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La radiazione di Moggi: l’ostaggio della FIGC...

La radiazione di Moggi: l’ostaggio della FIGC



Il 24 aprile dello scorso anno mi trovavo a Vizzini per partecipare alla presentazione del libro Er go’ de Turone. Ricordo con piacere la simpatia di Antonello Angelini e Massimo Zampini, ma non dimenticherò mai il boato che scoppiò nella sala del palazzo comunale all’ingresso di Paco D’Onofrio.
Erano i giorni nei quali si ragionava di dove mettere Collina e di uccelli paduli.
La diffusione delle intercettazioni emerse a Napoli aventi come protagonisti gli ex onesti nerazzurri e i profilattici rossoneri aveva riacceso le nostre speranze di riportare a casa il 28 e il 29.
Giornali e televisioni, provetti sceneggiatori di telenovele a base di padrini e picciotti, scoprivano la prescrizione, panacea per le vittime di calciopoli2.

Il professor d’Onofrio, ordinario di diritto sportivo all’università di Bologna, ci spiegò che in realtà eravamo alla terza serie della fiction, calciopoli3, essendo andata in onda calciopoli2 nel luglio 2008, quando si era celebrato il processo della giustizia sportiva relativo al filone delle schede svizzere.
Argomentò quindi sulla possibilità della revisione del processo del 2006 citando il caso Guardiola e ci mise in guardia da una notizia inquietante riguardante le intenzioni di Abete di chiedere una consulta di giuristi per ottenere la radiazione definitiva di Moggi. A suo modo di vedere la FIGC intendeva esercitare la miglior difesa con un attacco.

Ha tutta l’apparenza di una mossa difensiva quella che la FIGC mette a segno arroccandosi, come fa il Re durante una partita a scacchi con la Torre, dietro l’Alta Corte di Giustizia del Coni, alla quale il 20 gennaio 2011 fa pervenire una richiesta di parere giuridico in merito alla radiazione di 42 tesserati, tra i quali Luciano Moggi, che a dire il vero tesserato non è più, Antonio Giraudo e Innocenzo Mazzini .
Il 27 Gennaio 2011 riceve la risposta dell’Alta Corte del Coni: … il provvedimento di preclusione deve ritenersi implicito… L’Alta Corte di Giustizia Sportiva dichiara pertanto inammissibile la richiesta di parere… considerato che la mera presa d’atto da parte degli organi federali impone, quanto meno nella sua fase esecutiva, una valutazione di conformità al dettato dell’art. 4.1 (rispetto del contraddittorio) dei principi di giustizia sportiva emanati dal CONI....

La parola torna alla FIGC, che il 3 marzo introduce un iter procedurale che prevede tre gradi di giudizio, due riservati alla Federazione stessa e il terzo all’Alta Corte del Coni.

Siamo a meno di due mesi dalla scadenza dei cinque anni di inibizione con proposta di radiazione inflitti dalle sentenze della giustizia sportiva del 2006 ad Antonio Giraudo, Luciano Moggi e Innocenzo Mazzini, quando i tre si ritrovano, il 19 maggio 2011, davanti alla Commissione Disciplinare della FIGC. La sede è l’hotel “Parco dei Principi” di Roma, teatro del processo sportivo del 2006, la data precede singolarmente di un giorno il pronunciamento della Corte di Appello sulla richiesta di ricusazione contro la Giudice Casoria. L’udienza ha luogo nonostante se ne preveda il rinvio a causa della decisione dell’Alta Corte del Coni di deliberare giorno 23 maggio in merito all’istanza di legittimità presentata il 2 aprile dagli avvocati dell’ex vicepresidente della FIGC, Tortorella e Viciconte, della norma ad hoc introdotta il 3 marzo, che sottopone il loro assistito al giudizio di un organo che si era già espresso per la sua colpevolezza e con un regolamento diverso da quello vigente all’epoca dei fatti.
La difesa di Moggi presenta istanza di ricusazione nei confronti del giudice Sergio Artico e dei suoi collaboratori avvocati Gianfranco Tobia e Riccardo Andriani, che avevano presieduto il procedimento della giustizia sportiva del 2008 sulle sim svizzere.
Nel comunicato ufficiale della FICG n. 13 CDN del 06.08.2008 Artico aveva tra l’altro sottoscritto una dichiarazione secondo la quale non erano stati accertati fatti censurabili nei rapporti tra Nucini e Facchetti. Il ricorso di Mazzini ha esito negativo, l’istanza di Moggi viene rigettata.
Palazzi fa capire subito le sue intenzioni riguardo al rispetto del contraddittorio, affermando nella requisitoria: “I fatti nuovi e successivi non possono essere valutati”.

Il 6 giugno si torna al Parco dei Principi e l’avvocato Prioreschi compie un capolavoro. Mette in pratica il diritto alla difesa di Moggi dinanzi a un organo della FIGC e argutamente si serve del contraddittorio per spiegare che in realtà non ci si trova di fronte a delle prove nuove, bensì già esistenti, molte di queste già note, nel 2006.
La sua arringa comprende il catalogo completo delle ragioni per le quali il processo del 2006 necessita di una revisione. Fortissime sono le richieste di chiarimenti intorno all’operato di chi condusse le indagini che portarono al processo del 2006, operando una selezione degli atti.
Diversa la linea difensiva dei legali di Giraudo, che pur formulando con l’avvocato Galasso l’accusa di scarsa moralità della giustizia sportiva, verte con l’avvocato Krogh sulla buona condotta del loro assistito.
Tuttavia nessuna difesa può fare breccia nel muro di gomma della FIGC, che con un comunicato del 15 giugno 2011 rende noto che Moggi, Giraudo e Mazzini sono stati radiati, cioè condannati due volte sulla base delle stesse ’sentenze rese’: “Il fatto che altri soggetti obbligati all’osservanza della normativa federale possano aver tenuto, in ipotesi tutt’ora da accertare, condotte analoghe a quelle acclarate nei confronti del Moggi dalle ‘sentenze rese’, non fa venir meno la gravità di quanto contestato al deferito...”. “Sul punto va rilevato, condividendo le osservazioni formulate dalla Procura federale, che sino a oggi non risulta essere intervenuta alcuna decisione a modifica della decisione della Corte federale, né in sede di giustizia penale e amministrativa, né all’interno dell’Ordinamento sportivo, non essendo stata proposta alcuna impugnazione per revocazione o revisione delle delibere assunte dagli Organi della giustizia federale. La decisione della Commissione, dunque, non può che riferirsi alla valutazione della gravità dei fatti acclarati nelle ‘sentenze rese’”.

Giorno 8 luglio la Corte di Giustizia Federale respinge il ricorso presentato da Moggi, Giraudo e Mazzini, esaurendo con il secondo grado di giudizio l’iter procedurale che compete alla FIGC. E’ così che il procuratore Palazzi ribadisce la sua richiesta di radiazione: “Non ci sono norme che prevedono una prescrizione della proposta di radiazione. Respingiamo questa richiesta. La prescrizione è infondata, e l'oggetto del giudizio di oggi resta la gravità di quei fatti già accertati. Anche attualizzandoli ad oggi, le loro posizioni (Moggi, Giraudo e Mazzini) non si sono modificate, e non sono mai state rimosse da alcuna sentenza. Tutti gli elementi nuovi, legati alle questioni delle altre società, non possono essere presi in considerazione”.

Lo stesso Palazzi che venerdì 1 luglioha annunciato con un comunicato ufficiale l’archiviazione del procedimento contro la società Internazionale perché sono emerse fattispecie di rilievo disciplinare (illeciti) ma prescritte, consegnando il 5 luglio una relazione in merito ai membri del Consiglio federale che giorno 18 dichiarano l’incompetenza della FIGC a decidere sulla revoca dello scudetto 2005-2006 all’inter.
Sarà l’Alta Corte del Coni ad esprimersi in maniera definitiva sulla radiazione di Moggi, Giraudo e Mazzini (13/10/11) .
Nel frattempo i legali di Moggi si sono posti delle domande dettate dall’aspettativa della parità di trattamento, sul procedimento che ha risparmiato al presidente del Genoa Preziosi la radiazione, sia automatica che implicita o con provvedimento in contraddittorio. Il 2 agosto il TNAS ha concesso l’acquisizione degli atti relativi al lodo arbitrale tra Enrico Preziosi, Presidente del Genoa e la Figc, che erano stati inspiegabilmente secretati, nonostante le dichiarazioni di Abete: “Nessun mistero… una conciliazione con reciproca rinuncia ad attivare ulteriori iter”.

L’avvocato D’Onofrio ha dichiarato alla trasmissione “Stile Juventus” che la sintesi compiuta dall’avvocato Prioreschi durante l’arringa difensiva di Luciano Moggi al processo di Napoli ha messo in luce che “le indagini sono state a suo tempo condotte in modo poco corretto, probabilmente passibile a sua volta di indagine” e che per “l’insussistenza del fenomeno associativo… cadono i capi d’accusa… Calciopoli tornerà in ambito sportivo; in realtà in ambito penale mai ci sarebbe dovuta andare, non ci sarebbe mai dovuta essere l’imputazione per associazione a delinquere. La Federazione rimane refrattaria, in modo paradossale, nonostante si sia resa conto che il panorama è cambiato, che l’Inter è accusata di illecito sportivo”.
Intervenendo anche a “Sportitalia” ha spiegato che nel 2006 non si è voluto attendere i risultati della giustizia ordinaria, come era accaduto per il processo della giustizia sportiva relativo ai falsi in bilancio e al caso dei passaporti falsi che ha visto coinvolti Recoba, Oriali e l’Inter. Aggiungendo: “(la Federazione) Chiese addirittura un parere all’allora presidente della Corte Costituzionale, il presidente emerito Cajaniello, un giurista eccezionale, il quale disse alla Federazione che sicuramente l’ordinamento sportivo è autonomo, ma attenzione perché se poi l’ordinamento penale, che ovviamente è superiore, dimostra che i fatti accertati in sede sportiva non si erano mai verificati, chi ha subito una sanzione può chiedere il risarcimento del danno… l’atteggiamento della Federazione mi sembra paradossale: le prove provenienti da Napoli, infatti, la Federazione le ha prese in considerazione, perché altrimenti la relazione di Palazzi che di fatto condannava l’Inter in base all’articolo 6, cioè dandogli l’illecito sportivo, non si basa sulle prove del 2006, ma su quelle del 2011″.

Una nota del CONI del 6 giugno, successiva ad un incontro tra Abete e Petrucci in vista dei procedimenti della giustizia sportiva riguardanti scommessopoli, recitava: “Coni e Figc hanno convenuto sulla necessità di rafforzare le forme di collaborazione tra soggetti preposti alla tutela dell'ordine statuale e quelli preposti all'ordine sportivo… “.

“Le burrasche che avevano disperso di qua e di là gli altri malavoglia, erano passate senza far gran danno sulla casa del nespolo e sulla barca ammarrata sotto il lavatoio; e padron 'Ntoni, per spiegare il miracolo, soleva dire, mostrando il pugno chiuso - un pugno che sembrava fatto di legno di noce: per menare il remo bisogna che le cinque dita s'aiutino l'un l'altro. Diceva pure: gli uomini son fatti come le dita della mano: il dito grosso deve far da dito grosso e il dito piccolo deve far da dito piccolo”. (Giovanni Verga, I Malavoglia).

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