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Avv. Lubrano sulla revoca dello scudetto 2006...

Post n°5145 pubblicato il 22 Luglio 2011 da nadir63l
 


Immagine IPB

L’avvocato Lubrano, docente di Diritto dello Sport alla Luiss di Roma, intervenuto ai microfoni della trasmissione “Il bianco e il nero”, è ritornato a parlare dell’incompetenza del Consiglio Federale in relazione alla non decisione sulla revoca dello scudetto 2006 assegnato all’inter.

Abbiamo trascritto il suo intervento perché esprime dei concetti semplici e che rendono visibile il limite della presa di posizione di Abete e del Consiglio Federale.

La competenza del Consiglio Federale

«Il consiglio Federale poteva sen’altro provvedere valutare se c’erano o meno i presupposti della revoca . Il potere e la competenza del Consiglio Federale in questo caso non sono in discussione. Si è arrivati ad una soluzione contraria, in diritto si può dire tutto il contrario di tutto, ma è una soluzione che personalmente non condivo affatto. Il Consiglio Federale in pratica ci ha detto “io non posso rivalutare o eventualmente revocare l’atto di assegnazione dello scudetto del 2006 perché quello fu un non atto”; lo scudetto sarebbe stato assegnato per automatismo senza alcuna decisione.
In realtà è proprio la documentazione che è sullo stesso sito della FIGC, in particolare il comunicato stampa del 26.05.2006, che ci dice proprio il contrario. Ci dice che cosa ha fatto il commissario straordinario il 26.07.2006, cioè prima ha chiesto e poi valutato un parere ai tre saggi; ha valutato se ci fossero le ragioni indicate dai tre saggi per non disporre la non assegnazione del titolo; ha ritenuto che questi presupposti di non assegnazione del titolo fossero insussistenti e allora ha deciso di assegnare lo scudetto all’inter.
Tutto questo in diritto amministrativo, ma insomma anche un po’… direi assolutamente evidente, costituisce un’attività istruttoria, valutativa e decisionale che altro non è che un procedimento amministrativo che si è concluso con un provvedimento amministrativo di assegnazione dello scudetto del 2006. Quindi se nel 2006 lo scudetto era stato assegnato con un provvedimento, come pacifico, perché questo scudetto non è caduto dal cielo e non è stato assegnato per mero automatismo, allora un provvedimento esiste e quindi come tale, secondo il principio del contrarius actus, secondo i principi dell’autotutela, qualsiasi provvedimento amministrativo può essere oggetto di revisione - a distanza di tempo - e quindi ad eventuale provvedimento di revoca o di autotutela.
Questa è la situazione se ci fosse il potere del Consiglio di valutare la possibilità di revocare questo provvedimento, a mio modo di vedere non è assolutamente in discussione».

Esistono i presupposti per legittimare la Juventus?

«Io credo che sicuramente sussistano o presupposti per individuare in capo alla Juventus una situazione legittimante, cioè una situazione che conferisca alla Juventus la legittimazione ad agire. In primo luogo perché sicuramente non si può negare che ci sia un interesse morale: si parla di uno scudetto che è stato vinto sul campo dalla Juventus, per di più è stato vinto in esito ad una competizione regolare, questo è un passaggio che sfugge in genere, ma lo scudetto 2005-2006, è stato assegnato originariamente sulla campo alla Juventus, al termine di una competizione assolutamente regolare, questo non è in discussione, perché tutte le irregolarità della cosiddetta calciopoli, che sono emerse alla fine della stagione 2005-2006, riguardavano la stagione 2004-2005. Quindi qui parliamo di un soggetto che è l’originario vincitore sul campo dello scudetto del 2006; originario e legiittimante, a mio modo di vedere, è stato illegittimo togliere lo scudetto alla Juventus nel 2005-2006 perché in questo modo si è veramente snaturata la classifica di quella stagione che si era conclusa regolarmente.
Al limite la Juventus avrebbe pure potuto essere retrocessa in serie B, ma avrebbe dovuto essere retrocessa direttamente in serie B, ma non retrocessa all’ultimo posto andando ad alterare una classifica, quella del 2005-2006, che si era regolarmente formata.
Qui parliamo di titolo vinto sul campo dalla Juventus, regolarmente o irregolarmente, ma è pacifico che sia stato regolarmente, essendo le irregolarità della precedente stagione, quindi parliamo di questo. Parliamo quindi di un soggetto che si è visto revocare il titolo e assegnare ad un altro, sul presupposto che avrebbe compiuto illeciti sportivi. A distanza di cinque anni viene fuori che forse questi illeciti sportivi, e la relazione di Palazzi del 1 luglio scorso è abbastanza chiara su questo, li avrebbero compiuti anche altre società: ecco io credo che questo legittimi senz’altro l’esistenza di un interesse quantomeno morale della Juventus alla revoca del titolo.
C’è da tenere in considerazione anche una cosa, che in diritto e in giurisprudenza amministrativa in particolare, l’interesse anche soltanto morale viene riconosciuto come interesse legittimante e c’è da tenere presente che nello specifico stiamo parlando di un settore quale è il calcio, che fonda quasi la sua ragione di esistere nell’etica e nella lealtà sportiva, tanto da essere il cardine, articolo 1 della giustizia sportiva. Allora in un settore in cui la lealtà, l’etica sono… quindi il rispetto delle regole sono il cardine, e questo viene richiesto ai soggetti competitors che partecipano ai campionati, lo stesso deve poter essere richiesto dai soggetti che competono alla federazione, al soggetto che dovrebbe rispettare le regole.
Quindi non è un interesse meramente morale, è un interesse al rispetto delle regole a veder revocato uno scudetto che a suo tempo fu erroneamente assegnato. A suo tempo non si sapeva che cosa, quali fossero stati i fatti relativi all’inter, si sono saputi adesso dopo cinque anni, quindi tutta questa situazione legittima sicuramente la Juventus dal punto di vista morale.
C’è da tener presente che il fatto di assegnazione dello scudetto ha anche un risvolto giuridico e quindi su questo ..che determina l’attualità la concretezza dell’interesse della Juventus. Cioè noi sappiamo che le singole stagioni e i singoli titoli vengono assegnati e poi queste assegnazioni dello scudetto determinano una graduatoria degli scudetti vinti nella storia dalle singole società. Questa è una graduatoria esistente, la Juventus ha vinto 27 scudetti…..è un sistema questa graduatoria degli scudetti nella storia che la stessa Federazione riconosce, in quanto viene acconsentito alle società l’acquisizione di una stelletta sulla maglia ogni 10 scudetti vinti. Quindi è chiaro che la Juventus può ben avere interesse che venga revocato anche questo giuridicamente, in maniera concreta e attuale venga revocato il titolo all’inter. Perché ha un interesse strumentale, per la propria aspirazione, ad arrivare alla terza stella prima che inter e milan arrivino alla seconda stella. Questa è una cosa che diceva addirittura Giovanni Agnelli molto, molto tempo fa… come interesse proprio storico della Juventus e quindi questo interesse storico ulteriormente legittima la Juventus a poter pretendere il rispetto delle regole, ed eventualmente una revoca dello scudetto assegnato all’inter.


Se la Juventus fosse stata penalizzata non avrebbe vinto lo scudetto successivo...

«Non si possono fare i processi alla storia con se e con i ma. Se fossero emerse le irregolarità a fine della stagione 2004-2005, allora la Juventus sarebbe stata retrocessa in serie B e non avrebbe potuto partecipare alla competizione. La storia ci dice che i fatti non sono andati in questo modo. Sarà un caso ma le cose sono andate in modo diverso, quindi le irregolarità sono emerse successivamente .. . ».

La prescrizione degli illeciti interisti

«Io credo sicuramente che Palazzi avrebbe potuto “rinviare a giudizio” quindi deferire per i comportamenti senza considerare la prescrizione. E’ vero che il codice vigente nel 2006 prevedeva una prescrizione di 4 anni, è vero anche che questo codice è stato modificato il 1 marzo del 2007 questo codice di giustizia sportiva, ed ha previsto una prescrizione di 8 anni. Da tenere presente il fatto che nel 2007, quando è entrato in vigore il nuovo codice, i quattro anni esatti da calciopoli non erano ancora decorsi e quindi non si era materialmente realizzata una prescrizione. E’ vero che c’è il principio del favor rei in assoluto, però è anche vero che questo è un principio di diritto penale; il diritto disciplinare sportivo mutua in qualche modo i principi del diritto penale e del diritto processuale penale, non li deve necessariamente reperire integralmente, perché nel penale stiamo parlando di illeciti di un certo genere, di illeciti che configurano dei reati, qui in diritto dello sport e in ambito di giustizia sportiva stiamo parlando di illeciti minori, di illeciti sportivi e quindi non è detto che si debbano necessariamente applicare tutte le norme garantistiche che il diritto processuale penale prevede per gli imputati. Una cosa è essere imputato in un processo penale, una cosa è essere soggetto deferito e sottoposto al giudizio disciplinare sportivo.
Quindi il profilo della prescrizione poteva valutarsi sotto diversi aspetti: 1) Per la sovrapposizione della nuova normativa, 2) Per la non necessaria interpretazione del favore rei così come interpretato dai principi del diritto processuale penale e quindi determinare il deferimento.
Teniamo presente che la procura federale è una parte del giudizio; è la parte, l’unica parte che può attivare un giudizio e in presenza di un dubbio quantomeno latente sulla prescrizioni per le due ragioni che ho indicato avrebbe dovuto, secondo me, verosimilmente, più ragionevolmente deferire la società e poi lasciare che fossero gli organismi giudicanti (commissione disciplinare di primo grado e corte di giustizia) in appello a valutare se effettivamente si dovesse applicare il regime di prescrizione».

Dove erano finite queste telefonate?

«Questo è un mistero. Certo è comprensibile che il numero delle telefonate era talmente alto che ha determinato la necessità di visionarle in anni, quindi alla fine queste telefonate sono emerse soltanto successivamente. E’ pure vero, proprio dal punto di vista meramente statistico, che ad un’analisi così ristretta, che siano emerse solo quella sulla Juve. Questo è un po’ strano…».

La valenza del comunicato stampa

«Non è un discorso di documenti , la valenza del comunicato stampa è un discorso di attività. Quel comunicato stampa dimostra inequivocabilmente che più attività sono state poste in essere di tipo istruttorio, valutativo e infine decisionale quindi è indiscutibile che il provvedimento ci sia e oggi sia revocabile ».

Nel merito
«Nel merito della valutazione, credo personalmente, che laddove il Consiglio Federale eventualmente costretto su ordine dell’Alta Corte in accoglimento del ricorso della Juventus, ordinasse al Consiglio Federale di pronunciarsi sulla revoca, non potrebbe che revocare il provvedimento perchè ad oggi si sono verificate quelle situazioni secondo le quali il parere dei saggi diceva che costituivano presupposti di non assegnazione del titolo. Cioè situazioni tali da alterare l’intero campionato e situazioni di comportamenti poco limpidi sussistenti in capo a soggetti a suo tempo non sanzionati. Quei presupposti, che nel 2006 il Commissario aveva ritenuto di escludere perché non si conoscevano le situazioni relative all’inter, oggi esistono e quindi laddove si andassero a valutare non dovrebbero che riscontrare che ad oggi sussistono, si è dimostrato che sussistevano nel 2006 presupposti in base ai quali i tre saggi avevano detto al commissario di non assegnare lo scudetto. Questo è un ulteriore rivolto semmai si arriverà ad una pronuncia…».

I video dell’intervento


http://www.giulemanidallajuve.com/newsite/...lio.asp?id=1751


 
 
 
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