Ci sono periodi della vita in cui si è pieni di slancio. Ci si butterebbe in ogni progetto, su ogni idea per svilupparla, su di un percorso di vita che - si spera - dia buoni frutti.
Io ho vissuto di questi periodi. Periodi i quali l'impazienza, l'istintività, o l'impulsività la fanno da padrone, e cercano di prendere il sopravvento sulla ragione.
Avevo quindici anni quando organizzavo tornei di calcio fra amici, e allora la mia attività era frenetica al fine di risolvere le problematiche che potevano sorgere: reclutare gli arbitri, pensare alla composizione dei tornei, quante squadre invitare o creare, scegliere gli abbinamenti di chi gioca per primo, a che ora, su quale campo di gioco, affittare il campo, raccogliere i soldi dai partecipanti, scegliere i premi e relative coppe, insomma, i trofei.
Avevo venticinque anni, quando, appena conseguita la maturità, mi sono iscritto all'università. Capire la nuova realtà didattica non fu semplice, e così, da ingenuo, mi buttai a capofitto a seguire più lezioni possibili, quando poi imparai, con l'esperienza, che tutto si poteva programmare e che potevano esserci della materie che si potevano benissimo studiare da casa.
Ora, trentacinquenne, rincorro ancora i miei sogni. Cerco di programmare, cerco di pianificare, sebbene ci siano ancora in me degli stati d'animo tendenti all'impazienza e all'istintività.
Vorrei che molte cose si risolvessero subito, o in un tempo celere, poi mi accorgo che - la realtà mi si pone innanzi con triste ragguaglio - sono condizionato dalla disponibilità, dalla risposta, dall'operatività di altre persone. E tutto questo sognare di fluire si interrompe, per incanalarsi su altri ritmi di avveramento.
Tutto e subito. Il fuoco sacro arde. Tutto e subito non si può ottenere, ogni cosa ha il suo tempo di maturazione.
L'istinto mi dice una cosa, la razionalità un'altra. Allora vengono fuori le aspettative.
Cerco sempre di crearmi meno aspettative possibili, perché alla lunga logorano generando ansia. Non voglio vivere nell'ansia. E allora, in mio soccorso, viene la filosofia. Prendo la vita con filosofia, cerco di vedere il buono e il bello in ogni cosa, sebbene comprendo che esista anche un brutto e un malvagio.
Voglio che le cose cambino, che si modifichi lo status quo...ecco che viene fuori un pò di impazienza.
Quando ero giovane ventenne, immaturo e inconsapevole, mi gettavo a capofitto dentro le cose in cui credevo. Ero impaziente di arrivare a qualche cosa, a qualche risultato.
Ora trentacinquenne, i miei sogni fanno muovere queste braccia, queste gambe, questa mente. Rimango un istintivo, come indole, sebbene molta razionalità ha preso il sopravvento in molte mie cose. Rimango impaziente dopo che la filosofia mi ha portato ad un certo punto. Oltre, c'è solo insofferenza.
Poi, con la morte di mio zio, ho capito che tutto ha un suo tempo di esecuzione, un suo ordine, a tratti oscuro, a tratti molto chiaro ed esplicito. Do un valore diverso al tempo e allo spazio in cui mi muovo. Forse sono in un'altra dimensione, su di un altro piano evolutivo...e mi domando ancora dove voglia io arrivare, quali ambizioni ancora cieli a me stesso.
L'orologio scorre...tic....tac....tic...tac...tic... ... ... Il presente è adesso. Adesso si deve vivere la nostra vita. LA NOSTRA VITA.
by inagguato
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