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Post N° 452

Post n°452 pubblicato il 27 Novembre 2006 da grechu
 

Opposizione venezuelana tra spada sovversiva e parete democratica

Di Miguel Lozano*

Il principale candidato oppositore venezuelano, Manuel Rosales, si trova oggi davanti all'alternativa di pressioni per appoggiare un piano sedizioso o riconoscere i meccanismi democratici nelle elezioni del prossime 3 dicembre.

La rivelazione di un settore oppositore di un piano per uscire sulle strade il 4 dicembre col pretesto di una supposta frode, sembra avere come asse centrale le pressioni su colui che si presenta come candidato unitario di fronte al presidente Hugo Chávez.

Secondo tutti i sondaggi, Chávez dirige l'intenzione del voto con medie da un 50 a un 60%, tra circa 15 candidati, con Rosales come il più vicino con appena da un 25 ad un 30% della votazione.

Con un vantaggio impossibile da raggiungere a 24 giorni dalle elezioni, dei gruppi radicali incoraggiano all'insubordinazione mediante un progetto che include di tentare di captare membri delle forze armate, proteste sulle strade ed atti terroristici, secondo delle denuncie.

Il portavoce pubblico di questa frazione oppositrice, il direttore del quotidiano “Il Nuovo Paese”, Rafael Poleo, convocò pubblicamente ad iniziare delle dimostrazioni alle 06:00 del giorno 4 per togliere Chávez dal potere il 5 con l'aiuto dei militari.

A dispetto del fatto grave della sfida, le dichiarazioni di Poleo inclusero una chiamata diretta a Rosales, come l'oppositore migliore ubicato, ad appoggiare il movimento sovversivo per difendere il suo presunto trionfo, una vittoria che sembra praticamente impossibile.

Davanti a ciò Chávez, convocò l'opposizione politica e Rosales in questione, a chiarire pubblicamente se accetta il gioco democratico, dopo quello che qualificò come la sconfitta del piano per realizzare una guerra di inchieste.

Al rispetto avvisò Rosales che se soccombe alle pressioni e si presta ad appoggiare il piano sovversivo previsto per il giorno dopo le elezioni può finire in prigione e perdere il governo dello stato di Zulia.

“Non vogliamo la violenza ma se prendono quella strada siamo obbligati ad imporre l'ordine”, indicò Chávez, che chiese anche ai settori seri dell'opposizione di avere la nobiltà di riconoscere la realtà.

In una conferenza stampa con dei corrispondenti stranieri, osservò che ogni giorno cresce la sua candidatura per la rielezione il 3 dicembre, mentre gli oppositori ed i suoi assessori statunitensi fallirono al punto di dire che non credono nei sondaggi.

Il capo di Stato attribuì l'appoggio, circa il 60% dell'intenzione del voto, secondo le inchieste, ai risultati del suo governo che riuscirono -disse - a tirare fuori il paese dalla prostrazione economica, di fronte alla strategia neoliberale applicata anteriormente.

Allo stesso tempo confermò la disposizione al dialogo, ma ricordò che il suo principale contendente non ha dichiarato ancora se accetterà i risultati. Al rispetto ricordò che l'opposizione venezuelana ha appoggiato azioni anticostituzionali come il colpo di stato del 2002 ed ora alcuni dei suoi rappresentanti stanno richiamando alla sovversione ed incitano a questo anche la forza armata nazionale.

Su ciò, il ministro della difesa, generale in capo Raul Baduel, annunciò che si prepara un piano di contrattacco, se per caso portano avanti le minacce. Le autorità citano relazioni dei servizi segreti, secondo i quali alcuni oppositori cercano di contattare con militari e paramilitari e si realizzano esercitazioni sull’uso delle armi.

Al tempo che ratificò la disposizione al dialogo e l'inesistenza di piani per escludere dalla politica a nessun settore, il presidente venezuelano affermò anche che il Chávez permissivo è rimasto nel passato.

Da parte sua il Capo di Stato annunciò che nell'ipotesi quasi impossibile di perdere i comizi del 3 dicembre, consegnerà la banda presidenziale senza problema di nessun tipo ed assicurò che preparerebbe adeguatamente la transizione.

Davanti ai tentativi di generare paura tra la popolazione, Chávez assicurò che si prepara un piano di contrattacco, per il caso che si provochino tumulti dopo i comizi, e garantire l'ordine.

In realtà, tanto le dichiarazioni di Poleo, come quelle del Capo di Stato, collocano Rosales davanti ad un dilemma morale: decidersi a rispettare la volontà popolare o insistere nella variante violenta utilizzata varie volte dall'opposizione.

Secondo tutti i sondaggi, Chávez deve vincere le elezioni il prossimo mese guadagnando dal 50 al 60% dei voti, mentre Rosales, il suo principale contendente, sembra che potrà raggiungere solo dal 20 al 30% dei suffragi.

 
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