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la musica, suonare il pianoforte, suonare il mio violino, la luce del tramonto, ascoltare il mare in una spiaggia deserta, guardare il cielo stellato, l’arte, i frattali, viaggiare, conoscere e scoprire cose nuove, perdermi nei musei, andare al cinema, camminare, correre, nuotare, le immagini riflesse sull’acqua, fare fotografie, il profumo della pioggia, l’inverno, le persone semplici, il pane fresco ancora caldo, i fuochi d’artificio, la pizza il gelato e la cioccolata


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l’ipocrisia, l’opportunismo, chi indossa una maschera solo per piacere a qualcuno, l’arroganza, chi pretende di dirmi cosa devo fare, chi giudica, chi ha sempre un problema più grosso del mio, sentirmi tradito, le offese gratuite, i luoghi affollati, essere al centro dell’attenzione, chi non ascolta, chi parla tanto ma poi…, l’invidia, il passato di verdura





 
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Liszt

Valse Oublièe
Valse Impromptu

Schubert

Impromptu n.3 op.90
Impromptu n.2 op.142




 

Messaggi di Giugno 2019

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Post n°816 pubblicato il 29 Giugno 2019 da enodas

 

 

Non commento per scelta eventi pubblici, salvo rare occasioni. Oggi davvero non riesco a tacere. Credo sin da piccolo mi sono chiesto come disastri umani come l'Olocausto siano potuti accadere, almeno in tempi non lontani dai nostri. Non le cause storiche, ma i fattori umani. Soprattutto, non sono mai riuscito a capire come sia stato possibile che una società civile permettesse qualcosa del genere. Mi sono chiesto a lungo perché le ferrovie non venissero bombardate, perché non ci fossero azioni distruttive contro i campi di sterminio. Questa mattina mi sono trovato a leggere qua e là commenti sui fatti di questi giorni, e sulle ultime drammatiche ore di un pugno ridicolo (in termini numerici) di disperati. Ho letto commenti allucinanti che nemmeno mi han fatto ribrezzo come Italiano, ma come persona. Ho ascoltato le urla indirizzate stanotte ad una ragazza che ha preso in mano una nave e dato una lezione di umanità. Una che a vent'anni o poco più solcava l'Artico per spaccare i ghiacci. Vorrei averne tante, di ragazze così, nella mia vita, in barba ai commenti vomitati in rete in queste ore. Il resto é qualcosa che mi genera rabbia e disgusto in maniera che non riesco a descrivere. E' l'ipocrisia di un'Europa che se ne frega, va detto chiaramente, e fa finta di non vedere, con sentenze burocrate e pilatesche. E' la rozzezza di un personaggio indegno di fare il ministro, vergognoso nei pensieri e nei toni, eppure, purtroppo - anche questo va detto - intelligente, eccome, per essere capace di guidare le proprie masse come un pifferaio magico, bulletto di periferia pronto a nascondersi dietro il dito con cui indirizza lo sguardo di un esercito di stolti. Ma soprattutto, é la cattiveria ottusa del nulla da tastiera, di chi va in un porto a gridare, magari per racimolare due voti, di chi fagocita slogan dimenticando di leggere la realtà da cui le urla del loro affabulatore pifferaio li ha distolti. Provo solo vergogna, anche perché nemmeno io, alla fine, ho fatto granché per oppormi a tutto questo. Provo vergogna perché, come ho letto da qualche parte, il Mediterraneo di oggi é un nuovo Olocausto, ed i toni, le argomentazioni, le ipocrisie, tutto il peggio che riusciamo a tirare fuori come esseri umani, non é molto diverso da allora. Provo vergogna, perché noi siamo la società civile, e tutto questo sta accadendo.
Chi salva una vita, salva il mondo intero.

 

 
 
 

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Post n°815 pubblicato il 27 Giugno 2019 da enodas

 

 

Mi rendo conto che sono settimane che non scrivo, e che le pagine di questo blog sono rimaste molto indietro. In realtà, temo di non riuscire a seguire più quewste pagine come vorrei, con i pensieri che si affacciano, spesso la sera, e la mia difficoltà ad esprimerli su questo foglio di carta virtuale. In questi ultimi mesi, poi, mi sono concentrato qu una cosa impegnativa e velleitaria allo stesso tempo, sulla quale ho focalizzato tempo, risorse ed energie. Ho fatto un corso che ogni settimana mi portava ad Amsterdam, tra corse nel tardo pomeriggio ed un ultimo treno che tornava a notte fonda. Ho viaggiato su un atlante di paesaggi affascinanti e filari di viti, lasciando che i calici mi inebriassero di sensazioni. L'ho fatto per scegliere una cosa mia, su cui investire tempo e magari qualche remota idea nel futuro. Barcamenandomi, tra l'altro, quasi in slalom tra altre cose più o meno programmate in anticipo. L'esame era lunedì, e l'ho fallito prima ancora di iniziare. Evidentemente, ho una certa peculiarità a pescare giorni in cui i miei viaggi in treno ad orari inderogabili si scontra con avvenimenti sulla linea: in tre si sono buttati in punti differenti, col risultato che invece di arrivare con un'ora di anticipo sono arrivato con un'ora di ritardo, quanto bastava per escludermi da parte dell'esame. Amareggiato.

 

 

 
 
 

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Post n°814 pubblicato il 08 Giugno 2019 da enodas

 

 

 

C'é una terra protetta, tra le montagne ed il Reno, là dove su un confine mobile si é combattuto ancora ed ancora, dove non é ancora Germania, ma in qualche modo la Francia si allontana. E' un punto che parte dal cuore dell'Europa, in realtà, e poi scala, verso sud, lasciando conquistarsi dal paesaggio, dal profumo dei vini, e le linee delle vigne che scendono giù fino a valle. Costeggio questa strada, dove lentamente il tempo inizia a scorrere in maniera differente, lasciandomi conquistare dal calore delle vigne, dei paesini semideserti su cui si affacciano quasi come piccoli castelli gli edifici dei viticoltori. Costeggio questa linea che li unisce, chilometro dopo chilometro, un po' dimenticando che é solo un passaggio, cercando di scoprire l'anima dolce e silenziosa di ciascuno, sfuggendo di tanto in tanto su un sentiero che attraversa i filari, o magari arrampicandomi su una leggera collina protetta de un albero perduto, affinché possa scoprire la delicatezza del paesaggio.

 

 

Ho varcato la porta, oltre le mura. Colori vivaci hanno invaso gli occhi. Sotto quel sole che mi scaldava le ossa. E' stato come attraversare l'ingresso di un cartone animato, una novella, o semplicemente un'immagine lontana. Dai fiori che traboccavano sulle strade strette e ad angolo cieco, alle case, sostenute dalle tipiche strutture in graticcio, agli oggetti che letteralmente uscivano dalle vetrine. Ho camminato, magari attraversano un ponte arcuato sul baratro di un ruscello verde smeraldo, come le fronde degli alberi  che esplodevano oltre le case, o seguendo l'anello circolare delle mura, pesanti e cotte dal sole, quasi si trattasse di un percorso infinito. Ho trovato che ognuno di questi paesi avesse un'impronta diversa, che valeva la pena di cercare, ma che tutti parlassero comunque un linguaggio comune, nel loro apparire angoli idilliaci un po' più lontani dal mondo, nei loro colori così come nei suoni e nelle sensazioni che ogni vicolo, ogni passo, potevano suscitare.

 

 

Erano già qualche anno, ed erano fredde giornate di dicembre. Noi, di passaggio, sulla linea che da Strasburgo arrivava a Basilea, fermandosi a Colmar. Alcuni di questi luoghi riaffiorano, nella memoria, in un racconto completamente diverso. Nei giorni, negli occhi, nelle luci circostanti, e certamente anche nel cuore, le immagini di queste città rimangono nitide e legate ai miei sentimenti. Oggi come allora, una bellezza risplende, anche se a cercarla e narrarla sono occhi differenti.

 

 

Che sia un ammasso di pietre spezzate in cima ad una rocca, il profilo elegante verso cui convergono le linee marcate dalle vigne, o ancora una fortezza inespugnabile che svetta oltre la foresta, in un certo senso, alla fine, c'é sempre un castello. Come se la bellezza di questi paesaggi non potesse farne a meno. Sono apparsi laddove il sentiero si apriva su un precipizio, osservando quella stessa pianura che essi stessi controllavano. Un ulteriore passo indietro. Un ulteriore passo in avanti, sotto una chioma di alberi che formano una volta impenetrabile. Quasi alla scoperta, inseguendo il profilo delineato da un'ombra intravista da lontano, a poco a poco sempre più vicina. Oppure erano lì, lungo un sentiero che declinava dolcemente, come le colline che cercavano la pianura, ed il profumo colmo di calore che impermeava le viti, accompagnavano i passi, quasi scandendoli, su quel terreno a cui restavano aggrappate.

 

 
 
 
 
 

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