Mondo Parallelo

La parola si arresta muta nell’anima spalancata a contemplare il mistero del Dio che é Trinità: Uno, nella perfetta unità del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo. Festa della Trinità é festa della contemplazione nel grande Silenzio. Nella rinata innocenza del fonte battesimale la comunità balbetta, tornata bambina, il mistero del suo Dio Triuno. Faticosamente, la voce si arranca ad afferrare parole per dire di un Dio indicibile, insequestrabile, scacco matto alla logica matematica, sorriso sovrano che frantuma pretese proiezioni dei nostri sogni di essere dio. Se, come Zeus e compagni d’Olimpo, Dio dovesse essere un’invenzione dell’uomo, questi lo avrebbe fatto bello, potente, eterno quanto vuoi, ma sempre solitario e narcisista: Trinità, mai! Perché Trinità é festa di comunione perfetta nell’unità dell’essere. Cristo é la parola uscita dall’infinito Silenzio per dire il nome del mistero: "Dio é Amore". Amore amante del Padre, Amore amato del Figlio, Amore donato dello Spirito, quel Dio che é Trinità non é l’Uno solitario, ma l’uno della comunione dove la Persona é se stessa nel suo essere totalmente nell’Altro, per l’Altro. E’ dalla Trinità che noi siamo nati quel giorno del nostro battesimo. E in essa noi ci immergiamo, viviamo respiriamo. Ci capiamo così poco! Ma siamo capiti pienamente. E già ci perdiamo, con la mente e le parole. E ci ricordiamo come, nel segno della croce, la Parola di Cristo: nome del Padre, del Figlio e dello Spirito. Parola che sbriciola le nostre per riportarci al Silenzio nativo di tutte le cose. Già: il Silenzio. Lì siamo nati, generati dalla Parola di Dio. E nel silenzio ripercorriamo il cammino delle nostre radici profonde. Si ha paura del Silenzio, oggi, eppure se si avesse il coraggio, staccata la spina del rumore, di entrare in quello spazio, ritroveremmo in noi stessi sentimento di stupore, forza di fantasia e creatività, serenità e riposo di casa. Lì, nel silenzio il pensiero si pacifica in meditazione, la meditazione si dissolve nella bellezza felice della contemplazione di un incontro. Perché anche noi, a dispetto della solitudine che ci ferisce, dal momento che siamo stati creati "a immagine e somiglianza" del Dio Trinità, non siamo e non possiamo essere "solitari". C’è, nel cuore di ogni essere umano uno spazio silenzioso che nessuno può violare. A ognuno di noi, nel segreto interiore sta il coraggio di varcare la soglia, il rischio di amare e vedere: abita in noi il Dio Trinità. Ma pure il nostro io essenziale abita, totalmente immerso, nelle grembo del Padre del Figlio e dello Spirito Santo. Incontrarlo é essere afferrato dal calore della comunione, dalla unità che abbatte ogni muro di separazione. Nella luce trinitaria l’uomo fugge dall’individualismo narcisistico e infelice, e si tuffa nell’avventura di creare legami, vie di comunicazione, gesti di responsabile solidarietà e partecipazione con la vita del prossimo, con la sua città, con i popoli di "tutte le nazioni". L’individuo diventa persona solo relazionandosi agli altri. E la persona cresce a misura del suo donarsi generoso alla vita della comunità umana. Se si comincia dal prossimo, si parte da chi emarginato sta nella tua stessa città. Ottimo inizio per comprendere che tutto il mondo é la tua città. Prenderti cura di essa é diventare uomo per la "polis", un politico appunto. La contemplazione rende l’uomo plasmabile all’opera della Trinità perfetta nell’unità e ne fa un contemplativo e insieme un politico, innamorato servo di Dio, perfetto servo del bene degli altri, grande nella misura in cui grande é il suo perdersi per amare. Ed è bello ...amarsi l'un l'altro!

Giovanni