A Siena lo chiamano i’ bbabbo (il papà), come a riconoscergli quell’aura autoritaria e, al tempo stesso, protettiva, tipica della potestà genitoriale.
In realtà, dovremmo usare i pronomi al femminile, visto che stiamo parlando di una banca. Ma è ovvio che i senesi declinano, avendo, come riferimento, la parola monte…: Monte dei Paschi, appunto.
Istituto di credito antichissimo (il più antico del mondo, secondo lo scibile comune), esso è simbolo e vanto di una città e di una comunità, oltre ad aver sempre goduto di enorme diffusione sul territorio dell’intera nazione, nonché la riposta fiducia di centinaia di migliaia di risparmiatori.
Da tempo, però, questo babbo non è più virtuoso e accorto come in passato; si è fatto irresponsabile e scialacquatore, al pari di un padre di famiglia, che, stancatosi di dannarsi l’anima per far quadrare i conti e mandare avanti la baracca, abbia deciso di andare a sputtanarsi il guadagno all’osteria, tra vino e carte.
Uscendo dall’affettuosa personificazione popolare senese, mi riferisco a quanti, prima e dopo, negli ultimi decenni, di questo colosso del credito sono stati alla guida. Una guida, invero, piuttosto spericolata!
E’ da molto che MPS naviga in cattive acque, per improvvida gestione e sconsiderate speculazioni. Più di una volta, si è trovata/o sull’orlo della bancarotta. Ma, puntualmente, è intervenuto in suo soccorso il “santo in paradiso”, nella fattispecie del partito politico-nume tutelare (che si faccia chiamare pds, pd, o in centomila altri modi). Il che, quasi sempre, ha significato intervento governativo, sotto svariate forme e più o meno mentite spoglie, quindi aiuto di stato (leggasi: NOI, la collettività).
Perdite, ricapitalizzazione…, perdite, ricapitalizzazione…, in un circolo vizioso che pare non fermarsi mai.
Lo credo! Chi smetterebbe di giocare alla roulette quando sa che non perde se non i soldi degli altri, né rischia più di un licenziamento? E con tanto di buonuscita milionaria?
Ultimamente, c’è un (chiamiamolo) consulente-taumaturgo, chiamato da oltreoceano, dietro diretto interessamento del presidente del consiglio, al capezzale del paziente, vittima di una ricaduta della vecchia malattia. Immagino, si tratti di un’entità che sa bene il fatto suo…, e non dubito che lo farà a suon di sontuose contropartite.
Mi piacerebbe sapere come andrà a finire.
Io, siccome sono carogna dentro… e non poco, me ne sarei fregato altamente della storia, del blasone, e dei correntisti (che, suvvia, non è pensabile vivano sotto la campana di vetro e siano ignari dello stato del luogo dove vanno a mettere i propri denari, ‘chè dal vicino di casa, dal panettiere o dall’ortolano… debbono pur aver ricevuto qualche indiscrezione…) e avrei lasciato fallire questo “carrozzone”, più ingordo di soldi di una slot-machine, dopo aver messo al gabbio dirigenti e funzionari passati e presenti (inclusi i loro lecca-piedi, abilmente ammaestrati ad appioppare prodotti-spazzatura a destra e a manca), spogliandoli financo delle mutande.
Fine del “babbo”…, delenda Carthago…!
Hanno raso al suolo teatri e chiese, in questo paese, per dar spazio ad obbrobri d’ogni sorta… Possono ben riutilizzare l’austero palazzo di piazza Salimbeni, a Siena, per farne un bel centro commerciale o un hotel a cinque stelle… Chi si scandalizza più?
Anzi, suggerirei un museo…
…delle arti bancarie.
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