Nell’era delle fake news e delle cure fai da te trovate su internet le leggende che continuano a parlarci ancora. Come quella che Max Gazzè canterà sul palco di Sanremo, ispirata a Vieste.
Le sirene, gli uomini, le donne, l’amore, la tragedia, la giovinezza. Il mare. La Puglia ha sempre vissuto di mare e sul mare, e in moltissime delle sue leggende questa infinita massa d’acqua così misteriosa si trasforma in un elemento magico capace di dare o togliere la vita. Cosa sono le leggende, se non un modo intuitivo e affabulatorio di tramandare la Storia, la saggezza popolare, e di insegnare i rudimenti fondamentali della vita? In un’epoca come la nostra, in cui pensiamo di basarci sempre e soltanto, e sempre di più, sulla realtà e sulla scienza - e invece poi crediamo molto spesso alle bufale del web, alle cure fai da te trovate su internet, ai nuovi santoni da tastiera - le leggende possono parlarci ancora? Ma certo. Le storie fanno parte di noi, da sempre. La letteratura, la favola, il racconto, il romanzo, la narrazione trasformata in libro, in film, in canzone, in quadro, in balletto, in pièce teatrale o lirica sono ancora capaci di raccontarci, di farci scoprire chi siamo, di darci coraggio, energia, vitalità o semplicemente di farci sognare. Tra i big di Sanremo 2018 ci sarà anche Max Gazzè, che con la leggenda di Cristalda e Pizzomunno porterà un po’ di Puglia a Sanremo, raccontando una leggenda delle nostre parti. Come per ogni leggenda, anche quella di Pizzomunno ha diverse versioni. La più accreditata ha a che fare con sirene, pescatori, e una bellissima donna. C’era una volta a Vieste, sul Gargano - al tempo, un borgo di pescatori - un ragazzo, Pizzomunno, che aveva la sua capanna sul mare. Ogni giorno Pizzomunno andava in mare, pescava, tornava indietro col pesce e lo vendeva. Pizzomunno era molto bello, e tutte le donne del posto lo amavano. Ma lui aveva conosciuto, sulla spiaggia, davanti al mare, Cristalda, la ragazza più bella del villaggio, dai biondi, lunghi capelli schiariti dal sole. Si erano innamorati sul mare, e proprio sul mare si incontravano per amoreggiare. Ma il nemico è sempre in agguato, soprattutto quando tutto va bene. E il nemico, in questa storia di mare, non possono che essere le sirene. Innamorate anche loro di Pizzomunno, ogni volta che il pescatore prendeva il largo cercavano di sedurlo. Com’è noto, però, chi si fa sedurre da una sirena, muore. Pizzomunno non cedette alle lusinghe, nemmeno quando le sirene gli proposero di diventare le sue schiave, e lui il re del mare. No. Pizzomunno amava Cristalda e solo lei. Ma, come si sa, nessuno può dire di no alle sirene. Una sera in cui il pescatore e la sua bella amoreggiavano sulla spiaggia, le sirene emersero dagli abissi e trascinarono la bella Cristalda nel profondo del mare, con loro. Dal dolore, Pizzomunno si pietrificò e diventò una roccia bianchissima che ancora oggi domina la spiaggia di Vieste e che ha preso il nome del giovane, sfortunato pescatore. La storia è tristissima, ma c’è un però. Cristalda e Pizzomunno, anche oltre la vita e la morte, non smisero mai di amarsi. Ogni cento anni, il 15 agosto, il maleficio che li ha colpiti entrambi si spezza: Cristalda emerge dalle acque che l’hanno imprigionata, Pizzomunno riprende le due giovani amanti decisi a rinnovarsi, ogni volta, la promessa dell’amore eterno. Un’altra versione della leggenda vuole che Cristalda non fosse un’umana, ma una sirena innamorata di Pizzomunno, ricambiata. Le sorelle di lei, ingelosite da questo amore, lo trasformarono nella roccia che oggi prende il nome del pescatore. Anche questa versione vuole, però, che ogni cento anni, il 15 agosto, i due amanti possano riabbracciarsi. Max Gazzè, che ha già partecipato al Festival di San Remo con canzoni come Una musica può fare, Il timido ubriaco, Il solito sesso, Sotto casa, toma oggi sul palco più famoso d’Italia - o, di sicuro, uno dei più longevi - per raccontare ancora una volta l’amore vero, ma soprattutto gli ostacoli che l’amore spesso deve incontrare. Sarà perciò molto interessante scoprire il testo dalla canzone, e capire come Gazzè ha pensato di raccontarcela. La domanda è quella già posta: può una storia di centinaia di anni fa raccontarci qualcosa anche adesso? E soprattutto, cosa sono 1e storie? Calvino diceva che la «fantasia è un posto dove ci piove dentro», e che un classico è quel libro - quella storia - che non hai mai finito di dire ciò che ha da dire, e nel quale ogni volta possiamo trovare un libro, una lettura diversa. Le storie che ci piacciono sono semplici: cos’è Madame Bovary se non la storia di una donna che voleva tutto, non voleva niente, non sapeva cosa voleva, e che pagò con la vita la ricerca della felicità? Cos’è Moby Dick se non la storia di tutti i nostri fantasmi, la storia della nostra lotta per riconquistare la felicità, per sconfiggere il male che abbiamo dentro? Non è importante, allora, quanto tempo fa sia nata una storia, ma se sia o meno capace di dirci “tu”, e se, quando la leggiamo o la ascoltiamo, siamo capaci di dire “io”. L’amore, in tutte le sue forme è il massimo bene ma può tramutarsi anche nel massimo male. E, se ciò accade, speriamo ancora, anche nel 2018, di poterci tramutare, ogni cento anni, allo scoccare della mezzanotte, nel pieno del fulgore dell’estate, in un giovane bellissimo pescatore, in una giovane bellissima ragazza o sirena. E di poter vivere, anche solo per una notte, l’amore più grande che esista. Perché no, sarebbe bellissimo.
Antonella Lattanzi
repubblicabari
Inviato da: GiuliettaScaglietti
il 13/06/2024 alle 16:24
Inviato da: cassetta2
il 12/10/2023 alle 19:22
Inviato da: Dott.Ficcaglia
il 28/06/2023 alle 13:50
Inviato da: cassetta2
il 22/08/2022 alle 16:08
Inviato da: amistad.siempre
il 30/06/2022 alle 17:12