Creato da grechu il 25/10/2005
«Siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualunque ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo.»
 

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Post N° 451

Post n°451 pubblicato il 27 Novembre 2006 da grechu
Foto di grechu

OAXACA RESISTE!!!!!!!

Messico: Sei morti e oltre cento feriti negli scontri a Oaxaca


Lunedì, 27 novembre




immagine





Lo stesso governatore Ruiz, scortato da uomini armati e protetto nel cielo
da elicotteri, ha percorso la zona, mostrando evidente soddisfazione e offrendosi
volentieri ai flash dei fotografi. Da parte loro, i dirigenti della Appo hanno
rivolto un appello ai militanti alla calma e a riunirsi per trovare un altro
luogo da dove progettare l'azione di protesta. Fonti ufficiali hanno intanto indicato che la Polizia federale preventiva (Pfp)
venuta da Città del Messico ha ricevuto l'ordine di coordinare la sua attività
con gli agenti delle forze dell'ordine di Oaxaca per arrestare "qualsiasi militante"
della Appo che abbia preso parte agli incidenti di ieri.Sono
almeno sei i morti, oltre 100 i feriti e almeno 160 gli arrestati nei
disordini avvenuti ieri Oaxaca, capitale dell'omonimo stato, fra
manifestanti e forze di polizia. Lo si rileva da fonti ufficiali e
dell'opposizione. Al termine degli scontri, i più gravi da quando sono
scoppiate le tensioni fra l'Assemblea popolare dei popoli di Oaxaca
(Appo) e il governatore dello stato, ULises Ruiz, le forze dell'ordine
hanno occupato l'ex convento di Santo Domingo, che era il quartier
generale delle forze politiche e sociali che animavano le proteste.








Tutto questo succede nella totale indiferenza della stampa internazionale.Sarebbe un essempio per tutti i popoli.
COSA SUCCEDERA IL 1 DICEMBRE!!!!!
immagine

 
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Post N° 449

Post n°449 pubblicato il 25 Novembre 2006 da grechu

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Parte la Campagna Nazionale Raccolta Firme
Conferenza Stampa di presentazione della Legge si terrà martedì 28, ore 13
Legge di Iniziativa Popolare per la ripublicizzazione dell'Acqua
Da venerdì 13 Gennaio 2007 x 6 mesi
banchetti raccolta firme in tutto
il territorio nazionale

Il 24 ottobre il Comitato Promotore ha depositato presso la Corte di cassazione il testo della Legge di Iniziativa Popolare

Da oggi al 13 Gennaio in tutti i Territori sono state programmate iniziative di sensibilizzazione (Dibattiti, Seminari,Convegni, Eventi) che puoi vedere - suddivise per Regione - nella sezione Iniziative. Vi preghiamo di segnalare tempestivamente tutte le iniziative a segnalazioni-iniziative@acquabenecomune.org

Tra il  7 e il 17 Dicembre organizzeremo in Roma una serie di Eventi cultural-musicali  con la partecipazione di moltissimi Testimonials  che stanno facendo pervenire le loro adesioni, per il Lancio della Campagna. A giorni pubblicheremo il programma dettagliato.

La Campagna è totalmente auto-finanziata: alla sezione finanziamento le quote di adesione ipotizzate e le modalità per sovvenzionare la riuscita della Campagna

Dal 20 Novembre sarà attiva, presso sede:
Campagna nazionale legge acqua
via di Sant'Ambrogio 4
00186 Roma
tel. 06- 68136225
email segreteria@acquabenecomune.org,
la Segreteria Operativa della Campagna
 

 
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Post N° 448

Post n°448 pubblicato il 24 Novembre 2006 da grechu

immaginePerché quella per l'acqua è la sfida più difficile che sta affrontando l'umanità
Venerdì, 24 novembreimmagine

 Un documento delle Nazioni Unite fa luce sulla necessità di preoccuparsi della più importante delle risorse vitali. Acqua e servizi igienici sono fra le medicine preventive più efficaci a nostra disposizione per ridurre la diffusione di malattie infettive. La presenza di un bagno con acqua corrente in casa, indica il rapporto ONU, riduce di oltre il 30% la probabilità di morte infantile. Le fognature salvano più vite di qualsiasi antibiotico
Paul Vallely, "The Indipendent on-line".

I ragazzi della Grace Revival School non devono fare troppa strada per raggiungere i gabinetti. Basta che si alzino dai loro sgangherati banchi e si spostino appena fuori dalle aule di lamiere ripiegate, verso l'enorme cumulo di sterco che si staglia davanti all'edificio. Non ci sono latrine per i 74.000 abitanti che vivono nella zona di Kibera, il più miserabile dei quartieri africani, che giace su entrambi i lati della principale linea ferroviaria fra Nairobi e Mombasa, sugli altopiani kenioti. Le persone usano lì, quelli che sono chiamati, con una certa dose di umor nero, "bagni volanti". Defecano in una busta di plastica che poi gettano per strada o in un grosso letamaio. Alcune persone si recano in questi cumuli ed evacuano lì direttamente. Il cumulo più vicino alla Grace School è alto circa 20 piedi e misura un quarto di un campo da calcio.

Il tanfo è qualcosa di inimmaginabile. Quando piove, un disgustoso liquido nero scorre giù da quest'ammasso e, attraverso la scuola, invade i sudici pavimenti delle aule. Si infiltra nelle tubature degli impianti di acqua potabile, che si trovano al di sotto del mucchio stesso.

Racconta di più questa storia di quanto potrebbe farne una di pornografia della povertà. Essa ha un significato, che è l'unico reso più "garbato" dal Rapporto Annuale delle Nazioni Unite sullo Sviluppo Umano, che sarà pubblicato domani. La storia di Kibera non è che un esempio puro e semplice di quella che è forse la più grande sfida sulla strada dello sviluppo che sta affrontando l'umanità.

Più di un miliardo di persone vive senza poter usufruire di acqua potabile. Circa 2.6 miliardi-metà della popolazione mondiale in via di sviluppo- non hanno accesso ai servizi igienici. Questi due problemi sono legati in modo inestricabile, in quanto la mancanza dei servizi igienici rende praticamente inevitabile la contaminazione dell'acqua potabile.

Dall'inizio del 21° secolo, 5.000 bambini sono morti ogni giorno a causa della mancanza di acqua pulita. E' questo il motivo per cui, nello squallido ghetto di Kibera, dove imperversano tifo e dissenteria, Kevin Watkins, capo ricercatore del rapporto delle Nazioni Unite, ha trovato che i tassi di mortalità infantile sono otto volte più alti di quelli rilevati in tutti gli altri quartieri di Nairobi.

Sappiamo, dalla nostra stessa storia, che il provvedere a che siano assicurati servizi igienici e acqua pulita, è la più grande piccola cosa che si può fare per un povero. La dissenteria, il tifo e il colera hanno ucciso anche più bambini a Manchester e a Londra agli inizi dell'età Vittoriana, di quanto non accada oggi in Africa. Il crescere della ricchezza accrebbe rapidamente il reddito, ma la mortalità infantile ne risentì solo marginalmente- fino all'introduzione delle fogne. E fu così a New York, a Birmingham e a Parigi.

Acqua e servizi igienici sono fra le medicine preventive più efficaci a nostra disposizione per ridurre la diffusione di malattie infettive. La presenza di un bagno con acqua corrente in casa, indica il rapporto ONU, riduce di oltre il 30% la probabilità di morte infantile. Le fognature salvano più vite di qualsiasi antibiotico. Sorprendentemente, malgrado uno degli obiettivi del programma delle Nazioni Unite "Millennium Development" fosse quello di dimezzare la quota di persone senza accesso all'acqua e ai servizi igienici, l'ammontare di aiuti per questo settore, stando alla Commissione per l'Africa, è crollata del 25% negli ultimi dieci anni.

Il problema ha duplice natura. Da una parte, riguarda il fatto che le cancellerie dei paesi occidentali non danno un grande risalto a questo tipo di materie. Dall'altra, che la maggior parte dei governi Africani e Asiatici non identifica la questione come prioritaria; in Etiopia gli stanziamenti per le spese militari sono 10 volte quelle previste per acqua e servizi. Il Pakistan spende 47 volte di più per le armi che non per la costruzione di fognature o per la fornitura di acqua pulita.

Perché? Perché quelle dell'acqua e dei servizi igienici sono questioni che colpiscono in modo del tutto sproporzionato i più poveri, in particolare donne e bambini- ceti sociali che non hanno alcun legame politico rilevante con le elites urbane del Terzo Mondo.

Il potere ruota intorno all'acqua. A livello politico, l'esempio maggiormente calzante di ciò, stando a quanto illustra il rapporto, riguarda il fatto che gli israeliani prendono sei volte il quantitativo d'acqua dalla West Bank, di quanto non faccia la popolazione palestinese locale. Ma possono farsi anche esempi quantificabili economicamente. In Ghana i più poveri, che utilizzano condotte idrauliche fornite da aziende private, pagano il triplo del prezzo medio delle condotte idrauliche per l'allacciamento alle proprie abitazioni. A Kibera, lo pagano cinque volte di più. Coloro i quali vivono nelle baraccopoli più squallide del mondo, pagano un litro d'acqua più di quanto non facciano i cittadini di New York e Londra. La regola perversa che vige sui mercati dell'acqua è che più sei povero, meno ne avrai e più la pagherai.

Le risorse finanziarie necessarie per centrare il Millennium Development Goal di dimezzare il numero di persone senza accesso all'acqua potabile, dovrebbero aggirarsi intorno ai 10 miliardi di dollari all'anno per i prossimi dieci anni.

Ciò richiede uno sforzo serio e delle strategie specifiche. Lo sviluppo economico generale non è sufficiente. Basta mettere a confronto l'India- che sta vivendo un periodo di boom economico, ma è ancora in ritardo su acqua potabile e sistema fognario- e il Bangladesh, che cresce di meno, ma ha sviluppato efficaci politiche per l'acqua. La popolazione in India sta diventando più ricca, ma non più sana. Circa 700 milioni di persone soffrono per la mancanza di servizi igienici adeguati, e in metropoli quali Delhi e Mumbay, l'intero sistema è ormai al collasso, con i fiumi che si stanno trasformando in fogne fetide. Risultato, la mortalità infantile è scesa di appena il 22%, a fronte del 40% del ben più povero Bangladesh.

Il rapporto dell'Onu è ricco di esempi di strategie che hanno funzionato e di altre che hanno fallito. Vengono citate storie di successo in paesi come Thailandia, Sri Lanka e Vietnam, così come buone notizie provengono dal Sud Africa, dove un tempo l'acqua era uno dei simboli dell'apartheid, ma dove oggi è stato realizzato un sistema che introduce vincoli di inalienabilità per questa risorsa. Tutto ciò, indica il rapporto, potrebbe essere attuato in tutto il mondo, nel momento in cui i governi cominciassero a legiferare sull'acqua considerandola un diritto umano fondamentale, con una quantità minima garantita di 20 litri al giorno per persona.

Per riuscirci , è scritto nel documento ONU, bisognerebbe aumentare gli stanziamenti per l'acqua di circa 4 miliardi di dollari all'anno. Meno di quanto l'intera Europa spende in bottiglie d'acqua minerale.

UN PO' DI NUMERI

Un cittadino medio britannico fa scorrere 50 litri d'acqua al giorno per il bagno, dieci volte di quanto fanno la maggior parte degli Africani per bere e lavarsi.

Un sesto della popolazione mondiale manca di acqua pulita e un terzo di servizi igienici, intesi come semplici latrine, non come sistemi di fognature.

Un europeo medio consuma 200 litri d'acqua al giorno, contro i 20 (o meno) a persona e al giorno in Africa. (Gli Americani ne consumano 400 al giorno).

1.8 milioni di bambini sotto i cinque anni muoiono per diarrea causata da acque contaminate.

Per ogni dollaro speso in fognature se ne risparmiano 8 per mancata produttività.

I 10 miliardi di dollari di cui necessita il programma Millennium Development Goal affinché si dimezzi il numero di persone senza accesso all'acqua pulita equivale a cinque giorni di spese in armamenti nel mondo.


Note:

Tradotto da Luciano Elia per www.peacelink.it. Il testo e' liberamente utilizzabile per scopi non commerciali citando la fonte (Associazione PeaceLink), l'autore ed il traduttore. Fonte originale: http://news.independent.co.uk/world/politics/article1962786.ece
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Mexico Resiste !!!!

Post n°447 pubblicato il 22 Novembre 2006 da grechu

immagineMartedi' 21 Novembre 2006

Città del Messico - Ieri il Messico ha celebrato il 96° anniversario della rivoluzione del 1910. La ricorrenza giunge in un clima di forti conflitti sociali, dove anche la Storia e la sua interpretazione sono diventati un tema di lotta politica di fondamentale importanza. A Città del Messico si è svolta la cerimonia di investitura presidenziale di Andrès Manuel Lopez Obrador come “presidente legittimo”, cosi come annunciato il 16 di settembre scorso dalla Convenzione nazionale democratica, l’assemblea politica nata delle lotte contro la frode elettorale nelle passate elezioni del 2 di luglio. Fin dal primo pomeriggio, circa 500mila persone si sono radunate nello Zocalo, la piazza principale del centro. Gli slogan che facevano risuonare la piazza spaziavano dagli insulti piu duri verso Felipe Calderon a un assordante grido “presidente! presidente!” quando Lopez Obrador si è affacciato sul palco che dava le spalle al palazzo nazionale. Sullo sfondo campeggiava una grande acquila dorata con le ali spiegate, simbolo della presidenza di Benito Juarez, primo presidente liberale del Messico nel 1857. Amlo, come viene soprannominato Obrador, ha ricevuto la fascia tricolore della presidenza dalla senatrice del Partido de la revoluciòn democràtica Rosario Ibarra de Piedra. Juarez è considerato uno dei fondatori della nazione messicana, simbolo della lotta contro il clero e l’imperialismo francese e nordamericano, mentre Rosario Ibarra e’ un’autorevole e rispettata attivista per di diritti umani contro i crimini perpetrati dall’esercito e dalle forze di polizia durante la guerra contro-rivoluzionaria degli anni Settanta. Due figure di grande trascendenza e carisma nella memoria storica del paese. Il discorso di Lopez Obrador ha toccato 20 punti di un articolato piano d’azione nazionale, che assumono in parte le richieste più radicali della Appo, l’Assemblea popolare dei popoli di Oaxaca, e di numerosi altri movimenti sociali: difesa e incremento dei salari minimi, rifiuto della privatizzazione delle risorse petrolifere, elettriche e della biodiversità, educazione laica e gratuita, sostegno ai migranti e rifiuto del muro tra Stati Uniti e Messico. Ha poi sottolineato il carattere partecipativo e itinerante del suo governo alternativo, che per quattro giorni alla settimana percorrerà, secondo Obrador, tutti i 2500 municipi del paese. Il “neopresidente legittimo”, infine, ha convocato la piazza alle 7 del mattino del primo dicembre per guidare un corteo verso il palazzo legislativo. Qui, secondo il protocollo, il presidente entrante (Felipe Calderòn) dovrà ricevere la fascia tricolore dalle mani del presidente uscente (Vicente Fox).
Il suo discorso ha menzionato il diritto del popolo a cambiare la propria forma di governo e a lottare per la propria felicità, ha espresso una visione repubblicana che si oppone alla tradizione del presidenzialismo autoritario messicano, i cui sostenitori sono stati definiti come “una mafia” e “una minoranza che ha occupato le istituzioni”. Per questo motivo, l’intenzione della maggioranza dei deputati e senatori del Prd è di impedire concretamente l’investitura di Calderon il primo dicembre. L’intransigenza di Lopez Obrador è sostenuta da un movimento di massa, che coinvolge in modo finora inedito la società civile delle classi medie e ampli settori popolari. Tre giorni fa, il quotidiano “El Pais” aveva attaccato duramente Lopez Obrador, giudicandolo un pericolo per il paese. Oggi la piazza denunciava che il proprietario del giornale spagnolo, che altro non è che il cognato di Felipe Calderon, Juan Ignacio Zabala, proprietario di importanti gruppi editoriali di lingua spagnola, ne abbia pesantemente influenzato la linea editoriale a favore dei gruppi di estrema destra messicana rappresentati nel Pan, il Partito di azione nazionale.

Non solo Obrador: Altra campagna e Appo

Da parte loro, tanto l’Altra campagna zapatista come il conflitto aperto dalla Appo a Oaxaca hanno obbligato il leader del Prd a radicalizzare il suo discorso e ad allargare la partecipazione delle basi nei suo progetto politico. Sempre ieri, gli aderenti all’Altra campagna hanno bloccato per due ore il transito del carcere di Almoloya, nello stato del Messico dove sono tutt’ora rinchiusi 30 prigionieri, uomini e donne, vittime della repressione abbattutasi nel maggio scorso sulla comunità autonoma di Atenco, alle porte del Distretto federale. Nel frattempo, in Chiapas, le basi di appoggio zapatiste, con i tipici passamontagna sul volto, hanno bloccato 18 nodi stradali paralizzando per l’intera giornata tutto lo stato e la frontiera con il Guatemala, permettendo un passaggio a singhiozzo per le emergenze.
A Oaxaca, per il secondo giorno consecutivo ci sono stati scontri nel centro cittadino tra la Appo e la polizia federale. Due giorni fa era stato attaccato un corteo di donne che protestavano contro gli abusi sessuali compiuti dalla stessa polizia. Ieri gli scontri sono scoppiati durante un corteo che commemorava la rivoluzione del 1910. I manifestanti hanno eretto nuove barricate e risposto alle cariche con lanci di oggetti, razzi e bombe incendiarie. Gli scontri hanno lasciato un bilancio di 50 feriti, diversi per lanci diretti di lacrimogeni, biglie e sassi da parte della polizia, e cinque fermati, rilasciati poi nel tardo pomeriggio.
La Appo ha confermato la sua volontà di mobilitarsi il 25 e 26 di novembre per assediare la polizia accampata nel centro cittadino, esigere il suo ritiro e la rinuncia del governatore. L’assemblea vuole inoltre sostenere la protesta del primo dicembre nel Distretto Federale con azioni di protesta nello stato di Oaxaca. Intanto, il governatore di Oaxaca Ulises Ruiz, intervenuto nei giorni scorsi a una conferenza di pastori protestanti organizzata per sostenerlo politicamente, ha dichiarato, che “solamente Dio pone e depone i governatori”. I conflitti sociali a Oaxaca e in Chiapas si intrecciano ormai strettamente con il lungo movimento di protesta post-elettorale, in una combinazione dagli esisti imprevedibili. Di certo, le motivazioni della protesta stanno politicizzando rapidamente vasti settori della società messicana.

 
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Post N° 446

Post n°446 pubblicato il 20 Novembre 2006 da grechu

immagineUruguay, in carcere l'ex dittatore

L'ex dittatore Juan María Bordaberry si è costituito la mattina del 17 novembre, mentre il suo ex ministro degli Esteri, Juan Carlos Blanco, era finito dietro le sbarre la sera prima. Contro i due, il giudice Roberto Timbal aveva spiccato ordine di cattura per l'omicidio dei parlamentari Zelmar Michelini ed Héctor Gutiérrez Ruiz e dei militanti tupamaros Rosario Barredo e William Whitelaw. La decisione del magistrato era fortemente attesa dagli organismi di difesa dei diritti umani, che l'hanno salutata come il primo segno tangibile di un cambiamento di rotta.

I responsabili di crimini di lesa umanità godono tuttora della protezione offerta dalla Ley de Caducidad, approvata durante la presidenza Sanguinetti e ratificata in seguito da un referendum. Una legge che neppure l'arrivo del Frente Amplio al governo ha finora cancellato. Ma qualche spiraglio si era già aperto l'11 settembre, con il rinvio a giudizio - per la prima volta nella storia del paese - di due ex poliziotti e sei ex militari (un settimo, Juan Antonio Rodríguez Buratti, aveva preferito suicidarsi quando gli agenti si erano presentati alla sua abitazione per condurlo in carcere). "L'11 settembre sarà considerata una data storica in Uruguay perché la giustizia ha iniziato il suo corso e si è spezzato quel tabù che permetteva il persistere dell'impunità", aveva detto il generale a riposo Víctor Licandro (fondatore negli anni Settanta, insieme a Líber Seregni, del Frente Amplio), alla giornalista messicana Stella Calloni. Licandro aveva anche commentato le proteste con cui alcuni militari avevano accolto l'avvio dei procedimenti giudiziari: "All'interno dell'istituzione non si è generato un anticorpo. Esiste un marcato corporativismo perché vi sono nonni, padri, figli e nipoti arroccati sulla stessa posizione, per questo si chiudono e continuano a sostenere, contro tutte le evidenze, che quello che hanno fatto durante la dittatura lo hanno fatto per salvare la patria".

Sempre a settembre il comandante in capo dell'esercito, Carlos Díaz, aveva riconosciuto che nel 1976 erano stati uccisi più di venti oppositori, trasportati dall'Argentina con uno dei cosiddetti "voli della morte". E venivano chiamati in causa non solo i vertici militari, ma i politici degli anni della democrazia. "Ci sono stati governi che non hanno indagato né posto sotto processo quanti hanno permesso simili atrocità", aveva affermato Guillermo Paysee, del Serpaj (Servicio Paz y Justicia) uruguayano. E il colonnello a riposo Gilberto Vázquez, tra i primi arrestati, rincarava la dose accusando il presidente Julio María Sanguinetti di aver ordinato la cosiddetta operación zanahoria per rimuovere e far sparire i resti dei detenuti assassinati.

 
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Post N° 445

Post n°445 pubblicato il 19 Novembre 2006 da grechu

Lombardia nucleare: Il caso Ghedi
Domenica, 19 novembreimmagine

Appunti Ghedi è vicino Brescia. E' una base particolare, perché completamente italiana, quindi non è una delle "solite basi NATO", di cui è cosparso il nostro Paese. Una volta, a dire il vero, era una base Nato, poi è stata declassata. Ora ci sono 1.600 soldati italiani, 200 civili e 180 militari USA di un battaglione che si occupa una sola cosa: di armamenti biologici e atomici. I due comandi sono divisi, ma tutta la struttura è comunque sotto comando italiano.

Alcuni volontari dell'area del Brescia Social Forum hanno cominciato a lavorarci qualche anno fa, facendo pressione sul problema della sicurezza militare, ambientale e sanitaria. Ci sono state diverse ispezioni parlamentari senza esito, a Brescia però sanno che ci sono bunkers per 400-500 militari e il comando non spiega a cosa servono. Il sindaco di Ghedi ha chiesto più di una volta il piano di evacuazione della base in caso di incidente, piano che non viene fornito perché dal comando non ammettono (e non possono ammettere) che nella base c'è l'atomica. Per questo l'amministrazione comunale ha anche chiesto l'eliminazione del segreto militare. Naturalmente senza esito.

In particolare, il 7 marzo 2003 alcuni parlamentari hanno eseguito un'ispezione nella base militare di Ghedi e hanno posto alcune precise domande ai comandanti, su due di queste può essere opportuno soffermarsi: "Confermate il rapporto del parlamento statunitense che dichiara la presenza di ordigni nucleari nella base di Ghedi, vista la presenza di un particolare reggimento di soldati americani specializzati nel trattamento di armi atomiche?" E ancora: "E' possibile consultare il Trattato italo-americano per verificare che nella base militare non siano presenti soldati americani senza autorizzazione ufficiale?"

Ad entrambe le domande, l'aeronautica non ha fornito risposte: è rimasto in silenzio il comandante, col. Gianmarco Bellini, già noto alle cronache per essere stato abbattuto con il suo Tornado sui cieli dell'Iraq durante la prima guerra del Golfo. E' stato lo stesso Bellini a spiegare che non si tratta di una base militare a scopo difensivo, ma unicamente una base di attacco. Ma non può rispondere circa la presenza di testate nucleari, poiché non è autorizzato a dirlo. Si appella ad un'autorizzazione ministeriale, che è stata negata. Infine, non bisogna dimenticare che è da Ghedi che sono partiti anche gli aerei che hanno bombardato il Kosovo nel '99.

La base militare di Ghedi rappresenta ancora oggi un punto oscuro sulla effettiva sovranità italiana in materia di armi nucleari e proiettili all'uranio impoverito. D'altra parte in quella zona della Lombardia il problema armi parte dalla presenza di un cospicuo numero di industrie che le producono. Anche se spesso si cerca di "nascondere" il fenomeno, è nel bresciano che c'è la massima concentrazione italiana di fabbriche di armi. "C'è una fabbrica a Ghedi", racconta Walter Saresini del Brescia Social Forum durante il convegno Disarmo Nucleare, alternative di Difesa, risorse per la pace e la nonviolenza, "A Brescia c'è la Sei, già collaboratrice della più famosa Valsella che continua a produrre mine ma a Singapore, progetta bombe che produce in Sardegna.

La Bernardelli ha 150 operai che producono ufficialmente armi da caccia, ma ha venduto progetti a una società turca tra i quali anche la costruzione di parti di mine antiuomo." C'è anche un insediamendo della Vitrociset, a Brescia, azienda leader nel settore della manutenzione preventiva e correttiva, della riparazione e revisione dei sistemi d'arma elettonici. Con queste attività, Vitrociset mantiene in servizio sistemi complessi ad alta tecnologia ed in continua evoluzione, prima di tutto aerei, missili, radar e telecomunicazioni. In queste fabbriche nessuno può entrare e i lavoratori mediamente prendono 300 euro in più rispetto agli altri.

E' un problema quando si parla di riconversione e non si può abbassare la guardia circa i rischi lavorativi. L'anno scorso tre operai sono rimasti uccisi alla Sei per lo scoppio di materiale che stavano trasportando. Tutto il paese ha tremato per la deflagrazione e c'è stato perfino chi ha detto che sono impianti sicuri perché “le bombe non sono scoppiate tutte”. Sempre a Brescia, si tiene l'expo di armi e sistemi d'arma, ogni anno. La grande vetrina nazionale e non della produzione d'eccellenza di strumentazione da guerra. C’è poco da andarne fieri e ancor meno da stare sicuri.

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La “Nuova Europa” veste Bolkestein

Post n°444 pubblicato il 16 Novembre 2006 da grechu

E mentre i giornalisti “indipendenti” scioperano, a Strasburgo, sede del Parlamento europeo, i burattini nelle mani delle oligarchie bancarie internazionali hanno fatto passare la Direttiva Frankenstein, meglio nota come Bolkestein!
Un aborto legislativo - nato sotto le ali protettive del Prof. Romano Prodi (Goldman Sachs), quando era Presidente della Commissione europea - che privatizzerà il privatizzabile. L’ennesimo regalo agli imperi bancari internazionali, che rientra nelle strategie anglo-americane di privatizzazione iniziate alla fine degli anni ’70. L'ennesimo passo in avanti nell'instaurazione del Nuovo Ordine Economico Internazionale.
Stiamo solo parlando di servizi? Oggi purtroppo i servizi sono tutto: energia, acqua, trasporti, turismo, sicurezza, cultura e chi più ne più ne metta.
Nonostante la modifica fumosa al PPO, e cioè al Principio del Paese d’Origine, le parole chiave nella direttiva sono: competitività e privatizzazione. Le parole amate da banchieri.
Un prestatore di servizio - qualsiasi esso sia - deve offrirlo al minor costo possibile, rispetto ad altri competitivi! 
Per tanto la concorrenza diventa tutto, anche più dell'essere umano

 GRAZIE A PRODI, D'ALEMA E BERSANI, IPALADINI DELLE PRIVATISAZIONI !!!!!!

 
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Post N° 443

Post n°443 pubblicato il 14 Novembre 2006 da grechu

Soprattutto sorridere: Mc Donald's condannata in Argentina per sfruttamento del lavoro immagine                                                                                                                         martedì 14 novembre 2006

La Mc Donald's di Buenos Aires faceva passare il pulire i bagni e sorridere ai clienti come apprendistato. Non contenta aveva denunciato i lavoratori per falsa testimonianza. Invece il giudice ha riconosciuto che si trattava di sfruttamento.

"Raccogliere ordini, preparare hamburger, pulire i bagni e sorridere -afferma la sentenza- soprattutto sorridere, non può essere considerato apprendistato ma sfruttamento". La durezza  dei termini usata dal tribunale argentino è insolita ma condanna in maniera incontrovertibile la multinazionale statunitense Mc Donald's: "si trattava di una chiarissima forma di sfruttamento". Inoltre il tribunale ha assolto con formula piena due giovani, Johanna Thiele e Pablo Aval, accusati ingiustamente dalla Mc Donald's di falsa testimonianza per aver dichiarato di essere pagati in nero dalla multinazionale.

"I giovani apprendisti non apprendevano nulla, semplicemente lavoravano. Lo facevano per 6 giorni a settimana, per turni di 4-5 ore per mesi e a volte per anni per 150 pesos al mese (circa 50 euro). E' illogico pensare che un giovane abbia bisogno di mesi e a volte di anni per apprendere a friggere patate". I contratti di apprendistato furono introdotti negli anni '90 da Carlos Menem ma "la natura stessa delle mansioni espletate, ricevere ordini, preparare hamburger, pulire i bagni e sorridere, soprattutto sorridere, chiarisce che è impossibile parlare di arricchimento professionale dell'apprendista".

La sentenza va ancora più in là: "con la falsità dei contratti di apprendistato la Mc Donlad's otteneva un vantaggio sulla concorrenza abbassando in maniera illegittima il costo del lavoro attraverso vere forme di sfruttamento accettate dai giovani solo nella speranza di essere chissà quando assunti".

 
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ORA E SEMPRE RESISTENZA!!!

Post n°442 pubblicato il 09 Novembre 2006 da grechu

immagineL'intransigenza maestra di vita

Un lettore di un giornale di destra che mi ha visto in televisione oppormi al revisionismo storico giunto alla diffamazione della Resistenza dice che gli ho fatto l'impressione di un ayatollah, fanatico e intransigente. Lo ringrazio per l'intransigenza che è una delle virtù politiche e umane apprese nella Resistenza di Giustizia e libertà. Il fascismo piaceva agli italiani, forse piace tuttora, perché era intransigente a parole, ma permissivista, complice dei nostri vizi nei fatti.

È per questo che si sente puzza di fascismo perenne nella retorica permissivista della Repubblica per cui chiunque faccia il suo dovere è un eroe, qualsiasi morto va applaudito al passar del feretro, anche il mercenario che faceva la guerra per soldi al servizio di coloro che con la guerra fanno affari, salutato da fanfare e capi di Stato dolenti. Ci siamo abituati nella Resistenza ai morti insepolti, che un nemico feroce lasciava appesi al cappio della impiccagione o in qualche fossa comune.

Diffidavamo anche dei funerali familiari. Il nemico feroce li usava per fotografare i presenti. La democrazia non è intransigente come le dittature, ma una democrazia che non sappia difendersi ha breve vita. E quando una democrazia come la nostra è fondata sulla Resistenza e sul patto resistenziale che esclude il ritorno del fascismo, coloro che stanno nelle 'stanze alte' dello Stato devono intervenire in difesa dello Stato e non di chi ne minaccia l'esistenza.

La differenza fra un'opinione pubblica democratica e una filo-fascista, filo-autoritaria non è una questione di vaghe idee come si ama far credere, ma di seri comportamenti, di rispetto delle leggi e non della loro violazione sistematica.

Assistiamo a una fioritura di fascisti inconsapevoli o fascisticamente tracotanti: uomini politici che essendo a capo del governo invitano i cittadini a non pagare le tasse e a non accettare le decisioni della magistratura, a definire i giudici assassini e i giornalisti onesti terroristi, sindaci che pur sapendo che l'apologia di fascismo è un reato vogliono intitolare una via a Pavolini, il capo delle brigate nere, la teppaglia arruolata dal fascismo morente: l'esercito nero che, venuta meno la protezione dei tedeschi, si sciolse, scappò, non ebbe il coraggio di opporsi a quella insurrezione che non fu una bugia, ma liberò le città e presentò agli alleati vincitori un paese che poteva autogovernarsi, che meritava di rientrare fra le nazioni civili, che ricostruiva il paese distrutto, che arrivava a un più civile rapporto fra le classi sociali.

È a questo patrimonio di sacrifici e di opere dobbiamo rinunciare, questi meriti dobbiamo abbandonare alla diffamazione solo perché è di moda parlar male dei padri, diffamando quella grande occasione dai diffamatori perduta, quella occasione di mostrarci al mondo come un paese coraggioso e civile? Il revisionismo è accettabile anche come menzogna? Guardavo un servizio sull'attentato di via Rasella di una televisione, manco a dirlo revisionista: sosteneva che i partigiani avevano attaccato una colonna di pacifici altoatesini, bravi figli di mamma capitati per caso nella Roma della Resistenza.

In realtà trattavasi del famigerato battaglione Bozen, specializzato nella repressione di partigiani, più nazista dei nazisti. Manca solo che le stragi di Marzabotto come di sant'Anna di Stazzema siano rievocate come delle liete scampagnate delle brave SS del colonnello Reder. La revisione della storia è una funzione culturale indispensabile, ma forse lo è di più, e prima, la conoscenza della storia: sapere, anche se a grandi linee, come è avvenuto che l'Italia sia diventato uno Stato unico e indivisibile.

Giorgio Bocca

 
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