VOGLIA DI VOLARE

“Decalogo”, per antonomasia, si riferisce ai “dieci Comandamenti”. Per estensione, poi, è una breve serie di regole da seguire; non necessariamente dieci, come vorrebbe l’etimologia; infatti “monologo” e “dialogo” significano altro, e parole come “pentalogo” o “esalogo” non esistono.
Cordialmente Pino

... e uno.
Ora aspetto l'illuminato parere dell'altra docente.
... sperando che non impieghi una settimana perchè altrimenti mi scade la carta d'identità

“... e uno.” Non so se è una domanda, ma ecco la risposta.
Mi ripeto: “... è una breve serie di regole da seguire; non necessariamente dieci, come vorrebbe l’etimologia...” Se la regola è una, chiamala col suo nome: “una”; non c’è bisogno di andare a cercare un nome collettivo. Inoltre sono dall’avviso che se le regole sono due o tre, il termie in oggetto appare improprio; converrebbe, allora, dire: “qualche regola”, “alcune regole”, “ tre, quattro regole”. Spero di essere stato chiaro.
Cordialmente.
Pino

io ci sono ma non riesco ad illuminarti..

finalmente all'ennesimo tentativoooo ci sono riuscita.. per niente sono un insegnante..

ah, ho visto che razza di illuminazione! Anche quella che hai cancellato, ho visto!
FlaviaFlavia, non ciurlare nel manico: aspetto la tua definizione di "decalogo" di una, due, tre, quattro..... regole

Carissimo “ispettore socratico”, mentre aspetti “ i lumi” di Flavia, mi permetto di segnalarti questa mia poesia.>
Cordialmente.
Pino

Si, le ho lette, ma non mi divertono.
E poi non so cosa significhi "ispettore socratico"

Bastava che qualcuno bisbigliasse: “ visita ispettiva”, che la scuola diventasse, immediatamente, come un formicaio in subbuglio.
Alunni, insegnanti, bidelli, personale di segreteria, dirigente amministrativo e capo d’istituto entravano nel pallone. La visita ispettiva, soprattutto per un insegnante in prova, era un evento, veramente, cruciale.
Inoltre, ti ricorderai, certamente, del pensiero filosofico socratico: “So di non sapere.” Come sappiamo, attraverso le opere di Platone, Socrate, al processo che lo vedeva imputato per corruzione giovanile, faceva il “finto tonto”; però alla fine, questo atteggiamento si rivelò deleterio per lui; condannato, fu costretto a bere la cicuta.
Per quanto riguarda le mie poesie, son contento della tua schiettezza, ma anch’io son d’accordo con te: non c’è niente di divertente. Questi versi sono delle vere e proprie “ pillole di grammatica”, e come tutte le medicine... sono “amare”. Poi, francamente, io non sono bravo come Gioacchino Belli col suo “Saggio del marchesino Eufemio”!
Felice giornata.

Grazie. A proposito di vulcano: “Di Mungibeddu tutti figghi semu,
Terra di focu, di canti e d’amuri.
St’aranci sulu nui li pussidemu
E la Sicilia nostra ci fa onuri.
Fa una ben nota canzone.
E poi senti questa.
Felice giornata

Si, capisco: in caso di visita ispettiva vi sentivate come quelli che vengono sorpresi "con le mani nel sacco". Quello invece che non capisco è l'appellativo di "ispettore socratico" rivolto a me.
Non conosco Socrate se non attraverso i suoi aforismi, e me ne dolgo. Ma cosa vuole, la mia realtà è una realtà fatta di bulloni da stringere, di rumore insopportabile e di unto, che mal si concilia con la filosofia, ancorché socratica. Preferisco leggere "I Promessi Sposi ma non disdegno il "Don Camillo" di Guareschi.
Quanto alle sue poesia, direi che chiamarle "poesie" è alquanto riduttivo: riduttivo per la Poesia, s'intende! Se poi lei considera l'insegnamento della grammatica una "pillola amara" rimango sorpreso perché, nel corso del mio apprendimento scolastico, gli insegnanti che sapevano insegnare lo facevano in modo autorevole e divertente (e i loro allievi erano tutti bravi), per contro, quelli che invece lo rendevano pedante e insopportabile, i loro allievi erano tutti somari. Perciò ritengo che saper insegnare senza rendere l'insegnamento una medicina amara, debba essere la peculiarità di ogni docente che si rispetti.
Infine, non conosco Gioacchino Belli e i suoi saggi, ma da quel che ho visto non mi sembra un autore al quale fare riferimento. Preferisco di gran lunga questo.
E concludo: se non è d'accordo con quanto ho scritto o scriverò, potremo continuare la discussione, ma sul mio sito.

“... potremo continuare la discussione, ma sul mio sito.” Appunto! Con tutto il rispetto che merita questo blog, tenuto conto, tra l’altro, della conferenza del relatore, non credo che questa sia la sede idonea per discutere di didattica.
Caro Theo, anch’io per hobby svito e avvito qualche bullone, ma non mi permetterei mai di interrogare, come un saputello, un meccanico e bacchettarlo; ho molto rispetto della professionalità altrui.
Chiuso definitivamente quest’argomento, debbo complimentarmi con te per le cose carine che hai postato nei tuoi blog. Ho riletto con piacere “La Partenza del Crociato” di Giovanni Visconti Venosta, che non è certamente Manzoni o Pirandello, ma credo che meriti anche lui un posto nella nostra letteratura. Cordiali Saluti. Pino Bullara.

-Quello che te fa danno è la modestia :
- disse un Cavallo a un Ciuccio - ecco perchè
nun sei riuscito a diventà una bestia
nobbile e generosa come me !
Er Ciuccio disse : - Stupido che sei !
S'io ciavevo davero l'ambizzione
de fà carriera , a 'st'ora già sarei
Ministro de la Pubbrica Istruzzione!!!
Trilussa
dal "DEkAlog" secondo Trilussa

io di spessore in girovita ne ho da vendere!

io invece sono arrivato al "Foro Mussolini"

A SOR THEO...nun ve fidate!!
"Da" e "di", come preposizioni, non hanno altre segnalazioni; hanno l'accento per contorno, se invece sono verbo e giorno."
Se "DA" è verbo non va accentato ma apostrofato esattamente come PO'( E UNA)

RIECCOMI ma almeno il caffe' l'avete preso? spero tanto di si.. un abbraccio SOLARE a tutti :)))

alla fine possiamo concludere che oltre ad un blog di spessore, è anche un blog ILLUSTRE

none, FlaviaFlavia!
Lo devo completare con un commento "ad hoc", altrimenti perchè l'avrei fatto?
Magari sarà meno ILLUSTRE, ma sempre commento sarà.

okkkkkkkkk !

Ti avevo promesso un commento.
Quando ho scritto questo post, volevo accentrare l'attenzione sulla prima parte, ovvero: un blog è di spessore quando, venendo a mancare, si dica di lui "ti ricordi come ci si divertiva".
Lo sai che il mio blog è stato, e lo è tutt'ora, un blog "demenziale". E questa demenzialità l'ho trasferita anche sul tuo.
Ti basti leggere a ritroso i post e i commenti per divertirti. Ma per divertirsi bisogna avere un po' di senso dell'humor, e tu, come sempre, l'hai avuto. E di questo ti ringrazio.

Detto questo, si può facilmente indovinare che laddove non esista un decalogo di quattro o cinque o sei regole, lo si può sempre inventare.
Hai mai visto un Albatrho.s fermarsi alle prime difficoltà?
Se non esiste una barola basta rivolgersi all'Accademia della Crisca e farla mettere! Del resto tante parole non esistevano ed ora invece sono di uso comune, per cui nulla vieterebbe di chiamare il decalogo di una sola regola "unologo", ma potrebbe anche esistere il treologo", l'ottologo, il quattordiciologo, il ventologo... e così via. Per arrivare al settantanovologo, all'ottantologo, all'ottantunologo.
Ma in quest'ultimo caso si potrebbe ricorrere anche all'espressione francese:
quattro ventologi e uno