Creato da ildalla il 16/10/2007

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Shock petrolifero evitato?

Post n°149 pubblicato il 13 Maggio 2008 da ildalla

Nel 73 quando il petrolio iniziò la sua corsa seguì un'infazione altissima che portò il mondo in recessione. Ora si sta cercando di arginare il fenomeno non toccando salari e prezzi. Ma sarà sufficiente? O si sta per scatenare qualcosa di imprevisto?

La responsabilità diretta di Trichet e dei banchieri centrali europei, si concentra sul contesto domestico dell'area dell'euro - che in dieci anni ha «cambiato la fisionomia di tutto il mondo» - minacciata ora dal caro-prezzi di petrolio, materie prime e prodotti alimentari. Un fenomeno nuovo e temibile, che la Bce contrasta mantenendo invariati i tassi di interesse al 4%. Il livello ritenuto «adeguato per mantenere la stabilità dei prezzi nel medio termine », rispettando l'obiettivo di un'inflazione inferiore al 2% nel medio termine, compreso fra i 18 e i 24 mesi. E così, per Trichet è «cruciale» che il caro-prezzi attuale - ancora una «gobba» temporanea - non diventi «permanente », con lo sviluppo di una spirale dei prezzi e dei salari. Per questo Trichet si è appellato alle parti sociali affinché siano «il più responsabili possibile nella moderazione dei prezzi e delle richieste salariali ». E anche per i sindacati italiani - in risposta a una domanda specifica - il messaggio di Trichet è stato che «bisogna essere moderati». Per evitare «l'enorme errore» commesso durante il primo shock petrolifero del 73, quando si agganciarono i salari e i prezzi all'aumento del greggio, spronando l'inflazione galoppante e la disoccupazione di massa. Ora, invece, si tratta di «difendere il potere d'acquisto di 320 milioni di europei e di mantenere l'occupazione il più elevata possibile». Perché «la stabilità dei prezzi è precondizione per una crescita sana e durevole e per la creazione di nuovi posti di lavoro». Piuttosto, spetta agli stati spronare riforme e competitività. Questo vale anche per l'economia italiana - ha detto Trichet, a margine del congresso - che ha avuto «un gran successo sul fronte dello sviluppo dell'occupazione. Ma ora ha bisogno di più crescita». E «il solo modo» per spronarla è «fare le riforme e aumentare la produttività».

 
 
 
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