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Post n°254 pubblicato il 29 Marzo 2013 da cavallo140
Tag: Auguri Lettera di un figlio detenuto a un padre che non c’è più
Ciao! Oppure debbo dire "uè stò quà" com’era mia consuetudine, per stabilire il contatto. Te ne sei andato, senza neppure salutarmi. Ti ricordi, mi dicesti in agonia, a cavallo del trapasso: "Domani dovrai essere tu ad accompagnarmi al comune". Ed io, seduto al tuo capezzale, ascoltavo quelle tue frasi sconnesse. Ma la presenza delle guardie violentarono quel momento intimo; come quando si violenta un neonato, e per tantissimi anni ho vissuto in quel dolore e disprezzo per tutto ciò che violenta. Hai spirato solo dopo che mi hai visto. Avrei voluto piangere, singhiozzare e, perché no, andar di testa! Scusami, perdonami non ne sono stato capace; pensavo che, se mi fossi sbattuto, avresti sentito il tintinnio delle catene che mi portavo dentro. Lo sai, sono stato "negativo" dalla nascita, nonostante i tuoi insegnamenti, e adesso mi confesso con la speranza di esorcizzare il sonno perché ti sogno spesso. Ma non ti fai mai vedere, vedo tutti i nostri cari, a volte ci parlo pure, ma tu non ti fai vedere! Quale il motivo? Quali sono i tuoi rancori verso me? L’altra notte ti ho sognato, un sogno che ho vissuto nella realtà. Ti ricordi, riuscisti ad intrufolarti dove era permesso solo ai miei simili. Riuscisti a sentire il nostro motto (rincorrere i nemici e abbatterli...). Mi guardasti, ti scesero le lacrime e te ne andasti. Perché l’altra notte non ti sei fatto vedere? Ho scavato dentro me, per capire il perché non ti fai vedere, ma non ho trovato niente per giustificare il tuo comportamento. Aiutami, ti prego, è indispensabile in questa fase della mia vita; è importante avere il tuo consenso; tu sai che è nella mia indole mandare alla malora chi non è d’accordo con me. Sarei capace di mandare alla malora anche Dio, ma sia tu che lui, attualmente, mi servite! Ho bisogno di te e di lui, mi servono le vostre benedizioni, i vostri perdoni, perché mi trovo su un sentiero a me sconosciuto, quello "positivo". Se la partenza sarà handicappata, l’arrivo non ci sarà! Ti ricordi quando ti dissi che non riuscivo più a piangere? Questa cosa mi faceva male. Avevo bisogno di sfogarmi, ma tu prendesti questa cosa ancora come una malattia. Ricorderò sempre il medico che mi portasti a casa. Questo è il motivo principale del mio messaggio... Pà! Sta cambiando qualcosa dentro di me e sono sicuro che fra non molto ci riuscirò. Credimi le prime lacrime le dedicherò a te, perché tu, solo tu, sarai l’artefice di questo miracolo! Ciao, ti vorrò sempre più bene!
Post n°253 pubblicato il 03 Gennaio 2013 da cavallo140
Tag: Massimo Ragnedda A distanza di un anno ancora mi sorprendo: Monti fu nominato senatore a vita, quando personaggi del calibro di Rubbia, Monicelli, Enzo Biagi (persone che hanno dato dignità e lustro all’Italia) non hanno mai avuto questo onore. Eppure Monti, nonostante sia un personaggio misero, viene presentato come un uomo di spessore e ricco di successi. Allora, accademicamente parlando non ha titoli (basti vedere il suo curriculum, le sue pubblicazioni e citazioni: ha sempre ricoperto cariche istituzionali e non da studioso), ha gestito diverse aziende ed alcune hanno fatto flop. Monti è stato il principale collaboratore di Cirino Pomicino, fra il 1989 e il 1992, quando era ministro del Bilancio del governo di Giulio Andreotti, proprio mentre il debito pubblico schizzava alle stelle e ancora oggi ne paghiamo le conseguenze. E da quando Monti è al governo del Paese, nonostante i tagli e le nuove tasse, il debito pubblico italiano è aumentato di 100 miliardi circa, eppure viene presentato come un successo.
Monti, si sa, è vicino alle banche, ai poteri forti, alla massoneria internazionale, ma questo non è sufficiente per nominarlo prima senatore a vita e poi premier, e farne un eroe nazionale. Anzi. Lui ha affossato l’Italia, tagliando le pensioni, aumentando le tasse, tagliando i diritti dei lavoratori, tagliando i fondi alle scuole e alle Università pubbliche, continuando a finanziare quell’opera inutile, dannosa e costosa quale è la TAV, continuando ad acquistare aerei da guerra, non intaccando i privilegi delle varie caste, regalando denaro pubblico alle banche e iniziando l’opera di privatizzazione che colpirà il ceto medio basso già a partire dal 2013. Eppure, dopo un anno di governo e di frustate, a una parte degli italiani (in realtà molto più piccola di quanto una parte dei media ci vuole far credere) piace. E giuro che, razionalmente parlando, non riesco a capirne i perché.
È a voi che mi rivolgo: fermatevi un secondo e ragionate: cosa ha fatto per voi? A parte la retorica mediatica che lo dipinge come il messia che ci ha salvato (unica cosa buona è che ha sostituito per un po’ B. e si sa che dopo i nani tutti sembrano giganti), ma cosa ha fatto per noi comuni cittadini? Parlate con il vostro sindaco e vi dirà che a causa dei tagli di Monti il vostro comune rischia di fallire o comunque si vede costretto a ridurre i servizi concessi ai cittadini; fate benzina e la troverete più cara; in questi giorni state pagando quella odiosa tassa chiamata Imu, mentre per i più ricchi non è stata pensata nessuna tassa aggiuntiva; mandate i vostri figli a scuola e la troverete più povera (a meno che non frequentino le scuole private-cattoliche finanziate con i soldi pubblici); parlate con il vostro rettore e vi dirà che a causa dei tagli alle Università pubbliche iniziati con il governo Berlusconi e proseguiti con Monti, il prossimo anno la vostra Università rischia la chiusura.
Parlate con i lavoratori e vi diranno che si sentono più insicuri poiché lo statuto dei lavoratori è stato toccato; parlate con i precari e capirete che sono al limite della sopportazione perché si sentono umiliati e costretti ad accettare contratti al limite della schiavitù; parlate con i disoccupati e capirete che hanno perso ogni speranza. Parlate con i piccoli commercianti e vi diranno che stanno morendo a causa delle tasse e della persecuzione del fisco; parlate con gli artigiani e vi diranno che stanno per chiudere i battenti perché lo stato tratta loro come criminali invece di aiutarli. Parlate con i pensionati e vi diranno che si sentono più poveri; parlate con le famiglie e vi diranno che non ce la fanno ad arrivare alla fine del mese. Parlate con i malati di SLA e di altre gravi malattie e vi diranno che si sentono abbandonati e traditi dallo Stato.
Poi parlate con la casta politica e capirete che i loro privilegi non sono stati neanche lontanamente sfiorati. Parlate con chi ha pensioni d’oro (un Amato qualsiasi che prende più di 1000 euro al giorno, sì proprio più di mille euro al giorno) e vi parlerà di quanto bravo e capace sia Monti. Parlate con i corrotti che possono ancora sedere in parlamento e legiferare per noi, e scorgerete in loro un sorriso beffardo. Parlate con i banchieri (sempre che ne conosciate qualcuno) e capirete quanto amino il professore. Parlate con gli affaristi che ruotano intorno alla TAV e capirete quanto e perché sostengono Monti. Parlate con i venditori di armi (sempre che ne conosciate qualcuno) e vi diranno che Monti ha fatto bene e ha salvato l’Italia.
Ora fermativi un secondo e provate a ragionare su un punto molto, ma molto semplice: se Monti piace al 10% ricco e privilegiato del paese, un motivo ci dovrà pur essere. Quel motivo è e può essere uno solo: il senatore a vita Monti fa gli interessi dei privilegiati e non i vostri. Fermatevi e ragionate senza pregiudizi su questo punto e capirete che Monti non è il salvatore della patria, anzi la patria la sta vendendo alle Multinazionali e alle banche d’affari e il salasso lo paghiamo noi, comuni mortali.
Post n°252 pubblicato il 01 Gennaio 2013 da cavallo140
Tag: AUGURI BUON ANNO Barbone per scelta. Una cosa che m'è sempre frullata nella testa fin da piccolo, è fare il barbone. Ma non il barbone che vive alla stazione, con la birra in mano acquistata coi pochi spiccioli rimediati, che cena alla caritas e che ti chiede se hai una sigaretta. ’Gesù, nato povero, tra i poveri’, ha dato prova di una profonda sensibilità di fronte ad un fenomeno che aumenta di giorno in giorno, quello della povertà, non solo materiale, ma anche e soprattutto spirituale. È negli occhi dei poveri che incontriamo davanti al supermercato , sui gradini delle chiese, nelle file della Caritas che noi dovremmo vedere te e commuoverci ancora, sorridere e tendere la mano, anche se non è più Natale. Ma, continuando a riflettere, pensavo che povero non è solo chi non ha una casa, soldi per comprare da mangiare e si veste solo di stracci. Povero è anche chi vive in una casa sfarzosa, chi può mangiare e possedere ciò che desidera, ma ha il cuore duro ed è chiuso in se stesso”.
Non ti auguro un dono qualsiasi, Ti auguro soltanto quello che i più non hanno. Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere; se lo impiegherai bene, potrai ricavarne qualcosa. Ti auguro tempo, per il tuo Fare e il tuo Pensare, non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri. Ti auguro tempo, non per affrettarti e correre, ma tempo per essere contento. Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo, ti auguro tempo perchè te ne resti: tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guardarlo sull'orologio. Ti auguro tempo per toccare le stelle e tempo per crescere, per maturare. Ti auguro tempo, per sperare nuovamente e per amare. Non ha più senso rimandare. Ti auguro tempo per trovare te stesso, per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono. Ti auguro tempo anche per perdonare. Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.
Post n°251 pubblicato il 12 Dicembre 2012 da cavallo140
Il 13 dicembre è Santa Lucia e sulle mense di tutta la Sicilia non mancherà un assaggio di cuccìa, in molte parti addirittura è l’unico alimento permesso dalla tradizione. C’è chi la mangerà semplice con un goccio d’olio o accompagnata da legumi o verdure e chi la gusterà come dessert mescolata con crema di ricotta o crema al cioccolata, in qualunque modo si faccia è un tributo alle nostre radici e alla nostra cultura. La sua origine se la contendono niente di meno che Palermo e Siracusa, ma per entrambe le città è un miracolo di Santa Lucia che, invocata durante una brutta carestia nell’anno domini 1624, quando ormai la popolazione era stremata dalla fame, fece arrivare una nave carica di frumento. La fame era tale che la gente mise a cuocere il grano direttamente per non aspettare oltre. E da allora si continua a consumare come un ex voto per ringraziare la Santa nel giorno della sua festa.
Post n°250 pubblicato il 11 Novembre 2012 da cavallo140
Tag: Massimo Ragnedda Da tempo osservo cosa accade in Italia e mi chiedo: per conto di chi governa Mario Monti? Nel nome della spending review il governo Monti si accinge a tagliare altri 7400 posti letto. Quello che rimane del sistema sanitario nazionale viene smantellato, giorno dopo giorno, dal governo reazionaio e ultraliberista di Mario Monti, grazie alla complicità dei tre partiti di maggioranza: PD-UDC-PDL (poi uno si chiede il perché del successo del Movimente Cinque Stelle: chissà perché?). Mi chiedo, se proprio si vogliono reperire fondi, perché il premier nominato Mario Monti non faccia un accordo, come ha fatto il governo di centro destra tedesco, con la Svizzera per un prelievo forzoso dei capitali anonimi italiani (non quelli legalmente depositati, ma quelli anonimi fuggiti al fisco italiano) presenti nelle banche Svizzere. Basterebbe una tassa del 30% (sempre meno di quanto pagano gli italiani che onestamente pagano le tasse in Italia) per avere un gettito di 35/40 miliardi di euro. Caro Professore, perché non tassa quei capitali? Sono soldi che ci spettano e che stanno fuggendo al fisco italiano. Avete tagliato 300 milioni di euro per l’assistenza sanitaria ai malati gravi perché bisogna reperire fondi e là in Svizzera, oltre le Alpi, ci sono, pronti ad essere prelevati, ben 35/40 miliardi di euro (mica spiccioli): perché non prelevarli e restituirli agli italiani e magari, grazie a questo, abbassare le tasse che i cittadini e i piccoli imprenditori e commercianti da sempre pagano? Perché no? Si è fatto un giro nel paese? Ha parlato con i piccoli imprenditori e commercianti (l’ossatura economica di questo paese) per capire che stanno muorendo per colpa di una politica reazionaria e ottusa? Riesce a parlare, oltre con i CdA della banche, i membri del gruppo Bildeberg, i membri della Commissione Trilatera e i CdA della Goldman Sachs, anche con i piccoli commercianti e gli imprenditori? Lo so che Lei è al governo per tutelare gli interessi delle banche e dall’alta finanza internazionale e che non è stato votato dai piccoli imprenditori, dai piccoli commercianti, dai dipendenti e dagli operai. Lo so bene, caro Monti, ma dovrebbe anche provare a tutelare anche gli interessi del 99% degli italiani, visto che governa in nome e per conto degli italiani. Non crede? E poi, mi permetto di chiederle, cosa sta aspettando a tassare, come ci chiede l’Unione Europea, gli immobili adibiti ad uso commerciale della Chiesa? si guadagnerebbe qualche altro miliardo di euro e si eviterebbe di pagare una multa all’EU. Come ben sa, infatti, l’Europa ci chiede di emanare, entro il 31 dicembre 2012, i decreti attuativi che impongono il pagamento dell’Imu per i locali a uso commerciale della Chiesa. Perché oltre a non incassare i soldi dobbiamo anche pagare la multa? Perché questa duplice ingiustizia? E poi, cosa sta aspettando a tagliare l’acquisto di qualche aereo da guerra f35 (in tutto ci costano 20 miliardi di euro) e destinare quei soldi alla scuola, all’Università, alla ricerca e alla creazione di nuova occupazione e nuove imprese? Cosa sta aspettando a tagliare le pensioni d’oro (persone come Amato, solo un esempio, prendono più di 1000 euro al giorno) cosa che frutterebbe all’Italia circa 7 miliardi di euro? Cosa aspetta? Quei soldi sono degli onesti cittadini di questo stato, che si sentono traditi e abbandonati e che in Lei avevano rimesso fiducia. Commercianti costretti a chiudere bottega perché le tasse superano abbondantemente il 50% e lei non muove un dito contro le pensioni d’oro? Perché, di chi ha paura? Quei soldi sono i nostri e se governa in nome e per conto degli italiani, come ha giurato di fare, quei soldi ce li deve restituire. Deve (è un dovere), non può (una possibilità). Ribadisco: deve! Perlomeno se governa per conto degli italiani. Le chiedo cosa stia aspettando a tagliare i super stipendi di manager pubblici (mettendo una soglia massima di 300 mila euro annui, che non è pochissimo, ma ben 25mila euro al mese, più o meno quanto prende il presidente degli Stati Uniti che mi pare abbia qualche responsabilità in più di un manager di un’azienda pubblica italiana) facendoci risparmiare qualche altro miliardo di euro. Che aspetta? Cosa aspetta a tassare i grandi patrimoni piuttosto di spremere i poveri Parliamoci chiaro, da quando è stato nominato (senza elezioni) al governo del paese, cosa ha fatto nell’interesse dell’Italia? Cosa? Cosa ha fatto oltre ad aver regalato 2miliardi di euro al Monte Paschi di Siena e qualche miliardo di euro alla Morgan Stanley (soldi che dovevamo, ma quanti soldi lo stato deve ai piccoli imprenditori e sinora non ha versato? Perché non pagare prima i debiti con gli onesti cittadini italiani, prima di saldare un debito con una banca d’affari, dove Parliamoci chiaro e senza retorica: cosa sta facendo, da quando è al governo, oltre ad aver tolto i fondi per i malati gravi, aver insistito con l’inutilità della TAV e aver addirittura riesumato il ponte sullo stretto di Messina? I meno attenti diranno, sì ma ha messo a posto i conti dello stato. Di quali conti stiamo parlando? Il debito pubblico, dati alla mano, è aumentato da quando Monti è al governo, lo spread (qualsiasi cosa voglia dire) è sempre lì, gli italiani sono più poveri di prima, molte piccole e medie aziende sono fallite e l’Italia è in recessione. La legge anticorruzione che, forse, dopo un anno forse sarà approvata è semplicemente ridicola e corruttori, corrotti e chi ha truffato la pubblica amministrazione potrà continuare a sedere nei banchi del parlamento e fare le leggi in nome e per conto degli italiani. La corruzione, le ricordo, ci costa, secondo i dati della corte dei conti, ben 60 miliardi di euro l’anno. A fine anno arriverà un’altra mazzata per le famiglie italiane. Chi esalta Monti dice: sì ma ora all’estero ci rispettano? Di chi stiamo parlando quando parliamo di “estero”? Delle banche estere? Sì è vero, ora rispettano Monti, non gli italiani, perché ha un interlocutore privilegiato. È vero, ci rispetta la Troika, quella che ora affama la Grecia e che impone misure liberticide. Ci rispettano i consigli di amministrazione delle grosse multinazionali pronte a comprarsi i beni dello
Post n°249 pubblicato il 12 Ottobre 2012 da cavallo140
Tag: che bello.... Lettera d'amore di altri tempi...
( testo integrale della lettera)
Una lettera ritrovata per caso, nella soffitta di una casa di campagna in seguito ad una sua ristrutturazione, in una scatola di scarpe avvolta da polvere e ragnatele, assieme a vecchie foto, immagini sacre, cartoline, un vecchio porta spiccioli, una piccola tabacchiera in legno, di cui è dubbia l'appartenenza.
Post n°248 pubblicato il 10 Ottobre 2012 da cavallo140
La speranza è morta? La Sicilia è tuttora lo specchio di un Italia corrotta e disonesta, eredità lasciataci da chi ha snaturato le istituzioni, trasformandole in luoghi di privilegi, regalie e vantaggi personali; da chi ha fatto del nostro voto un bancomat ed un pretesto per le arrampicate sociali; da chi ha rubato risorse da destinare al lavoro dei giovani. Sono stati la caricatura dellla politica; referenti di clientele e dispensatori di pubblica disperazione, capaci di cancellare l'ideale del bene comune e di annullare speranza e futuro. Anche io come voi, provo indegnazione e nausea difronte a questa politica obesa, ingorda e spendacciona, eredità di chi ha avuto modo e tempo per dare risposte. Mi scusi Presidente
Post n°247 pubblicato il 25 Luglio 2012 da cavallo140
Tag: Questa è la vita... Avere cinquant'anni .... Mica facile avere cinquant’anni Le visioni dell’uomo cambiano prospettiva: prima dopo aver fatto l’amore con la propria compagna si diceva:”Cara, ti è piaciuto?” oggi:”Hai visto? Ce l’ho fatta anche stavolta!” Mica facile avere cinquant’anni La colpa è vostra e solo vostra care donne e dovete evolvervi, adattarvi al progresso. Perché la divisione dell’età dell’uomo risale a quando la vita media era di 60 anni e l’adolescenza finiva con la maggiore età. Oggi, con i progressi nel campo della medicina, l’adolescenza comincia a 18 anni per finire intorno ai 45; quindi un uomo di 50 anni è un giovane adulto che si è appena affacciato all’età matura. Con tutte le conseguenze del caso. Le prime avvisaglie si hanno una mattina. Ci mettiamo di profilo di fronte allo specchio:”Che ne dici? Ti sembro grasso?” La tua compagna ti guarda con i suoi occhi dolci che paiono dire:”Ma noooooooooooo” ed in realtà pensa ”Rispetto ad un ippopotamo bolso assolutamente no”, ma visto che ci vuole bene tace. Dopo c’è la fase “apnea”: tratteniamo il respiro ed iniziamo a tirare in dentro la pancia e l’unico risultato e quello di diventare completamente cianotici. Lei ci guarda ed ha un inizio di nausea. Infine l’apoteosi finale: di fronte allo specchio, proviamo a tendere i quattro addominali che ti rimangono. Lei ti guarda e pensa a quando avevamo trent’anni ed al nostro ventre a tartaruga mentre ora vede una pancia a medusa e fugge in cucina per non vomitare. Ci vestiamo e ci presentiamo a lei in ordine perfetto, magari in giacca e cravatta:”Come sto?” e lei esasperata da tale infame spettacolo ci colpisce con una mazzata che ucciderebbe un rinoceronte imbizzarrito:”Da vestito fai ancora la tua figura!” Da lì si innesca un spirale senza fine di manie. Una scena tipica potrebbe essere quella in cui lui, il cinquantenne, si toglie la camicia e lei urla:”Ahhhhhhhhh, hai una bestia enorme sulla spalla” e lui risponde:”Ma dai, è solo un tatuaggio”. Un tatuaggio?! A cinquantanni un tatuaggio? Una volta lo facevano uomini rudi con passati burrascosi al limite della legalità oggi anche il più mite impiegato del catasto ce l’ha. Ma mica disegni da duri: pugnali, spade, ancore, sirene con le tette di fuori, no, un delfino sulla schiena, un panda sulla spalla, attenzione alla farfallina sull’inguine perché a 70 anni, con il rilassarsi dei tessuti, potrebbe diventare un condor. Credo però che i più istoriati siano istigati dalle loro compagne con il pensiero:”Se quando facciamo l’amore mi annoio almeno ho qualcosa da leggere!” Tra i più gettonati ci sono gli ideogrammi giapponesi che non sai mai cosa vogliono dire. E così ti decidi. Vai dal tatuatore, ti avvicini con fare circospetto come quando a 15 anni compravi di nascosto i giornalini porno e ti trovi davanti una ragazzina appena maggiorenne e dici: “Vorrei farmi un tatuaggio” (bisbigliando) “Eh?” “Vorrei farmi un tatuaggio” (come sopra) “Un tatuaggio?” “Sì” “C’è uno che vuole un tatuaggio, hai tempo?” (urlando e rivolgendosi al retro) “E’ maggiorenne?” (Squadrando) “Almeno due volte e mezza” Tu incassi, ma resisti ormai deciso. Entri e ti mettono di fronte ai disegni. Sembri un bimbo in una fabbrica di cioccolato. “Bello questo, cosa vuol dire?” “Uomo forte e sincero. Costa 300 euro” “E questo?” Il bastardo che ha capito tutto:”Virilità e saggezza, costa 500 euro” In preda all’eccitazione continui:”E quest’altro’” “Intelligenza, forza interiore e fortuna. 800 euro” Ti fai convincere e dopo due ore te ne vai soddisfatto con quattro strisce nere da 800 euro sul braccio che in realtà significano uomo anzianotto e un po’ rincoglionito. Una volta i cinquantenni si facevano la barba con il taglierino e dopo si cospargevano faccia e tagli con l’Acqua Velva che sapeva di disinfettante, oggi usiamo le cremine. Tutto nasce perché una conoscente della nostra compagna alla domanda.”Quanti anni mi dai?” risponde tranquillamente:”Cinquantuno”, quando invece ne avete 50 e di solito ve ne attribuiscono 45.
Da quel giorno smettiamo di chiedere una stima della nostra età e cominciamo ad esaminarci il viso scoprendovi crepacci e canyon fino ad allora sconosciuti Fino a quando arrivate da lei: - Scusa, non ti sembra che abbia la pelle secca? - Certo, da almeno 25 anni, da quando ti conosco - Dovrei fare qualcosa, Lei ti guarda dolcissima, non dice nulla, ma pensa:”Un viaggio a Lourdes dovrebbe bastare” - Tu cosa fai per le tue rughe intorno agli occhi? Lei vi fulmina con lo sguardo: - Le “mie” rughe intorno agli occhi, io non ho rughe intorno agli occhi. Comunque ci sarebbe Adieu rides, addio rughe, tonifica, rigonfia, idrata. Il giorno dopo entriamo circospetti come quando siamo andati nel negozio dei tatuaggi e ci troviamo di fronte ad una commessa diciottenne, estriamo di tasca un biglietto e fingendo di leggere: - Dunque mia moglie ha detto Adieu rides… - Certo è un’ottima crema, è per le sue rughe vero? - Come? Ho detto che è per mia moglie - Certo, ma la usa anche lei, lì intorno alle labbra, ed anche nel collo e quelle all’attaccature delle orecchie Noi siamo entrati semplici cinquantenni in crisi e in tre minuti ci siamo trasformati in Tutankamen La commessa capisce, ci appoggia in mano la confezione piccola e sentenzia: - Bene sono duecentocinquanta euro. In trance paghiamo ed usciamo. Alla sera a cena ci presentiamo paonazzi. Lei vi dice:- Ti sei bruciato? - Adieu rides… - Ti sei dato 250 euro di crema in viso? Sei pazzo questa crema va data leggermente altrimenti fa l’effetto contrario. Cosa ti aspetti un miracolo? - Non mi tolgo 250 euro di crema dalla faccia dopo solo 5 minuti che l’ho messa. La mattina dopo la faccia sembra un giornale spiegazzato e non ci rimane che trascinarci in ginocchio dalla nostra compagna:” Ti prego dammi una crema contro le rughe”. Ma non basta ci facciamo tingere i capelli, almeno chi li ha ancora. Andiamo dalla parrucchiera come se andassimo ad una cospirazione, proprio come quando siamo andati per i tatuaggi ed in profumeria, alle 7 di un sabato mattina perché ci vergogniamo a farci vedere dalle altre signore. Tutto sembra filare liscio e nessuna delle persone presenti si accorgerebbe di nulla se uscendo una commessa non gridasse:”Il ragioniere paga la tinta, la messa in piega e le meches.” Questa mania inizia a scemare quando in ufficio un’impiegata per farsi ben volere ci dice:”Ragioniere si è fatto la tinta?, Lo sa, non si vede per niente” per poi crollare quando una sera ad una festa una giovane signora piacente continua a guardarci, noi ci sentiamo particolarmente in forma, ci avviciniamo e diciamo:”Sentiamo, quanti anni mi dà?” e lei, che vuole assolutamente piacervi e fa la gattina risponde “Guardi, magari ne avrà di più, ma non ne dimostra più di 53!” Il cinquantenne spesso è affetto da una malattia nota come la sindrome di Highlander che porta decine di migliaia di uomini di mezza età a mettere a rischio la propria salute in nome di un unico, ignobile scopo: la partita di calcetto. Finora del boom del calcio a 5 o a 7 si sono occupati solo ortopedici o traumatologi definendolo lo sport più pericoloso del mondo; oggi dovrebbe interessare anche gli psicologi perché è assolutamente inspiegabile il motivo per cui questa moltitudine di cinquantenni metta in gioco affetti familiari ed amicizie consolidate. Senza considerare il problema che dal punto di vista soggettivo ciascuno si ritiene un eccellente calciatore a dispetto delle sciatiche, dei girovita da lottatori di sumo e dei piedi a banana (per stoppare la palla al posto del piede dovremmo avere una forchetta) Un altro problema è che non c'è l'arbitro, ovviamente. Tutto è affidato al fair play dei singoli. Fair play, parola dal significato sconosciuto. “Fallo!”. “Ma che cazzo dici? Era palla piena”. “Ferma! Ferma! Era fallo... Ma siete proprio stronzi!”, “Sei un figlio di puttana! “,” Ma sono tuo fratello”,”Non metterla sul sentimentale adesso” E così via, un’ora di turpiloqui, minacce, ritorsioni. I sorrisi tornano solo nel dopopartita quando ci trascina zoppicando in pizzeria. E lì di fronte a birre medie e quattro stagioni gli animi si placano per culminare nelle risate al momento del limoncello. Di nuovo tutti amici, di nuovo tutti adulti. Macché. A tarda notte, infilandoci nel letto, c'è l'ultima, più privata confessione alla propria compagna:”Sai, stasera sono stato il migliore in campo”. Mica facile avere cinquant’anni ma ricordiamoci che per essere giovanili, bisogna prima invecchiare.
Post n°246 pubblicato il 23 Luglio 2012 da cavallo140
Tag: Coraggio ... Emanuela Loi, la donna di scorta Paolo Borsellino fu ucciso dalla mafia il 19 luglio 1992: fra gli agenti che persero la vita con lui c'era anche Emanuela Loi, la prima donna assegnata alla protezione di un obiettivo a rischio. Quanto siamo lontani dalle stragi di mafia tutti noi, vero? Quanto siamo estranei alle auto accartocciate dal tritolo, ai corpi dilaniati, alle pozze scure sui marciapiedi, ai servitori dello Stato riversi sul volante delle loro auto. Guardiamo quelle immagini come attraverso un binocolo al contrario e a questa distanza vogliamo pervicacemente arrestarci, non tanto perché siano insopportabili, e Dio sa se lo sono, ma perché sono impossibili da capire. Impossibili. Impossibili da comprendere come anche la cosa che chiamano "trattativa Stato-mafia", che ogni tanto riaffiora, come oggi, da vent'anni, esalando miasmi così osceni che nessuno, dopo un po', vuole più sentirne parlare. Il pensiero che qualche legislatore o rappresentante delle istituzioni italiani abbiano potuto - possano? - scendere a patti o anche soltanto aprire un canale di comunicazione con la mafia è impossibile da capire. Chi c'era riuscito, a capire, chi aveva trovato il coraggio, di capire, la mafia l'ha eliminato, perché è noto che la mafia più di tutto teme una cosa: che si conosca il suo modus operandi, che si comprenda quello che è. Vent'anni fa, il 19 luglio 1992, cosa nostra eliminò il giudice Paolo Borsellino, che saltò in aria con la sua scorta in via D'Amelio a Palermo, 58 giorni dopo l'assassinio di un collega che come lui e pochi altri aveva capito molto dell'organizzazione, Giovanni Falcone. Erano gli ultimi due morti eccellenti di una sequenza choc che nel quindicennio precedente aveva lasciato sulla strada - muoiono tutti sulla strada, i servitori dello Stato, avete notato? - Cesare Terranova e Peppino Impastato (1978), Piersanti Mattarella (1980), Pio La Torre e Carlo Alberto Dalla Chiesa (1982), Rocco Chinnici (1983) e Giuseppe Fava (1984), Giuseppe Montana e Ninni Cassarà (1985), Giuseppe Insalaco (1988) e Antonino Scopelliti (1991), per ricordare soltanto alcune delle vittime più note. Fra i nomi meno conosciuti ci sono quelli degli uomini di scorta uccisi insieme agli altri a cui facevano da scudo per mestiere. E anche delle donne. Della donna, anzi. Perché c'era stata soltanto una donna che fino a quel momento aveva fatto parte della scorta di un obiettivo a rischio: si chiamava Emanuela Loi e il 19 luglio 1992 saltò in aria insieme ai colleghi che proteggevano Paolo Borsellino. Erano il capo scorta Agostino Catalano di 43 anni, vedovo con due figlie; Walter Eddie Cosina, 30 anni, sposato con Monica; Vincenzo Li Muli, 22 anni, il più giovane della pattuglia; Claudio Traina, 26 anni. Emanuela era di Sestu, un paese dell'entroterra cagliaritano. Aveva preso un diploma per insegnare alle elementari e mentre aspettava un'assegnazione tentò l'esame per entrare in Polizia insieme alla sorella Claudia. Claudia, che aveva sempre sognato di diventare un'agente, non fu ammessa. Emanuela, appassionata di bambini, sì. Due anni dopo fu trasferita a Palermo, dove decise di entrare nell'ufficio Scorte. Superò il corso di addestramento alla protezione di obiettivi a rischio a pieni voti, e il suo primo incarico fu Borsellino. Morì a 25 anni, pochi giorni prima del suo matrimonio. Antonino Caponnetto, l'ideatore di quel pool antimafia in cui aveva inserito prima Falcone e poi Borsellino e che aveva cambiato per sempre la lotta a cosa nostra, quel 19 luglio a un giornalista riuscì soltanto a dire: «È finito tutto». Il sorriso di Emanuela, invece, ancora oggi sembra lanciarci un messaggio diverso, un messaggio «In questo nostro splendido mondo ogni cosa è possibile». Forse anche trovare il coraggio. Forse addirittura capire
Post n°245 pubblicato il 29 Giugno 2012 da cavallo140
Tag: Massimo Ragnedda
Il lavoro non è un diritto Il ministro Fornero, in una intervista rilasciata al Wall Street Journal, ha dichiarato che il lavoro non è un diritto. “We’re trying to protect individuals not their jobs. People’s attitudes have to change. Work isn’t a right; it has to be earned, including through sacrifice.”. Traduzione: “L’atteggiamento delle persone deve cambiare: il lavoro non è un diritto ma va guadagnato, anche con il sacrificio”. Ergo: il lavoro non è un diritto. Vorrei ricordare alla Professoressa Fornero che la Repubblica Italiana è una Repubblica fondata sul lavoro. Lo dice la Costituzione sulla quale lei ha giurato. Lo dice la Costituzione che tutto il mondo ci invidia. Lo dice la Costituzione italiana già all’articolo 1, e lo ribadisce in maniera ancora più chiara ed inequivocabile all’articolo 4.
Caro Ministro le rinfresco la memoria e glielo ricordo io l’articolo 4 della Costituzione italiana perché, mi permetto di farle notare, o non riconosce la costituzione sulla quale ha giurato o ha giurato su un qualcosa che non conosce e francamente non so cosa sia più grave e imbarazzante. Comunque l’articolo 4 recita così: “La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendano effettivo questo diritto”. Vorrei tanto che si ripassasse a casa questo articolo: è un compitino semplice, due righe, non di più. Non è un’operazione complessa come quella di contare il numero degli esodati e mi auguro, come cittadino della Repubblica Italiana, che oltre a ricordarlo Lei, in qualità di Ministro della Repubblica Italiana, si impegni a rispettarlo e tutelarlo. Le ricordo che anche se Lei è un ministro tecnico e anche se non è stata eletta dai cittadini Lei ha il dovere di rispettare la Costituzione, compreso l’articolo 4.
Scusi il mio tono ma sono veramente irritato: dopo anni di battaglia contro il governo Berlusconi che voleva modificare la nostra Costituzione, ora Lei, senza colpo ferire, attacca in maniera così brutale uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione. La differenza, ed è questa la cosa che più mi irrita, è che durante il ventennio berlusconiano l’opposizione e una parte della stampa (penso in particolar modo al gruppo De Benedetti) era fortemente critica nei confronti di Berlusconi, mentre ora su di Lei e sul primo ministro c’è un atteggiamento prono da parte dei partiti e dei media. Penso in particolar modo al PD, nato dalle ceneri di una parte del partito dei lavoratori e che ha fatto del diritto al lavoro una battaglia sacrosanta, che ha impegnato anima e corpo nel difendere ed ampliare i diritti dei lavoratori, ora subisce in silenzio, senza alzare la testa, senza reagire, senza, mi si perdoni, dignità.
Mi rivolgo all’Onorevole Bersani: come potete tollerare che un ministro possa sostenere, nelle parole e nei fatti, una cosa che uccide la vostra storia e dignità? Come? Come potete nascondere la testa sotto la sabbia di fronte a questo gravissimo attacco all’articolo 4 della nostra Costituzione? Come potete sostenere un governo che attacca la Costituzione e infanga la vostra storia? Chissà, forse siete troppo presi dalle strategie di corridoio, dalle formule astratte e algide, dal fare alleanze con Casini che per 15 anni ha sostenuto Berlusconi e tutte le sue politiche liberticide e leggi ad personam, per non accorgervi che questo governo sta distruggendo la vostra storia e la vostra credibilità. Non posso credere che di fronte a questa ennesima sortita il PD subisca, ancora una volta, in silenzio, senza far sentire la propria voce, la propria storia e la propria dignità.
E al Presidente della Repubblica, garante della Costituzione, chiedo: Signor Presidente Lei non si sente in dovere di intervenire?
Post n°244 pubblicato il 17 Giugno 2012 da cavallo140
Tag: Esiste..... Esiste la vera Passione Passione: il sentire dell'animo nella sua massima estensione, il sentimento più completo e più complesso, l'energia dirompente che sviluppa in chi la prova - qualità sconosciute a lui stesso. Ma non tutti la incontrano nella loro vita: ci sono persone che nemmeno immaginano che cosa sia la passione e vivranno per sempre senza saperlo... ". E’curioso constatare come anche le cose di tutti i giorni prendano un altro colore: il mare lo vedi diverso, un cielo stellato lo vedi diverso, un libro letto più volte ora lo vedi diverso! E non è un modo di dire, succede davvero! E’ un patrimonio che dovremmo passare ai nostri figli: invece di volerli "bravi" in riferimento alla società (cioè che "diventino qualcuno e guadagnino bene"), avviamoli a essere se stessi. Solo così se incontreranno la passione non ne avranno paura e, anche a 60 anni, partiranno per una missione in Africa o scriveranno un libro. Invece i più rinunciano...
Post n°243 pubblicato il 02 Giugno 2012 da cavallo140
LA FAMIGLIA IN DIFFICOLTA' La realtà ai giorni nostri è davvero crudele. Il mondo da qualche anno a questa parte ,si è ritrovato in una crisi che è andata ad incidere sulla vita di ognuno di noi. Ma io non parlo di crisi solo economica, ma anche di una di tipo interiore. Con il passare degli anni , abbiamo... lasciato alle nostre spalle dei valori fondamentali, che riuscivano a rendere tutto ciò che ci circondava speciale. La società moderna impone cliché di vita differenti dagli anni a dietro, propone tecnologie in grado di modificare il cosmo stesso. I valori vengono trascurati, non si pensa più all'essere, ma all'estetismo. Nessuno bada ai valori del mondo. Tutti creano, fuori e dentro la loro mente, un mondo basato sul materialismo, sull'egocentrismo e sull'edonismo esibizionista .Valori come il rispetto della natura ,il saperla osservare e riflettere sul quanto era importante, portava la gente a sognare e liberare la testa da tutti i pensieri. Oggi invece la si sfrutta per ricavarne il massimo e non la si rispetta, basta pensare a tutte queste catastrofi naturali. E poi come non parlare delle nostre tradizioni, le ricorrenze di ogni paese, i soli momenti che davano divertimento a tutti coloro che erano impegnati ogni giorno a portare avanti un lavoro per dar da mangiare alla propria famiglia. Le amicizie una volta erano vere , ci si poteva fidare , ci si poteva confidare , trovare un appoggio nei momenti difficili della propria vita, mentre oggi è raro trovare un vero amico. Forse nel passato si viveva in modo più disagiato , ma le famiglie erano unite perché povere, ma sicuramente più ricche interiormente. La rovina di tutto secondo me è la televisione, non completamente ,ma in parte, con tutti questi programmi che trasmettono uno stile di vita errato, inducendo i più giovani a seguire dei modelli sbagliati. Pensiamo a tutte queste ragazze che già a 13 anni hanno i loro primi rapporti sessuali, prima era impensabile, addirittura un bacio sembrava una conquista. Anche oggi esistono dei valori , sicuramente diversi a causa della nostra evoluzione, ma sicuramente peggiori di quelli perduti . La domanda è: La soluzione a tutto è tornare indietro?
Post n°242 pubblicato il 16 Maggio 2012 da cavallo140
Tag: Rispettiamola Se la vita ha un senso
Scrive Dostoevskij: «L’uomo è un mistero che deve essere districato e se noi diamo la vita per questo fine, potremo dire di non averla sperperata; io mi voterò a questo mistero, perché voglio essere un uomo». E da queste parole fa emergere tutta l’inquietudine di chi, svegliandosi dall’ipnosi di un quotidiano trito e abitudinario, scopre la vita. La vita, sì, ciò che abbiamo di più prezioso. Un mistero affascinante da abbracciare mentre si dispiega dinanzi a noi in tutta la sua complessità: gioie e dolori, speranze e delusioni, successi e perdite; un intreccio che tuttavia non può e non deve essere districato; deve invece rimanere tale per essere chiamato ancora vita ed essere gustato, respirato, contemplato in tutta la sua bellezza. È infatti il chiaroscuro che definendo luci ed ombre dà risalto all’immagine di un dipinto ed ha il potere di trasformarlo in un’opera d’arte. No, la vita non è tanto un enigma da districare quanto piuttosto un mistero da significare. Perché è proprio di significati e di senso che ci nutriamo. E definiamo insensato, malato di mente, pazzo chi compie azioni senza un perché, senza uno scopo, senza un senso. La nostra vita nell’ipnosi quotidiana passa giorno dopo giorno, anno dopo anno. Nella norma tutto ha il suo posto e il suo ordine, tutto ha il suo perché. Ma ecco, il crollo delle torri gemelle, il terremoto in Abruzzo, la malattia, la morte di un tuo caro, un incontro o semplicemente l’inspiegabile senso di vuoto che ti attanaglia dopo l’ennesima serata passata in discoteca e nasce il fatidico interrogativo: ma che senso ha? Quando questa domanda accade, dilagano dirompenti tutti i nostri perché: che senso ha la vita? Esiste davvero la felicità? Perché il dolore di tanti innocenti? Può esistere davvero un Dio? C’è qualcosa oltre la morte? Perché esiste il male? Mille perché a cui però la vita risponde solo a patto che siano state soddisfatte altre domande che lei stessa pone: «Tu chi sei veramente e dove stai andando? Cosa vuoi farne della tua vita? Cosa desideri veramente? Chi e cosa ti può far felice? Per che cosa ti stai sacrificando? Cosa rimane di ciò per cui ti stai impegnando?». Domande chiamate “esistenziali” non solo perché cercano di penetrare il significato profondo dell’esistenza ma perché sono capaci di stravolgerla pur lasciandoti esattamente dove sei. La domanda circa il senso della vita è basilare per ogni essere umano. È ciò che fa la nostra grandezza, che ci distingue da ogni cosa e da ogni essere vivente presente sulla terra: la consapevolezza di esistere e di essere liberi di dare una direzione alla nostra vita. Proprio in nome di questa libertà possiamo o no rispondere ad essa. Tuttavia farlo o non farlo non è la stessa cosa. La differenza è quella che passa tra una vita piena zeppa di significati ed una vita significativa. La prima è costellata di tante giustificazioni ai nostri modi di fare, alle nostre scelte alle nostre attività, ai nostri hobby; motivazioni che permettono di farci sentire a posto e coerenti in quel pezzetto di tempo che viviamo, in quel posto e in quell’ambiente, con quelle persone. Esse tuttavia riducono la vita ad una somma di frammenti di esperienze che difficilmente sono in grado di resistere alla prova del tempo, del sacrificio e della sofferenza. Una vita significativa è invece una vita in cui tutto può lasciare un segno verso quell'unica direzione scelta. È una vita mossa da una grande meta, un valore o una rosa di valori capaci di motivare tutto ciò che siamo e facciamo; un unico senso per cui vale la pena gioire e soffrire, impegnarsi e godere; un criterio ed uno sguardo per vedere noi e il mondo, in base al quale dirigere le nostre scelte. Questa meta ci attrae e ci sostiene perché più grande della nostra stessa vita; è in grado di fornire sempre nuove energie e motivazioni anche nelle situazioni più difficili e sofferte; di indicare la direzione giusta anche quando si smarrisce la via. Nel nostro mondo, che fa della razionalità il suo idolo e della funzionalità l’unico criterio di scelta, che considera la libertà soprattutto come diritto e premessa per una realizzazione personale basata su un falso concetto di dignità dell’uomo, molte sono le possibilità di fuga alla domanda di senso. Si viene quasi ipnotizzati dal moltiplicarsi di bisogni indotti, dalle frenetiche attività che si susseguono l’una all’altra: il lavoro, lo sport, il divertimento, l’impegno in parrocchia, i circoli culturali, la scuola di informatica… Ma quando non c’è un’unica grande motivazione a giustificare questa frenesia, quando ci si sveglia dall’ipnosi a causa della piccola risposta che non regge più alla fatica, alle richieste di chi ci sta intorno o semplicemente al bisogno del momento, ecco insorgere la sensazione di frammentarietà, la delusione, il vuoto, la confusione. E nella società dell’opulenza, dei comfort, dell’esaltazione dell’uomo, della verità, della libertà, dilagano depressione e noia ed il numero di suicidi cresce paurosamente. Dare un senso alla vita permette invece di rispondere al desiderio più vero e profondo che ci abita. Tale meta è capace di farci sentire in una unità di cuore mente volontà; e ci permette di godere anche se non la si raggiunge mai completamente; goderla solo per il fatto che essa è il centro di noi, è la nostra verità e ci sentiamo vivere (non sopravvivere) mentre siamo ancora in cammino verso di lei. Chi decide di rispondere al grande perché della vita scopre che essa e un dono ma anche un compito, una responsabilità e che con essa il senso non ci viene regalato automaticamente. Si tratta invece di un lungo e a volte faticoso cammino, indispensabile se si vuol “vivere e non vivacchiare”.Ci vuole buona volontà, disponibilità, umiltà ma anche competenze e persone capaci di fornire aiuto nella ricerca, in questo percorso di verità.
Post n°241 pubblicato il 11 Maggio 2012 da cavallo140
Tag: Massimo Ragnedda
Il Movimento 5 stelle Ma come si fa a definire antipolitica un movimento, quello di 5 stelle, che porta in piazza migliaia di giovani, che scrive programmi elettorali (condivisibili o meno), che fa banchetti e fa proposte concrete? Come si fa a definire antipolitica migliaia di persone che nel tempo libero si impegnano per un’idea (condivisibile o meno) e un modello di società? Come si fa a definire antipolitica un movimento che propone piste ciclabili, orti urbani, stop alla cementificazione selvaggia, che propone di incentivare l’energia alternativa e che ha nelle sue liste solo incensurati? Certo, Beppe Grillo è un demagogo e non mi sta particolarmente simpatico, ma non è di lui che sto parlando. Qui si parla di migliaia e migliaia di ragazze e ragazzi, docenti, ingegneri, volontari di ONG, di persone comuni che nel tempo libero si impegnano per cambiare la società. Questa è politica: impegno civile, idee da portare avanti, proposte per gestire la cosa pubblica. Poi, ripeto, queste idee possono anche non essere condivisibili, ma sono proposte per gestire la cosa pubblica. Se non piacciono perché irrealizzabili, perché sbagliate, perché inique, bene si entri nel merito, ma non dipingiamo come antipolitica tutto questo fermento e questo impegno civile. Non voto 5 stelle, ma trovo offensivo e irrispettoso per tutti coloro che si impegnano democraticamente per un modello di società, essere definiti “antipolitica”. Per me l’antipolitica è il berlusconismo, la corruzione, il malaffare, le leggi ad personam, la gestione pubblica a scopi privati, le offese alle istituzioni, i contatti con la mafia, la corruzione di parlamentari, la concussione e il malaffare. Per me l’antipolitica è il clientelismo, la P2, la P3 e la P4, i finanziamenti illeciti ai partiti, il dentista pagato con i soldi pubblici, le lauree comprate in Albania o soldi pubblici depositati in Tanzania. Per me l’antipolitica è blindare un parlamento per parlare dei problemi di una persona o un parlamento che ritiene che Ruby sia la nipote di Mubarak, mentre l’Italia sprofonda nella crisi. Per me l’antipolitica è la depenalizzazione del falso in bilancio, l’accorciamento dei tempi di prescrizione, il Lodo Schifani, il Lodo Alfano, la Legge Pecorella, il legittimo impedimento e il definire la magistratura il cancro del paese. Questa è antipolitica, non proporre energie alternative e piste ciclabili. Per me l’antipolitica è il disprezzo delle istituzioni e chi definisce eroe un mafioso ergastolano e non chi pone al centro la questione morale. Per me l’antipolitica è quell’assessore leghista ai Servizi sociali del Comune di Giussano (Monza e Brianza) che propone il Napalm per gli extracomunitari che non pagano l’affitto. Per me l’antipolitica è l’ascesa del partito neonazista in Grecia, il Chrysi Avgi, che ha conquistato l’8% e propone l’espulsione, anche con le armi, degli stranieri. Per me l’antipolitica è il disinteresse da una parte e la violenza dell’altra. È lecito criticare il movimento 5 stelle, così come è lecito definirlo demagogo, populista o utopico: ciò che non trovo giusto è definire tutto questo fermento come antipolitica, perché dove vi è impegno civile vi è politica. Per lo meno quella con la P maiuscola.
Post n°239 pubblicato il 25 Aprile 2012 da cavallo140
E paga il cittadino. Avere un lavoro, fisso e certo, è già ora un privilegio. E sempre di più lo sarà. La crisi occupazionale investirà tutti, chi più e chi meno e tutti saranno coinvolti. Dai lavoratori dipendenti di tutte le categorie, fino ai liberi professionisti di ogni genere e tipo. Forse in qualche misura, Stato permettendo, i lavoratori autonomi, già abituati alla flessibilità, potranno sopravvivere. I segnali ormai sono evidenti. La Germania stessa, mette i paletti obbligandola ad assumersi oneri e doveri nei confronti dei lavoratori dipendenti ivi occupati. Lo Stato tedesco non vuole nè tantomeno è in grado di assorbire l’urto mediatico e sociale di migliaia di operai e impiegati a spasso senza lavoro. Il costo sociale sarebbe altissimo, quello politico e mediatico ancora di più. Ma il problema di fondo qual’è? Semplicemente si nasconde il fatto che, persino nella super-industrializzata Germania, è ormai impossibile far assorbire al comparto produttivo del Paese, tutti i disoccupati che il fallimento della centenaria casa automobilistica tedesca procurerebbe, tra indotto e casa madre stessa. Perchè non c’è posto! Dove metterli? Che prospettiva dargli? Quale futuro? Boh! Dove metti 8-10 mila operai che hanno lavorato sulle catene di montaggio? Operazioni di riconversione, sono assolutamente impossibili e hanno costi enormi. Allora meglio salvare un’azienda ormai decotta e sperare nel rilancio.
La novità di questi anni è che non si fallisce più. Le grosse aziende, i grossi gruppi e gli enormi conglomerati industriali non possono fallire, per il bene di tutti. Si salvano le banche, si salvano le grosse aziende industriali, si salva il salvabile. E paga il cittadino. Il cittadino paga per non essere licenziato e si indebita. Mentre gli industriali delocalizzano portando la produzione in Paesi dove la manodopera ha costi accettabili per geneare il giusto profitto e mantenere in equilibrio i propri bilanci. Come dice un mio carissimo amico, in Italia (ma aggiungo in tutta Europa e nei paesi postindustrializzati) rimarranno solo servizi, ricerca e sviluppo e design. La testa in Europa e in USA e il braccio in Cina, India e Brasile con qualche paese Africano in aggiunta. La produzione di massa, in Europa non ha futuro. E come ho già scritto in passato, si tornerà al piccolo. Dopo i giganti, o se vogliamo dire i dinosauri, arriverà il momento dei piccoli. Ma questo non è tutto male, anzi. Semplicemente cambierà il tipo di lavoro, cambierà il modo di lavorare e soprattutto, saranno necessarie politiche scolastiche che possano portare ad avere più opportunità di lavoro in tal senso. L’operaio alla catena di montaggio non ha futuro. Ma il programmatore di software o il designer di moda sì. Il lavoro sarà orientato alla generazione di idee, di metodologie, di progetti e sarà molto più competitivo di adesso. Ma perchè questo possa diventare un futuro roseo, è necessario che il mondo della politica e della gestione della pubblica amministrazione sia al passo con i tempi che cambiano. Ma così non è, men che meno da noi in Italia. L’imprenditoria è ostacolata come in nessun altro Paese europeo. Essere imprenditori in Italia è un atto di puro eroismo. Tra lacci e lacciuoli, imposizioni, trappole giuridiche e fiscali, fare impresa soprattutto per i giovani, è come mettersi “le palle in mezzo all’uscio” come si dice da noi, quando proprio adesso dovrebbe essere diverso. Proprio adesso sarebbe il momento di agevolare l’impresa soprattutto quella nuova, quella giovane, quella che porta idee e innovazione. Questo sicuramente comporterà una espansione della richiesta di lavoro dipendente, sicuramente specializzato e più evoluto (con tutto il rispetto per il lavoro in catena di montaggio, per carità) ma è il nostro futuro. Non ne esiste un altro. Altrimenti che futuro lavorativo e professionale diamo ai nostri ragazzi? Che speranza avranno? Cosa gli aspetta? Siamo imbracati e imbrigliati nel nostro sistema di veti e controveti, di interessi contrapposti o condivisi. Abbiamo un debito pubblico da capogiro, una disoccupazione potenziale da rivoluzione sociale. Non esiste una pubblica amministrazione che sia regionale, provinciale o comunale che non sia in passivo (se avessere l’obbligo di presentare i bilanci come si deve). Per avere un’opinione fuori dal coro degli “eletti” (e non dico verità, dico opinione) bisogna ascoltare i “vaffa” di Beppe Grillo o guardare Report su RAI3. E i nostri ragazzi escono dalle scuole pensando che valga la penna vivere solo di presente. Non possono uscire di casa per farsi una famiglia, non hanno prospettive future se non nuvoloni neri di recessione e povertà culturale. Niente figli i figli costano! Niente matrimoni, i matrimoni costano. Niente sogni, i sogni costano! Niente futuro, il futuro costa! Niente lavoro! Il lavoro costa! Stiamo uccidendo la speranza....Forse è morta. VITA
Post n°238 pubblicato il 15 Aprile 2012 da cavallo140
Tag: Pensiamoci... Crisi della famiglia
Da un lato sembra davvero che la famiglia sia tornata in auge tra le giovani generazioni. Solo qualche decennio fa i ragazzi erano ipercritici con i loro genitori e non vedevano l'ora di compiere la maggiore età per abbandonarla e farsi una vita propria. Le ultime statistiche rivelano invece che gli adolescenti trovano nella famiglia quel punto di riferimento, che viceversa trovavano anni fa in altri valori o persone. I giovani, poi, ancora trentenni ed oltre, stentano ad abbandonare la rassicurante protezione dell'ambiente familiare. Eppure la famiglia continua ad essere in crisi. I matrimoni durano sempre meno e, quando non si arriva alla separazione, il clima all'interno della famiglia non è affatto sereno. Fatti di cronaca quasi quotidiani ci testimoniano di atti crudeli e omicidi avvenuti all'interno delle mura familiari. Certe volte, invece della violenza e dell'aggressione, si assiste ad una certa debolezza dei genitori. Intrisi di psicologismo e di sessantottismo i padri di oggi si presentano sempre meno come autorità e sempre più come amici dei loro figli, incapaci di dire dei “no”. Spesso si sentono in difetto nei confronti dei figli perché devono scontare il poco tempo loro dedicato, a favore della carriera e degli hobby, ripagandolo concedendo loro tutto dal punto di vista materiale. Spesso anche la mamma deve lavorare per tirare la carretta e loro sono parcheggiati dai nonni, davanti a televisione e videogame. I genitori, interessatissimi dei voti a scuola, per una questione di immagine e perché il loro figlio vale “ben più di quello che emerge da quell'insegnante che ce l'ha con lui", sono invece poco a conoscenza dei reali desideri dei figli. Questi ultimi, del resto, sono subito educati ai ritmi della vita moderna, e, dopo lezioni che si prolungano anche nel pomeriggio, si impegnano in corsi estenuanti, senza più tempo per il gioco e per quello che i latini chiamavano "otium", tempo non sprecato, ma davvero necessario per il benessere mentale di una persona. Certo, di tutto questo non hanno colpa solo i genitori, ma tutta la nostra società, cosi frenetica e basata sul culto dell'immagine. Anche la televisione fa la sua parte. Ditemi, su dieci telefilm in circolazione, quanti presentano la famiglia tradizionale come una realtà valida anche per il giorno d’oggi: forse nessuno! Vorrei comunque pensare in positivo: sappiamo infatti che dopo ogni crisi nasce una realtà diversa e in parte migliore rispetto alla precedente. La famiglia insomma potrà cambiare, ma non estinguersi. Essa rimane per me il nucleo originario della convivenza sociale e politica, ed anzi credo che più una società sia in grado di tutelare, proteggere e incentivare la famiglia, più questa società ha una prospettiva per il suo futuro. Perciò pensiamoci bene a demonizzarla o deriderla, se vogliamo garantire un futuro al nostro modo di vivere,e a noi stessi. Ricordiamoci che senza una famiglia non ci saremmo noi al mondo! In fondo, malgrado tutto, la famiglia è per me ancora il luogo in cui è tangibile la necessità del dono. L'amore consiste forse proprio in questo: mettere da parte l'egoismo per costruire qualcosa insieme.
La crisi della famiglia dipende dalla progressiva caduta della funzione di produzione, per secoli concentrata sulla grande famiglia, soprattutto a causa dell'avvento dell'organizzazione industriale, che ha gradualmente assorbito gran parte del tempo a disposizione dei membri della famiglia, provocandone di fatto uno sfaldamento progressivo proprio nella dimensione dei legami inter-famiglia.
Post n°237 pubblicato il 09 Aprile 2012 da cavallo140
Tag: Massimo Ragnedda Qualcosa non va in questo sistema. Qualcosa di profondamente sbagliato, di iniquo ed ingiusto c’è in un Paese quando 10 persone, le più ricche d’Italia, hanno un capitale pari a quello di 3 milioni dei più poveri. No, qualcosa di profondamente ingiusto e sbagliato c’è, quando in un paese democratico viene permessa questa sperequazione economica. Qualcosa non va e deve essere cambiata, subito, se non vogliamo che la situazione degeneri.
È semplicemente indegno di un paese democratico una simile disuguaglianza economica. Indegno, non conosco altri aggettivi più efficaci. Ed ancora più indegno è che in un periodo di crisi ed austerity il governo tagli i fondi per il Welfare State che permette anche a quei 3 milioni di cittadini di avere un’assistenza sanitaria gratuita o di poter mandare i propri figli a scuola. In un momento di crisi, dove aumenta la povertà, la disoccupazione e la disperazione, lo Stato deve farsi carico di chi sta indietro, di chi non ce la fa, di chi prova a sopravvivere e non, come invece sta facendo, aiutarli a buttarsi giù dal baratro. Ed ancora più indegno è che in un periodo di crisi il governo pensa a reperire fondi dalle classi più povere lasciando intatte le grandi ricchezze: il governo Monti tassa i poveri lasciando inalterati i grandi capitali.
È indegno di un paese democratico che si pensi di sanare il bilancio dello stato tagliando le pensioni e abolendo i diritti sindacali, mentre i grandi patrimoni vengono lasciati intatti. È indegno di un paese democratico che i vari Michele Ferrero (il più ricco d’Italia e vanta un patrimonio di 14,2 miliardi di euro) Leonardo Del Vecchio (8,6 miliardi di euro), Giorgio Armani (5,4 miliardi), Miuccia Prada (5.1 miliardi), Paolo e Gianfelice Rocca (4.5 miliardi), Silvio Berlusconi (4.4 miliardi), Patrizia Bertelli (2,7 miliardi) Stefano Pessina (1,9 miliardi), Famiglia Benetton (1,5 miliardi) , Mario Moretti Polegato (1,3 miliardi), possano aver accumulato così tanta ricchezza senza dover pagar dazio allo stato. Se è lecito che abbiano onestamente accumulato capitali non è lecito che in un periodo di crisi loro non paghino quanto e più degli altri. Forse un lavoratore che suda tutto il giorno non ha guadagnato lecitamente il proprio salario?
Forse il piccolo artigiano o commerciante non ha guadagnato onestamente il proprio pane? Forse il pensionato non si è lecitamente meritato la pensione? Ed allora perché questi ultimi possono essere tassati e gli straricchi no? Perché la crisi la devono pagare i poveri e non la nuova casta di super ricchi? Perché Prof. Monti non prova a far quadrare i conti tassando anche e soprattutto chi ha maggiori risorse? Perché insistere, in maniera sadica ed esasperando gli animi e le tensioni, sul taglio dello Stato sociale, sul taglio dei diritti dei lavoratori, sul taglio delle pensioni, sull’aumento delle accise sui carburanti, sull’aumento dell’Iva, sull’introduzione della tassa sulla prima casa ecc…? Perché Prof. Monti insiste in questo massacro?
Lei dice di essere un uomo di Stato, ma un uomo di Stato dovrebbe avere a cuore le sorti del suo paese e guidarlo con giustizia ed equità e francamente, mi permetta, non mi pare stia cogliendo la gravità del momento. Il problema dell’Italia non è solo lo spread, i mercati finanziari o gli investitori esteri. Il vero problema è la povertà che avanza e il conflitto sociale che sta per esplodere. Prof. Monti, ma non vede che la tensione sociale è alle stelle e che, nonostante abbia l’appoggio del Quirinale, di una maggioranza parlamentare trasversale e di tutte le Tv, l’Italia sta esplodendo? Perché insiste in maniera cinica a tartassare i soliti e lasciare intatti i grandi capitali? Perché? La povertà Pablo Neruda
Post n°236 pubblicato il 04 Aprile 2012 da cavallo140
AUGURI A …….Tutti
Auguri a tutti quei signori, a quelle menti, a chi si gode i privilegi ed a chi non fa niente per combatterli, auguri a tutti coloro che dovrebbero pensare al nostro bene e che invece pensano ai loro “beni”! Auguri a chi li ha votati ed ora se ne lamenta, a chi ogni volta dice basta e poi come sempre vota questa casta. Auguri ma Auguri veri a chi ci ha governato fino a ieri! L’augurio mio più grande è che ci restiate voi almeno una volta in mutande. Auguri sinceri e sentiti perché stiate per sempre da noi lontani e non torniate, mai più, a rovinarci il domani. Auguri alle televisioni spazzatura ed alla loro non cultura. Auguri a tutti quelli che mandano nello spazio un’astronave senza pensare alla fame nel mondo: sempre più grave! Auguri ai signori della guerra, spero finiate subito sotto terra!
Auguri a coloro i quali non ci considerano tutti uguali,
fanno della ricchezza una diversità, si sentono i padroni della società! Auguri ai prepotenti delle auto grandi e potenti. Auguri ai maleducati, ai violenti, un augurio speciale per le loro menti. Auguri, davvero sentiti per chi li ha almeno una volta zittiti. Auguri a chi si accorge che così non và ed è giunto il momento di cambiare mentalità.
Auguri a chi tutti i giorni tutto ciò combatte,lotta, tiene duro e si batte per un miglior futuro. Auguri a chi non si piega e della violenza se ne frega. Auguri alla gente che lavora con serietà ed onestà. Auguri ai volontari, auguri ai missionari, ad ogni associazione che si prefigge d’aiutar le persone; qui non contano i partiti od il colore importante è il Valore!
Auguri ai nosti figli ed ai loro nonni di vivere e crescere fianco a fianco, come se della scuola fosse un banco. Per conoscere il passato, per costruirsi il futuro!
A chi li merita sentiti Auguri, a tutti gli altri ……..,nonostante tutto A U G U R I
Post n°235 pubblicato il 07 Marzo 2012 da cavallo140
Tag: La Gelosia
La gelosia è un sentimento legato alla natura stessa dell'essere umano, addirittura un partner NON geloso rischia di essere accusato di non provare un sentimento vero nei confronti dell'altra persona e guai a non trovare giustificazioni sufficienti a dimostrare il contrario. Quindi non dobbiamo preoccuparci se sentiamo nascere dentro di noi questo "fastidio"! L'importante è non sottovalutarla perché la gelosia può diventare morbosa sfociando in una vera e propria patologia. La gelosia ha diversi aspetti, ma noi chiaramente vogliamo occuparci di quella legata alla sfera dei sentimenti. In alcuni di noi la gelosia si sviluppa successivamente, magari quando, in un precedente rapporto, la fiducia è venuta a mancare causando sofferenza o se siamo stati lasciati a causa dell'arrivo di una terza persona. La gelosia va quindi intesa come paura di un'improvvisa fine della relazione che porterebbe asofferenza. Ecco perchè la gelosia è strettamente legata all'insicurezza.
La gelosia può provocare una semplice irritazione nel venire a conoscenza di rapporti anche solo d'amicizia tra la persona amata ed altre persone estranee alla coppia, oppure può far nascere in noi un bisogno irrefrenabile di controllare ogni spostamento e atteggiamento sospetto del proprio partner. Questo atteggiamento dimostra un attaccamento nei confronti del partner ed unapaura cronica di perderlo. La gelosia non servirà a farlo innamorare di più di teUna persona gelosa è prima di tutto una persona che dubita di se stessa e degli altri. Non appena le persone che ama si allontanano un po', si mette subito in allarme per paura di perderle. Imprigionare gli altri però non è una soluzione: se si è troppo gelosi, si rischia di compromettere il rapporto. Quest'ultima affermazione, se amiamo davvero l'altra persona, dovrebbe già bastare per convincerci che è meglio cercare di limitare il nostro "controllo sulla sua vita" e farla respirare lasciandole i propri spazi. Ma in tutto questo è importante sottolineare che, se vissuta serenamente, la gelosiapuò anche rafforzare la propria unione perché fa sentire amato e protetto il proprio partner. E meglio ancora se si è gelosi in due!
Post n°234 pubblicato il 01 Marzo 2012 da cavallo140
Il mondo della musica piange una delle sue stelle
Oggi, 1 marzo 2012, si è spento un grande poeta della musica italiana. Lucio Dalla è morto a causa di un attacco cardiaco a Montreaux, in Svizzera, dove si trovava per una serie di concerti. Tra qualche giorno avrebbe compiuto 69 anni: era infatti nato il 4 marzo 1943, come la sua celebre canzone del 71′. Musicista jazz, clarinettista, sassofonista, cantante, autore dei suoi testi, Lucio Dalla ha segnato la storia della musica italiana con le sue canzoni, da 4 marzo 43 a Piazza Grande, dall'Ultima Luna all'Anno che verra', da Com'e' profondo il mare a Caruso. In coppia con Pierdavide Carone, Dalla aveva partecipato all'ultimo festival di Sanremo con la canzone Nanì. Ciao Lucio.
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il 06/01/2022 alle 18:26
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