Creato da estremalatitudine il 19/06/2008

estremalatitudine

racconti di vita, di sesso

 

Messaggi di Marzo 2015

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Post n°443 pubblicato il 19 Marzo 2015 da estremalatitudine

Notte. Albergo. Fuori per lavoro. Distante. Città straniera. Sola. Non riesce a dormire. Stanchezza, ma anche eccitazione, solitudine, dopo tanto, quella missione improvvisa, la cena, il bar con la televisione che andava e quei tizi che la guardavano sfacciati, maleducati, come ormai in Italia non la guardavano più, non guardano più nessuna, il cubalibre, poi, niente, su, la camera, adesso, ecco, adesso, lì, sdraiata sul letto, senz riuscire a prendere sonno, quella città, bella, rumorosa, ancora rumorosa, piena di vita, straniera, lei, sola, di nuovo, come da ragazza, quando andò negli stati uniti a studiare, quelle camere, come questa, no questa più bella, ci mancherebbe, con quel che costa, tanto paga la banca, fame, ancora fame, non dovrebbe, ma fame, a quell'ora, un grande albergo, d'altronde aveva cenato con poco, imbarazzo quella grande sala, lei, e tutti quei camerieri e ospiti che la guardavano, anche quelli a cena con le proprie mogli, che appena potevano la fissavano, le fissavano le gambe, cazzo la gonna troppo corta, e il seno che si notava sotto la camicetta.

Chiamò. Una voce maschile rispose. "Posso avere qualcosa da mangiare?" "Certamente. Adesso provvedo." "Quanto tempo?" "Poco"

Si mise ad aspettare. I minuti. Passano. Quanti? Troppi! Richiamare? A che serve? Aspettare. Notte. Sonno. Occhi che bruciano. Abbassa la luce. Il minimo. Oscurità diffusa. Tanto busseranno e accenderò allora. Sonno.

Un suono. Un rumore. Mezza addormentata non capisce. Apre gli occhi. Cerca di individuare da dove è venuto il rumore, il suono. Lì vicino. Vicino al letto, di fianco. Ancora un suono, strano, come qualcosa che struscia. Si gira. Un cazzo enorme spunta da un buco nel muro.

Sveglia di botto. Cosa?

Accende le luci. E' un cazzo. Un bel cazzo di un giovane, si direbbe. Ha una strana piega verso destra. Non è eretto, ma quasi. Completamente scoperto. O cazzo!

"chi è?" domanda. Nessuno risponde. Solo ciondola lentamente. Bussa nel muro. Nessun rumore o risposta. Finto? Un sogno?

Lo tocca. Nessun sogno per niente. Reagisce. Si alza. Grosso. Lungo. Eretto. Come se stesse aspettando solo lei, che lei lo toccasse.

Quanto tempo? Quanto tempo che non toccava un cazzo che non fosse quello di suo marito! Tanto. Troppo? Allontanò quel pensiero biricchino. Ma quel coso, come dire, la guardava. Come quegli uomini al bar, al ristorante. Avevano fama di essere ben dotati in quel paese e in effetti.... Lo toccò ancora. Più duro di quel che si ricordasse. Troppo tempo. Troppi anni. Sì, certo, anche suo marito, per qualche minuto era così. ma alla fine, quasi alla fine. Non subito. Doveva essere un ragazzo. L'idea della pancia piatta di un ragazzo le fece girare la testa. Come fa una donna a rimanere insensibile al ventre piatto e duro di un uomo. Addominali. Non eccessivi, certo.

Lo prese in mano e lo carezzò. La cappella immediatamente si bagnò di un liquido trasparente.

Mi vedrà qualcuno? Una telecamera nascosta? Li frego io. Spense le luci e lo cercò al buio. Meglio. Molto meglio. Il suo calore era irresistibile. Un pompino? Se non toccava un cazzo da anni, non faceva un pompino da millenni! Suo marito ogni tanto glieli chiedeva ancora, ma lei non aveva proprio più voglia e quindi aveva smesso. chiuso il negozio, gli diceva. Non del tutto, aggiungeva maliziosa, carezzandogli il cazzo ogni tanto, ma pompini basta, non ne ho proprio voglia. A suo marito. Chè ogni tanto quando le capitava, raramente, di vedere in un film un attore completamente nudo, ecco, sì, insomma, se era ben dotato, un pensierino lì lo faceva, ma ancora quello di suo marito? no, grazie.

Quello lì era meglio. E poi non vedeva nessuno. Gli si avvicinò e gli diede come un bacino sulla punta, proprio dove la cappella era più bagnata. Con le dita corse intorno alla base, proprio dove era attaccato al corpo. Duro e potente. Duro e potente. Cazzo! Cazzo che voglia, pensò, aprendo la bocca e mangiandolo. Quanto mi piaceva fare pompini! E a quel pensiero la figa le si bagnò completamente. Una mano le corse di sotto. Da ragazzina le piaceva da pazzi baciare un pisello e contemporaneamente pian piano toccarsi.

Iniziando ad andare su e giù, tenendolo tra le labbra, il suo sapore e durezza la vinsero completamente. Non mi vede nessuno. Neanche il proprietario di questo cazzo stupendo, pensò, allungando la lingua aperta e slinguandologli tutto sotto la cappella. Quanto tempo!

Non vedere niente. sentire solo sapore e calore e consistenza tra le dita e sulla labbra e dentro le labbra e sulla lingua  e la sua grossezza le ricordò quel ragazzo che aveva lasciato poco prima di incontrare suo marito. Scopavano completamente al buio. Era timida allora. Non voleva farsi vedere. Anche adesso, ma quello, quello era stato il più bravo. Decisamente. Come lo usava lui, cazzo, nessun altro mai più. Era anche dotato, come questo qui, questo qui, questo qui.

L'orgasmo di lui la sorprese e il fiotto dapprima le riempì la bocca e poi le si sparse sulle labbra e le mani. Salata. Non se la ricordava quasi più.  Bugia. Ogni tanto alla fine quando suo marito le veniva in mano lei la leccava un poco.

Il fiotto in bocca era stato troppo violento e quindi aveva tossito e quasi aveva dovuto sputare, lasciando il cazzo per un momento. poi lo riprese gustandosi quella rilassatezza improvvisa. Nessuno mi vede, pensò, raccogliendo con l'indice una goccia di seme e mettendoselo in bocca. Una chicca. Peccato che il cazzo stesse rapidamente mollandosi. Avvicinandosi lo leccò completamente per finire come aveva iniziato, con un piccolo bacio sulla punta della cappella.

Chissà se domani.... in fondo devo fermarmi qualche notte, no? 

 

 

 
 
 

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Post n°442 pubblicato il 19 Marzo 2015 da estremalatitudine

Mi fanno ridere le mie amiche che dicono che a loro non piace fare i pompini. E' così intimo! E' l'unico momento in cui il cazzo è a nostra completa disposizione. Diamo piacere, certo, ma ne riceviamo altrettanto. Almeno così la penso io. Averlo lì, baciarlo, leccarlo, sentirne la consistenza e il sapore e contemporaneamente, se una vuole, potersi toccare o comunque sfregare, sotto, come da ragazzine... ragazze non mi ci fate pensare....

 

 
 
 

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Post n°441 pubblicato il 19 Marzo 2015 da estremalatitudine

"rimaniamo stretti così, ti prego"

Avevano appena finito e lui, lui se ne uscì con quella richiesta. Strana per lei, che ogni volta, ogni volta che finiva, che tutto era finito, che lei era venuta, ecco, immediatamente provava un forte desiderio di libertà, di allontanamento, come se il suo corpo, il corpo di lui, del suo amante, fosse divenuto improvvisamente e d'incanto bollente, troppo sudato, ostico, spiacevole, insomma qualcosa da cui allontanarsi, almeno un poco, così, quel tanto da non rimanere a contatto.

E invece lui, lui le aveva chiesto di poterla tenere abbracciata.

Sentiva il suo coso molle e viscido sulle sue cosce. Sentiva il suo respiro caldo. Ecco da che cosa voleva fuggire.

Sì certo, il romanticismo della richiesta l'aveva sedotta, poco, un poco, e qualche secondo lì abbracciati, come a rincuorarsi, come a stringersi e affratellarsi dopo il sesso, sì, insomma era stato anche piacevole, forse, sì, dai, ma adesso non ce la poteva fare più e così si alzò di scatto, lasciandolo lì sul letto, quel bel pezzo di ragazzo che si era rimorchiato giù in discoteca e che certamente pensava di essere stato lui, il coglione, a rimorchiare lei, forse addirittura pensava che fosse scattato qualcosa, qualcosa di più della voglia di una sana scopata, da come la guardava adesso, con quello sguardo un po' sbilenco e annebbiato e quel sorriso, cazzo, va a finire che si era innamorato!

"scusa. voglio fare una doccia" e volò in bagno. D'altronde era casa sua, no? Poteva fare quel che voleva, no?

Quando rientrò in camera lui si era addormentato, così, nudo, come la mamma l'aveva fatto, proprio un bel tipo, basta che non si fosse innamorato, domani, domani l'avrebbe scoperto e se sì, se era innamorato avrebbe tagliato subito, e basta, su, ne era appena uscita, con quanti stronzi doveva cascarci?

Si accucciò in un angolo, attenta a non toccarlo. Si rannicchiò, tirò su le ginocchia, le strinse e poi pian piano si addormentò anche lei, anche lei solo con la maglietta bianca, quella lunga che d'inpiedi le arrivava sotto il sedere, ma che lì, lì s'era arricciata e le scopriva i fianchi.

Dopo qualche ora, lui si svegliò. La luce era ancora accesa. La guardò. Le osservò quel bel culo imperiale. Gli si rizzò. Le andò dietro e le si appoggiò. Poi, si scostò un poco, quel tanto che bastava per poter scendere col capo all'altezza del sedere di lei e con le mani, delicatamente, aprirlo e iniziare a baciarlo, a baciarlo in mezzo, sotto, più sotto, con la lingua che ostinata cercava di scendere sempre più giù.

Lei mugugnò nel sonno, ma non si spostò.

Lui con coraggio si rimise in posizione, le si appoggiò e la prese. Col torace e il bacino posto ad arco lui si introdusse dentro di lei più che potè e lei, lei si riprese, si svegliò a quel calore, e i sogni confusi di sesso migrarono decisamente verso la sensazione che potente le veniva da sotto. Con una mano su un fianco lei cercò di aprirsi ancora di più.

"sì, prendimi, amore mio" disse, pentendosi immediatamente di quella concessione.

Poi i giochi di lui le fecero perdere completamente il controllo.

 

 
 
 

Domanda biricchina

Post n°440 pubblicato il 13 Marzo 2015 da estremalatitudine

alle signore lettrici, una domanda a cui rispondere protette dal l'anonimato del web: così come esistono seni e culi più belli e sexi di altri, così come esistono cazzi più grossi e più piccoli, ricurvi, larghi, molto spessi e corti o al contrario lunghi e sottili, ebbene esistono cazzi più sexi, più maschi, più appetitosi di altri? Cazzi che al solo vederli, a riposo o già sull'attenti suscitano più desiderio di altri, a parità di dimensioni? Il colore della pelle conta? Più scuro e' più sexi? Con tanti peli o quasi glabro? C'entra la magrezza del proprietario nel rendere sexi un pisello?

 
 
 

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Post n°439 pubblicato il 12 Marzo 2015 da estremalatitudine

"Ma tu non vieni mai?" "Difficile" rispose lui. "E non ti diventa mai molle?" "Solo dopo che sono venuto"

Lei lo guardò con tenerezza. L'aveva già fatta godere un sacco. E lui niente. Si sentiva in colpa.

Buttandoglisi contro lo abbracciò e gli disse "Amore mio, vieni. ti prego." e riprese a baciarlo con passione.

Dopo qualche minuto lui si divincolò, le allargò le cosce e la prese. Era ancora pronta. Nonostante fossero lì da un paio di ore. Lei venne ancora.

Sconvolta si allontanò un poco. Lui le si sdraiò di fianco. Il suo cazzo ancora duro la sfiorava.

Appena ebbe ripreso fiato lei domandò: "perchè non ti lasci baciare fino all'orgasmo?"

"perché godo troppo. mi pare di impazzire da desiderio e devo averti ancora."

"benedettuomo...."

 
 
 

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Post n°438 pubblicato il 12 Marzo 2015 da estremalatitudine

la intravide per strada. il fidanzato (o un amico, chissà) le carezzava i fianchi stretti da una cintura alta, alta, di cuoio, scura. Camminanvano vicini e le sue dita non la stringevano, solo la sfioravano. Fianchi sottili, senza un filo di grasso, fasciata in una maglietta che si infilava sotto quella cintura.

Fu quello che attirò il suo sguardo o il fatto che appena sotto quella cintura la rotondità impressionante del sedere esplodeva in una gonna stretch nera?

Un culo da nera, gonfio, denso, esplosivo.

La seguì con lo sguardo fino a quando i due si infilarono in un portone poco più in là.

Non aveva molto da fare quel giorno e ancora turbato entrò in un bar difronte a quel portone e si sedette ad un tavolino, senza una vera intenzione di aspettarla, quanto ancora turbato, con quella curva nel cuore e negli occhi.

Dopo dieci minuti lei uscì. Sola. Lui si alzò, pagò e iniziò a seguirla. Quello scondinzolare era ipnotico. La seguì a lungo per i marciapiedi della città. Lei zampettava su dei tacchi sottili. Le sue gambe erano muscolose e fasciate in pesanti collant neri. Non sembrava avere una gran fretta. Era come se stesse rientrando verso casa senza un orario preciso.

Dopo quasi un chilometro si decise a cercare l'approccio.

Il trucco della banconota persa funzionava sempre.

"Signorina, signorina, le è caduta questa." Sorpresa si ferma e si volta. Lui la guarda sorridendo con un venti euro in mano.

"E' sicuro? Da dove mi è caduta?"

"Non so: io l'ho solo vista svolazzare dietro di lei prima di cadere per terra e allora ho pensato di chiamarla. Per la verità il primo impulso è stato quello di tenermela - sorrise con l'aria da figlio di puttana che gli riusciva benissimo - ma poi...."

"Grazie, ma non capisco. Non ricordavo neanche di avere un pezzo da venti euro"

"Allora a maggior ragione bisogna festeggiare. Io che ho conosciuto una bella ragazza e lei che ha ritrovato venti euro, no? Entriamo?"

Entrarono, bevvero e alla fine si scambiarono i numeri di cellulare.

La corte durò qualche giorno. Poi finirono a letto. Era esattamente come lo aveva immaginato, grosso, potente, sodo, teso, quasi stesse per esplodere, un culo da sogno, da favola, che al solo sfiorarlo gli si rizzava completamente e in maniera irresistibile.

Finì quando lui per strada vide una ragazza con delle gambe stratosferiche.

 
 
 

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Post n°437 pubblicato il 11 Marzo 2015 da estremalatitudine

La moglie era curiosa e tormentava il marito con domande e punzecchiature.

Da quando l'aveva beccato una volta a vedere un film porno in rete, spesso le loro chiacchiere finivano su quell'argomento.

Ovviamente lei non aveva creduto che lui non fosse un habitué della cosa. Neanche un secondo.

Per quello lo prendeva in giro e gli chiedeva, lo tormentava, lo sfrucugliava, finché una sera lui le promise di fargliene vedere uno e dopo cena, messi a letto i bambini, chiusa per bene la porta della camera e anche quelle in mezzo, lui accese il computer e cercò il suo sito preferito.

Lei gli si appoggiò ad una spalla per vedere meglio. Lui regolò lo schermo piatto del pc.

Due attori entrarono nella stanza dove una bella ragazza aspettava mezza nuda. La moglie si mise a ridere: perché è mezza nuda? perchè i tipi sono vestiti?

La trama di solito non è importante, spiegò lui. I film sono belli se sono curate le luci, le ambientazioni e soprattutto se gli attori e le attrici ti muovono qualcosa dentro, spiegò ancora lui.

Ahhhh, sospirò lei.

I due uomini si spogliarono lentamente, mostrando bene tutta la loro attrezzatura. La camera indugiò sulla cappella di tutte e due e su la loro pesantezza. I loro cazzi mezzi rigidi si poggiavano su due coglioni gonfi come mandarini.

Durante quella specie di spogliarello lei non parlò.

L'attrice prese a baciarne uno mentre teneva in mano e carezzava l'altro.

ma sono enormi! disse lei, come se li avesse visti solo in quel momento.

L'attrice leccò l'altro a lingua piena mentre l'altro attore iniziava a baciarle la figa.

Che schifo! esplose la moglie, alzandosi di colpo. e questa roba ti eccita?

Il marito non disse niente, cercando col mouse di beccare l'icona per chiudere il film.

Aspetta ancora un attimo, disse lei.

Mentre quell'altro la baciava, l'attrice si passò il cazzo che stava baciando lentamente sul naso e poi se lo poggiò sugli occhi per finire a passarlo ancora più lentamente sulle proprie labbra. Come fosse un rossetto o un lucida labbra. Chiuse, le labbra. Labbra chiuse, rosso fuoco. Il cazzo enorme gliele socchiudeva spinto dalla mano di lei che lo guidava. 

L'inquadratura cambiò di colpo soffermandosi sul cazzo dell'altro attore che iniziava a prenderla, ad entrare.

L'attrice era certamente magra, forse molto magra, fatto sta che quel coso sembrava ancora più grosso. Dopo quasi un minuto solo la cappella era scomparsa, per poi ricomparire e scomparire ancora una volta. L'attrice faceva delle smorfie. Non si capiva se di piacere o di dolore.

Basta! Vado a letto. dichiarò lei, rialzandosi definitivamente e andandosene.

Lui spense il computer e la raggiunse a letto.

Ma come fai ad eccitarti con quelle cose lì? Quei cazzi sono finti, è evidente. Non ne esistono così se non prendi qualcosa. sono talmente esagerati. cosa se ne fa una donna di un cazzo così grosso?!?!

Intanto che lei parlava, lui le carezzò la pancia scendendo lentamente sul pube.

Cosa fai?

Ti tocco.

Appena le sue dita l'aprirono, sfiorandole il clitoride, bagnato, sensibile, pronto, lei, lei lo abbracciò forte e stringendoglielo gli disse ancora una volta (stavolta in un orecchio): sono troppo grossi, troppo... cosa se ne fa una ragazza di una cosa così.... così grosso.... sì, sì, grosso.... così grosso e poi...... due, due insieme..... così grossi, insieme..... dai....

un bacio appassionato del marito la fece tacere

mentre la prendeva lei, lei con le mani gli stringeva con forza il sedere tirandolo a sè.

troppo grosso, troppo grosso, grosso, sì, sì, amore, grosso lo voglio, come il tuo, come il tuo, grosso, sì, grosso....

il marito le mise in bocca le dita che lei baciò e leccò avidamente

 
 
 

Corto 101

Post n°436 pubblicato il 09 Marzo 2015 da estremalatitudine

La signora, dopo il divorzio, passò momenti non belli. Depressione. Paure. 

Poi passati i mesi, quasi un anno, si riprese e si disse che gli uomini non meritavano tanto.

Grazie a Dio suo marito e la sua famiglia le avevano lasciato abbastanza da potersi permettere qualsiasi sogno e lei, lei uno alla volta si tolse tutti gli sfizi.

Una bella auto, cambiò casa, cambiò domestica e poi, poi iniziò a viaggiare.

Fu una volta lontano, ben lontano da casa che si disse che era arrivato il momento di togliersi anche quello sfizio.

Chiamò il suo amministratore fidato e gli ordinò per quella sera di radunare nel salotto della suite che occupavano quanti più giovani attori potesse. Dovevano essere talentuosi? Chiese l'amministratore. Ma certo, fu la risposta.

Quella sera la sala era piena di venti ragazzi tra i venti e i trentanni. Si ricordò che il suo marito, grande tifoso di calcio, le aveva detto una volta che gli atleti raggiungono la piena matutità fisica e atletica tra i ventisette e i ventiotto e allora chiese quanti tra i presenti avessero quella età.

Forse qualcuno barò, ma quasi la metà rispose di sì. Gli altri furono invitati ad uscire.

A quel punto dopo un breve discorso, molto fumoso e assai poco concreto, la signora pregò i ragazzi di cavarsi nudi, cosa che loro in qualche minuto fecero.

"Per il film che stiamo organizzando è fondamentale che il protagonista sia ben dotato" disse.

"Un film porno?" chiese una voce. "Per favore esca. Come si permette?!?"

Un altro lasciò la sala.

"Come dicevo serve come dire un buon fisico e quindi siete pregati di voler mostrare quel che avete pronto per l'uso." Qualcuno chiese spiegazioni. La cameriera glielo spiegò paziente.

Dei nove rimasti, un paio o poco più si dichiararono incapaci o non disposti alla prova.

Anche questi furono licenziati, dopo aver ben pagato il loro disturbo e il loro silenzio.

Gli altri si prepararono. La cameriera della signora, che continuava a stare seduta in posa molto elegante su una poltrona di pelle rossa, passò di fianco a tutti con un righello e misurò ciò che c'era da misurare.

Dei sei che erano rimasti i due più scarsi furono scartati. Le differenze, salvo in un unico caso, erano davvero minime, ma un criterio bisogna pur averlo, no?

"Adesso per avere la parte, la prova di resistenza. Mettetevi comodi e masturbatevi. Chi resiste di più avrà la parte."

"Scusi, signora, con rispetto parlando, ma di che film si tratta?"

"il copione vi verrà dato a suo tempo e solo al vincitore. Queste sono le regole. Se non vi piacciono saremo lieti di accompagnarvi all'ingresso."

I quattro in silenzio presero a fare ciò che era stato richiesto loro.

La signora e la cameriera in silenzio osservavano quei visi che si contraevano e quelle mani veloci che andavano su e giù. La signora in cuor suo sperava vincesse un partecipante che oltre ad avere tutto quel che serviva la turbava con uno sguardo che sembrava aver capito e intuito ogni cosa. Quello era certamente il più maschio di tutti. Si disse che con ogni probabilità avrebbe barato. Non poteva lasciarsi andare uno che a quella età metteva in imbarazzo solo con lo sguardo una donna come lei.

La prova finì. Non vinse quello con cazzo più grosso, ma non vinse neanche quello che piaceva a lei.

A tutti fu chiesto comunque di lasciare un recapito che si sarebbe fatto sapere loro.

La sera dopo la signora invità a cena il vincitore, chiacchierarono e poi lei gli chiese nuovamente di spogliarsi. Scopare con quel ragazzo fu fantastico, tanto era dotato sia in quantità che in durata. Non finiva mai. Lei venne un numero impressionante di volte, finché con il permesso di lei lui la innondò di seme caldo.

Dopo tre giorni, di pomeriggio la cameriera chiamò quello dallo sguardo strano, che appena arrivato si impose con una personalità che metteva i brividi.

la signora finì la nottata legata alla spalliera del letto, pancia sotto, con la testa adagiata sul cuscino e lui, lui inginocchiato di fianco a lei che lei ordinava di succhiarlo ancora, che anche lui durava, durava, durava. "Succhia, su da brava!" E lei, nonostante fosse stravolta da due ore di sesso tirava fuori la lingua e lo cercava, lo leccava, cercava di mangiarlo ancora, mentre lui le dava delle piccole pacche a palmo aperto sulla schiena e, quando riusciva, sul bel sedere sodo.

Dopo quindici giorni, il giorno prima della partenza, essendosi confidata con quello circa la sua prima esperienza dopo quella specie di provino, lui le ordinò di chiamare anche il vincitore e in tre ebbero una notte che la signora non dimenticò mai.

Tornò in Italia e per un bel pezzo non ebbe più desideri. Poi, certo...

 

 
 
 

corto 100 - auguri a tutte

Post n°435 pubblicato il 09 Marzo 2015 da estremalatitudine

Sposati da anni. Felici? Per quanto felicità possa essere un concetto che abbia senso, sì, felici, sì. Tranquilli. Ecco tranquilli. Quello sicuramente sì. Soldi in banca a sufficienza. Buon lavoro tutti e due. solite tensioni della vita normale, la città, il lavoro, la coppia, ma niente di che. Tutto tranquillo. Anche troppo.

Mentre facevano l'amore, quando capitava, sempre meno spesso, ma capitava, importante, che capitasse, e godevano entrambi, ancora, importante anche quello, quando facevano l'amore lui la sfrucugliava con strani discorsi che la eccitavano, altri uomini, sconosciuti, ma anche gente che avevano conosciuto, non amici, quelli no, ma altri, attori a volte, mezzi nudi intravisti, e lei, lei faceva lo stesso, attrici, showgirl, vicine di casa e più si dicevano più si eccitavano, tutti e due, fino allo scoppio finale, quando chi prima, chi dopo, ma di poco, pochissimo a volte, venivano entrambi, tra le mani, nella bocca, tra le cosce l'uno dell'altra.

Non erano gelosi, non più, non tanto, più per le regole sociali, più per la paura dell'abbandono, che in sé, per la cosa in sé, come se importasse qualcosa, che lui, che lei, in fondo, l'importante è che la loro unione non fosse messa in discussione, era forte la loro unione, il loro matrimonio, proprio per quello potevano dirsi quel che si dicevano quando facevano l'amore, quando scopavano, a lungo, senza fretta, fino a venire entrambi, insieme, uno un po' prima, l'altra un po' dopo, ma poco, poco, praticamente insieme.

Finché un giorno, un pomeriggio, una volta che avrebbe dovuto rimanere in ufficio fino a tardi, quel pomeriggio lui, lui rientrò presto, con un collega peraltro, cercando delle carte che aveva a casa, stupidamente, lui rientrò insieme a quello, uno giovane, un bel ragazzo, uno pulito, sposato di fresco, dopo un lungo periodo di scapolaggio, senza mai nessuna di fissa, nonostante fosse proprio un bel tipo, che tutti in ufficio si chiedevano, e lui niente, mai neanche una parola, salvo lasciare intendere a lui, lui che era il suo capo, che sì, insomma aveva corso la cavallina e sì, insomma, a letto se ne era portate parecchie.

Rientrarono e la casa era silenziosa. Nessun rumore. Lui che chiama. Nessuno risponde. Entrano insieme. Lui dice che la moglie evidentemente era uscita. Evidentemente. Poi un bisbiglio. Lui chiama, ancora, di nuovo. Niente. Porta che si apre e dietro, dietro la porta, in favore di luce, lei, lei, sola, con lo schermo tv davanti su cui scorrono immagini porno e lei, lei è mezza nuda e si tiene un seno e l'altra mano, ecco, l'altra mano non si vede, si intuisce, l'altra mano, dai sospiri trattenuti. 

Sullo schermo un cazzo nero di dimensioni notevoli spompinato da una bionda di mezza età, col seno abbondante, pesante, come il suo, come quello di sua moglie, che lo palpa, lo accarezza, lo stringe, mentre con l'altra mano stringe, come può, quel che può quel cazzo nero brillante, che le scorre tra le labbra, rosa su rosa, rosso su rosso.

Lei non sente neanche. Troppo presa a guardare, a toccare, troppo in orbita, troppo partita e lui, lui imbarazzato, si gira dal collega, anche lui sulla soglia, anche lui che vede, che osserva. Imbarazzo. Si rigira. Guarda la moglie. La conosce. Sa che quella è una sua fantasia. Quante volte.... Banale, ma funziona, efficace, si dice, funziona, funziona sempre, "pensa ad un grosso cazzo nero da spompinare..." e lei, lei nel giusto momento, avendo tempo e modo, tranquilla, serena, ecco sempre si eccita, "pensa ad un cazzo grosso nero da spompinare.." e lei prendeva il suo e iniziava, sempre, quasi sempre, mentre lui, lui la toccava, la carezzava, sentendola pronta, come doveva essere adesso. adesso.

Imbarazzo. Erezione improvvisa. Imbarazzo doppio. Pantaloni che si gonfiano. Il collega che mormora: "vuoi che vi lasci soli?", lei che sente, si ricopre, ride, solo l'immagine del cazzo nero e di quella bocca, di quella bionda continuano, continuano, e lui che balbetta che no, non è il caso, noi andiamo di là, cara.

Quando lei entra e li trova seduti in salotto l'imbarazzo si tocca. Scusate, dice. Non so cosa mi è preso, dice. Li guarda. Seduti uno di fronte all'altro. Gambe larghe. Entrambi. Gonfiore, entrambi. Volete che vi porti qualcosa?

Non riescono neanche a rispondere. poi lui, il marito, ce la fa e mormora un niente, grazie, adesso, fra poco, ecco noi andiamo. Non volevamo disturbare. cercavamo questi. Li avevo a casa. che stupido.

Lei si sente male per lui, per lei, per la situazione e di slancio gli si siede di fianco e gli prende la mano e gli dice che le spiace, davvero, e quasi le viene da piangere e lui la accarezza, le accarezza i capelli e poi, poi, dopo averle detto che non importa, si allunga per darle un bacio sulla testa, sulla tempia, ma lei, lei si gira e quasi senza volere si baciano, a lungo, sempre più con trasporto, davanti a quell'altro, e il bacio fa rinascere il cazzo e quel gonfiore, quel calore del bacio fa nascere anche il cazzo del collega e mentre si baciano, lui, il marito, fa segno all'altro di avvicinarsi, di sedersi, e lui, l'altro non vuole, ma il bacio prosegue, non finisce e lei, lei ha gli occhi chiusi e una mano di lui le carezza un seno, potente, pesante, quasi fuori dalla camicia, e quello, il marito, continua a fargli segno e lui, lui si siede di fianco a lei, pesante, uomo di ottanta chili abbondanti e lei, lei si gira e di getto lo bacia e lui, imbarazzato si abbandona e lei, lei lo prende, mentre il marito continua a toccarla.

Il fatto che il collega fosse di colore e avesse un cazzo di tutto rispetto fu, come dire, la ciliegia sulla torta, su una buona torta, abbondante, piena, ricca.

Lei la sera, la notte non dormì. Continuava a dire e a dirsi: è stato bellissimo. Non mi sentita mai tanto donna.

 

 
 
 

corto 99

Post n°434 pubblicato il 03 Marzo 2015 da estremalatitudine

Aveva sempre diffidato dei luoghi comuni, come delle barzellette che fanno sempre ridere o dei proverbi che hanno sempre un fondo di verità.

Si era nutrita con Dizionario di Flaubert o con il suo Sciocchezzaio. Troppo stupida la gente. Quasi tutta.

Solo suo marito la capiva. Troppo intelligente. Troppo anche per non capire che erano entrambi giunti a quella svolta dove la libertà si impone anche nella coppia più legata e fedele.

Così avevano inziato ad avere serate da single, lei con le sue amiche, lui chissà.

Ma anche quelle la stancavano. Inquieta, dopo aver accompagnato a casa l'ultima delle sue amiche cinguettanti, tutte figli, fantasie e sarcasmo, spesso finiva in locali a bere ancora un bicchiere prima di rientrare a casa. Un po' da ubriaca il sesso con suo marito veniva meglio. Specie se lo era anche lui.

Ma quello no. Quello non era ubriaco per niente e sapeva cosa voleva e sapeva anche cosa lei voleva.

Poche parole. Intelligenti. Meno si parla a volte e più si capisce.

A casa di lui, in quell'appartamento all'ultimo piano, dove lei entrò un po' brilla (in fondo ci sono andata solo perché ero brilla), guardandosi intorno, curiosa e vagamente preoccupata, tutto sapeva di maschio. L'odore forte. Non la puzza. Non sgradevole. Anzi. Forte, pungente, acre, maschio, quell'odore sembrava venire da tutte le cose, dalle poltrone, dal divano, dalla boiserie, dal bicchiere che lui le porse e che lei, sì, lei bevve ancora.

Senza parlare lui la spogliò in un attimo. Luogo comune? Gli uomini veri, i maschi, sanno spogliare le donne senza toccarle? Eppure fu così.

Freddo, quasi. Bere ancora qualcosa.

Poi iniziò a spogliarsi lui. Lentamente, come uno strip, senza gesti plateali, solo lentamente, molto lentamente, avendo cura di tenere la cosa importante alla fine, nascosta quasi, che alla fine si mostrò, mostruoso, che a lei scappò da ridere da nervosismo, e quello si alzò come se le sue risate fossero sexi, mostruoso, mostruosamente grosso e lungo con la cappella piatta, completamente scoperto, lentamente flottante nel vuoto davanti al suo corpo, al corpo di lui, che quasi fermo, fermo, sembrava, in realtà avanzava pianissimo verso di lei, ondeggiando, con quella punta grossa che lentamente si spostava, poco, pesante, da destra a sinistra, da sinistra a destra e che lei, lei non riusciva a non guardare.

mio dio, si disse.

lui la baciò, lentissimamente lento e il piacere, quel piacere che la vista di quel coso mostruoso aveva bloccato, iniziò ad arrivare insieme ai sussurri di lui che piano, quasi in maniera inudibile, le parlavano.

quando fu pronta, lui le si offrì e lei, un po' imbarazzata, lo baciò. Il suo odore era ancora più forte del resto, ma dello stesso tono, con le stesse punte di asprezza, di secco, duro, irresistibile e lei, lei a baciarlo si sciolse definitivamente.

Le voci erano vere. Nulla di meglio di essere cavalcata con forza da un cazzo enorme adoperato con cura.

Lui la girò e la rigirò. La fece salire e scendere. La fece girare, allargare, stringere, guardare ed essere guardata e lei, lei si fece fare tutto quello che lui volle, perché, perché glielo chiedeva con gli occhi, con le mani, col cazzo e lei a quei contatti, a quegli sguardi a quelle parole non sapeva resistere.

Tornò a casa quasi al mattino, sobria, completamente sobria. Fece una doccia lunga e calda, lavandosi con cura e delicatezza. In borsa tenne un fazzoletto che alla fine aveva sfregato sul suo cazzo. L'odore la faceva ancora impazzire.

 

 
 
 

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QUEL CHE C'È E QUEL CHE NON C'È

Qui ci sono storie di sesso. Non necessariamente tutte eccitanti, ma a volte sì. Non necessariamente tutte esplicite, ma a volte sì.

Qui non c'è vita vera, ma solo letteratura, ovvero vita attraverso la tastiera.

Se non vi va di leggere di questi argomenti, lasciate stare.

Se vi interessano, spero di riuscire ad essere all'altezza delle vostre attese.

 

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