, un'idea un'emozione.
Ho costruito un sito per raccoglierne alcune, e condividere una passione nata e cresciuta negli ultimi anni. Il sito é raggiungibile cliccando l'immagine qui sotto:
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ultimo aggiornamento: 20 Febbraio 2014
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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura
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Post n°327 pubblicato il 03 Aprile 2012 da enodas
Per i portafortuna, i silenzi che valgono più di mille parole, ed il tour operator... raggiante, oggi, magari anche con qualche piccola grande rivincita. Ed un passo importante, quello che si compie quando hai finito di presentare la tesi di laurea e ti accompagnano all'uscita. Con il sorriso che non é più tirato e la tensione che si scioglie. Con l'attenzione per te, per una volta, ed i fiori tra le mani. Serena. "Questa é la situazione italiana". Appena presa l'autostrada, e sul ciglio, nello spiazzo davanti ad un paio di capannoni sono conficcate nel terreno bandiere del sindacato e bandiere arcobaleno. Per cosa vale lottare... E' amara ironia. In fondo al corridoio, la luce accesa in soggiorno, la mamma é ancora sveglia, tutta la notte, china a preparare le bamboline di pasta pane, ognuna diversa dall'altra, il vestito rosso della laurea, il bordo nero dell'università. China, per la stanchezza e per l'attenzione al dettaglio, le mani plasmano con cura ogni piega... Mi piacciono sempre tantissimo gli alberi di pesco in primavera, quando fioriscono. Sono meravigliosi, come i petali che... 'fran', scriverebbe qualcuno... all'improvviso si staccano e rimangono sospesi nell'aria, colorano il suono. Mi piace il colore, dolce, discreto, come una carezza data nel sonno. Non sembra certo Trento a fine marzo. Con la sera ed il termometro che va oltre i venti gradi. E la sera, seduto al tavolo al lato della piazza. I confetti rossi e le foglie di alloro sul tavolo, molti studenti universitari sparsi qua e là le cui ombre si proiettano ormai sul selciato e le luci dei lampioni che si riflettono sulle superfici liscie. Mia sorella é felice, sul volto dei miei c'é l'orgoglio e la gioia di un traguardo raggiunto. Il giorno di una laurea, alla fine, é un po' uno di qui giorni che non tornano più, da assaporare in ogni istante perché rimanga impresso nel cuore come ricordo da portare con sé, anche quando ci sarà meno luce. Mi sento sempre più estraneo. Ma non é questo, che é qualcosa di inevitabile. No, mi sento più lontano. Lontano dagli affetti, da chi mi vuole bene. Nei miei silenzi, sempre più profondi, sempre più aggrovigliati. Un fortino di carta pesta che ho edificato in nome di cosa, di niente, e nel quale mi sono cacciato, rinchiuso. Sono io che mi sto allontanando. Senza senso, se non quello di essere ferito. Senza senso. Colpevolmente. Ferendomi da solo, lascio scivolare momenti che dovrebbero essere afferrati. Tante cose dovrebbero essere afferrate, a cominciare da quelle parti di me stesso. Tramonta quasi. Sul fianco di una vallata, sale una stradina, per una di quelle corti che rimandano indietro il tempo. C'é solo il rumore della campagna ed il sapore del vento. Ci sono delle colombe bianche che beccano tranquille sul parapetto di una finestra e non si scompongono. C'é pure una chiesetta sconsacrata, ora delineata da un filo di luci che ne guastano il sapore antico. E la valle, valle di ciliegi, tutti ciuffi di fiori bianchi, che si apre davanti. Chissà, forse un giorno sarà davvero così, come in un film. C'é un pianoforte, oltre la porta, addossato al muro. E' accordato... |
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