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La notte blu della Repubblica: il G8 di Genova

Post n°41 pubblicato il 11 Settembre 2007 da il_viaggiatore_pa

Sto riassaporando la serenità di essere tornato in Italia: finalmente di nuovo in un Paese saldamente democratico dove i diritti civili sono ormai affermati e certi pregiudizi quasi sconfitti. Poi, domenica sera, ho la malaugurata idea di guardarmi Blu notte di Lucarelli (uno dei miei scrittori preferiti. A proposito, il titolo è un mix con quello dell'inchiesta televisiva di Zavoli sugli anni di piombo, 1989) sul G8 del 2001 a Genova. Vabbè, è colpa mia, non me ne ero interessato abbastanza. Non ero arrivato a capire bene cosa fosse successo. Una cosa che ho pensato è stata "... è un miracolo che sia morta 'solo' una persona ...". In realtà l'episodio della morte di Carlo Giuliani non è che la conseguenza inevitabile di come è stato pianificato e gestito il lavoro delle forze dell'ordine. Cioè, è vero che Giuliani stava lanciando un estintore contro Placanica e che questi gli ha sparato per difendersi. E' vero che Carlo poteva benissimo risparmiarsi di fare quello che stava facendo e che chiunque, forse,al posto del carabiniere avrebbe sparato. Quello che penso però è che, in realtà, questo singolo fatto sia quasi, come dire, 'marginale' rispetto a quanto è successo.Uso il termine 'marginale' nel senso che ritengo che la morte di Giuliani non è, se non per il dolore che ha causato alle persone che amavano lui e Placanica, il fatto centrale degli scontri del G8. Le cose che mi hanno più colpito nell'osservare ora, a distanza di sei anni, quei fatti sono sostanzialmente due.

La prima è la consapevolezza che le forze dell'ordine hanno completamente sbagliato l'approccio al mantenimento dell'ordine pubblico. Si erano preparate per un scontro di massa con migliaia di persone quando gli incidenti più gravi furono provocati da neanche 300 Black bloc che agirono pressoché indisturbati (mistero: poterono armarsi di sassi e bastoni senza che la polizia, a pochi metri, intervenisse). Quando questi fuggirono, polizia e carabinieri (c'erano anche finanzieri e guardie forestali) caricarono i cortei e le manifestazioni pacifiche, che si svolgevano regolarmente e in mezzo a cui c'erano manifestanti di sinistra, pacifisti, cattolici e molti cittadini comuni che semplicemente condividevano lo spirito della protesta. Il giorno dopo la morte di Giuliani venne caricato dalla polizia un corteo di 300.000 persone, strette tra un muro e la spiaggia. Ora, io ho letto molte volte "... la polizia ha caricato ...", ma non mi ero mai reso conto di cosa significasse: che senso ha manganellare e scalciare ragazzi sanguinanti stesi a terra? Inseguire persone fin nei vicoli, nei garage, nei bar e prelevarli con la forza anche se evidentemente non stanno facendo nulla di male? Ma è ovvio che succedano queste cose: si prendono circa 11.000 appartenenti a 4 forze dell'ordine, molti inesperti, quasi nessuno che conosce la città,  alcuni abituati a caricare i tifosi negli stadi (un po' diversi da una manifestazione cattolica o di pacifisti), li si spaventa per giorni prospettando loro maree di persone che vogliono dare sfogo alla loro violenza (e qui Casarini che dichiara guerra allo Stato fa il gioco di chi punta alla repressione), li si manda in azione equipaggiati pesantemente contro un nemico agile e sfuggente, con una catena di comando incerta e titubante, quindi si assiste allo sfogo della loro frustrazione su chiunque gli capiti a tiro. 11.000 polizioti e carabinieri che caricano duramente 300.000 manifestanti per le viuzze di Genova (complimenti per la scelta, D'Alema): è davvero un miracolo che non ci sia stata una strage.

Però, però non è questo che mi ha sconvolto veramente. Fin qui erano tutte cose che più o meno avevo immaginato e che ho semplicemente capito meglio. Fin qui si trattava di eventi successi a caldo, a caldissimo, che coinvolgevano ragazzi molto giovani da una parte e dall'altra (che brutta 'sta cosa che ho scritto, dà di guerra civile). Quello che mi ha veramente shockato è stata la ricostruzione di quanto successo alla scuola Diaz (e Pascoli) e alla caserma Bolzaneto. Violenze e sopraffazioni che si è cercato di nascondere e mascherare con prove false, perpetrate non da uno o due poliziotti, ma da decine di rappresentanti delle forze dell'ordine. Dove erano i dirigenti della Bolzaneto? Chi guidava l'irruzione alla Diaz? Le umiliazioni inflitte del tutto gratuitamente a persone fermate non potevano avvenire senza che nessun responsabile se ne accorgesse, senza che le avallasse lui stesso.

Una testimone ha dichiarato più o meno "... quando ho visto arrivare i carabinieri mi sono sentita sollevata, ho pensato che fossero lì per difenderci dai black bloc. Poi ci hanno caricato a manganellate ...". Ecco, quando ho sentito questa cosa mi è venuto da piangere. E' proprio così, io quando vedo un poliziotto sono istintivamente contento, mi sento protetto. Quello che hanno fatto quei criminali (decine di criminali) in divisa ha tradito l'immagine che tutte le persone semplici e oneste hanno nella loro mente quando pensano a polizia, carabinieri ecc. Forse è un po' lo sconcerto che si prova quando ti fanno del male i tuoi genitori, le persone verso cui nutri la massima fiducia. Il commento del giornalista manganellato alla Diaz e portato alla caserma Bolzaneto mi è particolarmente piaciuto: "... ho scoperto come sia facile perdere quei diritti che tutti quanti siamo portati a dare per scontati ... quando mi ha interrogato il magistrato mi sono sentito meglio, ho pensato che era stata ripristinata una procedura legale che mi garantiva ...". Non sono fatti che devono essere analizzati ideologicamente in chiave destra sinistra, sono lezioni che ci devono servire tutti. Dobbiamo vigilare per evitare che qualcuno decida di toglierci con la forza quei diritti che abbiamo (chi ci ha preceduto) conquistato con tanta fatica e di cui godiamo i benefici tutti i giorni senza apprezzarli abbastanza.

Ciao a tutti

 
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