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« I sommersi e i prescritti...Juve, colpo a sinistra: ... »

Abete: "Calciopoli? Nessuno vuole la pace. Lo Scudetto 2006? Andava assegnato"

Post n°5219 pubblicato il 08 Agosto 2011 da nadir63l
 

"Le telefonate scomparse? L'argomento m'intriga ma..."

MILANO, 8 agosto 2011 - Presidente Abete, che fine ha fatto il tavolo della pacificazione proposto da Diego Della Valle e da lei caldeggiato?
«Non mi risulta siano pervenute disponibilità, né il presidente Beretta mi ha segnalato alcunché. A Beretta e alla serie A ho offerto la mia, di disponibilità, che resta tale anche ora ma non ho avuto riscontri. Mi sembra chiaro che la volontà di molti è di rendersi non disponibili».

Ci sono ancora speranze o ci aspetta un avvio di campionato al curaro?
«Non credo che le due cose siano necessariamente collegate in un rapporto di causa ed effetto».

Ma chi deve fare cosa? Spetta alla Federazione o alla Lega il primo passo?
«Io non posso convocare d'imperio, ci vuole la volontà dei soggetti interessati. E questa volontà, a quanto pare, non c'è».

Ha visto De Laurentiis? Dopo lo show dei calendari giovedì sera ha sparato a zero su Beretta e la Lega...
«A conferma di una convinzione che mi sono fatto da tempo. Esistono pochi spazi per una dimensione progettuale e unitaria dei club di A».

Il presidente Beretta è in prorogatio. Può essere questo il problema?
«Non credo. Non è questione di tempo pieno o di part-time. Da parte della Lega è stata fatta una scelta sbagliata, una scelta assembleare. Risultato: una sommadi interessi individuali senza l'ombra di un filtro e di una sintesi. Basta vedere l'ordine del giorno delle ultime 20 assemblee: diritti televisivi e niente altro che quelli. E la partita dei bacini d'utenza ancora non si è chiusa».

Non bastasse il tavolo della pacificazione che latita, ora c’è anche la grana del contratto collettivo. Con un rischio sciopero sottolineato ieri da Tommasi nel comunicato Aic sottoscritto da tutti, dicasi tutti, i capitani. Se Serie A e Aic non si mettono d'accordo, ci penserà lei con un'azione di forza nel Consiglio federale del 24 agosto: abbiamo capito bene?
«Farò il possibile e l'impossibile e proprio per questo conto di incontrare Beretta nelle prossime ore. La strada è stretta ma c'è un parere dell'Alta Corte presso il Coni che parla chiaro. Il rischio è quello di dover ricorrere alla nomina di un commissario ad acta che sul tema si sostituisca alla Lega di A. Spero proprio non sia necessario, ma certo quella di mettere il contratto collettivo all'ordine del giorno dell'Assemblea di Lega dell'1 settembre, dopo l'inizio del campionato, anziché in quella del 19 agosto, ha tutta l'aria di una provocazione».

Un passo indietro, al Consiglio federale del 18 luglio, quello della «non competenza» su Calciopoli bis. Lei è stato assai criticato: niente da rimproverarsi?
«Ritengo legittima ogni critica e capisco delusioni e amarezze. Ma non sono d'accordo quando si dice che la Federazione non ha deciso. E' vero il contrario. Una decisione è stata presa».

Due passi indietro. Perché un anno fa, all'atto dell'apertura di Calciopoli bis e dell'esposto della Juventus sullo scudetto 2006 non è stato chiarito subito che tra prescrizione e non competenza del Consiglio federale non si sarebbe potuto comunque fare nulla e si è lasciato anzi credere il contrario?
«Non si poteva aprire un dibattito interno al Consiglio federale prima che l'inchiesta di Palazzi avesse termine. E il semplice fatto che le conclusioni del Cf non siano state unanimi ne è la conferma».

Mettiamo da parte norme, non competenze e la sua celebre frase «l'etica non va in prescrizione». Fosse stato per lei e lette le 72 pagine di Palazzi lo scudetto 2006 era da assegnare o no?
«Chiarito che lo scudetto non è un atto amministrativo ma il risultato di una classifica, andava assegnato. Ciò non toglie che fattispecie successive possano determinare valutazioni diverse».

La sua qual'è? Perché non ha mai detto, «lette tutte le carte quello scudetto non doveva essere assegnato»?
«Non l'ho mai detto perché non ritengo nel mio ruolo si possa avere la logica del doppio binario. Peraltro la centralità del problema, oggi, è relativa alla conoscenza di quelle telefonate e gli interventi di Della Valle e Galliani lo testimoniano. Qualcuno ci deve dire se quelle telefonate erano note o no. Guido Rossi ha certificato la sua posizione che fino a prova contraria è quella di un Commissario Figc che ne ignorava l'esistenza. Beatrice, Narducci, Auricchio suscitano qualche interrogativo in più. Perché è evidente che quello che poteva non essere rilevante per il processo penale lo era per quello sportivo».

Già, il giallo delle intercettazioni sparite. E di una verità nascosta. La cercherà, questa verità?
«Come presidente della Federcalcio oltre un certo livello non la cercherò, perché devo tenere conto del ruolo istituzionale della Federazione. Come appassionato di calcio e privato cittadino è un argomento che mi intriga. Mi colpisce il fatto che l'unico soggetto che chissà come ha acquisito tutte quelle telefonate è stato Moggi. Perché nessuno dei tanti che oggi si mostrano interessati ha mai chiesto quelle intercettazioni? Questa è una bella domanda».

Le 170mila telefonate che avete acquisito quasi un anno fa, le state sbobinando? Che uso ne farete?
«Sbobinamento in corso, ci vorranno ancora diversi mesi di lavoro. C'è stata una sottile campagna di stampa tesa a mettere nel calderone tutti, senza distinzioni e magari pure in ordine alfabetico. Utilizzerò quelle telefonate per vedere se ci sono condizioni di autodenuncia, qualora mi riguardassero, o di denuncia. Perché se una istituzione sbaglia, deve pagare, al di là di una non utilizzabilità per fini disciplinari».

Quanto alle radiazioni di Moggi, Giraudo e Mazzini, si aspetta che l'Alta Corte presso il Coni sul ricorso possa decidere altrimenti?
«Sono sereno perché ho garantito il contraddittorio, prima di quelle sentenze. E come è naturale mi rimetto alle conclusioni dell'Alta Corte, quali esse siano».

Perché la proposta di radiazione e le squalifiche del presidente del Genoa Preziosi sono diventate oggetto a dicembre 2010 di un arbitrato con la Federcalcio presso il Tnas del Coni che le parti hanno voluto secretare? La Federazione non dovrebbe essere un palazzo di vetro?
«Premesso che secondo noi quanto era secretato doveva restare tale e e che come risulta anche nella lettera che sto per inviare al Tnas la clausola di riservatezza era stata richiesta da Preziosi, su questa vicenda c'è grande confusione. La proposta di radiazione non c'entra nulla: si è trattato solo di una conciliazione relativa all'ultimo periodo di squalifica di Preziosi».

Fatto sta che, giusta o sbagliata che fosse, una proposta di radiazione è sparita...
«Non è stato nascosto nulla. Basta farsi bene i conti».

Il Palermo si fa eliminare dal Thun, l'Udinese dovrà scalare l'Arsenal. E Galliani dice: il calcio italiano da ristorante di lusso a pizzeria...
«Io, al contrario di altri, la partita del Palermo l'ho vista. E la modifica del ranking che Galliani ha rivolto a Platini è già stata respinta, l'Europa League continuerà a contare come la Champions. Se la classe dirigente del calcio italiano, e mi ci metto dentro anche io, non fa un salto di qualità, non si va lontano. Il problema è che il discorso vale anche per la classe dirigente del Paese».

Perché i ricchi arabi comprano club in Inghilterra, Spagna e Francia e in Italia dobbiamo accontentarci di una cordata di americani che per acquistare la Roma tira da mesi sul prezzo con Unicredit?
«Perché da tantissimi anni il nostro è un Paese che ha scarsissimo appeal sul piano degli investimenti internazionali. Abbiamo una capacità molto bassa di attrarre investitori esteri».

Legge sugli stadi in alto mare. Colpa della politica o di Lotito?
«Non cerco colpevoli. Ognuno si può spendere come meglio crede, ma poi c'è qualcuno che deve decidere. Certo, una posizione chiara ed univoca della Lega sarebbe gradita. E aiuterebbe, più delle singole iniziative. Ho chiesto alla Commissione Cultura lo stralcio della parte riguardante la mutualità dei diritti televisivi. Sarebbe utile, e questo lo sanno sia il sottosegretario Crimi che l'onorevole Barbaro, il relatore che è contrario a quello stralcio».

Abete intenzionato a passare la mano nel 2013 sembra più d'una voce. Il futuro dov'è, all’Uefa, al Coni o nella politica?
«L'uomo giusto per la continuità del dopo Petrucci al Coni è Lello Pagnozzi. La vicepresidenza Uefa è già di per se assai gratificante, quanto al resto sono valutazioni che farò al momento opportuno. Certo non lavoro per aggregare consensi a fini di rielezione. Il calcio ha i suoi problemi da risolvere, ma da cittadino vedo con grande preoccupazione quelli che riguardano il Paese...».

 
 
 
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