Post n°33 pubblicato il 09 Ottobre 2016 da ilaedo
Sono giorni che mi ritorna in mente il “fertility day” della ministra Lorenzin. Una comunicazione incredibile che ha cercato in tutti i modi di rimodulare spiegando che non si trattava di «un invito alla gravidanza» ma solo di «un invito alla consapevolezza sulla propria fertilità». Se parliamo di fertilità di animali da carne, lo posso pure capire, dalla loro fertilità e capacità riproduttiva dipende la possibilità di avere proteine nobili a disposizione per l’accrescimento e il “benessere” di noi esseri umani e fin qui ci può pure stare. Ora esaminiamo cosa significa oggi per il paese e per le famiglie la nascita di ognuno dei bambini che verranno al mondo a prescindere dalla quantità numerica. Dalla nascita al compimento della maggiore età, tanto per avere termini all’interno dei quali discutere la Federconsumatori ha fatto un po’ di calcoli confrontandoli con quelli degli anni sessanta e ha dato questa cifra, 171.000 euro! Circa 9.500 euro all’anno con un’impennata di 14.000 euro nel primo anno di vita per un aumento calcolabile in circa il 23% mettendo assieme costi per abitazione, salute, alimenti, trasporti e comunicazione, abbigliamento, educazione e varie (http://www.a1life.it/2013/10/quanto-costa-un-figlio/). Lo Stato, cioè noi tutti con le tasse che paghiamo forniamo gli stipendi a tutte le istituzioni cui si rivolgeranno i figli durante questo percorso, sanità e scuole di ogni ordine e grado in primis, senza addentrarci in ulteriori tecnicismi. E’ di questi giorni un allarme sempre più crescente della disoccupazione con conseguente sempre più maggiore espatrio dei ragazzi sopra i diciotto anni che in possesso di una laurea o meno vanno in cerca di un lavoro che qui non c’è e se ne trova uno è instabile e sottopagato, tale da non consentire di affrontare serenamente il mettere su famiglia e poi pensare anche ad avere uno o più figli. Oggi una coppia di genitori deve essere consapevole che genereranno figli che accudiranno amorevolmente per anni sacrificandosi spesso in ogni modo e con i costi che abbiamo citato sopra, per poi preparargli nella maggioranza dei casi la valigia e la partenza verso altri paesi, figli che forse vedranno sporadicamente nelle feste comandate e non sempre. Dall’altra parte c’è lo Stato, cioè noi che avremmo messo a disposizione un apparato imponente e costosissimo, quali sanità, servizi sociali e istruzione in primis perché questo si realizzi. Nell’uno e nell’altro caso abbiamo perso; ai genitori mancheranno i figli e la comunità forza lavoro e cervelli che andranno a fornire i loro servizi ad altri.
Il Governo con i suoi ministri dovrebbe prestare attenzione all’evolversi delle cose e studiare interventi organici prima di fare annunci stupidi e del tutto propagandistici indicando strade che non portano niente per i singoli e l’intero paese. “Abbiamo rilanciato l’economia fornendo il necessario supporto al mondo del lavoro, abbiamo creato le opportunità di occupazione duratura e stabile, la disoccupazione è scesa ai livelli minimi, c’è necessità di forza lavoro in tutti i settori, ora fate figli ce n’è un gran bisogno!”. Questo dovrebbe dire il Governo e poi semmai, cosa che diventerebbe naturale, lanciare il “fertility day”! |
Post n°30 pubblicato il 18 Aprile 2016 da ilaedo
Il presidente del Consiglio e il suo governo non eletti democraticamente hanno esultato di fronte ai risultati del referendum. Vergognosa posizione di fronte al referendum più volte richiamata da illustri costituzionalisti per aver spinto gli elettori a disinteressarsene e spingendoli a non esercitare un sacrosanto diritto di partecipazione. E veniamo ai numeri. In Italia alle elezioni politiche ormai è consolidato il dato che va a votare circa il 60% degli aventi diritto. I referendum dal 1993 ad oggi hanno fatto registrare sempre meno votanti attestandosi intorno al 25% degli aventi diritto con la sola eccezione nel 2006 dove votarono altre il 50% perché tutti i partiti si impegnarono con una massiccia campagna di informazione. Questo referendum sulle trivelle ha portato ai seggi elettorali ben 16 milioni di cittadini con una percentuale di circa il 32%, ben oltre le aspettative vista la campagna negativa fatta in proposito. I SI sono stati oltre 13 milioni con una percentuale schiacciante del quasi 86% contro i NO con appena il 14%. La massima percentuale di votanti nelle regioni è stata registrata in quelle che hanno più sofferenza rispetto al resto della nazione mettendo in evidenza che non siamo un popolo unito ma solo legato a interessi di parte. Difficile parlare di politica comune europea se non riusciamo a legare gli interessi nazionali. Di fronte a come si sia arrivati al voto di ieri c’è da ritenersi più che soddisfatti, ripeto, oltre ogni aspettativa checché ne dicano i detrattori governativi e tutta l’informazione ad essi legata, praticamente tutta con poche eccezioni. Renzi e il suo governo dovranno tener conto di questo voto a cui hanno partecipato 16 milioni di cittadini, non possono continuare a far finta di niente!
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Inviato da: ilaedo
il 06/07/2015 alle 13:07
Inviato da: o3radovicka
il 21/04/2012 alle 19:51