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Post N° 431

Post n°431 pubblicato il 24 Ottobre 2006 da grechu
 
Foto di grechu

LATINOAMERICA MINACCIATA

Desaparecidos, dossier falsi, servizi segreti in azione, brogli elettorali, la battaglia all’ONU, un colpo di stato imminente in Bolivia e la vita minacciata di militanti e dirigenti politici. Per la primavera latinoamericana arriva l'ora della prova contro la reazione.

este articulo en español aquí

La primavera latinoamericana a più d’uno era sembrata una festa. I movimenti sociali si facevano governo in maniera così facile da far dubitare del perché non fosse successo prima. Presidenti eletti per caso, come l'argentino Nestor Kirchner, si sono rivelati capaci di aggregare consenso e cancellare impunità. Movimenti radicali -figli di atavici sacrifici- come i senza terra brasiliani, fanno prudentemente politica. Perfino un colpo di stato organizzato con tutti i sacri crismi, quello dell'11 aprile 2002 a Caracas, è stato spazzato via dalla democrazia partecipativa della rivoluzione bolivariana. A Mar del Plata, a fine 2005, movimenti popolari e nuove classi dirigenti hanno gridato, insieme ai governi, un inaudito "no" all'ALCA e a George Bush. Argentina e Brasile hanno chiuso i loro conti con l’FMI: non vogliono più consigli interessati e l'integrazione regionale disegna un continente che mette finalmente al primo posto l'inclusione sociale.

Le destre di sempre hanno incassato colpi, via via più concreti, al privilegio e all'impunità. Ma il 2006, anno elettorale fondamentale, sta dando segnali di una sistematica reazione sotto forma di una nuova guerra sporca. Non può esserci ancora un nuovo Piano Condor, ma i segnali sono molteplici, diseguali, mutevoli eppure omogenei, e da non sottovalutare.

Il caso più grave è quello boliviano. I rumori di sciabole e le intromissioni straniere, da quelle degli “amici” di Petrobras a quelle nemiche di Tony Blair che, agente politico di British Petroleum, invita all’aperto boicottaggio della Bolivia, restringono i margini di manovra del presidente Morales. Non sono solo gli errori del governo –come quelli nella politica mineraria- a far temere il precipitare della situazione. Afferma a chi scrive Rafael Puente, per otto mesi vice ministro degli interni di Evo Morales: “la stessa vita del Presidente è nelle mani del nemico. La Bolivia di fatto non ha intelligence, ma sono attivi i servizi segreti di vari paesi, a cominciare da quelli cileni. Il presidente può essere ucciso da un francotiratore, dal tradimento di qualcuno a lui vicino, avvelenato. La sua vita è a rischio in ogni momento. Riceviamo continuamente rapporti dai servizi venezuelani e cubani in questo senso, ma loro non possono sostituirsi alle nostre carenze”. Il dramma della Bolivia è che uno stato fragile non può produrre un governo meno fragile dello stato stesso. “La nostra primavera potrebbe essere troppo breve” chiude, assorto nelle sue preoccupazioni, Rafael Puente.

Dalla Bolivia all’Argentina, la situazione è diversa. Ma da un mese si sta cercando il primo desaparecido di questa nuova epoca, il n. 30.001. È Jorge López, 77 anni, testimone chiave nel processo che ha condannato all’ergastolo “per genocidio”, Miguel Etchecolatz, simbolo vivente di sadismo, perversione, crudeltà nel torturare con particolare vigliaccheria donne incinte, nel bruciare vivi o buttare in mare uomini legati. Col sequestro López, decine di migliaia di persone, e tutti i testimoni delle centinaia di processi che si stanno celebrando in Argentina, hanno visto la loro vita riportata indietro di 30 anni, al guardarsi le spalle, al cambiare strada ogni volta per tornare a casa, al tornare a vivere nella paura. Quello López è un sequestro chiave perché non è una disperata vendetta di Etchecolatz e dei suoi, ma è una sfida diretta lanciata da uno stato parallelo, che continua ad esistere in democrazia, contro la politica dei diritti umani del presidente Kirchner. Più di 2.000 tra torturatori, familiari e loro supporter politico-economici, sono scesi in piazza a Buenos Aires pretendendo la fine dei processi. “Minacce fisiche, credibili e preoccupanti –ci dice il parlamentare e scrittore Miguel Bonasso- sono arrivate allo stesso presidente Kirchner. Questo dimostra che in Argentina esistono corpi dello stato mafiosi e fascisti ancora attivi e disposti a tutto”. Anche nell’Uruguay del titubante Tabaré Vázquez si registrano segnali analoghi.

In Brasile, Lula da Silva sarà per la seconda volta presidente. Vincerà il ballottaggio contro il candidato dell’Opus Dei e dell’ultradestra economica Geraldo Alckmin che, chissà perché, la stampa europea si ostina a definire socialdemocratico. Ma su quel 49.85% ottenuto da Lula, un capello dalla vittoria al primo turno, e con l’8% conquistato da candidati alla sua sinistra, ha pesato in maniera decisiva un dossier falso attribuito al PT, il partito del presidente. Con ogni evidenza è un’operazione attribuibile a servizi deviati, con la complicità del sistema mediatico, per danneggiare l’immagine di Lula stesso, paradossalmente consolidata e non indebolita da quattro anni di scandali, alcuni veri, molti artefatti. Le destre, che non hanno in questo momento il potere di rovesciare Lula, che è l’architrave di tutta la costruzione progressista latinoamericana, hanno tuttavia il potere di mostrarlo fragile e meno credibile. Non controllando più la macchina statale, e quindi essendo loro preclusi brogli massicci, riescono comunque ad obbligarlo ad un ballottaggio che non doveva avere luogo, attraverso l’uso spregiudicato di apparati dello stato che permangono al servizio dell’antico regime.

Ancor più solida della posizione di Lula è quella di Hugo Chávez. Vada come vada la battaglia per il seggio latinoamericano in Consiglio di Sicurezza alle Nazioni Unite, è chiaro come il sole che la candidatura del Guatemala, che non è uno stato di diritto e dove vivono nell’impunità più totale gli autori del genocidio costato la vita a oltre 200.000 persone, sia una limpidissima operazione neocoloniale: “Siamo noi –afferma con ciò l’Ambasciatore statunitense all’ONU, John Bolton- a decidere chi deve rappresentare l’America Latina in Consiglio di Sicurezza”. Come sempre. Che il Guatemala (leggasi Stati Uniti) sconfigga o no il Venezuela, le ragioni di un mondo multipolare emergono chiarissime e sono tutte dalla parte di Chávez. Fotografano lo spregio degli Stati Uniti per l’America Latina tutta, e la disposizione ad utilizzare ogni arma nella contesa più importante, quella del 3 di dicembre, le elezioni venezuelane, che riconfermeranno alla presidenza Hugo Chávez. “Secondo tutti i calcoli e i sondaggi indipendenti –ci rivela il Ministro della Cultura venezuelano, Francisco Sesto- il candidato dell’opposizione unita, Manuel Rosales, può al massimo aspirare alla metà dei voti sui quali conta Chávez”. Rosales può arrivare ad un terzo dei voti, forse qualche punto in più, ma ha già perso.

E a cosa serve un candidato perdente alle destre venezuelane e a quelle forze, Stati Uniti e Fondo Monetario Internazionale in testa, che con quelle destre ordirono il colpo di stato dell’11 aprile 2002? In America Latina può essere utile a molte cose. Fu utilissimo, per esempio, Luís Donaldo Colosio, il candidato perdente del PRI messicano, assassinato dai suoi a Tijuana nel 1994 e che lasciò il posto ad Ernesto Zedillo, che riuscì alla fine ad evitare l’arrivo alla Presidenza del candidato di sinistra, Cuauhtémoc Cárdenas. Più che un Rosales vivo e straperdente contro Chávez, segnalano da settimane molteplici fonti riservate, potrebbe essere un Rosales morto ammazzato –magari dopo sondaggi fittizi che gli diano speranze di vittoria- il cavallo ideale per debilitare Chávez e per lanciare una campagna mondiale che lo accomuni definitivamente ai paria del mondo e apra le porte a una balcanizzazione del Venezuela con l’aiuto colombiano.

Dal Messico del neofalangista Felipe Calderón (ben altra pasta rispetto al gerente della Coca-Cola Vicente Fox), arriva una lezione classica: il controllo degli apparati dello stato è chiave per evitare i brogli accertati delle destre, che hanno impedito ad Andrés Manuel López Obrador –e forse anche ad Ollanta Humala in Perú e Rafael Correa in Ecuador- di giungere alla Presidenza. Ma anche in Messico gli apparati sono un’entità cangiante. Carmen Lira, direttrice del quotidiano La Jornada, ci racconta il momento chiave di due mesi di protesta di milioni di messicani, scientificamente ignorati da una stampa internazionale che –in condizioni identiche ma opposte- tanto s’era commossa per gli arancioni di Kiev: “quando Vicente Fox ha dato ordine all’esercito di reprimere –e sarebbe stata un’altra Tlatelolco- è dimostrato che i vertici dell’esercito hanno chiesto al presidente di mettere per iscritto l’ordine. Quando questo si è negato, l’esercito, per la prima volta nella storia, si è rifiutato di obbedire”. Successe già in Venezuela nel golpe del 2002 che l’esercito si spaccasse e si schierasse con la Costituzione; molteplici segnali di lealtà giungono da altre forze armate nel continente, profondamente cambiate per appartenenza sociale dall’inverno neoliberale. Viene la reazione e sarà pesante. Ma forse la primavera latinoamericana ha già più fiori di quanto un inverno tardivo possa gelare.

GENNARO CAROTENUTO

 
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Post N° 429

Post n°429 pubblicato il 17 Ottobre 2006 da grechu

Prodi & C. vogliono imbavagliare l’informazione libera!

 


Marcello Pamio – 17 ottobre 2006

 

“Questo è un piccolo passo per un uomo, un grande passo per l’umanità”

 


Neil Armstrong – Apollo 11

 

Tralasciamo l’annosa e sempre aperta questione della Missione Apollo 11, e della domanda più che legittima, se l’astronauta della NASA, Neil Armstrong, mise piede effettivamente sulla Luna il 21 luglio del 1969 o se invece si trovava in uno studio di Hollywood sotto l’attenta e scrupolosa regia di Stanley Kucrick…

 


Veniamo invece all’annosa questione aperta dal governo Prodi - nella legge Finanziaria del 2006 - sulla libertà d’informazione.

 

In questo caso non si tratta di finzione, ma della triste e amara realtà del nostro paese!

Una piccola legge per il Governo, un grande passo per il Regime mediatico

 

All’interno della Finanziaria 2006, (articolo 32), è passata sotto il classico e vergognoso silenzio dei media compiacenti e manipolati, una legge che imbavaglierà totalmente o quasi la maggior parte dei siti e/o blog che si occupano d’informazione!

 


Per coloro che ancora credono nella sinistra; per coloro che ancora credono nella politica in generale (dimenticando per comodità, ignoranza o per condizionamenti che non esiste la destra e la sinistra ma solo il potere economico, privo di colori e bandierine), questo dovrebbe essere un grande insegnamento di vita. Almeno lo spero.

 


Ciò che è stato iniziato dai governi precedenti, di presunta destra, liberali, conservatori, lo stanno portando avanti le presunte sinistre, i riformatori, i democratici.


Cambiano i governi, si sostituiscono i burattini, ma le strategie del Sistema vanno avanti a ritmo battente; anche perché i veri Burattinai rimangono al loro posto, nelle loro logge…

 


Ecco cosa dice l’articolo 32 inserito nella Finanziaria 2006:

 

Articolo 32. Riproduzione di articoli di riviste o giornali

1. All'articolo 65 della legge 22 aprile 1941, n. 633, dopo il comma 1, è inserito il seguente:

 

«1-bis. I soggetti che realizzano, con qualsiasi mezzo, la riproduzione totale o parziale di articoli di riviste o giornali, devono corrispondere un compenso agli editori per le opere da cui i suddetti articoli sono tratti. La misura di tale compenso e le modalità di riscossione sono determinate sulla base di accordi tra i soggetti di cui al periodo precedente e le associazioni delle categorie interessate. Sono escluse dalla corresponsione del compenso le amministrazioni pubbliche di cui all'articolo 1 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.».

 

In soldoni, dal 3 ottobre 2006 (data dell’entrata in vigore della legge), per il democratico e sinarchico governo Prodi - il più vicino alle oligarchie bancarie internazionali (vedi Goldman Sachs e leggasi imperi anglo-ebraici), la «riproduzione totale o parziale di articoli», in pratica tutto, «devono corrispondere un compenso agli editori».


E se qualcuno, come per esempio noi, non ha i soldi per pagare l’editore, non pubblica nulla o rischia sanzioni economiche pesantissime!

 


Avete capito qual è l’obiettivo?


Forse c’è ancora chi crede nella libertà d’informazione e d’espressione?

 


Eppure se non ricordo male, la Costituzione della Repubblica italiana all’articolo 21 non lascia spazio a dubbi:

 

Articolo 21 della Costituzione italiana

Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione.

 

La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure

 

Non mi pare che con questa simile legge «tutti hanno diritto a manifestare il proprio pensiero», e soprattutto non mi sembra che la «stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni o censure». 
I media classici sono tutti controllati, per cui era necessario mettere gli artigli e controllare anche quei canali che le cose le dicono e non le mandano a dire. Con questa legge bavaglio, il Regime, sotto le vesti sinistrorse del governo di turno, vuole semplicemente imbavagliare tutti i siti e blog ancora liberi.

 

Se una simile castroneria legislativa l’avesse fatta Berlusconi & C. (che di castronerie ne hanno fatte eccome, basta ricordare le censure e le epurazioni mediatiche), si sarebbero mobilitate milioni di persone in piazza; ma siccome la legge l’ha fatta un governo, “vicino” ai cittadini e alle classi meno abbienti - che controlla pure i sindacati - allora nessuno si muove e soprattutto nessuno ne parla!
Dove sono finiti i no-global e i fautori delle libertà? Forse si mobilitano (o vengono mobilitati) solamente quando la dittatura ha un colore politico ben preciso?

 

E’ altresì logico che nessuno ne parla: le major editoriali italiane, cioè coloro che hanno applaudito la nuova legge (Rcs, Mondatori/Fininvest, Caraccciolo/l’Espresso) hanno tutti gli interessi affinché chiudano la libera concorrenza e blocchino le libere espressioni.

 


Però noi cittadini italiani, forse non lo sappiamo a dovere, ma paghiamo di tasca nostra le imprese editoriali con i finanziamenti della legge sull’editoria (vedi trasmissione Report del 23 aprile 2006 www.report.rai.it/R2_popup_articolofoglia/0,7246,243%255E90227,00.html). 
Ogni anno noi, che ci piaccia o non ci piaccia, sovvenzioniamo i giornali con la bellezza di 667 milioni di euro!

Noi, base della piramide del potere, possediamo però un’arma molto potente, un’arma molto pericolosa: la scelta di acquistare o meno un prodotto! Perché allora non proviamo ad astenerci dal comperare giornali e/o riviste di regime? Forse non cambierà nulla, ma sicuramente migliorerebbe la nostra informazione, avremo più soldi da spendere meglio, e soprattutto daremo un segnale forte al Sistema!

 


Un segnale che la gente, nonostante “Bulli e Pupe”, “Circus”, “L’isola dei famosi” e altre trasmissioni demenziali create ad arte, non è tutta priva della capacità pensante.

 


www.disinformazione.it

 
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Post N° 428

Post n°428 pubblicato il 15 Ottobre 2006 da grechu

A Muhammad Yunus il premio Nobel sbagliato, a Edmund Phelps il Nobel del passato
  domenica 15 ottobre 2006 

immagineHanno dato il Premio Nobel a Mohammad Yunus, l'economista del Bangladesh teorico del diritto al credito, trasformatosi in grande banchiere del microcredito. E' l'uomo che ha dimostrato che i poveri (soprattutto le donne povere) fanno del credito un uso infinitamente migliore di quello che ne fanno i ricchi. Ma gli hanno dato il Premio Nobel sbagliato.

I funzionari della Grameen Bank, la banca del microcredito rurale fondata nel 1975 da Mohammad Yunus, allora professore di Economia dell'Università di Chittagong in Bangladesh, brindano ad un ennesimo anno di risultati eccezionali, dei quali, il Nobel al fondatore della banca, è solo uno dei tanti. Ma quelli della Grameen Bank non sono i risultati eccezionali per i quali brinderebbero i funzionari di una qualsiasi banca armata, Banca Intesa o la Chase Manhattan Bank. I funzionari della Grameen Bank brindano al fatto che hanno superato i due miliardi di dollari prestati, a più di due milioni di clienti. Il 94% dei clienti sono donne indigenti che in qualunque altra banca sarebbero scacciate sulla porta dalla sicurezza. Il 97% di loro ha investito con profitto i soldi ricevuti. E ha restituito con gli interessi il prestito ricevuto permettendo alla banca di fare profitti. Con il microcredito ha migliorato il proprio avvenire e quello dei figli.

A molte migliaia di km da Chittagong anche Edmund Phelps, nel suo studio della Columbia University, sta brindando al premio Nobel. Non a quello di Yunus, ma al suo, ottenuto come difensore dell'ortodossia monetarista e della neutralità del libero mercato rispetto ai problemi da questo creato. Una sorta di Premio Nobel a Ponzio Pilato. Se sei precario, se non arrivi alla fine del mese, se il tuo paese paga di soli interessi sul debito più di quanto guadagna esportando in un anno, la colpa non è mai del libero mercato stesso che è per definizione innocente. In particolare, nei suoi studi, Phelps ha sostenuto a lungo che la riduzione del potere di acquisto dei lavoratori non è un male, perché così i lavoratori accetteranno di lavorare di più. A modo suo ha ragione, o almeno in Occidente l'ha avuta vinta. Chi porterebbe avanti, nell'Europa senza idee di oggi, battaglie per la riduzione dell'orario di lavoro, soprattutto dopo il naufragio delle 35 ore?

E' un Nobel (per l'economia) assegnato dunque all'ortodossia monetarista del neoliberismo decadente, quello dell'Accademia delle Scienze di Stoccolma al professor Phelps. E' un Nobel (per la pace), quello assegnato da Oslo a Yunus, che premia un economista visionario che si misura -per alleviarli- con i problemi reali di persone reali.

Di sbagliato c'è che i poveri, le madri indigenti di Chittagong, non fanno mai la guerra ma la subiscono, ed allora Yunus non ha fatto far loro la pace, ma migliorato la loro vita economica, proprio come deve fare un Premio Nobel per l'Economia. Dargli il Premio Nobel per la Pace sa di riparazione, se non di beffa, in un sistema economico mondiale che solo le periferie, il Bangladesh, il Sud del mondo, sembrano capaci di riformare.

Forte e chiaro: il professor Phelps non meritava nessun premio Nobel, anzi forse meritava di andare in galera per induzione alla schiavitù, per aver contribuito ad indurre centinaia di milioni di lavoratori a lavorare di più per lo stesso salario. Al contrario, il professor Yunus non meritava il Premio Nobel per la Pace, ma quello per l'Economia, un'economia finalmente di pace e non più di guerra.

DAL SITO DI GENNARO CAROTENUTO

 
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Post N° 427

Post n°427 pubblicato il 15 Ottobre 2006 da grechu
 
Foto di grechu

BUSH vuole capire tutti i detagli sul'incidente aereo, e domanda ad un suo consigliere!

A quale velocita viaggiava il palazzo colpito

 
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Post N° 426

Post n°426 pubblicato il 14 Ottobre 2006 da grechu

Afghanistan - 14.10.2006Rapito giornalista italianoSi tratterebbe di Gabriele Torsello. Era partito due giorni fa da Lashkargahimmagineimmagineimmagineimmagineimmagineimmagineimmagineimmagineimmagineimmagine 

Gabriele TorselloUn giornalista italiano sarebbe stato rapito oggi in Afghanistan, sulla strada che da Kandahar porta a Kabul.
Si tratterebbe di Gabriele Torsello, giovane fotoreporter pugliese che da anni vive a Londra - con la moglie e il figlio - e collabora con l'agenzia fotografica californiana Zuma Press.
Il suo nome d'arte è "Kash".
Torsello non è nuovo al lavoro in zone di guerra: nel 2003, con Amnesty International, ha pubbllicato The Heart of Kashmir, un libro fotografico che documenta la guerra civile nella regione indiana del Kashmir.  Dal 2005 ha intrapreso reportage in Afghanistan. “Le mie foto - aveva dichiarato Gabriele durante le presentazione di un calendario fotografico - sono parte di un lavoro piú ampio sull’Afghanistan che spero riesca a far conoscere in Europa le drammatiche condizioni in cui vivonno le popolazioni della zona”.
Due giorni fa era partito da Lashkargah, capitale della provincia meridionale di Helmand, ed era diretto a Kabul.
La settimana scorsa, mentre si trovava ancora nella città meridionale, era stato fermato dalla polizia mentre scattava fotografie al bazar centrale.
Torsello trova ispirazione per il suo lavoro "nel documentare la vita quotidiana di coloro che combattono per essere liberi: liberi dalla guerra, liberi dalla povertà, dalla discriminazione e dalla paura".
Torsello ha lavorato anche in Nepal, trascorrendo alcuni periodi con i guerriglieri maoisti i quali, secondo una descrizione data dallo stesso Torsello, "dedicano la loro vita a combattere contro la povertà e l'ingiustizia del regime di Kathmandu".  

dal sito di PEACEREPORTER

 
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Post N° 425

Post n°425 pubblicato il 13 Ottobre 2006 da grechu

Evasione fiscale: Un gioielliere è meno ricchio di un maestro elementare

I gioiellieri e i titolari di bar dichiarano al fisco meno dei 21.500 euro dei maestri elementari a inizio carriera. I proprietari di saloni di autovetture di Piemonte, Lazio e Campania denunciano un reddito inferiore a 16 mila euro, cioè a quello di una tuta blu.

Sotto i metalmeccanici anche la media dei tassisti. Emerge dalle ultime dichiarazioni dei contribuenti, presentate nel 2005, ed elaborate dall'Ansa. Quale mestiere scegliere?Attenendosi ai dati del fisco,certamente il notaio; da evitare il sarto e il tassista.

ED IO SONO SENZA LAVORO

 
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Post N° 424

Post n°424 pubblicato il 11 Ottobre 2006 da grechu
Foto di grechu

Heidi Giuliani eletta senatrice dopo le dimissioni di Luigi Malabarba

 
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Post N° 423

Post n°423 pubblicato il 11 Ottobre 2006 da grechu

NUOVA INCHIESTA DI RAINEWS24

"GAZA. FERITE INSPIEGABILI E NUOVE ARMI"
di Flaviano Masella e Maurizio Torrealta

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L’inchiesta è nata dall’allarme lanciato a metà luglio da alcuni medici degli ospedali di Gaza che hanno trattato per la prima volta ferite inspiegabili che hanno portato all’amputazione di un arto inferiore in almeno 62 casi. I medici hanno chiesto più volte aiuto alla comunità internazionale per comprendere le cause di queste strane ferite che presentavano piccoli frammenti, spesso invisibili ai raggi x e inspiegabili recisioni provocate dal calore negli arti inferiori.

Diversi articoli sono apparsi nella stampa internazionale e nazionale.

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Dopo una lunga ricerca il nucleo inchieste di Rai News 24 ha individuato la possibile causa di questi effetti: si tratterebbe di una arma nuova che viene sganciata da aerei droni, senza pilota, e viene teleguidata con precisione sull’obbiettivo fissato.

L’arma, secondo la rivista militare “Defence Tech”, viene chiamata DIME che significa “Dense Inert Metal Esplosive” si tratta di un involucro di carbonio che al momento dell’esplosione si frantuma in piccole schegge e nello stesso momento fa esplodere una carica che spara una lama di polvere di tungsteno caricata di energia che brucia e distrugge con un’angolatura molto precisa quello che incontra nell’arco di quattro metri.

Questa tecnologia si inserisce nella nuova classe di armi “a bassa letalità” che minimizzano i danni collaterali e circoscrivono in uno spazio ristretto gli effetti letali.

 

 
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Post N° 422

Post n°422 pubblicato il 10 Ottobre 2006 da grechu

MUTUO SOCIALEMUTUO SOCIALEMUTUO SOCIALEMUTUO SOCIALEMUTUO SOCIALEMUTUO SOCIALE

 "DIRITTO ALLA CASA"...
Hai mai pensato al significato delle parole: "DIRITTO ALLA CASA?" . L'affermazione DIRITTO ALLA CASA prevede questo: tu hai diritto ad una casa, e c'è un'altra persona, proprietaria di quella casa, che ha pieno diritto di portarti via dalle tasche tutto lo stipendio, ogni mese.... ti porta via il frutto del tuo lavoro per garantire il tuo DIRITTO ALLA CASA... . "DIRITTO ALLA CASA"... diritto a vivere praticamente sotto usura....  credi sia giusto pagare una tangente ad un uomo solo perchè lui ha accumulato un capitale? . E se ti rifiuti di pagare l' affitto-tangente qual'è il destino della tua famiglia? Lo sai benissimo... la strada... . E' assurdo ma è cosi... o paghi o sei fuori... . "DIRITTO ALLA CASA"... diritto a pagare per vivere... lo riesci a vedere? lo vedi che se lo guardi bene questo è... un DOVERE.... un'obbligo... un'imposizione...  . non un DIRITTO. . E in questi anni, in tutti questi anni con questa storia del 
"DIRITTO ALLA CASA"ti hanno riempito le orecchie... ti hanno convinto che vivere in affitto è una conquista un punto di arrivo. . Adesso ascolta queste parole 
"DIRITTO ALLA PROPRIETA' DI UNA CASA".... La senti la differenza? pagare una volta e non tutta la vita.... essere proprietario e lasciare la casa ai tuoi figli, ai tuoi nipoti... il frutto del tuo lavoro che si tramuta in mattoni tetto e giardino... la tua famiglia al sicuro per sempre... . DIRITTO ALLA PROPRIETA' DI UNA CASA.... lo senti?
questo è un DIRITTO, questa è una RIVOLUZIONE... 
questo cambia la vita...  . Lo Stato, se fosse quello che dovrebbe essere cioè un Padre che guida, che indirizza sulla giusta strada... che è quella della GIUSTIZIA SOCIALE... Lo Stato dovrebbe garantire il DIRITTO ALLA PROPRIETA' DELLA CASA... e tu e io e noi dobbiamo capire che DIRITTO ALLA CASA è una pericolosa bugia con cui ipnotizzano il popolo... . Quando finirà l'emergenza abitativa?...
non quando si abbasseranno gli affitti, ma quando ogni famiglia sarà proprietaria della casa in cui vive...

MUTUO SOCIALE...
In poche parole, creare un ente regionale che costruisca case e quartieri a misura d'uomo con soldi pubblici e che venda a prezzo di costo queste case a famiglie non proprietarie con la formula del mutuo sociale: ovvero una rata di mutuo senza interesse, una rata che non superi 1/5 delle entrate della famiglia, una rata che viene bloccata in caso di disoccupazione, una rata che non passa attraverso le banche... . PRIMA PARTE
L' Istituto Regionale per il Mutuo Sociale
Come primo articolo la legge proclamerà la Costituzione di un ente regionale: l' ISTITUTO REGIONALE per il MUTUO SOCIALE (IRMS), che si occuperà di costruire nuovi quartieri con modelli di bioarchitettura tradizionale, a bassa densità abitativa e con tecniche innovative in materia di fonti energetiche rinnovabili. . L' Istituto Regionale per il Mutuo Sociale dovrà utilizzare per la costruzione dei nuovi quartieri i terreni gratuiti del pubblico demanio. . L' Istituto Regionale per il Mutuo Sociale,  per la progettazione dei quartieri, non deve pagare famosi e costosi architetti, ma bandire prestigiosi concorsi fra giovani architetti e istituti universitari di architettura e urbanistica.  . In questo modo, l' Istituto Regionale per il Mutuo Sociale non paga terreni, non paga concessioni e tasse e non paga progetti.
Abbatte così i costi di costruzione in maniera radicale.
Inoltre l' Istituto Regionale per il Mutuo Sociale in qualità di ente pubblico non mira al profitto. . Questo permetterà di vendere le case costruite a reale prezzo di costo, calcolando esclusivamente materiali edili e manodopera. . Il prezzo finale per una casa di 100m2 costruita a queste condizioni è di circa 80.000 Euro! E stiamo parlando di una bella casa, in palazzi bassi con massimo 5 nuclei familiari per palazzina, in quartieri costruiti nel verde, in quartieri costruiti attorno all'uomo, con rispetto per le esigenza comunitarie... Stile Garbatella per intenderci, non i casermoni sovietici stile Corviale o Laurentino38.  . Le case di questi quartieri devo essere assegnate a famiglie non proprietarie con la formula del MUTUO SOCIALE. . MUTUO SOCIALE significa vendita a rate da parte dell' ente Istituto Regionale per il MUTUO SOCIALE alla famiglia che accede al mutuo. L'ente vende a prezzo di costo, ossia allo stesso prezzo che è stato pagato dall'ente per la costruzione, e senza interessi applicati alla rateizzazione. . Come primo atto dell'assegnazione di un MUTUO SOCIALE le famiglie non ricevono denaro ma una casa di nuova costruzione.


. SECONDA PARTE
Le regole
Possono accedere al MUTUO SOCIALE solo famiglie in cui nessun componente del nucleo risulti proprietario di altro immobile. . Visto il carattere permanente della formula del MUTUO SOCIALE possono accedere solo famiglie con cittadinanza italiana e residenti da almeno 5 anni nella regione. Per le altre rimangono le altre forme di assistenza alloggiativa. . La famiglia paga il MUTUO SOCIALE con una rata che non può superare 1/5 delle entrate economiche familiari. Ossia se la famiglia ha entrate per 1000 euro la rata del MUTUO SOCIALE è di 200 euro mensili. . Se tutti i membri maggiorenni della famiglia risultano disoccupati la famiglia può dichiarare lo stato di TOTALE DISOCCUPAZIONE e il pagamento del mutuo viene interrotto senza che si perda il diritto di proprietà. La famiglia riprenderà il pagamento del mutuo quando tornerà ad avere introiti economici. . La famiglia che dichiara lo stato di TOTALE DISOCCUPAZIONE viene seguita costantemente da un'assistente sociale inviato dall' Istituto Regionale per il MUTUO SOCIALE. Le funzioni dell'assistente sociale sono di aiuto sociale mirate all'ottenimento di un nuovo lavoro ma anche di controllo. Qualora l'assistente sociale scopra che una componente della famiglia che dichiara TOTALE DISOCCUPAZIONE in realtà lavora e dichiara il falso per non pagare il mutuo la famiglia in questione perderà il titolo di proprietà e la casa sarà assegnata ad un'altra famiglia. . La proprietà della casa acquisita con MUTUO SOCIALE è vincolata: la casa non può essere rivenduta, affittata, messa a garanzia di un prestito o ipotecata. La casa ottenuta con mutuo sociale è quindi economicamente inerte e deve essere utilizzata esclusivamente come abitazione per la famiglia che ne è proprietaria.
Non può essere quindi né pignorata né confiscata.


. Come si finanzia 
l' Istituto Regionale per il Mutuo Sociale:
ovvero dove la Regione trova i fondi per costruire le case da assegnare a mutuo sociale. . Inizialmente esclusivamente utilizzando i fondi regionali a disposizione per l'emergenza abitativa, per le politiche di edilizia residenziale pubblica e i fondi europei specifici. In una seconda fase utilizzerà le entrate derivanti da i pagamenti mensili delle rate del MUTUO SOCIALE e le entrate derivanti dall' affitto dei locali commerciali dei nuovi quartieri. Si creerà in questa maniera un circolo finanziario che non necessità di continui finanziamenti da parte dello Stato.

QUESTA E UNA LOTTA DI TUTTI!!!!

 
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